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Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 1745 (P 5 )

2) cc 87v-89v: Traduzione Vangelo di San Giovanni 12,1-14,

2.2.4. Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 1745 (P 5 )

68 Le filigrane sono state riconosciute da Perarnau 1978, p. 22, che rimanda ai reportori Briquet n. 3185 e Valls i Subirà nn. 1368-69.

69 Perarnau 1978, p. 22. In un altro studio, dedicato all’Alia informatio Beguinorum di Arnau de Villanova (per cui cfr PERARNAU 1978), Perarnau insinua che il copista di B7 possa essere lo stesso Bernat Vilarrúbia che copia il il testo catalano di Arnau in un documento notarile. L’unico documento d’archivio che ho potuto vedere digitalizzato, sicuramente redatto da Bernat Vilarrúbia, mi sembra presentare una scrittura molto più posata e rigida rispetto a quella svolazzante di B7.

XXXII Il testimone parigino n. 1745 (anc. 7693) ha richiamato l’attenzione di vari studiosi che si sono occupati, a più riprese, dei testi in esso conservati. In assenza di una supervisione diretta sul manoscritto, anche in questo caso, la descrizione dipende dall’incrocio delle informazioni fornite nei singoli studi, con particolare riguardo al quadro, ampio e approfondito, tracciato per l’edizione dei Vangeli

dell’infanzia in GIANNINI-GASPERONI 2006, ulteriormente specificato da Collura in relazione alla traduzione, in versi occitani, dell’Evangelium Nicodemi.71

L’esemplare pergamenaceo si compone di 185 carte, raccolte in ventitré fascicoli (ventuno quaternioni, un senione e un binione finale) in formato 237 - 236 x 165-167 mm, più una carta iniziale. Si aggiungono ulteriori cinque fogli di guardia pergamenacei nella parte anteriore e tre nella parte conclusiva. La moderna legatura del codice, in parte danneggiata nella parte superiore, riferisce nel titolo solo della presenza del Libre de vicis et de vertutz, in conformità con la nota di mano settecentesca apposta sul margine superiore della prima carta del codice (c.1r) riporta indicazione orientative su contenuto e lingua (Viel provençal. Traité des

vices et de vertus en prose a c. 1).

Come già ravvisato da Suchier, la composizione del manoscritto è di natura fattizia ed è possibile, sulla base della disposizione fascicolare, cui corrispondono significative divergenze nella disposizione del testo sulla pagina, distinguerne due sezioni:

(I.) la prima accoglie le cc. 1-169 (fascicoli I-XXI, con cartulazione antica in numeri romani, indicata sul margine superiore del recto, seguita da una numerazione successiva, in cifre arabe, apposta poco sotto), la seconda le cc. 170-185 (fascicoli XXII-XXXIII). Sono bianche le cc. da 166v a 169 carte.

Per quanto concerne la prima componente del codice composito, in larga parte occupata dal Libre de vicis et de vertutz, Suchier propone un’ulteriore distinzione in tre parti, così articolata:

❖ fasc. I-XIII (cc. 1-105) con indice e testo: il testo è qui disposto su due colonne di 36 righi; grande iniziale filigranata e piccole iniziali filigranate di modulo corrispondono a 2/3 righi; gotichetta professionale di modesto profilo.

❖ fasc. XIV e XX, cc. 106-157 (fino a testo 12): mise en page uguale alla sezione precedente, ma apparato decorativo – lettere filigranate che marcano la partitura testuale – imputabile a un diverso decoratore.72 La

mano è diversa, sempre una gotichetta professionale ma più composta e nitida (stessa matrice)

❖ fasc. XX-XXI (cc. 158-169): due colonne 32-36 righi. Scrittura più confusa, di base gotica ma «ricchissima di inserti corsiveggianti e completamente aliena da ogni distinzione (…) difficilmente addebitabile ad un professionista della scrittura libraria».73

71 Nell’indisponibilità di poter accedere continuativamente alla recente pubblicazione (COLLURA 2018) – che è stata consultata prima della stesura della scheda descrittiva – i riferimenti e le indicazioni sono tratte direttamente dalla Tesi di Dottorato, disponibile in versione digitale, e saranno integrate, laddove necessario, con le eventuali rettifiche o aggiunte confluite nella successiva edizione.

72 GIANNINI-GASPERONI 2006, p. 73. 73 Ivi, p. 74.

XXXIII (II.) La seconda sezione del codice prosegue la numerazione in cifre arabe (non quella antica) fino a c. 185. Inoltre, la cartulazione trecentesca si conclude a c. 166. Tra le due parti sono riscontrate differenze strutturali di mise en page e decorazione.

