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Condizioni di esercizio dell’azione di responsabilità. Sanzioni

Le previsioni contenute nel terzo e quarto comma, dell’art. 813-ter, c.p.c., sono

poste allo scopo di disciplinare l’esercizio dell’azione di responsabilità, in modo tale

che questa non possa essere utilizzata per finalità distorte o strumentali, quali ingiuste

tecniche di pressione nei confronti degli arbitri

393

.

Da tali premesse, deriva la previsione secondo la quale solo un’azione basata

sull’intervenuta decadenza dell’arbitro o sulla rinuncia ritenuta priva di giustificato

motivo può essere proposta in pendenza del giudizio arbitrale

394

. La motivazione sottesa

a tale disciplina è evidente: l’arbitro è, in ogni caso, già fuori dalla procedura, quindi

l’azione non incide sul suo giudizio

395

.

In tutti gli altri casi, l’azione di responsabilità può essere proposta solo dopo

l’intervenuto accoglimento dell’impugnazione e solo per i motivi per cui

391 Sul punto v. le brillanti riflessioni di M. PESCATORE, La logica del diritto, I, Torino, 1863, p. 48: “La forma del diritto è un regola certa: la sua ragione è quel processo logico, che pone un principio e ne deduce le conseguenze”.

392 S. MARULLO di CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, cit., p. 205.

393

P. L. NELA, Le recenti riforme del processo civile, commentario diretto da Chiarloni, cit., p. 1687, secondo il quale, la limitazione di cui all’art. 813-ter c.p.c. “si giustifica con l’esigenza di evitare condizionamenti agli arbitri, di qualunque natura ed origine”; C. GIOVANNUCCI ORLANDI,

Accettazione e obblighi degli arbitri, in CARPI, (a cura di), Arbitrato. Commento al titolo VIII del libro IV del codice di procedura civile – artt. 806-840, cit., p. 270; G. BOZZI, Codice di procedura civile ipertestuale (Commentario con banca dati di giurisprudenza e legislazione), prima ristampa a cura di

Comoglio e Vaccarella, Torino, 2006, p. 3046.

394 Così C. GIOVANNUCCI ORLANDI, Accettazione e obblighi degli arbitri, in CARPI, (a cura di),

Arbitrato. Commento al titolo VIII del libro IV del codice di procedura civile – artt. 806-840, cit., p. 270.

395 P. L. NELA, Le recenti riforme del processo civile, commentario diretto da Chiarloni, cit., p. 1687, l’autore precisa che “l’esclusione del caso previsto dal primo comma, n.1, pensato con riferimento all’arbitro decaduto o rinunciatario, risale al fatto che in questo caso l’arbitro contro cui l’azione di responsabilità è proposta ha cessato l’ufficio, e quindi l’azione non interferisce nel suo giudizio”.

Struttura del contratto di arbitrato: il rapporto parti-arbitri

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l’impugnazione è stata accolta

396

. In altri termini, perché possa sorgere questione sulla

responsabilità occorre che il lodo sia stato impugnato con successo, per quelle stesse

ragioni che fondano l’asserita responsabilità degli arbitri

397

. E’ necessario, altresì, che la

sentenza sia anche passata in giudicato

398

.

Con riferimento all’entità del risarcimento, il legislatore si è preoccupato di

individuare dei limiti entro i quali gli arbitri possono essere condannati, qualora la

violazione non si basasse sul dolo

399

. Si ritiene che tale previsione sia dovuta al fatto

che, al contrario di quanto avviene per i magistrati, per i quali è lo Stato a rispondere

della condanna, qui l’arbitro ne risponde personalmente

400

.

In caso di dolo, quindi, l’arbitro responsabile sarà in ogni caso tenuto a risarcire

il danno per intero, mentre nel caso di colpa grave il tetto massimo fissato è quello pari

al triplo del compenso convenuto o previsto dalla tariffa applicabile

401

.

