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non esiste in realtà, se non in rapporto d'amore con l'altro,

Nel documento DON BOSCO (pagine 126-130)

come

ogni

persona

divina nella

rivelazione cristiana

è

relazione sussistente all'altta,

L'uomo si

definisce come

vero

uomo nella telazione positiva con

l'altro,

cioè nell'amore.

Si è

quello che si ama. Si è come si ama. Si è perché si ama.

Al

cogito ergo sum, si sostituisce

il diligo

ergo sarfl.

Dimmi chi

ami,

dimmi

come ami,

ti

dirò cbi sei. L'amore è f identità dell'uomo >> 47.

Educare, dunque, significherà e-ducere, estrarre cioè

dal

pro-fondo antropologico

le

potenzialità d'amore.

Educare

è

liberare l'energetico

indefinito

dell'amore

di

una persona. Ciò comporta

la

capacità

di

individuare (autocoscienza),

di

capitalizzare (esperienza),

di

canalizzare (impegno

etico

come

arte

e

disciplina

per la

valor'azazione delle energie

interiori

del-l'amore).

Ciò esige, parimenti, apertura

in

alto. Proprio perché l'amore ha come sua faccia complementarc

la

pienezza d'essere, che

è il gaudiun oitae,

diventa segnaletica verso l'Essere della pier,ezza.

Ogni esperienza d'amote è più una promessa che una rcalizzazione.

È una linea indicativa dell'oltre ogni altro oltre, che è

l'uomo.L'a-45 ;. r. sentnr, L'essere e il ndla, o. c,, p. 495.

q6 lbidem, p. 738.

'o s. petursrew, È possibile essete ilono, Napoli 1979, pp. ll1-112.

more mira al suo punto omega che è la Trascendenza, che traluce,

in

quanto suo fondamento, nell'esperienza della pienezza d'essere che

rinvia

alla sua fonte, che è l'Essere

in

Pienezza.

G.

Marcel, nell'analisi critica alla fenomenologia sartriana del-l'amore, afferma,

a

proposito

della

trascendenza, circoscritta da Sartte e dall'esistenzialismo immanentistico nelle gabbie dell'auto-trascendimento senza la ffascendenza assoluta: << L'unica ed

auten-tica

trascendenza (sarebbe meglio

dire: l'unico ed

autentico tra-scendere) non

è l'atto col

quale, liberandoci

da

questi

dati e

da

queste condizioni, sostituiamo

loro dati

e condizioni nuovi?

Inol-ffe,

bisogna verosimilmente riconoscere che questo

atto

non può essere compiuto con

i soli

mezzi del nostro essere abbandonato a se stesso, ma richiede un'assistenza

o un

influsso che non

è

alffo che

la

grazia. Da questo punto

di

vista, uno dei

meriti

principali dell'opeta di Sarffe, e non

il

minore, sta nel dimostrare chiaramente che una metafisica che neghi

o rifiuti la

grazia finisce inevitabil-mente

per

creare l'immagine

di un

mondo atrofizzato

nel

quale

il

migliore

di

noi non è più capace

di

riconoscersi »> a8.

M.

Blondel così sintetizza: << L'essere è amore. Non si conosce

nulla se non

si

ama. Escludersi da sé con l'abnegazione

è

dunque generare

la

vita universale

in

sé. Solo

la

caità, ponendosi al cuore

di tutti,

vive al

di

sopra delle apparenze, si comunica solo

all'infi-nità

delle sostanze

e

risolve interamente

il

problema della

cono-scenza e dell'essere »> a'.

La ragione dunque è funzionale

al

cuore,

in

ordine all'attingi-mento dell'enetgetico interiore fondamentale e del campo

di

inve-stimento che è

il

mondo umano, sia del reticolato dei rapporti che

di

quello strutturale

e

cosmico.

La religione è

il

fondamento e 1l telos del cuore perché presenta

l'obiettivo

a

cui

l'amore tende e da

cui si

sente fondato

e

conti-48 c. rraencrt, Homo uiator, o. c., p. 210. In stesso Marcel, nella confetenza sulla intei-personalita redatta in Homo uiator, aveva già detto: << Non ve I'abbiate a male se concludo qxesta conferenza con un aforisma di Gustave Thibon, che avete ascoltato proprio qui qual-che giorno fa, e che mi sembra ttadune stupeodamente l'esigenza d'incamiziòne alla quale.

la persona non può sottfarsi senza tradire la sua vera missione, senza smarrirsi nei miraggi dell'astratto, senza tidursi paradossalmente a una poveta determinazione di quell'io che essa pretendeva illusoriamente di superare in ogni senso. " Ti senti alle srette. Sogni l'evasione.

Ma sta' attento ai mitaggi. Per evadere da te, non correre, non fuggirti: scava piuttosto irl questo angusto spazio che t'è dato: vi troverai Dio e tutto. Dio non è un barlume al tuo otizzonte. Dio dorme nel più profondo di te. La vanità core, I'amore scava. Se fuggi fuoti di te, la tua prigione comerà con te e al vento della corsa ti si testringerà sempre più attorno:

se ti immetgi in te stesso, essa si spalancherà e diverrà paradiso " ». (Ibiden, p. 361.

