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b 1 – e separativo rispetto al vaticano (V).

3.3. Testimoni isolat

Come si è anticipato, due testimoni del Libre de vicis et de vertutz, indicati con le sigle di Bc e P5, non presentano gli errori che permettono di verificare e descrivere internamente i rapporti di trasmissione, così come illustrati per gli altri codici nel precedente capitolo. Ne consegue che entrambi si dispongano, rispetto alla rappresentazione schematica precedentemente allegata (Fig. 2), in una posizione alta nella tradizione: il dato è notevole e richiede il chiarimento di almeno due fattori.

In primo luogo, occorrerà valutare se, al di là del dato conservato, sia possibile congetturare almeno un precedente livello di stratificazione, che permetta, pur se solo teoricamente, di orientarsi con maggiore precisione nella storia antica della trasmissione testuale. Valutata tale possibilità, in misura maggiore o minore effettivamente dimostrata per entrambi i codici, sarà utile soffermarsi sulle peculiarità del testo in essi conservato, con particolare riguardo per il testimone di Barcellona ma non senza qualche considerazione anche per il parigino.

3.3.1 Bc

Allo stato attuale delle conoscenze sulla tradizione del Libre de vicis e de

vertutz,169 il testimone Bc non conserva elementi, tanto di natura testuale quanto

paratestuale, tali da permettere di risalire in termini sicuri oltre la sua stessa testimonianza. Tuttavia, almeno tre indizi ci orientano nel riconoscimento di un processo di copia, pur minimamente percepibile e di non chiara configurazione:

(I.) Il testimone presenta deviazioni testuali singolari che presuppongono la lezione conservata negli altri codici, degenerata in una corruttela. Mi riferisco a casi riconducibili al tipo che si verifica ai paragrafi §§ 29-30 del capitolo 1:

29. § En luoc del sapte, que gardan li juzieu segon la vielha ley, 30. a establit Sancta Gleyza colre e sanctificar lo dimenegue

In corrispondenza della lezione messa a testo ed evidenziata con il grassetto, Bc conserva la variante en lo jorn; l’errore è manifesto (ne deriverebbe un’aporia logica del tipo: ‘la Chiesa ha stabilito di santificare la domenica nel giorno del sabato’) e si concilia bene con una filogenesi a partire dalla lezione conservata concordemente in tutti i testimoni, così come anche nella successiva tradizione catalana, almeno per i testimoni riscontrati.

(II.) Nella parte finale del trattato si registrano almeno due lacune testuali abbastanza ampie e non imputabili a danno materiale (il codice si conserva integro e non presenta particolari sfasature, cfr. 2.2.2). La prima riguarda i paragrafi da § 27 a § 40 del capitolo 30 (un’estensione

169 Ovvero in assenza di sicuri raffronti su un modello francese vicino, quantomeno in misura approssimativa, all’esemplare tradotto e di una chiara e definita indagine sulla ritraduzione catalana.

LXXXV testuale corrispondente a una o due colonne di manoscritto negli altri codici, a secondo del modulo di scrittura). La seconda omissione consistente coinvolge i paragrafi §§ 29-56 del capitolo 31: a differenza del primo, in questo caso la precisa corrispondenza con il passaggio nel codice dalla carta 168v alla carta 169r pone quantomeno un dubbio sull’effettiva possibilità di imputare il fenomeno a un suo antecedente. Pur non ravvisando elementi determinanti ai fini del chiarimento del caso, ritengo quest’ultima segnalazione comunque notevole per un inquadramento complessivo che descriva, nella misura più completa possibile, le condizioni – e tutti i fattori soggiacenti a tali condizioni – di conservazione del testo nel codice.

(III.) Infine, si è già segnalato come, in concomitanza con un’alterazione interna al gruppo Av P9, sia osservabile una netta e insolita vicinanza tra il testo del parigino e Bc (cfr. 3.2.1). Tale vicinanza, dimostrata in errore, presuppone due possibilità, entrambe non verificabili: il copista del parigino ha contaminato proprio sul testimone

Bc (non esiste alcuna evidenza che ci permetta di approssimarci a questa

eventualità) o, come è più economico se non più logico credere, il fatto mette in luce la traccia di almeno un altro testimone che individua una storia della trasmissione di Bc anteriore alla conservazione del codice stesso.

