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I Compiti del distretto

Nel documento deliberazione n. 62 (pagine 141-144)

VIII R ETE TERRITORIALE

VIII.1.1 I Compiti del distretto

Il distretto assicura nel proprio territorio:

1) le cure primarie ed intermedie;

2) l’integrazione delle attività sanitarie con quelle sociali;

3) il coordinamento delle proprie attività sanitarie e socio-sanitarie con quelle degli altri dipartimenti aziendali inclusi i presidi ospedalieri inserendole organicamente nel Programma delle Attività Distrettuali (PAD) in una visione di servizi in rete finalizzati al superamento di ogni forma di settorializzazione;

4) l’orientamento del proprio sistema di servizi verso le esigenze di salute globale della popolazione;

5) il governo della domanda sanitaria attraverso la valutazione sistematica dei problemi multidimensionali;

6) la risposta ai casi acuti o riacutizzati gestibili in ambito extraospedaliero e alle multiproblematicità sanitarie e socio-assistenziali legate alle patologie croniche attraverso l’attività di gruppi multiprofessionali , anche con l’obiettivo di ridurre i ricoveri ospedalieri;

7) la valutazione dell’efficacia dei servizi attraverso la verifica delle proprie attività e dei risultati raggiunti;

8) il ruolo di interlocutore con gli enti locali e la funzione di struttura di riferimento per la cittadinanza per quanto attiene il proprio territorio;

9) l’elaborazione periodica, nell’ambito della programmazione di norma annuale, del PAD che è proposto, previo parere del Comitato dei sindaci, dal Direttore del Distretto ed è approvato dal Direttore di zona.

Le cure primarie sono l’insieme delle attività orientate a promuovere la salute, a prevenire le malattie, produrre percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali nei luoghi più vicini a quelli in cui i cittadini vivono, in una visione d’integrazione delle risorse e coordinamento dei processi. Le cure primarie comprendono l’assistenza erogata dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta, dai medici della continuità assistenziale, dai medici della specialistica ambulatoriale territoriale.

Rappresentano inoltre l’assistenza sanitaria e sociosanitaria domiciliare, ambulatoriale e residenziale per specifiche categorie di persone (aree materno infantile e salute mentale, anziani, disabili, malati cronici, tossicodipendenti) nella quale sono coinvolti numerosi professionisti medici e di altre professionalità sanitarie e sociali. La continuità delle cure, l’integrazione professionale e la partecipazione di paziente, famiglia e comunità alla tutela della salute sono i principi su cui si fondano le cure primarie.

Le cure intermedie rappresentano l’area delle cure sub-intensive, fra l’intensività assistenziale delle cure ospedaliere e l’estensività assistenziale per la cronicità garantita a domicilio o nelle strutture residenziali. Fanno parte delle cure intermedie tutti i servizi integrati, sanitari e sociali, domiciliari, residenziali e semiresidenziali finalizzati a:

a) garantire la continuità assistenziale dopo la dimissione ospedaliera;

b) favorire il recupero funzionale e la massima autonomia dei pazienti;

c) soddisfare i bisogni dei cittadini che presentano una patologia che richiede un elevato grado di protezione, ma non necessariamente un ricovero ospedaliero.

Quest’area favorisce infine la prevenzione dei ricoveri non necessari e/o impropri.

VIII.2 Assessment organizzativo, tecnologico e strutturale

Il terzo piano sanitario regionale, relativo al triennio 2003-2006, procede nel dar attuazione e strumenti ai principi ispiratori del piano precedente, individuando il Distretto come il luogo dove interpretare la domanda di salute e tradurla in risposte complessive ai bisogni attraverso la funzione di programmazione, produzione, integrazione e cooperazione. L’obiettivo principale del Distretto è la tutela della salute dei cittadini garantendo la continuità delle cure, l’accessibilità dei servizi, l’integrazione dei percorsi. Obiettivi ambiziosi che richiedono un impegno costante nella ricerca dell’equità verso i cittadini, in particolare di quelli più fragili, e dell’appropriatezza dei servizi.

