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La Compagnie royale d’Afrique nel XVIII secolo e le risorse maghrebine in mano

1.5 La pesca in Magrhreb: la struttura a monopolio e le sue implicazioni

1.5.3 La Compagnie royale d’Afrique nel XVIII secolo e le risorse maghrebine in mano

La presenza genovese a Tabarca, della quale si è parlato nei paragrafi precedenti, termina bruscamente nel 1741 con la presa dell’isola202

per mano del Bey di Tunisi Ali Pacha203. Con la conquista dell’isola, infatti, i sudditi della Repubblica vengono cacciati e parallelamente si assiste alla distruzione delle fortificazione edificate in passato per difendere l’avamposto204

. Una situazione similare accade ai francesi i quali, pur mantenendo i possedimenti algerini, vengono allontanati dallo stabilimento tunisino di Capo Negro205. In realtà, se per i genovesi questo momento rappresenta la chiusura definitiva della propria presenza in quei territori, differente è la condizione dei francesi che, nel 1768, riusciranno ad acquisire il monopolio sui mari nordafricani. Tale predominio si deve in gran parte alla fondazione della Compagnie royale d’Afrique nel 1741206. La Compagnie royale d’Afrique è la più longeva e fortunata tra le società di commercio che a partire dalla fine del XVI secolo si sono alternate nella gestione dei privilegi africani. Con questa si passa, diversamente da quanto avvenuto in precedenza, da una dinamica di concessioni private ad una situazione ibrida che vede il potere pubblico aumentare sostanzialmente la propria autorità. In altre parole, se nel Seicento le società monopolistiche sono soprattutto, come sottolinea Olivier Lopez, «des associations de marchands ou de négociants librement consenties»207, nel secolo successivo il governo partecipa di forma massiva sia alla gestione che al finanziamento delle Concessions d’Afrique208. La nuova compagnia, analogamente alle realtà

202 Sulle cause e sulle circostanze della presa di Tabarca, si veda, P. G

OURDIN, Tabarka. Histoire et

archéologie, op. cit., p. 239-240.

203

Abu Hassan Ali: secondo bey della dinastia hussainita, Ali Bey sale sul trono di Tunisi nel 1735, dopo aver deposto lo zio Husayn I Bey. Nel 1756, egli viene a sua volta destituito dal cugino Mohammed.

204 Per una descrizione della conquista di Tabarca, si veda, P. e C. G

RENIÉ, Les Tabarquins, op. cit., pp. 61-75.

205

P. MASSON, Histoire des établissements et du commerce français, p. 388.

206 Sulla Compagnie royale d’Afrique si rimanda agli interessanti studi di Olivier Lopez ed in particole

al recentissimo e già citato volume tratto dalla sua tesi di dottorato.

207 O. L

OPEZ, S’établir et travailler chez l’autre, op. cit., p. 38.

208

In effetti, la presidenza della compagnia viene di norma affidata all’Inspecteur du commerce de

Levant, strettamente legato alla corte. Quest’ultima, d’altronde, partecipa direttamente al finanziamento

dell’impresa, soprattutto nel corso dei primi anni. Inoltre, alla gestione dell’istituto di commercio partecipa di maniera importante anche la Camera di Commercio di Marsiglia, la quale, nel XVIII secolo,

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precedenti si occupa, oltre che della filiera del corallo, della commercializzazione di altre materie prime quali lana, cera e pellami. Inoltre, l’affermazione della Compagnie

royale d’Afrique coincide con lo sviluppo agricolo della regione di Costantina209

, ragione per cui si assiste ad un forte incremento dell’esportazione cerealicola al punto che la reggenza di Algeri si trasforma, nel corso del secolo, in uno dei principali « grenier à blé » del Midi francese210. Come evidenziato da Lopez, infatti, benché nelle parole degli amministratori la raccolta del corallo venga spesso ricordata come l’attività maggiormente sicura e remunerativa, nella realtà i commerci collegati al grano si dimostrano essere, in taluni periodi, assai più redditizi211.