Non molto altro si può aggiungere a quanto illustrato e, laddove il codice non conservi un testo chiaramente accordato in errore ai piani alti con un altro gruppo (all’irregolarità dei rapporti ai piani è dedicato il cap. 3.4), la sua lezione può risultare talvolta isolata nella tradizione. Il fatto assume un rilievo preminente in una nutrita esemplificazione in cui il solo Bc conserva un testo tendenzialmente o recisamente più fedele a quello del modello francese, secondo l’edizione di riferimento.170 Rimandando al capitolo relativo al rapporto con l’ipotesto per più

approfondite considerazioni sul credito accordato a tale aderenza, condivisa in maniera irregolare e con relative specificità in tutta la tradizione (cfr. 4.1), si mettono qui in luce gli elementi rilevanti in merito al dato in quanto tale, ovvero al solo fatto che l’atteggiamento, foriero di significative implicazioni, è rilevabile, in alcuni casi, isolatamente nel codice di Barcellona.

Il mantenimento di una linea conservativa rispetto a un presupposto modello francese ha costituito un nodo molto problematico nell’esame della tradizione, sollecitando a più riprese un lavoro di serrata rilettura integrale della tradizione al vaglio del testo di Bc.171 Le conclusioni osservabili sulla base dell’indagine condotta

hanno richiesto la formulazione di alcuni parametri specifici, sulla base dei quali valutare la peculiarità del caso,

170 Come più avanti specificato, tale aderenza, se non accolta a testo, è indicata in apparato da un asterisco, cfr. 8.

171 Da un punto di vista operativo, è stata approntata un’edizione interpretativa integrale anche per il testimone Bc, interamente paragrafata e confrontata puntualmente con la versione conservata nella tradizione alternativa e con il modello francese, secondo l’edizione di riferimento (BRAYER-LEURQUIN

LXXXVI Il primo interrogativo sollecitato dal rilevamento di questa tendenza si è tradotto nel parametro della densità delle lezioni preminentemente conservative, ovvero la concentrazione di esse in specifiche zone del testo. Al vaglio di questo criterio è possibile osservare come, seppure il dato risulti notevolmente incisivo nei capitoli finali del trattato (29, 30 e 31), la tendenza sia ravvisabile e confermata, seppur con intensità decisamente inferiore, anche nei capitoli precedenti a questi. In generale, questa prima valutazione è risultata funzionale se non a escludere definitivamente quantomeno ad attenuare l’eventualità di ascrivere il fenomeno a una specifica sezione e, pertanto, di considerare il processo imputabile a un autonomo e innovativo ritorno alla fonte di Bc, limitatamente a una zona circoscrivibile del testo.

In riferimento a quest’ultimo punto, è stato necessario comprendere la natura della fedeltà all’ipotesto, con particolare attenzione per le zone che precedono gli ultimi capitoli (29-31) e, dunque, formulare un secondo parametro, inerente alla

qualità di tale aderenza. Alcune divergenze, non numerose nei capitoli segnalati,

sono ragguardevoli. Se ne veda un esempio particolarmente eloquente alla fine del capitolo 23: Bc è l’unico testimone a conservare la chiosa conclusiva dell’esposizione del Padre Nostro, con una notevole aderenza al dettato del modello francese:

Capitolo 23 § 342.

Bc SOMME LE ROI

(p. 227) § Enaissi sia lo coma nos avem

dich. Aquest motz “amen” vol “aisso” dire. § Aras has tu auzidas las notas que hom sap notar sus aquesta cansoneta que Dieus fes, § so el lo Pater Noster. Ara garda ben que tu lo sapias cantar en ton cor car gran ben ten vendra si aissi tu o fas

ainsi soit il comme nous avons dit, ce veut cis moz dire, amen. Or as tu oïes les notes que on suet sus ceste chançonnete noter, que Diex fist, c’est la Paternoster. Or guarde que les saiches bien chanter en ton cuer, que granz biens t’en vendra se ainsint le fez

Un esempio del genere, che può destare quantomeno un sospetto circa la possibilità di imputare un esito tanto aderente al modello a un’interferenza esterna come un ritorno alla fonte, è compresente a lezioni altrettanto isolate rispetto alla tradizione per le quali la fedeltà al modello è qualitativamente poco rilevante o di piccola entità. Il rilevamento di queste lezioni sembra mitigare almeno in parte tale eventualità – senza poterla recisamente escludere – e comporta che, a ogni evidenza, almeno per questi casi, risulti oneroso imputare l’esito conservativo a un autonomo ritorno alla fonte. Si vedano i seguenti casi, utili a inquadrare la tipologia messa in luce da questo secondo parametro (sono stati selezionati casi in cui non si registrano varianti significative in corrispondenza della lezione divergente di Bc e, pertanto, il testo critico corrisponde alla lettura condivisa da tutti i codici, senza necessità di ulteriori specificazioni relative).

