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conserva anche la lezione fol sagramen di P 5 (testimone in questo contesto affine al gruppo Av , cfr 3.4.2) Un altro esempio notevole, di analoga natura, s

LXVIII 121. Tempransa a .iii. uficis car hom que a en si aquesta vertut no n vol

ni es cobezes de far neguna causa

Av, nel passaggio da un rigo a un altro, perde vol ni e legge, pertanto aquesta vertut non es cobezes. La corrispondenza di P9 con gli altri codici nel conservare anche il verbo voler (che si legge a testo) difficilmente si imputerà a una libera iniziativa del copista dal momento che la lettura di Av, di per sé, regge anche da sola e necessita patentemente di una revisione.

Ancora, a supporto dell’ipotesi che P9 non dipenda da Av si può allegare il caso della lettura di un passo corrispondente al § 64. del capitolo 22 (si rimanda alla nota relativa per più precise indicazioni su ulteriori problematicità della lezione):

Av P9

ley es dicha. Car lia totas la autras leys liant. Mas aquista deslia totas autras leys <int: car> cargant et estrenhon mas aquisti larga e descarga et allevia.

Ley es dicha car lia totas las autras leys liant. Mas aquesta deslia. Totas las autras leys cargan et estrenhon. Mas aquisti larga e descarga et allevia

La scansione precisata nel testimone di Av fraintende l’andamento del periodo: le ragioni della difficoltà interpretativa saranno da ricondurre in parte alla natura reiterativa del passo (caratterizzato da una particolare insistenza sulle stesse parole e sui legami tra di esse), in parte alla coincidenza del passaggio da una colonna a un’altra della carta (45r) dell’avignonese in corrispondenza del verbo

deslia. Pur presupponendo che il copista di P9 possa aver in qualche modo recepito l’aporia – forse indotto dall’integrazione della congiunzione car apposta in Av dalla stessa mano del copista, per quanto un analogo atteggiamento reattivo non sia mai altrimenti manifestato –, il fatto che la sua interpretazione coincida puntualmente con quella degli altri codici, anche nella lettura cargan (e non cargant, forma estremamente perturbante nella morfosintassi di questa lettura di Av) è quantomeno sospetto.

Un ultimo indizio al § 272 del capitolo 28 : que non y deu ren celar ni palliar

ni si defendre. Alla lezione evidenziata in grassetto corrisponde in Av il verbo baylar, chiaramente erroneo in relazione al contesto e completamente isolato nella

tradizione: P9 infatti si accorda agli altri testimoni nel conservare il verbo palliar corrispondente al pallier dell’ipotesto – fanno eccezione di B7 P7, che conservano la variante divergente amagar.

La dipendenza da un modello comune, ritenuta l’ipotesi di maggior cautela in assenza di eventuali e più stringenti riscontri (e, soprattutto, di una traccia materiale che orienti con sicurezza nella dimostrazione di un potenziale legame diretto), permette di tenere insieme le varie peculiarità della coppia di codici reciprocamente implicati e, sulla base di queste, di approssimarsi in maniera

LXIX ravvicinata alla configurazione dal modello comune a1.159 La posizione di questo

modello nello schema tracciato in apertura al capitolo 3.2 non tiene conto della presenza, dimostrabile e certa, di almeno un codex interpositus che lo separa dall’archetipo (ω). Si veda dunque il paragrafo § 116 del capitolo 8, dedicato al trattato sull’avarizia (il contesto è ridotto in funzione della citazione, come indicato dai puntini racchiusi tra parentesi tonde):

114.] § Li quart discipol d’aquesta escola son fals avocatz, que sostenon e recebon a lur encient cauzas e playtz contra dreg (…) o per negligencia, que son negligens en menar las cauzas, o per victoria que si

donan gran vanagloria, car sabon prevertir lo dreg, o car sabon esser

maystre de tot barat e de tota tricharia e de tot aveniment e d’aquels mals si glorifican e son veray filh del dyable e vayssels de mot orreza cobezeza Si interpreta così il passo evidenziato dal grassetto:

i falsi avvocati… si vantano perché riescono a distorcere il giusto, non a

raddrizzarlo.

