VIII R ETE TERRITORIALE
VIII.7 Il governo delle liste di attesa
VIII.7.4 Definizione della strategia e delle linee di intervento Piano di risanamento – investimento Piano di risanamento – investimento
Governo della produzione:
1. definizione negoziata di "protocolli d'intesa per fornitura di servizi e prestazioni" tra le diverse componenti con la specificazione del mix quali-quantitativo delle prestazioni e degli standard di qualità dei servizi;
2. monitoraggio regionale sulle risorse dedicate alle prestazioni per prevenire spostamenti delle assegnazioni e comunque garantire alle sedi maggiormente attive il necessario finanziamento;
3. immissione controllata dei professionisti nel sistema in forma singola o “associata”;
4. definizione delle priorità sulla base dei vincoli nazionali e relativi riflessi applicativi regionali puntando a garantire prioritariamente tempi di attesa non solo compatibili con gli obiettivi nazionali e regionali ma anche con tendenza complessiva alla riduzione nelle seguenti aree:
a. prestazioni diagnosi e cura per pazienti affetti da patologia neoplastica;
b. prestazioni diagnosi e cura per la patologia cardio-vascolare;
c. prestazioni diagnosi e cura per l’area materno-infantile;
d. prestazioni diagnosi e cura per l’area geriatria;
e. prestazioni specialistiche a maggior impatto;
f. garanzia diffusa delle prestazioni urgenti ed urgenti differibili.
5. utilizzo coerente nel sistema delle risorse già disponibili tramite obiettivi di budget, progetti strategici, prestazioni aggiuntive, specialistica nelle strutture private.
Le priorità riportate al punto 4 sono recepite nel programma di attuazione regionale del Piano Nazionale di Controllo dei Tempi di Attesa (PNCTA) e dovranno essere attuate nel breve periodo;
Governo della domanda
Nell’area dei tempi di attesa la domanda viene normalmente governata dal medico di medicina generale.
Rimandando al sistema dell’appropriatezza presentato nel presente piano nella sezione delle cure primarie si ribadisce come un’accurata selezione del bisogno e una sua estrinsecazione in selezione dell’offerta appropriata per tipologia prestazionale, livello erogativo e tempistica
costituisca di per sé un elemento non solo di riduzione dei tempi di attesa ma di incremento complessivo della qualità percepita del sistema.
Lo specialista quando gestisce un percorso diagnostico-terapeutico supera la prescrizione del Medico di famiglia e determina i tempi delle prestazioni. Il livello e la tipologia dei percorsi deve essere concordato con i medici di famiglia in quanto deve essere predefinito il livello di complessità e le specifiche competenze nella gestione delle patologie. L’obiettivo di sistema è quello di far partire percorsi dagli ambulatori dei medici di famiglia, sulla base dei reali bisogni espressi dagli utenti, strutturando un sistema di presa in carico del paziente ed un relativo sistema di relazioni formalizzate tra i vari livelli di cura/assistenza.
Sulla base di tale premessa risulta prioritaria una circolarità dell’informazione diffusa il più possibile al fine di consentire all’ ”induttore di percorso” la scelta ottimale e a tal scopo la struttura del centro unico di prenotazione (CUP) ha un ruolo preponderante e sostanziale.
Governo del sistema dei tempi di attesa
Sia la produzione che la domanda non possono essere gestiti in maniera separata in quanto l’incremento dell’offerta, che sembrerebbe essere la soluzione più semplice al problema dei tempi di attesa, genererebbe un mero tamponamento della situazione nel brevissimo periodo con incremento successivo della domanda, generando un insostenibile incremento dei costi senza l’incremento dell’efficacia complessiva del sistema. Pertanto, l’organizzazione delle reti cliniche e il governo dei bisogni devono costituire la base da cui determinare, con precisi vincoli di committenza, l’incremento produttivo.
D’altro verso la scelta dell’area vasta, corretta per un fattore di accessibilità individuale da parte del paziente, costituisce un bacino di utenza sufficiente a garantire gli investimenti tecnologici e la coerente “manualità” del professionista.
Tale impostazione di governo congiunto della domanda e dell’offerta si dovrà estrinsecare in una sperimentazione gestionale quale il consorzio, che, focalizzata all’obiettivo dell’ottimizzazione del trattamento al paziente, abbia un vincolo in obiettivi assegnati sia sulla domanda che sull’offerta.
L’utilizzo in forma consortile di tutte le risorse disponibili garantisce una uniformità di distribuzione delle medesime sul territorio, assicurando al contempo un’offerta più equilibrata, una ottimizzazione dell’utilizzo degli impianti fissi, una qualità professionale omogenea.