LXXXVII LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 123 [apres a la nobleza] de sas raubas

de sas bellas raubas de beles robes

Capitolo 8 § 40. LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 135 [que sostenon] los lombartz e los caorcencs

e los chaorcis e los

jusieus les Juis et le Caorsins

Capitolo 24 § 34. LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 229 qui fa .i.a. almorna. ad .i. paure

Qui en la cort del rey fa .i.a. almorna (…) a .i. paure

Se on donne en la court le roi une robe a un enfant

Capitolo 24 § 100.

LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ

Bc SOMME LE ROI

Li phizolophe ancian parleron mot de las .iiii. vertutz cardenals mas le Sant Esperit n’ensenha

miels a parlar et a sentir,

segon que dis Salamons el libre de Savieza.

Los phisolophes ancias en a mot parlat de las .iiii. vertus cardenals, mais lo .S. Esperit las dona a sentir e las ensenha miels

cen tans, segon que dis

Salamon el libre de Savieza.

Des .III. vertutz cardonnaus parlerent mout cil anciain phylosophes, mes li Sainz Esperiz les done mieuz et

enseigne cent tants, si

com dit Salemons ou livre de Sapience Capitolo 25 § 14. LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 238

cel que duerm non a

paor, car ren non sent cel que dorm non sent ren ni ha paor et cil n’en set neant ne n’a point de paour.

LXXXVIII LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 249 so es oracios de bonas gens so es orations de bonas gens e dels amix de

Dieu

et les oroisons des bones genz et des amis

Dieu Capitolo 25 § 194. LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 249 en cuy si confiza de sanctitat e de devocion

lay ont el cuio que aia mai de ben e mai si fia en lur

adiutori que non fan en lur propris bens.

et la ou il cuide plus de bien, et plus se fie en leur

aide que il ne fet en ses propres biens Capitolo 26 § 33. LIBRE DE VICIS ET DE VERTUTZ Bc SOMME LE ROI p. 249

cant val mays le sant esperitz que nostre cors

cant val mai l’esperit qu’el

cors comme li esperiz vaut miuz que li cors

Si è, infine, riconosciuto come terzo e ultimo parametro la rigidità dell’atteggiamento osservato: se la tendenza conservativa, anche laddove confortata da un alto riscontro in termini di densità, non risulta rigida, ovvero se è possibile mettere in luce la compresenza, in zone attigue, di entrambe le tendenze, occorrerà ritenere meno persuasiva l’ipotesi che la tendenza innovativa sia ascrivibile a un autonomo ritorno alla fonte o – ma in assenza di evidenze in tal senso sarei cauta di questa eventualità, limitandomi a segnalarla – che, se il conservatorismo di Bc è da imputarsi a un’autonoma contaminazione extra-stemmatica, la fonte di riscontro diverga in minima parte dal testo pubblicato nell’edizione di riferimento della

Somme e sia conforme a quello del versione occitanica.

Al vaglio di questi tre criteri si può sommariamente concludere che la tendenza conservativa, di cui si osservano pur minime tracce isolate in diversi momenti del trattato, talvolta in micro-lezioni irrilevanti, talvolta per parti più estese o varianti notevoli, diventa estremamente significativa nei tre capitoli conclusivi (da 29 a 31), a partire dalla fine del 29. Un valutazione complessiva risulta in parte compromessa dal fatto che, a quanto osservato – non senza qualche elemento di problematicità come si vedrà più avanti (cfr. 3.4.5) – la configurazione dei reciproci rapporti tra i testimoni lascia presumere che, in una fase molto antica della trasmissione, si sia verificato un processo di sensibile rimaneggiamento del dettato per i capitoli 30 e 31 (e per parte del capitolo 29) – per alcuni aspetti secondo una modalità già compresente e rintracciabile, in misura minore, in altre parti del testo (cfr. 4.3). Tale stadio di conservazione esclude, di fatto, il testimone di Barcellona che, al contrario, sembra conservare, unico, una lezione che può considerarsi, con tutte le cautele del caso, più antica, in virtù di una stretta aderenza, sostanziale e formale, al modello

LXXXIX tradotto ponderata al vaglio dei precedenti criteri che problematizzano la possibilità di imputare lo stato di conservazione del testo a un’autonomia iniziativa del testimone Bc di collazione extra-stemmatica sulla fonte.

