2) cc 87v-89v: Traduzione Vangelo di San Giovanni 12,1-14,
2.2.6. Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 1049 (P 9 )
Il codice parigino indicato con la sigla P9 (Regius 7337) è oggetto di un
ravvicinato esame nell’edizione del Libre de Barlam et de Josaphat a cura di Anna Radaelli. Poco si potrà aggiungere al quadro tracciato che ricostruisce le caratteristiche codicologiche e iconografiche e ne colloca la produzione sullo sfondo del preciso contesto storico culturale della corte angioina di Provenza; la descrizione che qui si propone è in tutto debitrice di questi dettagliati rilevamenti.
In formato 260 x 185 mm, il codice, miscellaneo e pergamenaceo, si presenta omogeneo nell’organizzazione delle carte e nell’apparato decorativo: l’opera è riconducibile alla mano di un solo copista che appone correzioni in interlineo o al margine, in particolar modo nella sezione dedicata alla traduzione occitanica della
Somme.97 Il testo si dispone con regolarità su due colonne di 29 righe ciascuna,
marcate con rigatura a secco.98 Il codice si compone di 219 cc. raccolte in 27
quaternioni: il richiamo a penna è indicato regolarmente, con l’eccezione della c. 66r (per cui cfr. infra) e di c. 16v (corrisponde alla conclusione della conplancha, la seconda colonna è bianca). Ai fascicoli così disposti, si aggiungono due bifolii alle carte 17r-18v e cc. 218r-219v: mentre nel primo si conserva la rappresentazione a piena pagina dell’albero dell’Orgoglio99, l’altro è il lacerto «di un primitivo
quaderno danneggiato per la caduta delle carte centrali (…) nel capitolo finale del
Libre di Barlaam e Josaphat»100. Si conserva una numerazione in cifre arabe, apposta
sul recto della carta (1-217) e una antica sul verso: quest’ultima è apposta per la 96 Nell’ottica di future e più approfondite ricerche sul testimone P7, ho trascritto e approntato un’edizione interpretativa del testo, collazionandola con l’analoga versione conservata in B7 e, ancora solo parzialmente, con ROY HARRIS 1989.
97 Le correzioni sul testimone sono sempre indicate nella terza fascia di apparato di questa edizione. 98 Radaelli segnala in nota che «Solo al f. 54r la colonna b finisce tre righe prima», RADAELLI 2016, p. 24, n. 3.
99 Per indicazioni accurate sull’apparato iconografico del testimone si rimanda al capitolo dedicato nell’edizione del Barlaam occitano, in particolare cfr. ivi, pp. 30-52 (alla raffigurazione dell’albero di Orgoglio nel bifolio qui segnalato sono dedicate le pp. 37-39). Si richiameranno informazioni più puntuali in merito nel corso della presentazione del codice.
XXXIX gran parte nella sezione del codice che contiene il Libre de vicis et de vertutz, ovvero in corrispondenza dei quaternioni III-XXII.
Confrontando le due numerazioni, Radaelli rileva una prima discrepanza tra le cc. 65 e 66, alla fine del fasc. VIII:101 laddove la numerazione moderna risulta
consequenziale, la cartulazione antica permette di individuare la lacuna di un foglio (si passa da xlvij a xlix): la caduta determina l’assenza del richiamo nel margine inferiore segnalata in precedenza.102
Le sfasature nella foliazione ritenute antiche dalla studiosa, ovvero riconducibili al momento della confezione del codice, sono103
❖ fasc. I-II: i due quaternioni sono privi di cartulazione antica (in numeri romani). Radaelli ritiene probabile, sulla base di tale assenza, che questi circolassero insieme e autonomamente.104
❖ fasc. XIII, c. 103v: si segnala la correzione nella cifra-guida dell’antico cartulatore («la nota lxxxix è biffata e accanto è riscritta la numerazione aggiornata aggiornata lxxxvi»); a c. 104v dello stesso fascicolo, si rileva la correzione della numerazione antica (lxxxx) in lxxxvii. Quest’ultimo fatto implica che la fine del quaternione corrisponda alla c. 105v e non a 103v, al contrario di quello che, da alcune tracce, si può ritenere il piano originale della disposizione fascicolare («è infatti possibile vedere nel margine inferiore la cornice del richiamo rimasta vuota»);
❖ fasc. XV, c. 116v: il caso è particolarmente significativo, dal momento che coinvolge la Somme occitana, dunque si ritiene opportuno richiamare e specificare nel dettaglio quanto esposto da Radaelli. La numerazione antica manifesta una discrepanza significativa, individuata a partire dal rilevamento di due alterazioni compresenti: (I.) l’ordine di progressione nella cartulazione antica non è più rispettato e cambia il criterio di numerazione (II.). La doppia segnalazione numerica (antica in cifre romane, successiva in cifre arabe) risulta coerentemente progressiva fino a c. 115v (lxxxviii): al foglio successivo, sul verso della c. 116, si registra la mancata coincidenza della progressione tra numeri arabi e romani (ixc). Quindi, chiarendo il punto (I.):
115v : lxxxviii (98) = 116v : ixc (89)
Sul punto (II.): si noterà altresì un diverso criterio di numerazione, «per sottrazione da destra verso sinistra (…) ixc è da leggere come 90 meno uno, al f. 117v infatti 90 è xc». La cc. successive a 116v proseguono la numerazione antica a partire da ixc (89) finché tale numerazione non arriva a corrispondere a lxxxxviii (secondo il precedente criterio), ovvero all’altezza di c. 125v (xcviii): in conclusione «la doppia numerazione (…) manifesta un riarrangiamento di quaderni provenienti da esemplari diversi che andrebbe più approfonditamente indagato».105