La lezione di Av P9 dreysar los dregz o torser non solo attesta una variante singolare nella tradizione (dreysar contro pervertir) ma accosta ad essa un o torser, ancora un’altra alternativa del verbo (pervertir, dreysar, torser): in considerazione del contesto, l’aggiunta sembra una correzione al verbo dreysar, che, in effetti, si può a pieno titolo ritenere errato. In questi termini, la lezione (ovvero la correzione), condivisa sia da Av che da P9, dato un modello condiviso (a1), è da collocare quantomeno all’altezza di quest’ultimo. Il luogo permette, dunque, di ipotizzare con un certo margine di sicurezza che a1 abbia almeno un antecedente a separarlo

dall’archetipo e che, pertanto, a un focus più ravvicinato solo sulla coppia Av P9, irrilevante in una rappresentazione estesa a tutta la tradizione, si possa così congetturare e schematizzare la storia di trasmissione che arriva fino agli esemplari conservati:

Figura 3

159 Il quadro esposto richiama molto da vicino quanto concluso, nella sistematizzazione avalliana della tradizione lirica trobadorica, in merito alla presenza di coppie di “codici gemelli”. Particolarmente utili a un confronto con il nostro caso sono le seguenti considerazioni: «La caratteristica, come si vede, di queste costellazioni è che i manoscritti in esse rappresentati vanno sempre a due a due. Il fatto è indubbiamente curioso e non ha trovato ancora spiegazione soddisfacente. (…) Comunque sia, quello che a noi preme di mettere in rilievo qui è che la costante “dicotomia” dei piani bassi non possa più imputarsi nel nostro caso, come pensava il Bédier, a difetto o vizio del “metodo” lachmanniano, ma vada considerata se non altro un semplice dato di fatto, connaturato come è ad una buona metà di quella tradizione (…)» (Avalle 1992, pp. 74-75).

LXX Le caratteristiche testuali di a1, descritte dalla coppia Av P9, saranno di volta in volta valutate a fronte del resto della tradizione. Eppure, è possibile approssimarsi ancora di più nella ricostruzione della fisionomia di questo esemplare non conservato. Come si è anticipato, tra la fine del capitolo 8 e in parte del capitolo 9, almeno fino al paragrafo § 113, il rapporto tra i due codici risulta significativamente alterato; il dato è inoltre di rilievo sia nell’ottica di includere, come si è fatto, P9

nella recensio, in qualità di gemello di Av, sia, conseguentemente, per riconoscerne e gestirne il valore in termini stemmatici.

Si riscontra un’inusuale e non altrimenti verificata vicinanza della lezione di P9

con il testo conservato in Bc che, come si vedrà più avanti si accorda, in questa parte del testo, con un altro gruppo (B7 P7 V), identificando un ramo della tradizione sicuramente separato da Av.

Ammettendo valida l’affinità reciproca di Av e P9, riscontrata sulla congiunzione in errore almeno fino al § 108. (cfr. § 108 ensenha Avaricia) si riscontra l’accordo tra P9 e Bc nei seguenti casi, per quanto concerne il capitolo 8 (se non altrimenti indicato, il testo che precede la parentesi quadra corrisponde ad

Av, seguito dalla sigla di un codice in eventuale accordo; si mettono tra parentesi

quadre le sigle dei codici che, eventualmente, concordano con Bc P9) § 214. que aquel que joga dona als autres] que dona ad autres Bc P9; que l’esgardan entorn P5] que esgardan aquel que juoga Bc P9; § 215. deuria hom] degra Bc P9;

§ 217. fa jugar l’autre] fa endurre l’autre a jugar Bc P9 [B7 P7 V] per forsa P5] om. Bc P9 [B7 P7 V]

§ 220. Motas ni a d’autras mays P5] Motas en hi poiria hom assignar d’autras mas Bc P9 [B7 P7 V]

§ 221. aquest libres es fatz plus per los laix que per los clergues que sabon las Escripturas P5] om. Bc P9 [B7 P7 V]

§ 419. Los mandamens que fa diable ad home avar (rubrica) Bc P9] om. Av (in questo caso il testo della rubrica è integrato a testo in P5);

§ 419. a .i. diable P5] el ha .i. diable son prince en enfern om. Bc P9 [B7 P7 V] l’apella P5] lo nomna om. Bc P9 [B7 P7 V]

§ 448. maniar P5] m. et d’autras messions om. Bc P9 [B7 P7 V]

Per il capitolo 9. si vedano almeno:

§ 26. jassia ayso que non y sia le consentimens o pot esser perilh de peccat mortal] om.

