2.6 Una quotidianità perturbata
2.6.1 La guerra anglo-francese
Il primo fattore di perturbazione è costituito dal prolungarsi della guerra anglo- francese e dalla conseguente, massiccia, presenza di imbarcazioni corsare europee nelle acque prospicenti alle Reggenze.
Come nel corso dei conflitti precedenti, durante le guerre rivoluzionarie e napoleoniche le flotte corsare rivestono un fondamentale ruolo di affiancamento delle marine regolari384. In Maghreb, di forma non dissimile da quanto avviene nello stesso periodo sulle coste della penisola italiana, si tratta spesso di imbarcazioni di piccole dimensioni adatte alla navigazione costiera e in grado di attaccare anche il naviglio di piccolo cabotaggio385, caratteristica questa che permette loro di inseguire i battelli impegnati alla pesca del corallo di per sé rapidi ad avvicinarsi al litorale per cercare rifugio in caso di pericolo.
Le fonti prodotte in seno alle piazze consolari e vice-consolari del Maghreb sono ricche di testimonianze relative ai problemi causati alle coralline dai corsari. Nel 1813, per esempio, il neo-console napoletano a Tunisi, Renato de Martino386, informa il proprio ministero della presa di una barca corallara napoletana da parte di un brick inglese:
Una barca corallina partita da Napoli comandata dal patrone Andrea Rajola è stata predata da un brick inglese. Il suo equipaggio è stato qui trasportato, alle premure del patrone. Cercherò farli acquistare un’altra
384 In tempo di guerra, l’investimento in corsa rappresenta in effetti per gli armatori dei centri costieri
europei un’ottima alternativa all’attività commerciale. Nel periodo delle guerre rivoluzionarie questo tipo di pratica è incoraggiata dai governi, dall’accentuarsi del carattere economico del conflitto e da una legislazione in materia di diritto delle prese sempre più sfavorevole alla navigazione neutrale. Su tale soggetto la bibliografia è ampia. Mi limito a citare S.MARZAGALLI,Les boulevards de la fraude, op. cit.,
pp. 109-117; P.CROWHURST,The French War on Trade: privateering, 1793-1815, Scolar, Londra, 1989;
F.LE GUELLAFF,Armements en course et droit des prises maritimes (1792-1856), Presses universitaires
de Nancy, Nancy, 1999; Più specificatamente, sulla corsa in Nordafrica, si veda,P. BOYER,Alger et les corsaires français (1808-1814), in J.-L.MIEGE (dir.), Navigation et migrations en Méditerranée, CNRS éditions, 1990, pp. 377-390.
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J.-P.FILIPPINI,Le conseguenze economiche e sociali della dominazione francese sulla vita del porto di Livorno, in I.TOGNARINI (a cura di), La Toscana nell’età rivoluzionaria e napoleonica, ESI, Napoli, 1985, pp. 321-337; anche quando le imbarcazioni in questione sono più grandi, manovrabilità e velocità sono due caratteristiche particolarmente ricercate dagli armatori in corsa. L. DURTESTE, Un
corsaire à la fin de l’Empire: le Marseillais Jean-Joseph Roux, de 1809 à 1814, in M. VERGE- FRANCESCHI, Guerre et commerce en Méditerranée: IXe-XXe siècles, Henry Veyrier, Parigi, 1991 pp. 317-337.
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barca, ed armarla per la pesca, facendoli fornire degli attrezzi, un poco per ciascuna, dalle altre barche, onde ajutare un infelice con 10 marinai387.
Benché l’esempio considerato si riferisca ad un momento di poco antecedente la fine della guerra, già durante l’intero periodo del conflitto la situazione appare spesso grave, con i pescatori costretti a confrontarsi costantemente con pericoli quotidiani. Poco sorprendentemente, i britannici – che trovano nell’isola di Malta un’ottima base in cui armare le navi destinate a incrociare in Nord Africa – riescono in molti casi a imporre la propria superiorità, soprattutto dal punto di vista numerico. In questo senso, gli anni centrali del primo decennio dell’Ottocento, risultano essere estremamente difficili.
Nel giugno del 1806, ad esempio, qualche mese prima dell’arresto delle coralline di Bona da parte dei corsari del dey, il vice-console francese, Antoine Léon, si lamenta con il proprio superiore ad Algeri per le inquietudini arrecate alle feluche pescherecce dagli inglesi. Questo ha occasione di commentare, per esempio, come la sfortuna, «fait qui ne se présente point sur cette côte des armements [français, nda] assez fortes pour se faire respecter et pour les détruire» 388.