101 L’indicazione è a nota 4, Ibidem.
102 La perdita della carta comporta una lacuna testuale corrispondente circa ai parr. §§ 21-77 del capitolo 19 della Somme le roi occitana (ultimo rigo c. 65v [natu]ral clardat. color de flor ni; primo rigo c. 66r: de
dieu enobleys home). La lacuna è registrata in terza fascia d’apparato in corrispondenza del testo.
103 Si seguono per punti le indicazioni di Radaelli (cfr. ibidem). 104 Radaelli 2018, p. 2.
XL Si schematizza quanto esposto sulla base dei rilevamenti di Radaelli:
Risulta coerente con le condivisibili conclusioni del ragionamento – per cui si ipotizza che il «sovrapporsi di una serie doppia di foliazione antica (…) denuncia la natura fattizia dei quaderni XV e XVI (e parzialmente XIII e XIV)»106 – il rilevamento di perturbazioni testuali, proprio in coincidenza con
questo passaggio.107
❖ fasc. XXIII, cc. 178v e 179 v: si registra una mancanza di cartulazione in coincidenza con la fine del Libre de vicis et de vertutz a c. 179r e l’inizio del Barlaam e Josaphat c. 180r.
Si segnala nel margine della c. 179r (colonna b) l’apposizione di una nota di possesso (Iste liber est magristri Richardi Lamberti. notarii de de Aquis): indagini sulla figura del notaio sono approfondite nell’edizione del Barlam a cura di Bonnier Pitts, che ne rintraccia la presenza ad Aix-en-Provence tra il 1345 e il 1346.108 Si
esclude l’identificazione del firmatrio con il copista del testimone sulla base del riscontro della legatura st di est.
Nel margine superiore di c. 36r margine si legge una nota cinquecentesca di un lettore provenzale che trascrive una quartina di Pibrac sull’invidioso.
Il codice conserva altresì marginalia attribuibili alla mano di Peiresc (cc. 1r, 21r, 180r e 219v): dalla collezione dell’hôtel de Callas, il manoscritto viene acquisito dalla biblioteca di Mazzarino (fonds Mazarin, côte 597) per poi confluire nella biblioteca reale.109
Si può far risalire la produzione del codice al secondo quarto del XIV secolo, incrociando i dati della ricerca di Bonnier Pitts su Richard Lambert e le conclusioni di Radaelli sulla conplancha in morte di Roberto d’Angiò: ne risulta una proposta di datazione plausibile tra il 1344 e il 1345.110
106 Ibidem.
107 Per cui cfr. 3.2.1.
108 cfr. BONNIER PITTS, p. 9 e n. 4 p. 164.
109 Rientra nella vendita dei codici di Peiresc, allestita dieci anni dopo la sua morte (intorno al 1647) dal nipote, il barone di Rians. Dal 1668 i volumi entrano a far parte della Biblioteca del re (cfr. Omont 1889 ). 110 L’indicazione di Radaelli 2018 sulla possibile datazione della conplancha è ancora più precisa: l’interpretazione del planctus, condotta sul riscontro con il corredo decorativo del codice parigino – specificandone alcuni aspetti prospettati nell’edizione del Barlam (RADAELLI 2016= – permette di definire
XLI Tavola codice111
1) cc. 1r-14r Passiones
La Passione di Cristo secondo i quattro Evangelisti, in latino: 1r Passio domini Ihesu Christi secundum Matheum (In illo tempore); 4v Passio domini Ihsu Christi secundum Marchum (In illo tempore); 8r Passio domini nostri Ihesu Christi secundum Lucham (In illo tempore) 11r Passio domini nostri Ihesu Christi secundum Iohannem (Egressus est Jhesus
cum discipulis suis).
