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Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 2427 (P 7 )

2) cc 87v-89v: Traduzione Vangelo di San Giovanni 12,1-14,

2.2.5. Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 2427 (P 7 )

A differenza degli altri due parigini, il testimone P7 non ha richiamato

l’attenzione dei critici e, ad oggi, non sono disponibili studi di riferimento per indicazioni o ragguagli di prima mano sul codice. Nel repertorio di Brunel (n. 166), è dato come «écrit au XIIIe s. en Languedoc»;91 Camps riporta le trascrizioni di

incipit ed explicit, con qualche minimo cenno di natura materiale su rilegatura,

apparato paratestuale e annotazioni a margine.92

È segnalato, su indicazione di Boser, tra i codici latori del Libre de vicis et

vertutz nel Repertorio online JONAS,93 ed è possibile consultarne la scheda cartacea con le informazioni raccolte e poi confluite nel database. L’assenza totale nella letteratura critica e la qualità non ottimale della fotoriproduzione disponibile rendono questa descrizione in tutto provvisoria: a parte le informazioni tecniche e

87 BARTSCH 1966, pp. 63-71. Il testo è conservato nel canzoniere R, in Z, nel codice della Laurenziana, Ashb. 40b (per cui cfr. 2.1), nel testimone H.III.3 della Biblioteca comunale di Siena, nel ms. 6 della Biblioteca Capitular de la Seu di Barcelona; era attribuito a Peire Cardenal in codice perduto conservato nel monastero di St. Pere de les Puelles a Barcellona. Pubblicato in SPAGGIARI 1977, pp. 314-350. L’inno è richiamato in Asperti 1985, p. 88 in relazione a più ampie considerazioni sulla circolazione di testi a carattere religioso nel XIV secolo tra Occitania e Catalogna.

88 PADEN 1993, pp. 424-429 e CHAGUINIAN 2008, p.283. 89 SUCHIER 1883, pp. 125-155.

90 GASPERONI-GIANNINI 2006, già in MEYER 1906.

91 BML, p. 50. La data proposta non sembra verosimile, cfr. infra. 92 Camps 2010, p. 59.

XXXVI qualche considerazione di natura generale, rimangono inevase le molte domande che sollecita un testimone tanto antico e prezioso.

Il testimone 2427 (Regius 8087) della Bibliothèque nationale di Parigi è un codice pergamenaceo composto di 117 carte di 198x140 mm, raccolte in 14 quaternioni e un ternione. Si aggiungono al computo 3 fogli di guardia pergamenacei in apertura e 5 in chiusura: la rilegatura, in marocchino bordeaux, è del XVIII secolo e risulta in parte danneggiata. Presenta una doppia cartulazione: una antica, in cifre romane, apposta al centro del margine superiore della pagina, una sicuramente successiva, con numerazione araba progressiva, sul margine esterno. Un danno materiale, probabilmente dovuto a una bruciatura, rende difficile la lettura nel margine esterno del foglio.94

Il testo, disposto su due colonne di 125/130x 95mm e di 34 o 35 righe, è scandito da lettrines decorate, talvolta preziosamente: la qualità artistica dell’apparato ornamentale è molto pregiata e richiede senz’altro più approfonditi indagini. L’aspetto della scrittura e degli elementi decorativi orientano a datare la composizione del codice nei primi decenni del XIV secolo, contrariamente a quanto indicato da Brunel.

La regolare presenza di richiami, apposti nel margine inferiore interno del verso dell’ultima carta del fascicolo, permette di individuare alcune sfasature strutturali antiche, sicuramente seriori rispetto alla cartulazione moderna, che prosegue progressivamente senza segnalare l’evidente lacuna.

Tra le cc. 104v e 105r, secondo la numerazione moderna, viene a mancare un intero fascicolo (come risulta chiaro dall’assenza del richiamo), corrispondente al n. 14. L’ultimo fascicolo termina 111v-117v (118 è foglio di guardia, pertanto è un ternione)

❖ 104vB-105r cambio fascicolo, richiamo a fine carta 104vB e lo saui, scritto dalla mano successiva. Spazio bianco e, sempre di mano successiva: de vera satisfacion

in <…>. Si può pertanto ipotizzare che la caduta fascicolare sia antica, a giudicare

dalla nota apposta dalla mano successiva e dalla numerazione antica delle carte, forse riconducibile alla stessa mano, che prosegue regolarmente con CIIJ. Si passa al par. § 29.27 - § 29.63;

c. 110vB (In corrispondenza di cap. 29 § 247) P7 si interrompe il testo del

Libre de vicis et de vertutz e si passa alla traduzione del Vangelo di San Giovanni. Si può ritenere che la perdita sia antica ed è segnalata dal lettore

che annota il codice, il quale riferisce: hic deficiunt opera misericordia. Al contrario, la numerazione in numeri romani, così come la successiva in cifre arabe, prosegue progressivamente, senza rilevare la perdita.

In corrispondenza della c. 84v e fino a c. 96r, segnalo l’evidente cambio di mano che mi permette di postulare con certezza l’operato di almeno due copisti. Rispetto alla prima, questa seconda scrittura risulta simile tipologicamente a quella

XXXVII di V. Linguisticamente mi sembrano più forti alcuni esiti catalani.95 A partire da c.

96r mi sembra possibile riconoscere la mano del primo copista.

Il codice è ampiamente annotato da una mano moderna, di poco successiva. Si considerino, a titolo esemplificativo, le tre note di seguito allegate a fronte delle numerose conservate nel codice:

c. 13v: Nota quo in presedenti et secundo et tertio coiandellis

loquitur et declarat mirabili peccatum sive peccata contra sanctum spritum quali et comodo sit

c. 14v: Yoanes

c. 35 v: In precedenti coiendello loquitoru de sancto spiritu et de

beata Virgine, matre domini nostri Jhesu Christi salvatoris nostri”.

Per quanto concerne il contenuto dei fogli di guardia:

(I.) Nella carta di guardia 118 sono presenti prove di penna;

(II.) Al terzo foglio di carta incipitario, una mano moderna fornisce indicazioni sul contenuto del codice:

“la traduction de la <…> et des vices composé par frère Laurent,

par ordre du roi Philippe le Hardi, et dont la Bibliotheque possède plusiers ms.”

(III.) Al primo foglio di guardia, oltre all’indicazione dell’antica segnatura, è apposto un titolo in caratteri capitali: Catechisme Provençal. Ritengo che in questa nota possa riconoscersi la mano di Peiresc:

P9 c. 1r La capitale è sicuramente di Peiresc

P9 c. 180r

P9 c. 219 v

P7 c. 1r

95 In particolare, l’assenza di dittongamento nelle forme come deu, manera, coses, poc, l’esito in -es del femminile plurale, passaggio dalla grafia più attestata gleira a esgleya. - grafia aixi prevalente prima mano,

aisi seconda. - utilizzo maggiore del titulus per abbreviare la nasale, palatale, posto sopra la y a indicare un

XXXVIII Tavola del codice

1) cc. 1r-110v: Libre de vicis et de vertutz Mutilo

2) cc. 111r-117v: Traduzione dei capitoli 12-14 del Vangelo di San Giovanni96