La compagnia, durante l’intero corso della propria esistenza, gravita attorno a tre centri permanenti, il già citato stabilimento fortificato di La Cala dove incontriamo sia il personale amministrativo sia la manodopera, e i due comptoirs commerciali di Bona212 e Collo, inoltre, dopo il trattato firmato nel 1770 con il bey di Tunisi, a questi ultimi si aggiunge anche Tabarca. In territorio tunisino, tuttavia, i privilegi dei quali la compagnia può disporre sono inferiori rispetto ad Algeri e si limitano alla sola pesca. Come si evince dall’articolo primo del trattato sulle concessioni, che merita di essere citato per esteso, leggiamo :

Nous transmettons à la dite Compagnie royale tous nos droits et autorité sur la pêche du corail de notre Royaume, dont nous lui accordons le privilège exclusif pour l’exploiter et faire valoir en tout temps et dans toute l’étendue des mers de notre dépendance, celles de Tabarque exceptées, tant seulement pour la dite Compagnie, jouir du susdite privilège, selon son bon plaisir et le garder autant de temps qu’il lui plaira, moyennant le prix de quatre mille cinq cents piastres, monnaie de Tunis, qu’elle s’oblige de nous donner annuellement, étant, pour cet effet entièrement franche et libre de tous autres droits et impositions mis ou à mettre sur le produit et exportation de la dite pêche, ainsi que pour tout ce qui pourra intéresser ou devenir nécessaire à ceux qui y seront employés, de laquelle somme de 4 500

appare ormai come un organo quasi governativo. Per una descrizione della struttura interna e del finanziamento della Compagnie royale d’Afrique, si rimanda, oltre che al già citato lavoro di Lopez, a P. MASSON, Histoire des établissements et du commerce français, op. cit., pp. 367-388.

209 Sullo sviluppo cerealicolo delle regioni orientali dell’Algeria, si veda, A. I. T

OUATI, Le commerce

du blé entre la régence d’Alger et la France, Tesi di dottorato sotto la direzione d’Alain Blondy, Parigi,

Université Paris-Sorbonne, 2009.

210 O. L

OPEZ, S’établir et travailler chez l’autre, op. cit., pp. 231-283.

211 Ibidem.

212 Nella seconda metà del XVIII secolo Bona è una cittadina costiera di circa 6000 abitanti (O.

LOPEZ, De la terre à la mer, op. cit., p. 95). Jean-Louis Poiret, cappellano dello stabilimento di La Cala, la descrive, in un suo importante scritto, come un luogo attivo che riunisce «ouvriers de toute espèce» e dove si fabbricano «des bernus, des tapis, des selles de cheval». J.-L. POIRET, Voyage en Barbarie, J.B.F. Née de la Rochelle, Parigi, 1789

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piastres, la moitié nous sera payée six mois turcs après l’arrivée du premier bateau de la Compagnie sur la côte et le restant six mois après213.

Anche se caratterizzata da numerose evoluzioni concernenti l’occupazione delle zone litorali e l’organizzazione dell’impresa, sotto la Compagnie royale d’Afrique la struttura della pesca assume una fisionomia che in generale può essere assimilabile a quella riscontrata per le compagnie francesi e genovesi del periodo precedente214.

Reclutati attraverso contratti della durata media di tre anni, i corallari inviati in Barberia sono tenuti a rimanere a disposizione presso gli stabilimenti della società fino all’esaurimento dell’accordo. La pesca, come abbiamo già avuto occasione di dire, è esercitata per tutto l’anno – con l’eccezione dei brevi periodi dedicati alla necessaria manutenzione delle imbarcazioni –, secondo un calendario che prevede la divisione dell’attività in quattro diverse “stagioni”. Al termine di ognuna di queste è prevista la consegna del pescato agli ufficiali della compagnia che ne valutano la quantità e la qualità e procedono a formare gli assortimenti, appoggiati in questo da esperti che rivestono anche la funzione di rappresentanti dei pescatori. La cessione del corallo è organizzata secondo uno scadenziario ben preciso: la prima in coincidenza con il giorno di Pasqua; la seconda il 22 luglio, ovvero Santa Maddalena; la terza il 29 settembre, San Michele; infine, l’ultima il 25 dicembre. In maniera similare rispetto al passato, il grezzo viene acquistato dalla compagnia a prezzi fissati precedentemente e menzionati nel contratti di ingaggio che, tuttavia, col tempo conoscono variazioni significative come, una volta ancora ci mostra Olivier Lopez215.