2) cc. 14v-16v Conplancha in morte di Roberto d’Angiò (BdT 461,133b)112
3) Bifolio con albero d’Erguelh
Ayso es l’albre d’erguelh de que nayson li .vii. peccatz mortals.
4) cc. 19r-179r Libre des vertus et des vices 19r-21r: indice struttura a cascata.
incipit: Le premiers mandamens que Dieus comandet en la ley es aquest; explicit: Aquest libre fes .i. frayre de l’orde dels predicadors a la requista del
rey philip de fransa en l’an de l’encarnatio de nostre senhor. millesimo.cc.lxxix. deo gratias. Laus tibi sit xpe quem liber explicit iste.
5) cc. 180r-219v Libre de Barlaam et de Josaphat
2.2.7. Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat.
4799 (V)
Il codice conservato nel fondo vaticano è stato in tutto ignorato dalla critica, se non per alcune minime indicazioni, riferite esclusivamente al testo del Libre de vicis et
de vertutz in esso contenuto. A più riprese il testimone è indicato come spagnolo: così in
Bernardi che, in un studio incentrato sulla ricostruizione della biblioteca colocciano, registra il codice – la cui appartenza alla biblioteca di Colocci è data come incerta, come le ragioni storiche che ne hanno determinato la composizione. La valutazione complessiva in termini propagandistici, tesi ad avvalorare la successione al regno di Provenza di Andrea d’Ungheria, risulta determinante per la datazione relativa del componimento (e, conseguentemente, del confezionamento del manoscritto parigino): l’arco temporale individuato è compreso tra il 19 febbraio 1344, data della concessione papale del titolo reale ad Andrea, e il 28 agosto dello stesso anno, quando a Napoli Giovanna I d’Angiò riceve dal legato pontifico l’investitura solenne.
111 Si riporta, riassumendo, quanto descritto più analiticamente in Radaelli 2016, pp. 25-30.
112 Il testo è stato edito dapprima in BARTSCH 1856, p. 50, poi in DE BARTHOLOMAEIS 1931, II, p. 315, ancora da PELLEGRINI 1934, p. 30, ed è ora disponibile, nell’edizione a cura di Radaelli, su Rialto (http://www.rialto.unina.it/An/461.133b(Radaelli).htm). Nel già citato intervento sulla conplancha, l’assenza di cartulazione nei due quaternioni (che accolgono testi al punto 1 e 2 della Tavola del codice) è stata oggetto di ulteriori approfondimenti, sulla base dei quali è possibile ipotizzare una prima forma di circolazione autonoma del fascicolo (cfr. Radaelli 2018, p. 2 – si veda la nota 2 per precisi riscontri con le conclusioni, in parte diverse, degli editori precedenti).
XLII Trattato in lingua spagnola sul peccato mortale.114 Così nei Rendiconti dell’Accademia
Reale dei Lincei, Monaci, in un intervento dedicato alla versione siciliana del trattato, indicava l’esistenza del testimone, trascrivendone un lacerto (il primo comandamento) e riferendolo a un ambito linguistico catalano. Wittlin recupera le informazioni precedenti e, trascrivendo integralmente il trattato dedicato al peccato di gola, afferma corretamente che il testimone conserva una versione del testo in provenzale.115
Il codice, pergamenaceo, si compone di 247 carte più quattro guardie – due anteriori e due posteriori – per un totale di 251 fogli di misura 215x145 mm, disposti in quaderni di undici bifoli, con l’eccezione del primo, che ne conta sette. Il testo è trascritto su due colonne di 30 righi e di misura 155 × 45 mm. Il manoscritto conserva una doppia numerazione antica in cifre romane: l’una, nel margine superiore della carta, in inchiostro marrone, e la seconda, forse apposta dal rubricatore in un secondo momento, sulla scorta delle indicazioni a margine, in rosso, sempre in cifre romane, si dispone in corrispondenza della fine del primo rigo della colonna esterna. La cartulazione risulta distinta e indipendente per ciascuna delle opere conservate.