3.3.2. P

5

Aspetti di diversa natura caratterizzano il testo conservato nel testimone parigino, anch’esso collocabile in una posizione molto alta nella tradizione.

Una valutazione dello stato di conservazione del Libre de vicis e de vertutz in P5 non può non tenere conto, in primo luogo, delle notevoli peculiarità che contraddistinguono il testimone nella sua realtà codicologica e materiale.172

L’esigenza antologizzante che soggiace alla confezione del manoscritto parigino offre indicazioni di grande rilevanza che sollecitano una riconsiderazione complessiva dello singole tradizioni testuali delle opere in esso accolte.173 Non

potendo, in questa sede, estendere a una valutazione generalizzata le eventuali e possibili considerazioni che il caso suggerisce, si tengano quantomeno in conto le indicazioni di Giannini e Gasperoni, premesse allo studio dei Vangeli occitanici

dell’infanzia di Gesù e in parte anticipate nella descrizione del testimone (cfr. 2.2.4): nessun dubbio, comunque, considerato il tenore genericamente didattico -

religioso di tutti i testi ospitati, che ci si trovi di fronte ad una miscellanea a suo modo organizzata, evidentemente entro un arco cronologico piuttosto ampio e per via della collaborazione di più mani, dalle competenze grafico-librarie e dagli intendimenti immediati non sempre omogenei: insomma una sorta di recueil dei «ferri del mestiere di un chierico o, per meglio dire, di più chierici succedutisi nel tempo».174

172 Sull’argomento è possibile citare, tra le varie, almeno le considerazioni sul concetto di ‘supertesto’ riferito ai codici miscellanei per cui cfr. Divizia 2017.

173 Qualche indicazione in tal senso mi sembra dare Collura, che riconduce i due latori di questo codice, P5 (P per la traduzione in versi occitani del Vangelo di Nicodemo) e L (il testimone della British Library, Harley 7403) a un unico volgarizzamento comune. Il confronto dei testi conservati nei due codici permette allo studioso di concludere che «considerata l’attività redazione dei copisti nei confronti di un testo del genere, percepito come opera ‘collettiva’, non si può non tener conto dell’esistenza di una mouvance, forse a partire dall’archetipo stesso» Collura 2017, p. 58. A differenza di L, P (P5) conserva una versione più ampia del testo, comprensiva de primi 1376 versi, assenti nel codice di Londra: si consideri che, contrariamente alle recenti e condivisibili conclusioni di Collura, Meyer imputava tale divergenza a un ampiamento conservato nel codice parigino e non originariamente previsto nell’opera («Nous inclinons à croire que le manuscrit de Londres nous donne l’état primitif des deux poèmes: d’abor l’évangile de Nicodème augmenté d’un mourceu sur l’Antechrist, ensue le poéme des Quinze signes» MEYER 1898, p.

104). Pur ritenendo sostenibili, nel loro complesso, le conclusioni di Collura, supportata da un’indagine estesa anche a un latore indiretto di area catalana, mi sembra uno spunto interessante il fatto che siano ravvisabili due posizioni tanto nettamente distinte circa l’unità organica del testo in questione e le conseguenti considerazioni circa la presunta versione autentica. Risulta evidente anche da questo aspetto collaterale, legato all’interpretazione critica, che gli stimoli offerti da un testimone così nettamente configurato non possono esaurirsi limitatamente alla valutazione del singolo testo conservato ma vadano interrogati nella loro complessità.

174 GIANNINI-GASPERONI 2006, p. 76, con rimando a PULEGA 1983, pp. 253-254. Si ricorda che il testo citato è accolto, a differenza del Libre de vicis e de vertutz, nella seconda unità codicologica che compone il codice (cfr. 2.2.4).

XC Nel quadro di un latore così definito, il testo del Libre risulta marcatamente caratterizzato da una buona ‘plausibilità’ e da un’alta ‘competenza’ testuale.175 Il

primo aspetto richiama in maniera ravvicinata e coerente la presunta antichità del testo conservato nel codice, che si rispecchia e si confronta con la posizione relativamente alta, senza per questo determinare uno scarto netto rispetto al resto della tradizione, come, al contrario, si verifica nel caso di Bc (cfr. 3.3.1). Tale plausibilità si traduce altresì nella conservazione di un testo spesso sostanzialmente ‘buono’ che, tuttavia, al vaglio dello studio degli accordi testimoniali ai piani alti, rivela, nella sua stessa bontà, aspetti problematici che sembrano, in qualche modo – ma senza una chiara direzione – individuarne la stratificazione (cfr. soprattutto 3.4.4).

