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2.4 Le nuove configurazioni in Maghreb a partire dal 1806

2.4.2 Le concessioni algerine all’Inghilterra (1807)

Allargando lo sguardo ad un contesto più ampio, gli eventi di Bona del settembre del 1806 appaiono in effetti il riflesso di una più generale e progressiva ridefinizione degli equilibri politici ad Algeri.

A inizio XIX secolo, nonostante le difficoltà del decennio precedente, la Francia ha conservato presso la reggenza abbastanza influenza da ottenere una piena restituzione delle concessioni di Bona e La Cala. Allo stesso tempo, la conclusione della pace franco-algerina del 1801 ha segnato per la Gran Bretagna l’inizio di un periodo di tensioni con il Dey Mustafa. Questo, nel 1802, grazie ad un pretesto, ha violentemente espulso il console inglese Falcon, resistendo poi alle pressioni esercitate dell’ammiraglio Horatio Nelson per chiedere il reintegro dell’agente341

. La condizione inglese alla corte di Algeri, tuttavia, non implica un consolidamento delle relazioni tra quest’ultima e i francesi, visto che la politica internazionale tra i due paesi resta incerta. Le ragioni sono molteplici e, in questa sede, vi si farà solo un breve cenno per esigenza di brevità. Tra queste la discrepanza tra la ripresa degli accordi economici e un’effettiva rinascita soddisfacente dello sfruttamento delle risorse locali (cera, pelli e lana) e dei commerci. Unica eccezione, l’estrazione del corallo che, tuttavia, viene ripresa in forma non sistematicamente strutturata e il cui impatto economico sulle popolazioni locali risulta relativo. Vista una tale situazione di stallo nel settore delle esportazioni e l’apparente immobilismo della Francia, il dey si trova più volte costretto a richiedere al console Dubois-Thainville di esprimersi chiaramente riguardo le intenzioni del proprio governo in merito agli accordi di monopolio342. A ciò si aggiunga che, nel 1804, i problemi con il sovrano barbaresco si aggravano a causa di in una spinosa controversia – in seguito rientrata – riguardante i lismes annuali, il cui pagamento è stato eluso dalla Francia343.

341 M

ASSON P., À la veille d’une conquête, op, cit., p. 74; Sull’espulsione del console inglese Falcon e sull’intervento di Nelson si veda anche la lettera scritta da Dubois-Thainville il 26 gennaio 1804 (5 piovoso anno XII) e conservata in MAE, Consulat d’Alger, tomo 37.

342

Si veda, ad esempio, MAE, 22PO/1/36, 18 ottobre 1804 (26 vendemmiaio anno XIII), Dubois- Thainville à Talleyrand.

343La controversia riguardante il pagamento del canone trae la sua origine da una differente

interpretazione del trattato del 1801 con il quale il dey ha restituito la concessioni alla Francia. Tale trattato prevede, all’articolo 5, che «les lismes ne seront exigibles que du jour où les Français seront rétablis dans les comptoirs». Ora, secondo il governo francese, il semplice invio di Antoine Léon a Bona costituisce una soluzione transitoria, utile a riaffermare il possesso degli stabilimenti, ma non assimilabile a un effettivo reinsediamento nelle concessioni. Al contrario, secondo Algeri, tale reinsediamento è, a

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Oltre ai contrasti legati alle concessioni, restano sullo sfondo differenti criticità che perturbano la relazione tra le due potenze. Tra queste, spicca l’annosa questione legata ai debiti accumulati (e mai saldati) dal governo del Direttorio nel decennio precedente per le forniture di grano necessarie alla popolazione del Midi e al foraggiamento delle truppe impegnate nella guerra.

