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l'incontro sul Sinai si rifrange nel passaggio del mar Rosso. In

Nel documento DON BOSCO (pagine 159-162)

questo contesto, superando le facili schizofrenie ffa fede e impegno,

i

due restano momenti espressivi dell'unico asse

di

esistenza cri-stiana: la religiosità matura come alleanza

e

come irnpegno storico che ne consegue. L'espressione

di

Don Bosco potrebbe così

ffadur-si:

autenticamente

buoni

cristiani

e

perciò impegnati

ad

essere

probi

cittadini. Inequivocabilmente onesti cittadini, come contro-prova storica dell'autenticità della fede.

Oggi

tutto

questo va visto non

più -

come era possibile nel-l'ottocento

-

in funzione di una Societas cbristiana, ancora peraltro ipotizzabie nell'altra epoca, ma nel ruolo

di

animazione del mondo come coscienza ctitica

e

presenza costruttiva

nella

storia, quale fermento evangelico delle

srutture

temporali indicato dal Concilio Vaticano

II

come imperativo categorico per

rutti i

battezzati laici $.

Il

rapporto tral'appafiefienza alla città

di Dio

e alla città del-l'uomo

-

che Don Bosco indicava con

la

sua nota formula

-

può

essere oggi riletto nella categotia dell'urnanesirno plenario a cui con-duce la ragione funzionante e aperta alla trascendenza. Non

ci

può essere promozione umana completa se non attraverso 1o sviluppo della dimensione religiosa dell'uomo, cioè della sua costitutiva ten-sione all'assoluto che nella rivelazione cristiana

è

comunione con

Dio,

alla quale ogni uomo anche inconsapevolmente aspira con i suoi dinamismi

di

fondo

puntati alla totalità

della

verità,

della bellezza, della giustizia, dell'amore.

Promozione umana

è

attuazione dell'umanesimo plenario, che occorre rcalizzarc

al livello di

singoli

e di

comunità. << Che vuol

dite ciò

se non 1o sviluppo

di

ogni uomo

e di tutti gli

uomini?

L'umanesimo esclusivo è

un

umanesimo inumano.

Non vi è

dun-que un umanesimo vero, se non aperto verso l'assoluto [...] L'uomo non realuza se stesso se non trascendendosi »> 31. Ora,

il

trascendersi

2e BS 2 (1878) 7.

fi Lumen gentiut?r, nr,. 35-16, in AAS 57 (1965) 40-42.

3r pruto vt, Popaloram progressio, n. 42, in AAS ,9 (1967) 278.

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dell'uomo non significa evadere dai suoi confini cioè dagli impegni della sua storia, dalla << fedeltà alla telta »>, dai compiti della co-sttuzione della sua

città. La

presenza nel cantiere del tempo che volge va vis,talizzata con le sue diseguaglianze, con

le

sue esigenze

di

solidarietà, con l'ansia

di

equilibrare etica

e

potere

politico

e scientifico esetcitato sul

futuro

dell'uomo, col gap sempre

più

pro-fondo

tra i

popoli del benessere e

la

geografra onnipresente della fame,

con

le nuove minacce e le nuove prospettive, con rinnovate angosce e rilanciate speranze. Paolo

VI

chiarisce, con sintesi rara,

il

nesso sffetto tra fede coerente e impegno civile e

politico:

<< ffa evangelizzazione

e

promozione umana

-

sviluppo, libetazione

-ci

sono dei legami profondi. Legami

di

ordine anuopologico, per-ché I'uomo da evangelizzate non è un essete astratto, ma è condi-zionato dalle questioni sociali

ed

economiche. Legami

di

ordine teologico, perché non si può dissociare

il

piano della creazione da quello della redenzione, che arriva

fino

alle situazioni molto con-crete dell'ingiustizia da combattere e della giustizia da restaurare.

Legami dellbrdine eminentemente evangelico, quale è quello della carità: come

infatti

proclamare

il

comandamento nuovo senza pro-muovere nella giustizia

e

nella pace

la vefa,

l'autentica crescita dell'uomo? Sarebbe dimenticare la lezione che ci viene dal Vangelo sull'amore

del

prossimo sofierente

e

bisognoso »> 32.

La via teologica, poi, per salvare

i

due

poli

e visualizzarli come

i

due versanti

di

uno stesso monte, è la categoria del regno, che è

gloria

di Dio e

pienezza dell'uomo,

in

quanto « la gloria

di Dio

è

l'uomo vivente »> 33.

Il

regno,

in

quanto attuazione progtessiva del mistero eterno rivelato,

è la

piena umanizzazione dell'uomo, cioè

lo

spazio della giustizia, della solidarietà, della

libertà,

della comunione. Poiché

inoltre il

regno iniziato è l'impegno della comunità storica

per il

regno definitivo, la lotta per

la

giustizia,l'esercizio della solidarietà e della libertà, l'esperienza della comunione come servizio

di

amore rientrano quali componenti essenziali della sua costruzione.

E

que-sto esercizio della costruzione del regno

è

garunzia

di

purificazione

e di

potenziamento

dei

progetti umani.

Il

vangelo

fa

discernere,

infatti, il

grano

dal loglio nel

campo della storia.