Mentre l’agente scrive, alcuni incidenti, in effetti, hanno luogo sul versante tunisino della pesca. La notte del 12 giugno, per esempio, due coralline còrse vengono attaccate nei pressi de La Galita da un corsaro britannico. Gli equipaggi, fatta eccezione per uno dei marinai più anziani, il quale rimane prigioniero a bordo, riescono a mettersi in salvo sulla terraferma389. Tuttavia, a seguito di un nuovo scontro tra gli stessi contendenti, avvenuto sulla marina di Tabarca, si conta almeno un morto tra gli inglesi. Come narrato da Jean-Dauphin Raimbert, infatti:
Une dispute s’est engagé; un des seconds du capitaine anglais qui se trouvait dans la chaloupe, portant un poignard et l’ayant tiré pour s’en servir, a été de suite chargé à coups de fusils par un groupe de corses et achevé par un napolitain, à ce qu’on dit, qui se trouvait tout près […]. Il résulte de cette affaire, à laquelle je me suis opposé de tout mon pouvoir, m’étant mêlé parmi les combattants, que le second capitaine en question, a été trouvé ce matin mort à la mer, où il s’était jetté [sic] après avoir été blessé à mort; un autre blessé dangereusement, duquel je fais prendre le plus grand soin, et le capitaine lui-même, ne s’est sauvé que sous la protection d’un patron génois;
387
ASN, Ministero degli Esteri, Decennio francese, 5311, 10 giugno 1813, Lettera del console napoletano a Tunisi, Renato de Martino.
388 MAE, 712PO/1/183, 28 giugno 1806, Léon a Devoize. 389 MAE, 712PO/1/220, 23 giugno 1806, Raimbert a Devoize.
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les Anglais, prétendent qu’il lui manque encore deux hommes. Nous verrons s’ils le trouveront à la mer aussi390
.
Qualche giorno dopo il primo attacco, i patroni delle barche corallare còrse, napoletane e liguri siglano un contratto con il capitano di bandiera francese Muraglia (giunto a Tabarca il 15 giugno), nel quale quest’ultimo si impegna a proteggere la pesca «à force égale des Anglais»391 fino alla fine del mese di agosto, ricevendo come compenso 12 piastre da ogni battello392. In effetti, di fronte all’assenza di un sistema di protezione permanente di matrice “pubblica” – che la Francia, in grande difficoltà nel Mediterraneo, non può garantire – questo tipo di accordi privati diviene il sistema di difesa più diffuso tra le barche corallare393. Dopo meno di due settimane, tuttavia, il contratto viene rescisso a causa della manifesta impossibilità per il corsaro di competere con i britannici presenti in numero superiore nelle acque del Maghreb394. Secondo l’agente di Tabarca, Raimbert, l’annullamento dell’accordo nasconde però l’intenzione delle imbarcazioni di trattare direttamente con il nemico «pour ne pas être inquiétés pendant la pêche»395; un’idea di certo osteggiata dagli agenti francesi stabiliti in Africa del Nord, ma già praticata in passato dai corallari. Così si esprime, per esempio, nel 1804, Emmanuele Luxoro396, ex dipendente della Compagnie royale d’Afrique e dell’Agence d’Afrique e, per un breve periodo, agente a Bona degli imprenditori provenzali interessati alla pesca del corallo in Nord Africa397:
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Ivi, 24 giugno 1806; La violazione della neutralità tunisina è causa di forti intimidazioni da parte del bey ai corsari inglesi. Ivi, 7 luglio 1806; Qualche anno dopo, tramite lettera del segretario del bey Mariano Stinca del 10 dicembre 1808, anche i corsari francesi verranno tuttavia accusati da Hammuda di non rispettare la neutralità dei suoi porti. PLANTET E.,Correspondance des beys de Tunis, op. cit., p. 481.
391 MAE, 712PO/1/220, 27 giugno 1806, Raimbert à Devoize. 392
Ivi, 23 giugno 1806, Raimbert a Devoize.
393 Si veda ad esempio l’accordo (40 piastre per battello) stretto nel 1804 con il criticato capitano
corsaro Santi Parodi di Bonifacio, MAE, 712PO/1/183, 31 agosto 1804 (13 fruttidoro anno XII), Léon a Devoize; Si veda anche la lettera di Raimbert del 1808 in cui, in occasione dell’arrivo di una nave corsara chiamata Le Diogène, l’agente scrive che «j’ai parlé aux corailleurs de ce corsaire; ils en sont extraordinairement charmé et sont très disposés à lui faire des propositions avantageuses», MAE, 712PO/1/220, 16 giugno 1808, Raimbert a Devoize.
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Sono almeno 5 i corsari inglesi che in quell’anno incrociano nelle acque di Tunisi e Algeri. Ivi, 27 giugno e primo luglio 1806.
395 MAE, 712PO/1/183, 27 giugno 1806, Raimbert à Devoize.
396 Figlio di un console genovese a Marsiglia, Emmanuele Luxoro, rimane a lungo a La Cala, prima
come agente dei pescatori còrsi della Compagnie royale d’Afrique e poi come premier commis alla cancelleria e ispettore della piazza. All’epoca della distruzione di La Cala riesce a fuggire a Marsiglia imbarcandosi su una barca corallara.
397 Si tratta di un consorzio di imprenditori provenzali riuniti in una Société du corail, la quale, nel
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Le batteau [sic] chargé de vin dont vous me parlés a été pris par la mouche d’un corsaire anglais qui se trouve mouillé dans la rade de Bonne [sic]; ce corsaire est d’environ dix à douze pièces de canon, de petit calibre, il est peu nombreux en équipage. Il a aussi détenu nos batteaux [sic], et j’ai été forcé de lui rançonner une certaine somme pour qu’il ne trouble pas les opérations de nos pêcheurs398.