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2.6 Una quotidianità perturbata

2.6.2 I corsari algerini

Per i francesi, verso la fine del 1806, al pericolo inglese si aggiunge quello rappresentato dalle navi corsare algerine. In una situazione già critica a causa delle controversie affaristiche tra la Francia e il dey, si somma il conflitto che contrappone le due Reggenze. Il conflitto scaturisce dalla volontà di Hammuda Bey di liberarsi dall’ingombrante tutela che Algeri può ufficialmente vantare sul suo regno fin dal 1756, quando, intervenendo in una controversia dinastica e col pretesto di riportare al trono l’erede legittimo degli Husaynidi, gli algerini saccheggiano Tunisi399

. Ne scaturiscono anni di confusione nei quali ai trattati di pace fa seguito il riaccendersi di focolai di conflitto; così, se nel 1808 viene siglata una prima tregua che riconosce la piena indipendenza tunisina, già nel 1809, si assiste ad una ripresa degli scontri che, con un andamento altalenante, si concluderanno solo molti anni dopo la morte di Hammuda400.

Come facilmente comprensibile, gli effetti di una tale situazione sul regolare svolgimento della pesca del corallo sono importanti. Lo stesso console Devoize percepisce sin da subito la gravità degli eventi, tanto da proporre, già nel 1806, una sospensione della pesca del corallo. Così si esprime rivolgendosi al Ministro degli Esteri:

Vu l’incertitude sur les dispositions du Bey, la situation actuelle de nos affaires à Alger, et la guerre qui subsiste entre cette Régence et celle de Tunis, il paraîtra à Votre Excellence convenable que la pêche du corail soit interdite pour l’année prochaine; elle serait inquiétée par les corsaires anglais et algériens. Le port de Tabarque n’est pas à l’abri d’un coup de

les anciens pêcheurs de la Calle, tous français», MAE/712PO/1/183. Lettera senza data ma sicuramente risalente al 1804. Luxoro a Devoize.

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Ibidem. Negli anni successivi, la pratica di “pagare il nemico” per riceverne in cambio tranquillità durante le operazioni di pesca è ancora, regolarmente, registrata. Nel 1810, ad esempio, il console de Martino racconta di come le imbarcazioni napoletane siano state “messe a contribuzione” (25 piastre a battello) da un corsaro inglese. ASN, Ministero degli Esteri, Decennio francese, 5311.

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In seguito a tale saccheggio, Tunisi è tenuta a pagare un tributo ad Algeri in segno di sottomissione. Tale tributo consiste soprattutto nel versamento di una certa quantità di olio per l’illuminazione delle moschee. D.PANZAC,Les corsaires barbaresques, op. cit., p. 250.

400 M.-H.C

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main de ces derniers; l’espoir d’y enlever 2 ou 3000 marins suffirait pour leur en inspirer l’idée, et ce serait un événement trop fâcheux401

.

Nel corso dell’estate successiva i timori del console vengono presto confermati. A giugno, diverse coralline (4 genovesi, una còrsa e una napoletana) cadono preda dei corsari algerini, sebbene questi ultimi non siano ufficialmente nemici della Francia. Il terrore suscitato da questi eventi fa sì che la maggior parte delle imbarcazioni scelga di restare a terra e di non esercitare la pesca402. Nel frattempo, all’inizio del 1807, le armate del bey di Tunisi penetrano in territorio nemico per tentare di impadronirsi della città di Costantina; un attacco che, seppur iniziato sotto i migliori auspici, si tramuta in una disfatta per i tunisini. Le truppe di Hammuda si vedono costrette a rientrare entro i propri confini, incalzate dai nemici, i quali, tuttavia, vengono fermati nel corso di successive battaglie403. In agosto, un piccolo contingente di 14 cannoniere algerine parte da La Cala e attacca Tabarca. Anche se la modesta flotta viene respinta con una certa facilità404, l’accadimento segna la fine anticipata della difficile campagna di pesca del 1807 e mostra quanto le sorti dei pescatori siano fortemente legate agli eventi bellici che scandiscono quel turbolento periodo. Al momento dell’attacco, i battelli corallari fuggono infatti a Biserta e genovesi e còrsi fanno vela verso i proprio porti di origine «après avoir beaucoup souffert, tant de la part des corsaires anglais et russes405, que de celle des algériens et, je peux ajouter, du Bey de Tunis qui leur a refusé jusqu’à la sortie du biscuit, que ces pêcheurs ont été obligés d’aller chercher en Sardaigne à grands frais et à grands risques406». Il console Devoize, benché ricordi di aver predetto le asperità che avrebbero fatto seguito a una tale situazione, ammette che la scelta di raggiungere le acque del Maghreb nonostante i pericoli sia dovuta al fatto che «la majeure partie des patrons qui l’exercent [la pêche, nda], et les Napolitains surtout, n’ont d’autre ressource

401

Ivi, pp. 469-469.