Tavola del codice 1) cc. 1r-186rLibre de vicis et de vertutz
Incipit: [1rA] Lo primer mandament que deus comandet en la ley es
aquest non auras diuerses deus so es a dir .i. sol deu adoraras …
Explicit [186rA] … non dirai aisi plus car non pust ni fai dire causa sufficient
Da cc. 186v a 190v bianco
2) cc. 191r-194r: Sermo de miseria humana116
Incipit: Homo qui ex anima rationali et humana carne subsistis
Explicit: et super omnia adiutor potentes et fortus pater futuri seculi et
princeps pacis
3) cc. 194r-213v: Testi latini non identificati Non identificato: 194r-196v
Incipit: Tedet animam meam vite mee117
Explicit: Et qui ab iniquis iudicatus est tunc iudicabit omnes
114 Bernardi 2008, p. 55.
115 Il codice pare essere entrato molto presto nella collezione Vaticana; durante il suo soggeriorno romano, Bastero ne trae sicuramente una copia, oggi conservata in Biblioteca Universitària di Barcellona (CRAI UB Reserva) n. 239, per cui cfr. 2.1.
116 L’indicazione del testo è stata formulata dal confronto con il trattato conservato nella PL, vol. CLXXXIV, col. 1109-14. Non mi sembra che la segnalazione sia altrove indicata. Si rimanda alla scheda relativa disponibile sul portale Mirabile per le informazioni relative alla tradizione del testo latino (http://sip.mirabileweb.it/title/sermo-de-miseria-humana-title/174227).
117 L’incipit corrisponde al versetto veterotestamentario Iob 10,1. Quanto segue se ne discosta e non è possibile, al momento, segnalare un riscontro puntuale.
XLIII 196v-197v
Incipit: Heu me heu cui peccavi deum inhonoravi
Explicit: Deus verus et gloriosus in sempiternas etates eternorum
secolurom Amen. 197v-198r
Incipit: Dicit aploris adepheros .vij. Jnduite vos armature dei ut possitis
stare adusque insidias dyaboli
Explicit: hec casula representa purpureum vestimentum quo milites
<…>ndederet veste purpurea circunderet eum 198v
Incipit: Viso numero ordine significa sacerdotalium vestum nunc
videndum est quom ad altare accedendum est
Explicit: deponamus omne pondus circustans nos Incipit: Hoc peracto sequitur introitus misse
Explicit: Quarta pars est acollectis usques ad ite misse est et vocatur
actors 198v-203r
Incipit: De prima parte misse primo cantatur introitus
Explicit: et semel dominus propter essencie unitatem osanna .i. obsecro
salva 203r-208v
Incipit: Viso de hac prima parte
Explicit: quarta significat quod deus est infra omnia expressus
208v-210 v
Incipit: Sequitur quarta pars principalis Explicit: Datus hodia panis benedictus
210v-211r
Incipit: Hiis expletis videndum est de quarta parte misse Explicit: meridiem nonam vesperas completorium et matutinas
211r-211v
Incipit: Matutine officium propter carmis illecebras domandas Explicit: et subsequitur hominem in bones operibus amen
211v-212r
Incipit: Confessio debe..> premisa amara
Explicit: Ite obediens et subiecta quia debet agree penitenciam sibi
invictam Amen. Explicit liber iste benedictus sit rex eterne Amen [212v-213v: bianche]
XLIV 4) 214r-228r: Trascrizione di salmi penitenziali in latino con traduzione catalana: il testo si dispone disordinatamente su due colonne: la prima colonna accoglie il testo latino, la seconda il testo catalano.118
Incipit: In meo gemito lavabo meu lectum (en lo meo gemeth yo lavare
lo meu lit)
Explicit: semper in secula secolurom amen (per tots tems en lo segle dels
setgles enassi sia)
5) cc. 228v-237v: Inno in versi latini di esortazione alla vita monastica
Incipit: si vis esse cenobita / huius vite vitam vita
[Numerazione 237 (ccxxxvij) ripetuta due volte]
6) cc. 237r -238r [238r - 239r]. Testo latino di mano moderna non identificato.
Incipit Supplicatio contra inimicos et persecutor
Explicit: et cotidie clamantes qui semper tuus est <…> gloriosus per
omnia secula seculorum amen
7) cc. 238v-240r [239r-241r]. Testo latino di mano moderna (diversa da n. 6) non identificato.
Incipit Deus pater qui creasti mundum
Explicit: illegibile. Varie conclettura. Segue un altro testo, di un’altra mano, la carta è
molto scarabocchiata, varie cancellature.
Segue a carta 240r una nota di un’altra mano: Sancta trinitas ataque inseparabilis
unitas che conclude la carta.
Da c. 240v fino alla fine del codice (c. 248v) le carte sono bianche.
XLV