La ‘competenza’ testuale è, invece, rilevabile a partire dalla presenza di alcune lezioni divergenti che, allo stato attuale degli studi, non possono che ricondursi al testimone stesso (o, per esser ancor più prudenti, a un suo modello prossimo). Pur se minimamente incisive, queste singulares rivelano la possibile ingerenza di un copista consapevole che, non pervenendo a intaccare strutturalmente il testo, neanche nei dettagli del suo dettato sintattico, lascia qualche traccia significativa, per la quale non è possibile risalire oltre la testimonianza stessa di P5. Si considerino, a tal proposito, tre casi a titolo esemplificativo:

(I.) l’inserimento di formule dossologiche a chiosa di alcuni dei dieci comandamenti, integrate nel dettato senza nessun ulteriore suggerimento di natura testuale o paratestuale:

RIFERIMENTO P5

(lezioni isolate)

Terzo comandamento (in corrispondenza del § 36. del primo capitolo che costituisce un ponte di raccordo tra i primi tre comandamenti esposti – per cui cfr. nota relativa)

benezectes sia Jhesu Christ sobre paubre

Quarto comandamento (in corrispondenza del § 44. del primo

capitolo) lauzatz sia Jhesu Christ amen

Sesto comandamento (in corrispondenza

del § 61. del primo capitolo) Jhesu Christ li perdo amen

Settimo comandamento (in corrispondenza del § 68. del primo

capitolo) Benezectes sia Jhesu Christ Payre per amor cruzificat

175 cfr. Varvaro 2004 [1970], pp. 590-591. Tali qualità saranno richiamate più avanti, nel capitolo dedicato al testo base (cfr. 6).

XCI Ottavo comandamento (in

corrispondenza del § 75. del primo capitolo)

Jhesu Christ ne sia lauzat amen

Nono comandamento (in corrispondenza

del § 83. del primo capitolo) lauzatz ne sia Jhesu Christ crucificatz

(II.) L’inserimento al paragrafo § 16. del capitolo 11 di una citazione evangelica (dal Vangelo di Matteo 12,36: «Dico autem vobis: Omne verbum

otiosum, quod locuti fuerint homines, reddent rationem de eo in die iudicii») solo

allusa e parzialmente richiamata in occitano negli altri codici della tradizione, in conformità con il dettato del modello francese («dont il couvendra rendre reson de chescune devant Dieu au jour du Jugement, si comme Diex dist en l’Euvangile»)176

LIBRE DE VICIS E DE VERTUTZ P5

covenra nos rendre razon denant Dieu de cascuna paraula ocioza al jorn del Juizi, aysi o dis Dieus el mezeys en l’Avangeli.

e covenra nos rendre davan Dieu de cascuna paraula ocioza al jorn del juzizi ayssi o dis Dieus ell mezeys en la Euvangeli § De omni verbo ociozo etc.

(III.) in corrispondenza del § 97 del capitolo 29, ancora una citazione latina integrata a testo, che si ripercuote, in questo caso, anche sul testo occitano.

LIBRE DE VICIS E DE VERTUTZ P5

Martin, Martins m’a cubert d’aquest vestir

Martinus adhuc cathecuminus ac me veste contexit. Marti encara non es

batejatz § m’a cubert d’aquest mantel

Un aspetto significativo a tal proposito è che un buon numero delle singulares di P5, risultano, a ben vedere, condivise con M, codice di riscontro della ritraduzione catalana e, pertanto, esterno alla recensio propriamente detta del Libre (cfr. 2.1 e 4.2).

L’accordo in errore permette di avanzare alcune considerazioni. In primo luogo, il fatto corrobora ulteriormente quanto a più riprese richiamato nel merito della stringente vicinanza delle due traduzioni, collocabile nel più ampio quadro di scambi tra Catalogna e Occitania nel corso del XIV secolo.177 Ancor più

significativamente ai fini della rappresentazione teorica dei processi di copia, la 176 BRAYER-LEURQUIN 2008, p. 159.

177 Si è richiamata l’attenzione su questo aspetto già nel capitolo 2.1, in merito all’inclusione, nel corso dei lavori di edizione sul Libre, del riscontro sui due testimoni extra-stemmatici E e M e nel capitolo 3.2.2, in