Fa

scoprire le ambiguità

latenti. Fa

smascherare

e

denunciare con

libertà

inte-32 pAuto w, Euaxgelii nantiandi, n. 31, in AAS 68 (1976) 26-27 33 s. nrxro, Adoersus haereses, IY, 20,7; PG VII, 1017.

tiote le alienazioni subdole, riconducendole alla radice dell'idolaria, dell'orgoglio, dell'avidità

di

potere e

di

avere. Nessuna vera pro-mozione dei

valori

umani è possibile, se non previa purificazione

in

ordine alla loro elevazione e completezza nel Cristo,

in

cui tutto viene ricapitolato

s.

Ancora

il

Concilio è chiaro nell'agganciare 1'u-manesimo alla sequela dell'Uomo perfetto. « Chi segue fedelmente Cristo cerca anzitutto

il

regno

di Dio

e assume così

più

valido e

pufo amore per aiutare

i

suoi

fratelli e

rcalizzare, con I'ispirazione della carità,

le

opere della giustizia >>s.

Del resto promuovere la giustizia, proprio per f inffinseca

aper-tuta

di

questa a qualcosa

di

più alto, postula

la

carità.

Nikolai Berdiaev ha osservato che

in

Marx

la

primarietà

asso-luta

della giustizia

in termini

puramente economici,

è un

tradi-mento della stessa giustizia. Che, proprio in quanto si esprime come dare anicuique suufn,

è ofirire

all'uomo

la

risposta alle esigenze

più

profonde. Berdiaev aveva afiermato,

pur

dando atto della

va-lida lotta

conffo l'inumano sffutturale nella

storia:

<<

Marx

però non è andato al fondo del problema » s.

L'anelito basilare

di tutti

è quello

di

comunione, telos e signifi-cato coagulante

di tutti i

dinamismi dello spirito. Dare a ciascuno

il

su-o è dunque dare a ogni uomo la risposia alla richiesta

di

spa-zio di comunione.

Parimenti,

oflrire

all'uomo

e

cosffuire con

lui

solo speranze,

in

ordine alla società, significa mutilare l'uomo.

Egli è nìn

solo un animal sociale, ma un anirnal communionale. La società è tanto per l'uomo. Non

è il tutto

dell'uomo.

È la

comunione che fonda l'autentica comunità, sua estrinsecazione dinamica,

e la

distingue dalla società, a cui conferisce

il

significato

più

profondo.

M.

Buz-zoni

e A.

Rigobello l'hanno evidenziato

in unò

studio chiaro in merito 3?.

3 Cfr. El 1, 10.

35. Gaudium et spes, n.72, in AAS 58 (1966) 1094.

36 N. nenor,rrv, Cinque neditazioni sall'esistenza, Todno-Leumann 1982, p. 161. Cfr. s.

P^-LUMBIERIT Berdiaeu e Marx: quale uomo e quale lotta, 'n << Cronache e commenti di studi teligiosi », IllEssere cistiani dopo Maru. Coxiribati a an dialoeo difrcile, ll (1984) 81-101.

37 u. ruzzoNr-l. RrcoBELLo, Sòcietà, comanità, comanioxe, in ee.w.,'Lessìco della per-sott4 at drra, Roma 1986, pp. 2Ll-251. << La comunione. comé " concetto-limite " della

comu-nità, comporta un dificile problema di delimitazione reciproca delle due nozioni... Se per un vetso essa serve a distinguere la comunità dalla società, non deve tuttavia condume a perdere di vista il tratto distintivo della comunità rispetto alla comunione, che consiste per così dire, nella sua natuta « mista ", cioè nel fatto -di instaurare un rapporto che è, nel

r6t

6. Don Bosco e l'aomo.

È

vero che è mistificatorio I'amore che non ha come punto di

plrtenz la

giustizia

-

<< siano anzitutto adempiuti

gli

obblighi di ginstizia, afr.erma

il

Concilio, perché non si ofira come dono

di

ca-iità

ciò che è dovuto a

titolo

di giustizia »> s

-

tuttavia è aluettanto vero che

è

l'amore

il

coefficiente determinante l'esercizio umano della giustizia, tiscattandola

dal

pericolo

dei

formalismi

e dei

le-galismi che sempre la insidiano. Parimenti è l'amore che dà la {.orza

di

colpire al cuòre

di

ogni ingiustizia, che è I'egoismo del singolo e

il

còrporativismo del gruppo.

È

l'amore che

fa

assumere

il

gta'

tuito

impegno della difesa degli indifesi negli ambiti

più

diversi, da quello sindacale a quello politico,

a

quello sociale.

È

l'amore,

infinè,

che poma

a

pienezza

la

spinta propulsiva

della

giustizia vetso

il

suo autotrascendimento, I1 compimento della giustizia è

l'amore

e. E

I'amore

di

quest'ampiezza

è il

dono gratuito

di

al-leanza comunicato nella fede.

: La

religiosità matura

in un

mondo che cambia

è

quella che

fa sintesi tra fede e storia.

E il

punto

più

alto della sintesi è dato

da

tale amore.

Il

messaggio dell'indissaldabilità

del trinomio di Don

Bosco

Nel documento DON BOSCO (pagine 159-162)