Il sesto comma dell’art. 813-ter c.p.c. stabilisce che qualora venga accertata la

responsabilità dell’arbitro, il corrispettivo e il rimborso delle spese non gli sono dovuti

per intero o in proporzione alla eventuale dichiarata nullità parziale del lodo

402

. La

generalizzazione di tale principio a tutte le ipotesi di responsabilità suscita nuovamente

perplessità in chi, già prima della riforma, riteneva che il compenso “non è subordinato

alla sorte del giudizio di impugnazione e va corrisposto come mero corrispettivo per

396 C. GIOVANNUCCI ORLANDI, Accettazione e obblighi degli arbitri, in CARPI, (a cura di),

Arbitrato. Commento al titolo VIII del libro IV del codice di procedura civile – artt. 806-840, cit., p. 270.

397

P. L. NELA, Le recenti riforme del processo civile, commentario diretto da Chiarloni, cit., p. 1687.

398 Cfr. sul punto le perplessità manifestate da G. VERDE, Lineamenti di diritto dell’arbitrato, cit., p. 81, secondo il quale: “La ratio della disposizione è quella di evitare che, pendente l’impugnazione arbitrale, se ne possa compromettere l’iter, mettendo sotto processo l’arbitro o gli arbitri (espediente a cui la parte potrebbe fare ricorso quante volte avesse sentore che l’esito del giudizio potrebbe non esserle favorevole). Ma ciò giustifica che si attenda la conclusione del procedimento, non che si aspetti il passaggio in giudicato della decisione sulla impugnazione per nullità. Questa parte della disposizione si giustificherebbe se la norma fosse da intendere nel senso che la nullità del lodo non è in sé e per sé causativa di danno quando comunque i giudici statali hanno potuto decidere il merito della controversia, così correggendo gli errori degli arbitri”.

399 AA. VV., Dell’arbitrato, in Codice di procedura civile commentato, commentario diretto da Consolo, Milano, 2010, p. 1748.

400

A. BRIGUGLIO, La responsabilità dell’arbitro al bivio fra responsabilità professionale e

responsabilità del giudice, cit., p. 59.

401 AA. VV., Dell’arbitrato, in Codice di procedura civile commentato, commentario diretto da Consolo, cit., p. 1748; C. GIOVANNUCCI ORLANDI, Accettazione e obblighi degli arbitri, in CARPI, (a cura di), Arbitrato. Commento al titolo VIII del libro IV del codice di procedura civile – artt. 806-840, cit., p. 270; F. P. LUISO, Diritto processuale civile, IV edizione, IV, Milano, 2007, p. 392, F. AULETTA,

Arbitri e responsabilità civile, cit., p. 757.

402 AA. VV., Arbitrato, ADR, conciliazione, diretto da M. RUBINO SAMMARTANO, Bologna, 2009, p. 784; P. L. NELA, Le recenti riforme del processo civile, commentario diretto da Chiarloni, cit., p. 1689.

Struttura del contratto di arbitrato: il rapporto parti-arbitri

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l’opera svolta”

403

; il diritto al rimborso delle spese ed all’onorario, pertanto,

sussisterebbe a prescindere dall’esito delle impugnazioni e la responsabilità dell’arbitro

potrebbe, al più portare a compensazioni

404

.

In ogni caso, ad eccezione delle ipotesi in cui l’azione sia stata esercitata in

pendenza del giudizio arbitrale, è verosimile che pagamento e rimborsi siano già

avvenuti prima dell’annullamento del lodo: la parte dovrà quindi chiedere al giudice

della responsabilità la condanna dell’arbitro anche alla restituzione di quanto

percepito

405

.

403

G. VERDE, Diritto dell’arbitrato, cit., p. 142.

404 G. VERDE, Lineamenti di diritto dell’arbitrato, cit., p. 82, l’autore precisa che: “Non bisogna, poi, confondere il problema della responsabilità con quello del diritto al compenso. Secondo l’art. 814 gli arbitri hanno diritto al rimborso delle spese e all’onorario “per l’opera prestata”, e quindi indipendentemente dall’esito delle impugnazioni proposte avverso il lodo. Piuttosto, una prestazione professionalmente non corretta può essere valutata ai fini della quantificazione dei compensi e, quando ci sia responsabilità degli arbitri, può portare a compensazioni”.

405 G. RAMPAZZI, in AA. VV., Commentario al codice di procedura civile, diretto da CARPI-TARUFFO, Padova, 2009, p. 2528.

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Sezione III

SOMMARIO: 1. I diritti degli arbitri: spese ed onorari. – 2. L’anticipazione delle spese. – 3. La liquidazione

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