Bc P9;

§ 30. de far mal ni peccar amb els] de peccar ni de far mal so dizon amb els Bc, de peccar ni de far mal so dizon P9;

§ 45. que per ucayzon d’ellas] que per ellas Bc P9; § 113. cant Dieu] quant formens Dieus Bc P9; § 112 l’uns de l’autre] l’un am l’autre Bc P9;

LXXI In errore:

§ 97. e per autres malautes que V] et per autras malautias Bc P7 P9; e per altres malalties que B7

Alcune discrepanze interne ad Av P9, insolite nella loro frequenza, anticipano il fenomeno qui illustrato; oltre al caso di integrazione di una glossa in funzione correttiva, registrata a testo in entrambi i codici (ovvero il caso del capitolo 8 paragrafo § 116, per cui cfr. supra), si vedano anche, sempre nello stesso capitolo 8:

§ 112. e fan tant esmendar] e fan tant de mals que res non o poyria esmendar

P9;

§ 114. e per los dons e per los servizis que en prenon o per prex de grans homes, don en pensan gauzir] tort e del tort dreg P9 [<sic> da contra dreg a e e fan

perdre];

Pur non pervenendo a formulare un’ipotesi sicura sulle ragioni alla base del fenomeno perturbativo riscontrato – in assenza, ad esempio, di un comprovato danno materiale in uno dei due testimoni– rimane il dato di fatto i due testi chiaramente divergono: nell’ottica dei rapporti tra i due, ovvero della possibilità di definire P9 come exemplar descriptus di Av, va quantomeno rilevato, pur se non determinante nell’accertamento di questa particolare condizione, Av non presenta alterazioni in corrispondenza della zona che si ritiene contaminata in P9. Non sono date, dunque, considerazioni da un punto di vista codicologico né di mise en page che possano spiegare le ragioni di questa divergenza.

A partire dal § 113. del capitolo 9, il fatto si fa meno stringente e il fenomeno non trova più riscontro e il testo di P9 torna a coincidere con quello di Av.

Da un punto di vista testuale, si può escludere che il problema coinvolga l’intera tradizione nella misura in cui non si danno significative alterazioni nelle rispettive tendenze degli altri testimoni né negli accordi che definiscono i gruppi.

In conclusione, è possibile che la genesi della divergenza sia attribuibile a un’alterazione almeno all’altezza di a1 e che, dunque, i due codici rispondano indipendentemente a un problema condiviso.

Il gruppo manifesta un problema comune al capitolo 19 per cui si rimanda al capitolo dedicato (cfr. 3.4.3), in quanto non descrive alterazioni interne al rapporto tra i due codici.

LXXII Tavola degli errori comuni (Tav. 1.):

GRUPPO CAP. PAR. INNOVAZIONE LEZIONE

Av P9

2.

§ 24. juiatz e mort juiat a tort

4.

§ 408. e deroca los roures e derroca las tors

§ 650. son plens d’orres demonis son plen d’osses de mors § 674. que non fay la yra de Dieu que non dezira plazer a Dieu 16.

§ 4. Roda Fortuna Donna Fortuna

19.

§ 83. aytal nobleza aytal proeza

§ 173. mas que es liada en fatz homes

que son fort de lur sen mas que es liada en enfans es en homes que son foras de lur senz § 204. aysi com fa le gagiers la hora de

sa paga aissi com fa logadier la hora de sa paga 22.

§ 35. § D’aquest albre foron .iiii. preciozas licors

§ La gomma d’aquest albre foron .iiij. liquors

24.

§ 36. car Dieus non los dona que non

li doni car dieus no los dona ad home que non li dona § 38. et aquist don nos remanran e si

demostraran a nos et aquestz dons nos remanran e demoraran am nos. § 69. li .vii. son plus autz Los uns son plus aultz

26.

§ 25. don nos deven tot cant avem en cor et arma

don nos ven tot cant nos avem de ben P9

don nos tenem tot cant auem e cors et arma

§ 50. lo sagrament d’ira longament ira

§ 84. la carn en terra la carn tenra

§ 108. § Aysi fenis le tractat d’umilitat Aisi fenis lo tractat de benignetat e d’amistat debonaire

28.