Vari fattori concorrono alla datazione relativa alle due sezioni codicologiche che compongono il testimone. Suchier osserva che Tommaso d’Aquino (morto nel 1274 e canoninizzato il 18 aprile del 1323 da papa Giovanni XXII) non figura come santo della sez. 2 della prima parte codicologica. Un’ulteriore considerazione è aggiunta da GIANNINI-GASPERONI 2006in riferimento alla semitextualis della prima sezione (cc. 1-166)74 ritengono che il testimone sia stato confezione nei decenni

centrali (anni 30/40) del XIV secolo, così come riferito da Meyer: «L’écriture est du milieu environ du XIVe siècle».75

Importanti risultano le indicazioni, già in SUCHIER 1883, utili alla localizzazione del luogo di confezionamento del manoscritto, brevemente riferite da Brunel («aux XIIIe et XIVe s. dans la diocèse d’Agde», BML § 154). La proposta

della Diocesi di Agde (Hérault), avanzata da Suchier,76 è legata all’ampio spazio

dato, nel già menzionato calendario (testo 10.c), ai santi afferenti la diocesi, in particolare San Severo, abate di Agde e i santi Tibero, Modesto e Fiorenza.

Tavola del codice L’indice a c. 1v si riferisce al contenuto delle cc. 1-55. 1) cc. 1r-105v Libre de vicis et de vertutz;

c. 1 Indice delle cc. 1-55

2) cc. 106r-125r Sens e razos d’una escriptura

Traduzione occitanica in versi dell’Evangelium Nicodemi, seguita dal racconto Quinze signes de la fin du monde (122v-125r, 870

octosyllabes)77.

3) cc. 125v-127v: Le VII gaugz de la mayre de Dieu Jhesu Cristz

300 octosyllabes, traduzione di Sept Joies de la Vierge di Gui Folcueis.78 4) cc. 127v-130r traduzione delle Sept Joies de la Vierge

74 Ivi 2006, p. 51. La scrittura è confrontata con Av, citato da Derolez, come si è visto, in qualità di esempio di Semitextualis Libraria (cfr. supra).

75 MEYER 1906, p. 340. 76 SUCHIER 1883,p. 520

77COLLURA 2018, già in SUCHIER 1883, pp. 1-84 e pp. 481-515. Si segnala che Suchier considera distinti il testo dell’Evangelium dal successivo Quinze signes de la fin du monde, ricondotti da Collura a un’unica entità testuale.

XXXIV 360 octosyllabes in occitano.79

5) cc. 130r- 134v: Breviari d’Amor (frammento O) 658 ottosillabiDe contricio, Le X penas infernals.80 6) cc. 135v-136r Arlabeca (ms. Z)

150 versi.81

7) cc. 136v-137r L’apistola assa cara seror par «Frayre Matzfre» 138 decasillabi.

8) cc. 137v.144r La passio de nostre dona sancta Maria ayssi con nos retras S.

Augusti

In distici di ottosillabi. Conservato anche in BnF 22543 (Canzoniere R)82 e Tour Biblioteca municipale 944.83

9) cc. 144r-147r La cofessio et en cal manyeyra deu hom cofessar sos peccatz Traduzione dal latino in prosa occitana.84

10) cc. 147r-153r85

10.a. (147r-147v): tredici messe principali dell’anno liturgico (traduzione dal

latino, in prosa).

10.b. (147v) Indicazione di giorni propizi al salasso; 10.c. (148r-150v): calendario occ. in prosa;

10.d. (151r-152r): presagi occitanici

10.e. (152r-153r) indicazioni sui giorni pericolosi in relazione al ciclo lunare,

influenza della luna, ore propizie, giorni funesti;

11) cc. 153r-156r: versione occitanica dell’Enfant sage in prosa, redazione II;86

79 Ivi, pp. 85-97. 80 Cfr. Richter 1974.

81 PULEGA 1983, pp. 251-324.

82 «Écrit au XIVe s. en Languedoc» BML n. 194, p. 56.

83 «Écrit au XIIIe s. dans la France du Nord – ms. T des Plainte de Notre-Dame» BML n. 279,p. 81. 84 SUCHIER 1883, pp. 98-106 e 517-518. Si veda anche BML n. 154. La fonte latina non è stata identificata ma si è rinvenuto un testo, simile ma indipendente, in BnF 11795, cfr. nota n. 105 GASPERONI-GIANNINI

2006, p. 70.

85 I testi, estremamente attigui tra loro, sono trattati separatamente nell’elencazione di GIANNINI-GASPERONI 2006: preferisco accoglierli in un’unica sezione.

XXXV 12) cc. 156r-157r: canzone mariana Flors de Paradis, Regina de bon aire, BEdT 461,123

inno anonimo di 242 versi pentasyllabes e hexasyllabes in occitano, rivolto alla Vergine87

13) cc. 157r-157v: Inno alla Vergine di Guilhem d’Autpoul in versi occitani, BEdT 206,1

72 decasillabi.88

14) cc. 158r-166r: Versione occitanica della Vida de sant Alexi

1117 versi, organizzati in distici a rima baciata. Unicum di P5, in parte trascritto da Raynouard.89

15) cc. 170r-181v: Evangile de l’Enfance 1307 ottosillabi, versione II (P2)90

16) cc. 182r-185r: Salmo in latino Deus laudem ne tacueris con traduzione occitanica.