Ma c’è di più. A partire dall’inizio dell’Ottocento, infatti, si può notare come tutte queste questioni vengano affrontate dalla diplomazia francese con una retorica sempre meno volta alla ricerca di un compromesso e come, al contrario, emerga una dialettica politica assai ferma e, talvolta, caratterizzata da toni minacciosi344. Già nel 1802, possiamo notare questo atteggiamento nelle parole di Bonaparte che così si rivolge al Dey Mustafa:

J’expédie un nouvel officier, porteur de cette lettre […] Je vous demande donc réparation éclatante pour les griefs dont je me suis plaint […]. Je vous fais également connaitre mon indignation sur la demande que vos ministres ont osé faire que je paye 200 000 piastres. J’ai détruit l’Empire des Mamelouks […]. Craignez la même sort. […] Je vous l’ai dit et je vous le répète: je veux vivre en bonne amitié avec vous, je n’ai aucune vue ambitieuse, je n’ai pas besoin de vos États pour être au Premier rang des Puissances, mais si vous refusez de me donner satisfaction, et si vous ne réprimez pas la licence de vos Ministres qui osent insulter mes agents et de vos bâtiment qui osent insulter mon pavillon, je débarquerai 80 000 hommes sur vos côtes et je détruirai votre Régence345.

Questo atteggiamento, inizialmente, trova una sua giustificazione nella viva soggezione che, nonostante le difficoltà vissute dalla marina mercantile francese nel riconquistare la propria importanza commerciale nel Mediterraneo, la potenza napoleonica continua ad esercitare in Maghreb. La capacità di contrattazione di Parigi si dimostra efficace già nello stesso 1802, quando il Primo Console chiede e ottiene con relativa semplicità il riconoscimento della Repubblica italiana da parte delle reggenze. Nell’occasione, infatti, il dey di Algeri ci tiene a precisare che una tale adesione «ne

partire dall’arrivo dell’agente e della ripresa della pesca, innegabile. MAE, 22PO/1/35, 12 aprile 1804 (22 germinaio anno XII), Dubois-Thainville à Talleyrand.

344

Sull’atteggiamento della diplomazia francese nei confronti delle Reggenze barbaresche nel periodo rivoluzionario e nei primi anni napoleonici si veda, oltre al già citato articolo di Fatiha Loualich, R. TLILI

SELLAOUITI, Du droit naturel au droit positif. La diplomatie de la France révolutionnaire avec les pays musulmans de la Méditerranée occidentale, in M. DORIGNY, R. TLILI SELLAOUITI (dir.), Droit des gens et

relations entre les peuples dans l’espace méditerranéen autour de la Révolution française, Société des

études robespierristes, Parigi, 2006; C.WINDLER,La diplomatie comme expérience de l’autre, op. cit. pp. 383-390.

345 E. P

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l’aurait pas accordée pour un million de piastres si elle lui avait été faite par un autre que par le Premier Consul»346 dimostrando, di tale forma, la condizione di privilegio vissuta dai cisalpini. Inoltre, nel luglio del 1805, di fronte ai tentennamenti di Mustafa Dey a concedere la liberazione degli schiavi genovesi, Napoleone invia ad Algeri una legazione con a capo il fratello Girolamo riuscendo ad ottenere una rapida soddisfacente soluzione347.

Se fino a quel momento la Francia vede sostanzialmente riconosciuta ogni sua richiesta, meno di un anno dopo, nel momento di chiedere, peraltro perentoriamente, il riconoscimento della conquista del Regno di Napoli, la situazione è ormai notevolmente cambiata. Innanzi tutto è la Reggenza stessa ad aver vissuto una profonda ridefinizione interna. Esistono alcuni accadimenti che ci testimoniano tale mutazione. Alla fine di giugno del 1805, per esempio, si assiste all’acuirsi di una forte tensione generata da una carestia dovuta alla crisi cerealicola che da qualche stagione sta attanagliando il Paese. In questa situazione il popolo, affamato, indica i mercanti ebrei quali colpevoli, attraverso le esportazioni, di sottrarre cibo al paese. Ne scaturisce una dura protesta che culmina in un pogrom che porta a diverse morti tra gli ebrei di Algeri, tra questi anche il negoziante Naftali Busnach, uno dei principali ispiratori della politica algerina, nonché importante intermediario commerciale del dey, viene assassinato348. Nonostante il tentativo da parte di Mustafa di far ricadere le responsabilità della carestia sui mercanti ebrei e nonostante l’aver acconsentito al pogrom, un paio di mesi dopo, alla fine di agosto, è egli stesso a cadere vittima di una rivolta animata dai giannizzeri di Algeri, i quali nominano al suo posto Ahmed Pacha (1805-1808).