Nel sistema dell’ area specialistica ambulatoriale esiste una sostanziale copertura della domanda all’interno della Zona di residenza, mentre nell’area del ricovero ospedaliero esiste una mobilità intra ed extra regionale. A questi fenomeni vanno date soluzioni su piani diversi, richiedendo l’area di ricovero interventi strutturali e tecnologici, oltre ovviamente alla qualità del professionista, mentre nell’area delle prestazioni diagnostiche, fatte salve quelle ad “impianti fissi” (quali le radiologie) la necessità è sostanzialmente nella mobilità del professionista o nell’integrazione di personale al fine di garantire il tempo ritenuto ottimale nella programmazione.
Tale impostazione è perseguibile tramite una gestione consortile della risorsa umana e
“tecnologica” distribuita omogeneamente all’interno delle reti e tra le reti, puntando ad una azione forte sulla domanda sia tramite i medici di medicina generale che gli specialisti, ad una circolarità
dell’informazione sulla sede di erogazione della prestazione per facilitarne l’accesso, ad una offerta migliore in quantità e qualità e comunque connessa con la domanda.
Mobilità interregionale
Vanno sottoscritti accordi con le altre Regioni. Con quelle di confine sono state già percorse alcune prime esperienze rappresentate dalla stipula di accordi per contrastare ogni tipo di competizione. Rientrano in tali accordi le misure orientate a:
¾ limitare fenomeni opportunistici legati ai meccanismi di compensazione interregionale delle prestazioni;
¾ introdurre valutazioni comuni in materia di appropriatezza;
¾ definire preordinati volumi prestazionali per gli ambiti territoriali serviti in misura rilevante o addirittura preponderante da strutture extraregionali (attraverso accordi di confine).
Rapporto con privati
• ottenere il massimo di integrazione concordando linee prioritarie di attività nei diversi specifici settori;
• definizione di accordi di fornitura dettagliati per prestazioni ambulatoriali.
Modello di sviluppo sistemico
Fermo restando il vincolo del Piano Nazionale di Contenimento Tempi di Attesa (PNCTA), la produzione delle prestazioni specialistiche dovrà essere inserita nel modello di sviluppo sia dell’area ospedaliera con le relative reti cliniche che delle strutture presenti in area extraospedaliera con un preciso vincolo di programmazione congiunta e sistematica fra i due livelli.
In particolare si dovrà assicurare:
• l’inserimento del sistema delle liste di attesa nella logica del sistema a reti dell’assistenza;
• una rete delle strutture articolate in strumenti organizzativi flessibili (quali poliambulatori, strutture private accreditate, pacchetti ambulatoriali complessi);
• la logica dell’“ospedale esteso”, allargato cioè allo studio medico, ai centri diagnostici specializzati territoriali fino al domicilio del paziente, attraverso l’utilizzo delle più avanzate tecnologie innovative ed una forte integrazione sul piano organizzativo con servizi di cura e assistenza domiciliare e di gestione a distanza del paziente.
Ridisegno dei processi Reti cliniche
L’avvio alla creazione delle reti cliniche prevede il collegamento tra le sedi per lo svolgimento di attività della stessa disciplina che in base alla loro complessità vengono distribuite tra le varie sedi con una unitarietà dei modelli tecnico-professionali, l’utilizzo di equipe integrate e chiari percorsi
assistenziali. Tale modello consente una forte flessibilità organizzativa, una distribuzione dell’attività basata sulla domanda (poiché l’offerta si diffonde nella rete delle strutture sulla base della domanda e quindi va verso il paziente) e una conseguente crescita della professionalità e dell’efficienza nell’utilizzo delle professionalità.
Le modalità operative per dare attuazione al modello si basano su:
• una rilettura dei dipartimenti (necessariamente centrati verso problematiche di salute e di autentica integrazione su base di area vasta);
• l’utilizzo della sperimentazione gestionale quale strumento per offrire adeguati spazi di collaborazione fra soggetti del sistema; la sperimentazione costituisce uno strumento per superare gradualmente, attraverso processi monitorati, la rigidità del sistema e introdurre in esso, attraverso forme di collaborazione con altri soggetti, strumenti e modelli gestionali efficaci ed efficienti.
La specialistica ambulatoriale costituisce la porta di ingresso ai percorsi assistenziali e pertanto è essenziale una partecipazione degli specialisti ambulatoriali alla costruzione delle reti cliniche.
Accordi integrativi regionali
Le politiche regionali dovranno essere orientate alla costruzione di regole condivise per l’accesso alle prestazioni, volte a promuovere la cultura dell’appropriatezza clinica. A tal fine dovranno essere utilizzati gli strumenti degli Accordi Integrativi Regionali, la contrattazione regionale e locale con gli specialisti ospedalieri, il processo di budget ed i contratti di fornitura con le strutture accreditate e la collaborazione istituzionalizzata con le organizzazioni dei cittadini.
Qualificazione della funzione di committenza
È necessario procedere nel breve periodo all’attivazione di uffici/responsabili/funzione dedicati alla gestione della committenza in area vasta.