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CAROL GILLIGAN:DUE SESSI DIVERSI, DUE ETICHE CONTRAPPOSTE.

4) Il concetto di differenza femminile

Continuando le critiche, secondo Auerbach et alii108 vi sono altre lacune nel testo “In a

different voice”. Non vi è un’indagine sul rapporto fra le virtù ideali femminili di Gilligan e

la subordinazione sociale delle donne. Si può dubitare che sia possibile separare fra queste virtù ideali quelle positive da quelle negative, come se non fossero connesse le une alle altre. Non si capisce se ascoltare la voce differente significhi eliminare o perpetuare il sistema sex/gender attuale.

Non è chiaro se l’autrice attribuisca le differenze alla cultura o alla biologia. Fa riferimento spesso alla capacità riproduttiva delle donne che genera il senso della responsabilità e l’attitudine alla cura, e non menziona cambiamenti di ruoli genitoriali concernenti la cura. Fa semplicemente un appello affinché sia dia spazio alla differenza.

Il testo “In a different voice” sostengono le autrici, vuole rivalutare caratteristiche morali femminili, ed è proprio il modo in cui le virtù sono celebrate che apre la strada a diverse interpretazioni ed applicazioni. Se per alcune femministe le virtù femminili sono le uniche che possono garantire relazioni umane e preservare il mondo, esperti di management vedono nell’inclusione di questi valori un modo per aumentare il profitto e la produttività. Le capacità relazionali e contestuali, tipicamente femminili, sono indicate come le uniche qualità dei manager che possono aumentare la produttività dei lavoratori. Quindi la partecipazione delle donne nelle aziende, può garantire un capitalismo dal volto amichevole. L’applicazione delle teorie di Gilligan nel business, lungi dal garantire la parità di genere nelle organizzazioni, servirebbe per legittimarne la gerarchia, che vede gli uomini coprire ruoli dirigenziali. Date le capacità relazionali delle donne, queste sarebbero le migliori

107 Ibidem

candidate per attività di management di livello medio, che richiedono personale di supervisione in contatto con i lavoratori. Ma gli uomini resterebbero i candidati preferenziali per attività di alto management, in cui è richiesta molta autonomia, pertanto rimarrebbero nei ruoli dirigenziali109.

Un’altra autrice che mette in evidenza le ambiguità dell’utilizzo della categoria di differenza

femminile è Kerber, nell’articolo del Signs: “Some cautionary words for Histornians”110.

Nelle tesi di Gilligan, nota Kerber, risuona l’antica tradizione della cultura occidentale che assegna agli uomini la ragione e alle donne il sentimento, che risale al mondo classico greco, in cui gli uomini realizzano al meglio le loro attitudini nella sfera pubblica, e le donne nella sfera domestica. Una tradizione secolare fa sì che il processo di socializzazione perpetui il monopolio maschile nel potere pubblico e releghi le donne nel privato111.

Una versione più recente del dualismo maschile/femminile si riscontra nella teoria delle sfere separate, in auge nel Diciannovesimo secolo e agli inizi del Ventesimo. Secondo il culto della “vera femminilità” il posto appropriato per le donne è la casa, e le virtù appropriate sono la domesticità, la pietà, la purezza, la sottomissione. Le donne si realizzano attraverso la cura dei familiari e attraverso la relativa rete di relazioni.

Vi è un acceso dibattito fra gli storici sugli effetti della nozione di “sfera femminile” sulla condizione della donna, alcuni ritengono che evidenziasse la loro forza, altri che era limitante e costrittiva. Gilligan, sebbene non entri esplicitamente in tale dibattito, sostiene che le donne definiscono la propria identità attraverso la cura e l’intimità con gli altri, argomentazioni che venivano usate per difendere la sfera separata femminile nel Diciannovesimo secolo. Tali attitudini, oltretutto non sono connesse dall’autrice alla socializzazione, bensì allo sviluppo psicologico particolare delle donne.

Gilligan reifica la separazione delle sfere, e quindi giunge ad asserzioni semplicistiche, che celebrano la cultura delle donne, senza in alcun modo contestualizzarla nelle dinamiche

109 Ivi, pp. 157-161

110 Linda K. Kerber, “Some cautionary words for Historians”, in Linda K. Kerber et alii, “Viewpoint….cit.”, pp 309-

310

Linda K. Kerber insegna Gender and Legal History presso il Dipartimento di Storia, Università dell’Iowa. È autrice di (coautrice) Jane Sherronde Hart, Womens America: recofusing the past, Oxford University Press, Oxford 1982; Toward

an intellectual history of women: essays, University of North California Press, Chapel hill 1997; No costiutional right to be ladies: women and the obligations to citizenship, Hill and Wang, New York 1998.

sociali e storiche di cui è parte, e ignorando gli effetti limitativi e costrittivi dei valori di tale cultura sulla vita delle donne112.

Secondo Kerber in “In a different voice” si enfatizza la dimensione biologica del comportamento delle donne, facendo intendere che essere portate alla cura è sia scritto nella natura, sia una buona tendenza.

Non si capisce come bisogna comportarsi nei casi in cui le donne mettono al centro della vita come gli uomini il proprio interesse e la propria gratificazione. Ci si chiede se sia il caso di fare appello al ritorno dell’angelo del focolare. E di fronte alla celebrazione dell’altruismo e dell’etica della cura femminile, ci si domanda allora come si debba interpretare il coinvolgimento delle donne tedesche nelle leggi razziali e nell’eugenetica durante il Nazismo.

Secondo Kerber le differenze nelle scelte morali dei ragazzi rispetto a quelle delle ragazze sono basate non su differenze biologiche, ma sulla diversa socializzazione dei due sessi che una cultura fondata ancora sulla divisione sessuale del lavoro propugna. La nostra cultura che ascrive determinate abilità sociali agli uomini e altre alle donne serve alla società patriarcale che esclude le donne da alcuni ruoli e rende più facile perpetuare l’egemonia maschile113.

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