346 Cfr. P.M

ASSON,À la veille d’une conquête, op. cit., pp. 75-76.

347 In quell’occasione, 230 schiavi italiani (soprattutto genovesi) vengono riportati in Francia. Per la

liberazione, Girolamo accetta di versare una somma importante al dey, presentandola però come una gentile donazione e non come un riscatto.

348 La politica condotta da Naphtali Busnach e Jacob Bacri nei primi anni dell’Ottocento è

particolarmente ambigua e non si può considerare come incontestabilmente favorevole ai francesi, dei quali essi sono rivali commerciali. Tuttavia, se da una parte l’interesse è quello di indebolire la presenza mercantile dei propri concorrenti, dall’altra essi sono costretti a conservare il più possibile, a causa dei loro stessi interessi economici, l’amicizia di Bonaparte: «Je ne crois pas que M. Busnach veuille une rupture entre les deux puissances, parce qu’il a des parents en France; parce qu’il y réclame des sommes considérables, et qu’il en a d’immenses à Livourne, sur lesquelles il craint que nous ne mettions la main; parce que, tout ignorant qu’il est sur les affaires d’Europe, il redoute surtout l’empereur d’une grande nation, auquel il ne s’agit que de vouloir pour donner à ce pays-ci de terribles leçons» MAE,

Correspondance politique, Algérie, tomo 37. Dubois-Thainville a Talleyrand. 16 dicembre 1804 (25

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L’avvicendamento sul trono di Algeri si configura immediatamente come un nuovo motivo di tensione, in quanto Dubois-Thainville nel frattempo ha ricevuto da Parigi l’ordine di sospendere il tradizionale versamento dei ricchi “presenti” pretesi dalle reggenze barbaresche in occasione dell’elezione di un nuovo sovrano349

. Questo nuovo gesto di superbia da parte dell’Imperatore francese deve ormai confrontarsi con una situazione internazionale che sta evolvendo e in particolare con il dilagare della potenza inglese sui mari. Se la superiorità marittima dell’Inghilterra è a quell’epoca già conosciuta, è la sconfitta di Trafalgar (21 ottobre 1805) la cartina tornasole del ridimensionamento della potenza francese e il fattore scatenante di una decadenza dei traffici marittimi che faranno sentire i loro effetti sull’economia cisalpina negli anni susseguenti il conflitto350. Se il ristagno economico non è immediato, la portata simbolica della disfatta è enorme. In particolare, in Maghreb, dove le Reggenze sono inevitabilmente portate a guardare con un interesse maggiore chi possa garantire il mantenimento degli equilibri della circolazione marittima, la débâcle subita dai francesi infligge un colpo decisivo a quell’immagine «glorieuse et conquérante»351

di Bonaparte figlia delle vittorie ottenute dalle armate francesi sul continente europeo.

Come immaginabile, se la Francia inizia una fase di declino in Nord Africa, l’Inghilterra può, al contrario, offrirsi nuovamente come un interlocutore credibile per Algeri. E in questo contesto che vanno interpretati sia il rifiuto del 1806 da parte del Ahmed Dey di riconoscere le nuove conquiste francesi in Italia sia la conseguente spedizione contro i pescatori di corallo di Bona, ovvero come momenti cruciali nel segnare il definitivo passaggio della Reggenza di Algeri all’interno della sfera di influenza britannica.