402 Così racconta Raimbert: «la terreur la plus complète s’est emparée, en plus, des soixante bateaux

que j’ai, par conséquence environ huit ou neuf cent personnes ; depuis deux jours qui sont à terre dans l’inaction j’en ai la [?] plein. En commençant à cinq du matin jusqu’à dix du soir, tous crient que les Algériens vont nous assiéger». MAE, 712PO/1/220, 27 giugno 1807, Raimbert à Devoize.

403 Sulla campagna di Costantina, si veda A.R

OUSSEAU,Annales tunisiennes, ou aperçu historique sur la Régence de Tunis, Bastide, Alger, 1864, pp.254-266;E.MERCIER,Histoire de Constantine, Marle et

Biron, Costantina, 1903, pp. 321-327.

404

MAE, 712PO/1/13, 27 agosto 1807, Devoize a Talleyrand.

405 Schierati fino a luglio a fianco degli Inglesi nell’ambito della Quarta Coalizione antifrancese. 406 La persistenza dei debiti della Francia sul pagamento delle redevances annuali continua di tanto in

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pour vivre»407. Tuttavia, le perdite accumulate dai patroni e dagli armatori a causa dei

disordini risultano pesanti e, quindi, non stupisce la scelta delle imbarcazioni còrse di abbandonare quelle acque.

Al contrario, come abbiamo visto, i pescatori di Torre del Greco continuano a raggiungere il comptoir di Tabarca, sebbene nel 1813 a seguito della ripresa del conflitto algero-tunisino, come registrato dal vice-console francese Billon, i corallari di tutte le nazioni scelgono di disertare la pesca causando un calo drastico delle imbarcazioni impegnate nella stessa408. La scelta di riportare in questa sede l’esempio di alcune annate di pesca critiche se non ci permette, a causa dell’esiguità delle fonti, di creare una stima precisa delle imbarcazioni, ci consente quanto meno di rendere questo movimento altalenante collegato alle vicende interne nordafricane. In altre parole, se in una situazione di relativa tranquillità internazionale le oscillazioni endemiche che ogni stagione può subire non sono rappresentative di un determinato fenomeno, appare fondamentale in questa sede indicare come momenti di cesura quegli indici di riduzione della pratica peschereccia che sono causati da eventi globali.

Detto ciò, è necessario aggiungere che non tutte le campagne di sfruttamento del corallo risultano essere turbate dalla presenza di naviglio nemico. Per esempio, nel 1808, grazie soprattutto alla pace firmata tra le due Reggenze, i 120 battelli giunti in Tunisia possono svolgere le proprie attività senza essere intralciati «ni par les corsaires anglais, ni par les corsaires algériens»409.

In generale, si può dire che in questo periodo le stagioni prive di incidenti sono decisamente rare. All’inizio del settembre del 1811, per esempio, dieci feluche napoletane intente a pescare nei pressi di Capo Rosso sono sorprese e inseguite da un corsaro algerino che le costringe a riparare a terra dove tutti gli uomini vengono fatti sbarcare. Gli Algerini inseguono i pescatori fino alle pendici delle montagne tentando di catturarli, ma «les arabes de cette côte, se réunirent, protégèrent les 100 napolitains qui avaient mis pied à terre, et repoussèrent les Algériens en les obligeant à se rembarquer»410. Visto il provvidenziale intervento della popolazione autoctona in difesa dei napoletani, il corsaro è costretto a ripartire portando con sé solamente sei feluche

407 MAE, 712PO/1/13, 27 agosto 1807, Devoize a Talleyrand. 408

E.PLANTET,Correspondance des bey de Tunis, op. cit., p. 565.

409 Ivi, p. 476.

410 MAE, 712PO/1/24, Correspondance départ avec les cours d’Italie et de Naples, 19 settembre

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vuote e nessun bottino in corallo o prigionieri411. Se in questa occasione gli abitanti del litorale si rivelano fondamentali per la protezione della pesca francese, tuttavia, non sempre all’inizio del XIX secolo le relazioni con le popolazioni costiere sono semplici e, anzi, costituiscono una delle principali problematiche all’interno del sistema di sfruttamento del corallo. Ciò dipende essenzialmente da assetti interni che riguardano le complesse relazioni che si sviluppano tra popolazioni locali, in maggioranza di carattere tribale, reggenze e, nel senso più ampio del termine, europei. L’intricato intreccio dei rapporti tra società organizzate e tribali e le strategie ingaggiate dalle seconde per preservare non solo una certa forma di autonomia, ma anche un sistema di tradizioni e modi di vivere, chiaramente non riguardano questo studio ma, di certa forma, si incrociano al nostro lavoro nel momento in cui i comportamenti delle popolazioni locali influiscono sulla pesca. Se consideriamo, inoltre, il ruolo chiave che queste solitamente giocano, soprattutto nelle aree di frontiera, attraverso una complicata danza di alleanze con i diversi contendenti, riteniamo che il tema meriti una breve digressione.

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