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L’ opposizione dell’etica della responsabilità e dell’etica dei diritti.

CAROL GILLIGAN:DUE SESSI DIVERSI, DUE ETICHE CONTRAPPOSTE.

6) L’ opposizione dell’etica della responsabilità e dell’etica dei diritti.

Uno dei critici della teoria dello sviluppo morale di Gilligan è John M. Broughton, autore di un articolo apparso nel 1983, sulla rivista scientifica Social Resarch, non a caso intitolato: “Women’s rationality and men’s virtues: a critique of gender dualism in Gilligan’s theory

of moral development”154.

Innanzitutto Broughton individua in Gilligan una visione ginocentrica, secondo cui la natura umana non è unica, ma doppia, essendovi per l’autrice una visione del mondo e dell’essere tipicamente femminile, e una visione del mondo e dell’essere tipicamente maschile.

Gli stadi dello sviluppo morale proposti da Gilligan rappresentano l’emergere progressivo di qualità affettive, quali l’empatia, la cura, la responsabilità e la non violenza, che portano a

153 Ivi, pp. 511-513

154 John Broughton, “Women’s rationality and men’s virtues: a critique of gender dualism in Gilligan’s theory of moral

development”, Social Research, v.50, n.3, Autunno 1983, pp. 597-642

John Broughton è Professore Associato di Psicologia ed Educazione al Teacher College, Columbia University. É autore di : (coautore) D. John Freeman-Moir, The cognitive- devolpmental psychology of James Mark Baldwin: current theory

non lasciare nessuno solo e a non far soffrire nessuno. Tale tesi, secondo Broughton, parte dal presupposto che possedere una sensibilità olistica, che si concentra su tutto il contesto, sulle relazioni interpersonali nel loro complesso, sia una qualità positiva che le donne hanno. Tale virtù è per Gilligan superiore alla capacità di analizzare le cose, pezzo per pezzo, elemento per elemento, ed è connessa ad un metodo esperenziale, piuttosto che logico e astratto. In Gilligan soltanto le donne che hanno tali qualità morali si può dire che raggiungano un pieno sviluppo come donne.

È chiaro che il ragionamento maschile per Gilligan, con il suo individualismo e la sua astrattezza, non è in grado di rendere giustizia alla complessità dei problemi morali, e di avere una visione aderente alla realtà in cui le persone sono al centro di una fitta trama di relazioni, piuttosto che isolate le une dalle altre.

Gilligan definisce la moralità dell’uomo strumentale e quella della donna espressiva, ricalcando così tesi espresse da Parsons155.

Broughton, dopo aver individuato i giudizi di valore dai quali Gilligan parte, e che sono antecedenti alla ricerca stessa, mette in evidenza come l’autrice accentui volontariamente la differenza fra il suo modello di sviluppo morale e quello di Kohlberg, con l’intento di dimostrare che i due modelli se ben analizzati risultano simili.

Il primo livello di Gilligan, della sopravvivenza e dell’egoismo, non è molto differente dal primo livello di Kohlberg della moralità preconvenzionale, in cui si dà spazio solo al bisogno individuale. Il secondo livello di Gilligan della responsabilità, in cui sorge il desiderio di aiutare gli altri anche sacrificando se stessi, non è molto diverso dal secondo livello di Kohlberg della morale convenzionale, che include sia assumere ruoli socialmente accettati, sia preoccuparsi di amare e prendersi cura dell’altro. Persino il terzo livello dell’autrice, di cui ci si aspetterebbe una differenza radicale, è molto similare al livello postconvenzionale di Kohlberg. I due livelli sono molto simili, sebbene Gilligan tenda a farli apparire opposti, mettendo in antitesi la centralità che nelle donne ha la responsabilità, con la centralità che negli uomini hanno le regole, i diritti e i principi.

Broughton avanza varie critiche alla concettualizzazione di questa diversità di modelli. In primo luogo, per Kohlberg le regole sono distinte dai diritti e non la stessa cosa, come invece vorrebbe far apparire l’autrice, dato che chi ragiona in maniera convenzionale fa

155. Talcott Parsons ( Colorado Springs, Colorado 1902 – Monaco di Baviera 1979) cit. in. Ivi, pp. 600-603, sociologo

statunitense struttural-funzionalista, le cui opere più importanti sono Il sistema sociale (1951); I sistemi sociali e

riferimento alle regole, chi invece ragiona in maniera postconvenzionale fa riferimento ai diritti. Secondo, i diritti e i corrispettivi doveri, non sono astratti e decontestualizzati. In giurisprudenza il giudizio è una decisione complessa che riguarda l’applicazione di nozioni generali di diritti a situazioni concrete e particolari. Terzo, Gilligan sostiene che la moralità dei diritti differisce dalla moralità della responsabilità perché la prima ha come cardine la separazione e non la connessione, in quanto considera primario l’individuo e non la relazione. Ma in realtà i diritti e i doveri riguardano precisamente le relazioni sociali, e ad ogni diritto è connesso un dovere proprio per questo. Quarto, i diritti e i doveri non sono assoluti, e anche in Kohlberg si fa sempre riferimento o all’utilità sociale o al consenso sociale. Dato che diritti e doveri non sono assoluti, la flessibilità e la relatività delle virtù di Gilligan non sono un’ esclusiva dell’etica della responsabilità. Anche per Gilligan ci sono poi dei canoni per definire la moralità, come il non dovere fare male agli altri, l’empatia e la non-violenza, di modo che se diventassero scelte opzionali, dipendenti solo dal contesto, le donne metterebbero in atto un comportamento immorale e smetterebbero di essere donne. Quinto, Gilligan confonde i diritti con regole assolute e prefissate, quindi confonde la morale convenzionale con la morale postconvenzionale. Questo può spiegare perché definisce virtù femminili qualità tradizionalmente o convenzionalmente attribuite alle donne, e perché lo sviluppo morale femminile si conformi gradualmente a norme stereotipate. Inoltre, è chiaro che nella moralità postconvenzionale di Kohlberg ci sia una distinzione fra sistema legale e moralità, dato che un sistema legale può essere o meno legittimo seguendo i principi morali. Infine, l’ultimo livello di Kohlberg include la responsabilità e la non violenza, in linea con la concezione di obblighi morali universali156.