La ridefinizione degli equilibri politici algerini si sposta però ancora più in là. Fino a quel momento le concessioni francesi, pur importanti, non sono forse mai realmente state uno dei punti focali della lotta anglo-francese per il controllo del Mediterraneo. Ora, con il continente europeo quasi completamente riunito nelle mani della Francia, l’Inghilterra deve necessariamente cercare di rinforzare altrove la propria presenza. A

349

P. MASSON, À la veille d’une conquête, op. cit., p. 75. Sulla questione dei presenti, si veda soprattutto C. WINDLER, La diplomatie comme expérience de l’autre, op. cit., pp. 485-536.

350 M. B

IARD, P. BOURDIN, S. MARZAGALLI, Révolution, Consulat, Empire, op. cit., p. 242

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questo punto, quindi, la questione del controllo degli approdi e dei privilegi algerini acquista una rilevanza inedita.

L’inizio del 1807, segna il punto di definitiva svolta. Nel gennaio di quell’anno, infatti, a seguito di un’ennesima incomprensione franco-algerina, il console inglese Henry Staniford Blanckley352 e il Dey Ahmed trovano un accordo decennale per il passaggio delle concessioni francesi alla Gran Bretagna. La copia dell’atto, inviata il 9 febbraio 1807 dallo stesso console al Foreign Office inglese, ci permette di conoscerne le clausole principali. Come per il passato, il contratto prevede la completa cessione ai britannici sia della pesca del corallo, concessa «per loro conto come era in passato in potere alli Francesi»353, sia del monopolio assoluto sulle esportazioni di lana, cera e cuoio locali:

La causa che abbiamo scritto questo firmano osia contratto che vi è fra di noi (…), con la licenza di Sua Eccellenza Dey Ahmed Bascià ed il Divano, coll’Illustrissimo Signor Enrico Stanyford Blanckley, console di sua Maestà Britannica ed il Signor Gironamo Escudero, vice.console di Sua Maestà Britannica, residente in Bona, in virtù dell’ampia facoltà che ha da Sua Maestà Britannica il suddetto Signor console per gli affari di Bona ed il Bastione, che erano in potere de’ Francesi, e nella maniera saranno in suo potere la lana, cera e cuoio, e tutto deve essere per loro conto e nessun altro potrà questo commercio, e per tale effetto è stato convenuto che debbino pagare ogni anno 50 000 pezzi duri, e queste 25 000 pezzi duri per ogni sei mesi alla Tesoreria Reale354.

L’accettazione di un consistente aumento, rispetto al periodo francese, dei lismes annuali dovuti al dey non fa che confermare l’interesse degli Inglesi sulle concessioni; un interesse che, tuttavia, sembra essere soprattutto politico, e in particolare di definizione degli equilibri internazionali rispetto alle altre potenze europee, dato che non esiste un corrispettivo tra l’alta gabella richiesta dagli algerini e i limiti imposti agli inglesi sull’estrazione di cereali e bestiame, oggetti potenzialmente importanti per

352

Henry Staniford Blanckley occupa la posizione di console inglese ad Algeri nel periodo compreso tra il 1806-1812. Su tale figura si veda J.BARDOUX,La vie d’un consul auprès de la Régence d’Alger, in

«Revue africaine», n. 319 (1924), pp. 261-286; Si veda anche il «giornale» compilato dalla consorte del console durante il suo periodo di residenza ad Algeri, E.BROUGHTON,Six years Residence in Algiers,

Saunders and Otley, Londra, 1839.

353 NA, FO 3 11. All’interno del medesimo rapporto consolare è presente anche una traduzione in

inglese del trattato.

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l’approvvigionamento della marina britannica del Mediterraneo e delle basi di Malta e Gibilterra355:

Per la buona e perfetta amicizia che abbiamo con Sua Maestà Britannica concidiamo, al suddetto Signor console e Gironamo Escudero, li concidiamo di poter caricare ogni anno in Bona n. 2 piccoli bastimenti di grano, e un poco di buovi, ed un poco di castrati, che potranno comprare senza che nessuno li possa impedire; un commercio di questi generi non lo permettiamo, se non che la lana, cera e cuoio.