§ 51. d’aquesta humilitat (rubrica) d’aquesta vertut § 152. car sol per erguelh era sol per erguelh

LXXIII

3.2.2. B

7

P

7

V (> b

0

)

In prima analisi, l’accordo di questi tre testimoni, stabile e ricorrente ai piani bassi, è dimostrato empiricamente sul riscontro degli errori accolti nella relativa tavola di seguito allegata (Tav. 2). Agli importanti dati testuali che permettono di definire le dinamiche del gruppo e di gerarchizzarne i rapporti interni, andranno premesse e richiamate affinità di altra natura che impostano un confronto serrato tra realtà testuale e realtà fattiva, che dimostra e imposta a sua volta una connessione tra le regioni orientali dell’Occitania, il confine segnato dal Rodano tra Linguadoca e Provenza propriamente detta e la Catalogna, dove si colloca con sicurezza almeno il testimone B7.

Da un punto di vista generale, la particolare patina linguistica che connota ciascuno dei tre codici individua un ramo che può dirsi, a tutti gli effetti, occidentale rispetto al dominio d’oc (cfr. 5.5): il fatto, di per sé, non solo si pone sullo sfondo del più ampio quadro di scambi diffusamente registrati nel corso del XIV secolo, in entrambe le direzioni, tra le due regioni confinanti ma lo specifica da una prospettiva marcatamente ravvicinata e privilegiata, ovvero conserva e coglie puntualmente il momento in cui si attuano le modalità e le tipicità di questo passaggio.161

L’intersezione, dunque, tra i tre aspetti qui richiamati (concordanza in errore, patina linguistica condivisa e operatività di uno scambio storico, provato anche per altre tradizioni) costituisce un nodo stringente che caratterizza il gruppo anche al di là delle relative fattività testuali che pertengono specificatamente questo capitolo.

In virtù di ciò, l’esposizione attinente alla dimostrazione degli accordi in errore non potrà prescindere da alcune notazioni di natura estrinseca, utili a corroborare le ipotesi formulate e comprendere a fondo il senso stesso dell’esistenza di questo gruppo.

161 Risultano attuali e valide le considerazioni formulate da Asperti a partire dallo studio di scambi inerenti testi in versi, di natura non solo o non specificatamente lirica. In particolare, si possono richiamare le suggestioni sollecitate dalla seguente considerazione: «Questa relazione [l’asse Tolosa-Barcellona influenzato dal Consistori del Gay Saber] così rilevante storicamente, sebbene di fatto limitata al solo campo della lirica, non era però la sola esistente fra Occitania e Catalogna in quell’età di transizione e pari anzi scorretto riportare o ridurre all’individuazione di quel rapporto privilegiato tutto il problema degli scambi, dei legami e dei tratti comuni fra le due regioni» Asperti 1985 p. 77. E ancora, sulla possibilità che lo scambio avvenga in entrambe le direzioni, non solo dall’Occitania alla Catalogna: «già nella

Bibliographie di Brunel sono segnalate alcune copie manoscritte di opere catalane redatte in Occitania e in

particolare nella regione di Montpellier-Avignone (…). A questi andrà senz’altro aggiunto uno dei volgarizzamenti provenzali della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (…), recentemente studiato da Geneviève Brunel che ha dimostrato come si tratti non di copia catalana di un originale provenzale (…) ma all’inverso dell’adattamento di una versione eseguita in Catalogna» ivi, p. 98 (per la Legenda Aurea cfr. BRUNEL G. 1976). I recenti studi di Zinelli, relativi sia alla menzionata versione occitanica della Legenda

Aurea sia alla circolazione del Libre de Barlaam, avvalorano e confermano le riflessioni richiamate in

questa nota, sollecitando un confronto ad ampio raggio tra le tradizioni chiamate in causa al fine di valutare e inquadrare un fenomeno che sembra caratterizzabile secondo una modalità ricorrente (cfr. rispettivamente Zinelli 2009 e Zinelli 2019).

§ 323. colors de lageza color coma de lag

LXXIV Recuperando la schematizzazione in precedenza allegata, limitatamente ai soli testimoni in analisi, si noteranno alcune divergenze rispetto a quanto si verifica per la coppia Av P9 (cfr. 3.2.1). Non solo né b0 né b1 presentano una configurazione di un modello nei termini precisi che descrivono a1, ma la stessa presenza di una gerarchia interna, con l’isolamento, più in alto rispetto agli altri, del testimone vaticano (V) restituisce l’idea di una tradizione conservata a più livelli di stratificazione, indicati come (I.) e (II.) dalle frecce che commentano lo schema:

Figura 4

Il primo di questi livelli è individuato sulla base del riscontro di almeno un errore congiuntivo rispetto a B7 e P7 – e in tal senso imputabile a un livello (II.) o