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Durante l’ultimo ventennio del Settecento assistiamo ad una progressiva parabola negativa del ruolo della Francia nella pesca del corallo e all’estinzione delle compagnie commerciali così come le abbiamo conosciute sino ad allora. Questa caduta è provocata dalla commistione di diversi avvenimenti, sia interni sia esterni alla filiera francese connessa all’ “oro rosso”. Tra le prime ragioni di quanto detto c’è quella potremmo definire una spinta interna legata all’atteggiamento dei corallari e al fatto che, nel corso del XVIII secolo, questi manifestino una costante insoddisfazione per la bassa remunerazione stabilita e per gli insoddisfacenti contratti di ingaggio riguardanti le concessioni. Per ciò che concerne le cause esterne, un ruolo fondamentale è giocato dalla situazione socio-economica che si viene a creare a seguito della Rivoluzione Francese e dal conseguente impoverimento di alcune aree della nazione cisalpina che, costringendo la compagnia commerciale a far fronte ad un’importante carenza alimentare, ne scardina la base mercantile provocandone una profonda crisi economica.

Volendo soffermarci sul malcontento espresso dai pescatori còrsi e provenzali, come ha dimostrato Olivier Lopez, questo, messo in relazione alle dinamiche evolutive del mercato del grezzo, contribuisce a spiegare sia la diffusione di pratiche di contrabbando sulla costa nordafricana sia una più tardiva nascita di rivendicazioni di liberalizzazione rispetto al monopolio tradizionale233.

Per lungo tempo, a seguito dello scioglimento della Compagnia francese delle Indie Orientali e in assenza di altre piazze manifatturiere importanti, la quasi totalità del prodotto della pesca prende la via di Livorno, principale centro di smercio e lavorazione del corallo234. Dal 1781, tuttavia, la fondazione della manufacture royale Miraillet,

Remuzat & Co. e l’alleanza commerciale della stessa con la Compagnie royale

233 Cfr. O. L

OPEZ, S’établir et travailler chez l’autre., op. cit., pp. 302-315.

234

Nel 1743, ad esempio, gli acquisti di corallo che il negoziante Pierre-Honoré Roux tratta con la compagnia, sono da lui negoziati per conto di M. Recanati di Livorno. In seguito, nel corso degli anni ‘70, è l’importante maison di commercio diretta da Joseph e Georges Audibert a imporsi come principale canale di riesportazione verso la Toscana. Ivi, p. 320.

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d’Afrique pongono fine alla fase di decadenza dell’industria corallifera provenzale e

intaccano seriamente il primato del porto toscano. Da questo momento in poi, la concorrenza tra Marsiglia e Livorno e il conseguente rincaro del prezzo della materia prima rende sempre più conveniente per i corallari il contrabbando del pescato, con i rami migliori che vengono nascosti all’attenzione degli agenti della compagnia e immessi direttamente sul mercato europeo235. Benché gli amministratori della

Compagnie royale d’Afrique dimostrino una certa comprensione rispetto alle richieste

avanzate dai corallari per un miglioramento delle condizioni lavorative, a queste ultime, nei fatti, non fa mai seguito alcun provvedimento adeguato236. Non appena la Rivoluzione approda in Corsica, gli ideali di liberalizzazione dei traffici e abolizione delle esclusive, incontrano terreno fertile tra i pescatori237:

Le Corses, du moins les mariniers, attendent toujours, et se promettent toujours, des espérances qu’on leur a données, qu’ils auront la liberté de la pêche du corail, sans avoir aucun rapport avec la Compagnie; ils ne calculent pas les accessoires qui sont absolument nécessaires. Ils devraient pourtant savoir que s’il n’y avait pas des établissements pour les défendre ils se trouveraient journellement à la merci des Maures, et ils croyent bonnement que la France se déterminera à payer aux différentes Puissances barbaresque les sommes que la Compagnie s’est engagée de leur payer pour le droit qu’elle a acquis au moyen des rétributions auxquelles elle s’est soumise238.

In un contesto di crescente tensione, le richieste di liberalizzazione dei corallari trovano presto l’appoggio di personaggi locali influenti, tra i quali il politico e militare Pasquale Paoli che, ritornato ad Ajaccio nel 1790, «sollicite vivement la liberté de la pêche du corail»239. Dopo alcuni mesi di incertezza, più ancora delle proteste dei corallari, sono le pressioni dei rappresentanti còrsi a Parigi a determinare il cambiamento sperato. Nel 1791, viene raggiunto un accordo tra Dominique Bertrand, direttore principale della Compagnie royale d’Afrique, Guillaume Rostagny, deputato

235

Nel 1790, Descamps, agente della Compagnie royale d’Afrique ad Ajaccio, segnala all’amministrazione di Marsiglia la partenza dall’isola di 5 coralline le cui « grandes espérances sont l’achat du corail en contrebande des corses que sont à la Calle ». ACCIM, L III 309, lettera del primo agosto 1790.

236

O. LOPEZ, S’établir et travailler chez l’autre. op. cit., 312;

237 Possiamo seguire passo passo i dibattiti sulla pretesa di liberalizzare la pesca soprattutto attraverso

la corrispondenza tra la Compagnia royale d’Afrique e Descamp, suo agente in Corsica in quegli anni. Tale corrispondenza è in particolare conservata in ACCIM L III 309; Per un quadro più generale dei primi anni della Rivoluzione in Corsica, si veda invece F. POMPONI (dir.), Histoire d’Ajaccio, op. cit., pp. 161- 174.

238 ACCIM, L III 309, Descamps a compagnia. Lettera del 30 settembre 1790. 239 Ivi. Lettera del 28 marzo 1791

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della camera di Commercio di Marsiglia e Agente della compagnia a Parigi, Christophe Saliceti, deputato di Corsica all’Assemblea Nazionale e Charles-André Pozzo di Borgo, deputato straordinario di Corsica. Esso prevede la possibilità per i pescatori dell’isola di frequentare liberamente la pesca del corallo nei mari di Barberia durante la stagione estiva e autunnale, mediante il semplice versamento di una certa quantità di corallo, fissata per quell’anno a «cinq livres de corail de première qualité, dix livres de la seconde, cent vingt livres de branchettes et deux cents trente livres de menus et fondettes»240. Nonostante la compagnia resti incaricata di assistere e approvvigionare i corallari e benché i diritti della stessa non vengano totalmente aboliti, il suo privilegio viene pesantemente riconsiderato. Con la cessazione della rigida organizzazione delle campagne di pesca da La Cala e la possibilità per i corallari di vendere il corallo dove preferiscono, il sistema del monopolio può dirsi sostanzialmente abolito.

La liberalizzazione delle pesca ha effetti immediati sulla presenza corallara in Maghreb. Se fino a quel momento la compagnia non aveva impiegato più di una trentina di battelli a stagione, il 1791 vede l’approdo a La Cala di 55 imbarcazioni ajaccine. Inoltre, scevri ormai da ogni obbligo nei confronti della manifattura marsigliese Miraillet, Remuzat &

Co, i pescatori còrsi tornano a dirottare l’intero prodotto della pesca a Livorno. Oltre a

ciò, come ci ricorda Masson, pochi mesi dopo, all’inizio del 1792, i corallari ottengono un nuovo e più vantaggioso accordo che prevede la consegna di venti libbre per ciascuna corallina,«bien peu de chose en comparaison de ce que la pêche rendait auparavant auparavant à la Compagnie»241.

2.2 L’indebolimento della presenza francese e l’evoluzione delle condizioni di

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