Ancora quado verranno in Bona dei bastimenti di guerra inglesi potranno comprare anch’essi per loro provisione fino a 100 castrati e fino a 30 a 40 buovi, e questo l’accordiamo perché sono nostri cari amici, ma per fare commerci di questi generi non lo vogliamo356.

L’epoca in cui le concessioni sono nelle mani degli inglesi è decisamente poco investigata e, per ciò, poco conosciuta. Anche se ai fini di questo studio non sarà necessario un ampio approfondimento, lo sfoglio della documentazione contenuta presso il National Archives di Londra sul periodo 1807-1817 può fornirci alcune indicazioni interessanti sulla pesca del corallo più in generale e, seppur di forma esigua, sui torresi in particolare. Quanto appena detto sui reali interessi dell’Inghilterra rispetto all’egemonia in Nord Africa, viene confermato dalla manifesta e rapida perdita di coinvolgimento, come riportato da Charles Féraud, rispetto agli interessi legati all’area. A ciò si deve aggiungere il rifiuto del dey alla richiesta di costruire, presso La Cala, un avamposto militare che, nell’idea degli inglesi, avrebbe dovuto rafforzare il dominio marittimo sul Mediterraneo e il controllo di Gibilterra e di Malta357. A ciò fa seguito, nel corso degli anni successivi, il fatto che non venga costituita alcuna compagnia di commercio e che lo sfruttamento delle risorse locali venga largamente trascurato. Solo dalla fine del 1808 si respira un poco d’aria di cambiamento e, per fare un esempio, il console Blanckley, uno dei pochi a dimostrarsi convinto dell’importanza dei privilegi algerini, viene autorizzato ad avviare un limitato traffico a Bona e impiantare una piccola comunità a La Cala358. Ciò detto, durante tutto il primo periodo

355 La causa di ciò è naturalmente da ricercare nella crisi cerealicola, che in quegli anni prosegue senza

andare incontro a molti miglioramenti.

356

NA, FO 3 11, 9 febbraio 1807.

357 C.F

ERAUD,Histoire des villes de la Province de Constantine., op. cit., p. 594.

358 George Clark, l’agente scelto per tale missione, scrive nel dicembre del 1809: «At Bona I found the

Bey of Constantine and the chiefs of that country extremely desirous to open a commercial intercourse with Great Britain the product and manufactures of which they expressed an anxious desire to obtain, in exchange for their (?) commodities, and signified their surprise and regret that the British had so long neglected to reap the advantages which they might have derived from the contract; remarking that we had deprived the natives of the benefits which resulted from their connexion with France, without having

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dell’amministrazione inglese, ovvero sino almeno al 1813, i soli pescatori a potersi recare sui banchi coralliferi situati nel territorio della reggenza di Algeri sono quelli provenienti da Trapani, cosa facilmente intuibile se si pensa che questi sono l’unica marineria specializzata che, in quel periodo, ricada se non nei “domini”, quanto meno sotto la diretta sfera di influenza britannica359. Tra l’altro, la risposta dei pescatori siciliani, fatta eccezione per il biennio 1808-1809 dove si registra una partecipazione accettabile, sembra essere molto modesta. Così si esprime McDonnel, console inglese ad Algeri, in una relazione del 12 settembre 1812 inviata all’Ammiraglio Sir Edward Pellew, futuro Lord Exmouth:

I confine myself to official reports passing by other subsequent writers on the subject which have infinitely exaggerated the revenue the coral fishery is susceptible of producing under the most auspicious circumstances. I need not remark to you, Sir, how egregious the expectations of His Majesty Ministers founded on the various flattering accounts transmitted to them at different periods have been frustrated. From thirty to forty licenses were disposed of in each of the years 1808 and 1809. From that period no boat resorted to the bank with a license until the present year, when the inconsiderable number of seven or eight and twenty have made their appearance […]. Among the fishermen who no longer frequent the coral banks, are to be noticed the Neapolitans (formerly the most numerous and successful), the Genoese and Corsicans360.

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