In questo quadro risulta fondamentale il cambiamento di prospettiva previsto dal PSR 2003-2006, che pone come obiettivo prioritario la costituzione di una sanità che non abbia più al centro l’ospedale ma piuttosto il territorio, chiedendo allo stesso di avviare i percorsi di salute che partano dalla conoscenza e dalla valutazione delle necessità dei cittadini-utenti. Coerentemente, il Piano stabilisce le modalità per la razionalizzazione dell’offerta ospedaliera, per avviare un nuovo equilibrio delle attività e delle risorse tra ospedale e territorio, come presupposti per imprimere una spinta decisiva alla creazione di un distretto centrato sul cittadino.

Con la riforma regionale attuata dalla L.R. 13/2003 e la costituzione della Azienda Unica Regionale e delle 13 Zone, l’assetto distrettuale si è ulteriormente modificato attraverso una riduzione del numero dei Distretti da 36 a 24.

Resta tuttavia una grande disomogeneità per quanto attiene popolazione residente e superficie:

esistono distretti con scarsa popolazione, ma che hanno una superficie grandissima, e un gran numero di distretti sotto i 60.000 abitanti, previsti dalla Legge 229/99. I Distretti delle Marche coprono una popolazione che va da 14.000 a 125.000 unità. 11 Distretti sono compresi nella fascia che va dai 15.000 ai 50.000 abitanti, 12 Distretti in quella da 60.000 ad oltre 100.000. La Regione Marche è una delle 7 Regioni italiane in cui il Distretto sanitario coincide con l’Ambito territoriale sociale.

Il ruolo del Distretto nelle Marche vede oggi come centrale la sovrapposizione con l’ambito sociale, che comporta una programmazione integrata tra componente sociale e sanitaria.

Le diverse strutturazioni dei distretti per territorio e popolazione hanno condotto quale inevitabile conseguenza allo sviluppo di diverse modalità organizzative che differenziano i distretti stessi.

VIII.3 Elementi di criticità e punti di forza

In un progetto reingegnerizzazione del Distretto tre considerazioni costituiscono la base essenziale per ogni tipo di strategia:

• il sistema territoriale deve “girare” attorno al paziente e non attorno alla organizzazione;

• l’organizzazione è flessibile e adattabile a seconda delle esigenze della popolazione di riferimento;

• la configurazione dell’intervento in un ottica di rete costituisce l’obiettivo precipuo di sviluppo del sistema territoriale.

Lo svilupparsi di queste tre tematiche costituisce il cardine per giungere alla definizione di un sistema della accoglienza territoriale che trasformi il vincolo della dispersione dei presidi e della frammentazione della erogazione in una rete capace di guidare il cittadino attraverso i servizi medesimi determinando le modalità di accoglienza sulla base di funzioni “diffuse” prima ancora che di “strutture dedicate”.

Per raggiungere tali obiettivi è necessario soffermarsi su alcuni prerequisiti fondamentali:

1. l’accesso al sistema: la porta di accesso al sistema, contrariamente a quanto attualmente in essere deve essere unica; il Distretto deve configurarsi come il contenitore logico della funzione di controllo dell’accesso. Oggi l’accesso è possibile per varie vie, la valutazione è spesso ripetuta, i benefici sono condizionati da accessi plurimi ed ancora da plurime valutazioni che frammentano l’individuo sottoponendolo spesso a peregrinazioni tra i servizi e a prestazioni ripetute;

2. la valutazione: l’Unità Valutativa Integrata (UVI), oggi UVD è una categoria logica che può declinarsi come l’orientatore dei percorsi sanitari e socio sanitari complessi. L’UVI non configura soltanto un momento clinico, ma interpreta anche la responsabilità di allocare le risorse; è l’UVI che stabilisce l’ambito di cura in cui va posizionato il caso complesso, non garantendo solo l’accesso, ma anche e soprattutto la appropriatezza tra i vari ambiti di cura, garantendo anche la continuità dell’assistenza. Rappresenta inoltre l’unica via di accesso, per i casi complessi, alla residenzialità, all’ Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), alla semiresidenzialità;

3. l’offerta in Rete: il potere di connessione del Distretto configura una rete di offerta unica;

l’insieme integrato Distretto – Ospedale – Ambito sociale diventa una struttura articolata, ma unica, di offerta.

Nel documento deliberazione n. 62 (pagine 141-144)