Gilligan non sembra essere molto interessata al cambiamento sociale, visto che desidera legare le donne ancora più a fondo agli aspetti personali, domestici e non pagati della cura. Ed è questa privatizzazione degli aspetti della cura, che porta Gilligan a separare la cura dalla giustizia, non comprendendo che se la giustizia richiede l’astrazione, è perché è intesa come la forma astratta della cura, dal momento in cui prevede che si rispetti l’altro e si è responsabili dell’altro, anche quando non lo si conosce e non lo si conoscerà mai. Quindi Gilligan non contempla il rispetto dell’altro, estraneo al legame dell’amicizia, della famiglia o dell’amore di coppia, quindi dell’altro inteso come cittadino, o come essere umano157.

156 Ivi, pp. 609-612 157 Ivi, pp. 613-616

La liberazione della donna da condizioni oppressive non è necessaria a far raggiungere loro il pieno sviluppo morale, ma in un certo senso la donna di Gilligan è doppiamente libera, in primo luogo perché sovverte il predominio della razionalità maschile costruendo una visione differente del mondo, e in secondo luogo in questa visione del mondo non esiste il dominio. Vale a dire, secondo Gilligan la donna non necessita di alcuna forma di lotta o di resistenza perché non è oppressa158.

Le differenze nello sviluppo morale degli uomini e delle donne, al contrario, sono spiegate da Kohlberg facendo riferimento alle differenze di aspettative sociali sui ruoli femminili e maschili: alle donne sono offerte meno possibilità di assumere ruoli di responsabilità e dirigenziali rispetto agli uomini.

Gilligan, fa notare Broughton, sostituisce all’etica di Kohlberg imperniata sui diritti e sugli obblighi di una società giusta, un’etica fondata sulle virtù personali, che descrive le qualità ideali della persona e della vita orientata al bene.

Vi è inoltre una fusione fra sviluppo morale e sviluppo dell’identità di genere, di modo tale che il genere diviene un problema morale, in cui la femminilità acquisisce uno status morale specifico. Secondo l’opera di Gilligan non si può divenire donna, a meno che non si sviluppi un’etica specifica, orientata alle virtù, piuttosto che alla giustizia. Dato che per raggiungere la maturità femminile bisogna arrivare al terzo stadio in cui si sviluppa la nozione di cura responsabile, si deduce che alcune persone di sesso femminile per Gilligan non divengono pienamente donne159.

La differenza fra le donne di Gilligan che sono concrete e agiscono in base all’esperienza e gli uomini che sono invece astratti e agiscono in base a principi, è molto simile alla differenza di Aristotele che vedeva nelle prime la materia e nei secondi la forma.

Broughton ritiene che il tentativo di rivalutare le nozioni di concretezza, azione, praticità, esperienza porta l’autrice ad un grossolano romanticismo che rifiuta in maniera acritica il razionalismo, oltretutto contraddicendosi, perché ne utilizza alcuni principi, come la non contraddizione. Il tentativo di femminilizzare il logocentrismo di Gilligan non è in alcun modo femminista, infatti il suo pensiero si basa sui presupposti dicotomici delle teorie logocentriche –astratto vs. concreto; pensiero vs. azione; teoria vs. esperienza; ragione vs. sentimento; ecc…- si riconferma la divisione del lavoro e si preclude la possibilità di una

158 Ivi, p. 616 159 Ivi, pp. 622-624

trasformazione radicale. Il dualismo irriducibile solo apparentemente libera dal monismo maschile160.

Nel sostituire all’etica razionale dei diritti e degli obblighi la scelta concreta basata sulla sensibilità interpersonale e contestuale, Gilligan confonde il morale con il sociale ed entrambi con la praticità. I dilemmi morali divengono null’altro che problemi fattuali, il prescrittivo diviene il descrittivo, ciò che deve essere, si riduce a ciò che è.

Gilligan chiede ai soggetti esaminati soltanto ciò che pensano di sé stessi, ed accetta ciò che dicono come un dato reale, pertanto non distingue fra conoscenza e immaginazione, fatto e fantasia, percezione del reale e reale. La soggettività e l’oggettività divengono la stessa cosa, il sé e la percezione del sé, identici. Se i soggetti intervistati si definiscono empatici, non violenti, orientati alla cura, è come se ci fossero prove che lo siano. Per Gilligan è sufficiente che nel dialogo si faccia riferimento a queste qualità, tanto che si potrebbe affermare che lo sviluppo morale si raggiunge se si riesce a utilizzare un certo tipo di linguaggio durante il dialogo161.

In conclusione, Broughton sostiene che la visione di Gilligan non prevede resistenza ai ruoli tradizionali su ciò che le donne sono e su quale sia il loro posto nel mondo. Non vi è modo di indagare sulla mistificazione culturale della femminilità, e le donne non hanno né il desiderio né ragioni per emanciparsi. A queste è invece offerta la possibilità di accettare la propria natura, di adeguarsi al proprio posto nel sociale e di sentirsi a proprio agio in virtù della differenza.

La visione di Gilligan essenzializza il genere, lo rimuove dal contesto di relazioni, dei discorsi, delle culture, della struttura sociale e dei processi di formazione storica, e in tutto ciò è un pensiero estremamente fallocentrico162.

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