Per quanto concerne il reclutamento dei pescatori, la Compagnie royale d’Afrique, fatta eccezione per il temporaneo ingaggio di alcune imbarcazioni liguri provenienti da Santa Margherita, si caratterizza per una più rigorosa politica “nazionale”. Fino al 1768, gli uomini impiegati nello sfruttamento del corallo sono infatti esclusivamente provenzali. A partire dal 1770, in seguito all’acquisizione della Corsica, anche i

213 Si è scelto di citare il trattato del 1768 e non quello del 1770, sebbene Tabarca venga concessa solo

nel secondo anno, perché è da questo che si evince chiaramente la questione del monopolio del corallo. Quello più tardo, essendo meramente confermativo, non riporta ogni passaggio ma integra nelle parti mancanti il precedente. E. ROUARD DE CARD, Traités de la France avec les pays de l’Afrique du Nord

Algérie, Tunisie, Tripolitaine, Maroc, Pedone éditeur, Parigi, 1906, pp. 184-185.

214 Sulla pesca del corallo presso la Compagnie royale d’Afrique si veda, O. L

OPEZ, Coral fishermen

in ‘Barbary’ in the Eighteenth Century: Between Norms and Practices, in M.FUSARO,B.ALLAIRE,R BLAKEMORE,T. VANNESTE (ed.), Law, Labour and Empire. Comparative Perspectives on Seafarers, c.

1500-1800, Palgrave MacMillan, Basingstoke, 2015, pp. 195-211.

215 O. L

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pescatori aiaccini iniziano a comparire negli elenchi dei contrattati216. Quest’attenzione per l’aspetto nazionale che emerge, come sottolineato anche da Lopez, nella scelta dei componenti degli equipaggi, si ritrova anche in quelle che possiamo definire delle scelte commerciali. In tal senso, infatti, se la storia della vendita del corallo ci ha insegnato a considerare le piazze economicamente più vivaci (Livorno e Genova, per esempio) come le uniche ad interessare i venditori, nel caso della Compagnie royale d’Afrique si può riscontrare un’inversione di tendenza, ovvero la scelta di abbandonare determinati luoghi in favore di una valorizzazione dei mercati e della manifattura francese. Chiaramente un fattore determinate nell’elezione di tale atteggiamento è rappresentato da quell’ingerenza del potere pubblico di cui si precedentemente parlato. Le forme attraverso cui passa questa interferenza non riguardano tanto le relazioni con la Compagnia, quanto l’ausilio alla creazione una manifattura regia che, anche attraverso l’ottenimento di determinati privilegi riesce ad essere competitiva nell’acquisto della merce. Di tale impresa si sono occupati Gilbert Buti e Olivier Raveux nel recente articolo comparso sulla «Revue d’historie maritime», Une intégration marseillaise dans

la filière du corail: la manufacture royale Miraillet, Rémuzat & C. (1781-1792)217. Come evidenziato dagli autori, a partire dagli anni Ottanta del secolo, la stessa riesce a stringere accordi con la Compagnie tali per cui questa si impegna a cedere la totalità del pescato, dando vita ad una “francesizzazione” della filiera del corallo maghrebino che per alcuni anni si rivela piuttosto proficua per entrambe le parti in causa e che contribuisce a una rinascita, seppur breve, dell’industria corallifera provenzale, a quel tempo completamente decaduta 218.

216 La compagnia impiega per la pesca una trentina di battelli, dei quali tra i 12 e i 18 provenienti

solitamente da Ajaccio. Mentre le imbarcazioni dei provenzali sono fornite direttamente dalla compagnia, i còrsi – maggiormente specializzati in questo tipo di attività – si servono dei propri battelli. Ibidem ; Sullo sviluppo della pesca in Corsica nel corso del XVIII secolo, si vedano F.POMPONI (dir.), Histoire

d’Ajaccio, La Marge, Ajaccio, 1992, pp. 148-153; J.-B. LACROIX, Les pêcheurs corses de corail aux

XVIIème et XVIIIème siècles, in «Bulletin de la société des sciences historiques et naturelles de la Corse

», terzo e quarto trimestre, 1982, pp. 9-43.

217 G.B

UTI, O.RAVEUX, Une intégration marseillaise dans la filière du corail: la manufacture royale

Miraillet, Rémuzat & C. (1781-1792), in «Revue d’histoire maritime», n. 24.

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