4e v. ntoNorl, L'azione, II, Firenze 1932, p. )10.

t27

nuamente sometto.

Il

personalismo contemporaneo, nelle sue luci

e

ombre sulla dimensione dell'amore nell'uomo, ratifica

il

nesso

strettissimo fra

i

coefficienti del uinomio educativo

di

Don Bosco.

In lui il

primum axiologicurn, l'amore, diventa anche

il

primunt metbodologicum n.

L'amorevolezza non è altro che l'amore ffadotto ne1

della persona amata.

È

I'amore esercitato nella misura

L'amorevolezza è la derivazione coerente dell'aspetto ex-statico dell'amore, che comporta

lo

spostamento del baricentro

e si

pre-senta essenzialmente allocentrico.

E

su questo polo misura

intet-venti,

progetti, metodi.

Non

basta amare. Bisogna arnare come.

Cioè nella misura

dell'altro

che,

per

definizione, nell'amore

è il

centro afiettivo ed eflettivo della persona che ama.

Balzano così

le

caratteristiche esigite dall'amore:

la

gratuità,

I'universalità,la

totalità

di

donazione e

la

durata. Fromm assegna oggi a questo amore

il

compito della salvezza

e

della speranza fon-data: <<

La

soprawivenza fisica della specie umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore dell'uomo r> 5'. Ora, la

trasforma-s0 C(r. p. nn.Ltoo, Doz Bosco, o. c., pp. 57-58, tL, r1,62,90,9); r»., ll sistema edacati"^o

I'assicu-rerà? La struttura mutata? Ma proprio per mutarla {lessibilrnente sulle esigenze dell'uomo-bisogno integmle, occorre un cuore trasformato. Ci si aggita nel cerchio di ferro. Il emancipa-zione della natuta circostante che scade a sfruttamento della natura stessa; una emancipa-zione sessuale che degenera in pomografia; la ricerca di una società libera da ogni forma di

zione del cuore dell'ug-mo

è

garuntita solo dal dono dello Spirito, che proviene dall'alto s2.

Su questo {ondamento Don Bosco può afiermare, parlando del suo sistema, che ha come fulcro l'amore così caratterlzzato:

,rLa

pratica di _questo sistema

è tutta

appoggiata sopra

le

parole di

S. Paolo, che dice: Cbaritas benigna eit, patiens

,it; o*oia

suffert, omnia sperat, onnia sustinet.

La

carità, è benigna e paziente, soflre

tutto,

ma spera

tutto e

sostiene qualunque disturbo. Perciò sol-tanto

il

cristiano può con successo applicàre

il

sistema preventivo.

Ragione e religione sono

gli

strumenti

di cui

deve costantemente far uso l'educatore, insegnadi, egli stesso praticadi, se vuol essere

ubbidito ed ottenere

il

suo fine » t'.

Solo un educatore così rtotiualo può riuscire un educatore così eficace. Parlando una sera Don Bosco ai suoi nella tradizionale, quo-tidiana << buona notte », così si confidava: « Miei cari figliuoii,-voi sapete quanto

io vi

amo nel Signore e come

io mi

sia

tutto

consa-cratc a

farvi

quel bene maggiore che pomò. Quel poco

di

scienza,

quel poco

di

esperienza che

ho

acquiitato, quanro sono

e

quanto posseggo, preghiere, fatiche, sanità,

la

mia

vita

stessa,

tutto

desi-dero impiegare a vostro servizio.

In

qualunque giorno e per qua-lu!-que cosa, fate pure conto su

di

me, ma specialm"rrt"

nè[. .or.

dell'anima. Per parte mia, per stfenna

vi

do

tutto

me stesso; sarà cosa meschina, ma quando

io vi do tutto, vuol

dire che

nulla

ri-serbo per me »> 54.

A

questo punto

il

personalismo educativo raggiunge

il

suo pun-to più alto, ponendo la persona nella condizione

di

oE

ir. il

mìssi-mo dono

di

sé,

la vita:

<< Nessun amore è

più

grande

di

questo:

darela vita per

i

propri amici >> 5s.

Questo amore è per Don Bosco una scelta totalizzante, e

i

desti-natari del suo messaggio

di

amore sono

gli

abitatori della sua vita profonda, sono

il

centro del suo dinamisìno affettivo ed effettivo:

«

Miei cari, io vi

amo

tutti di

cuore,

e

basta che siate giovani perché

io vi

ami assai;

vi

posso accertare che troverete lib"ri pro-postivi da persone

di

gran lunga

più

virtuose

e più

dotte

di

me,

52 53 54 55

Cfu, Rom

G. BOSCO,

lvIB, VI,'p.

Gu, 15, B.

5,

il

5.sist.ema preuentioo, in SSP, p. 294.

5. Don Bosco e I'aomo-

t29

Nel documento DON BOSCO (pagine 126-130)