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PROSPETTO DELL’ARGOMENTAZIONE

P 9 già segnalata cfr 3.2

CI

[*Cap. 19:] Parte del capitolo 19 è sottoposta a una più ravvicinata indagine nella misura in cui il testo di Av P9 manifesta tendenze

perturbative che alterano, di conseguenza, la disposizione degli accordi. Agli esempi allegati corrisponde una valutazione di natura materiale.

Cap. 28-29: [3.3.4]

Si verifica, per alcuni paragrafi di questi due capitoli, un fenomeno analogo a quello accertato nel cap. 19, altrettanto corroborato da valutazioni di natura materiale. Si offre un prospetto dei casi più problematici che permettono di ricostruire la fisionomia del problema.

Cap. 29-31: [3.3.5]

Si esaurisce il processo perturbativo in Av P9 e la tradizione torna a disporsi in una configurazione più stabile che, tuttavia, non corrisponde a quella tracciata per i cap. 9-27. Per l’accordo tra tutti i codici della tradizione contro Bc è proposta una dimostrazione in errore.

Come si è visto, risulta particolarmente difficile dare una definizione il più neutra possibile ai processi individuati, non riducibili a un unico atteggiamento o a un’unica ragione: onde evitare di confondere gli elementi in gioco, si ricorre a una terminologia ‘di servizio’, ovvero, nel quadro prospettico che segue si indicano come ‘combinazioni’ – e non come ‘contaminazioni’ – le possibili dinamiche messe in luce dall’esame delle varianti.

Complessivamente, il reciproco rapporto tra i quattro elementi isolati in precedenza (cfr. Fig. 2), assume configurazioni molto diverse, ora in una direzione ora in un’altra. Si riscontrano e sono compresenti nel testo almeno le seguenti combinazioni

(I.) P5 condivide errori certi con a1, non condivisi da b0 e Bc; (II.) Bc condivide errori certi con b0 non condivisi da a1 e P5; (III.) P5 condivide errori certi con b0 e Bc, non condivisi da a1;

(IV.) a1, b0 e P5 condividono errori certi, non condivisi da Bc.

La situazione (I.) è compresente con la situazione (II.), ovvero, come si vedrà, si riscontrano degli accordi che permettono di isolare un gruppo Av P5 P9 da un gruppo

Bc B7 P7 V.

Si propone, infine, una rappresentazione schematica dei processi che si vanno di seguito a presentare:

CII

Figura 6

3.4.1. I capitoli da 1 a 7

Per quanto concerne la breve sezione iniziale, dedicata ai dieci comandamenti (cap. 1) e ai dodici articoli della fede (cap. 2), i fenomeni riscontrati non consentono di circoscrivere chiaramente, già a quest’altezza del testo, i rapporti reciproci tra i codici. Pur se in qualche caso è possibile valutare l’opposizione tra due lezioni alternative, variamente disposte, in termini di debole deteriorità dell’una rispetto all’altra, altri fattori contestuali e compresenti limitano, di fatto, ogni conclusione definitiva circa l’assetto complessivo della tradizione per questi capitoli. In effetti, all’assenza di macro-fenomeni marcati, ovvero in un contesto di generale stabilità testuale condivisa, i testimoni manifestano, soprattutto nella prima parte, tendenze endogene singolari che sfuggono a ogni tentativo di razionalizzazione.182

L’opposizione tra due lezioni disposte in gruppi isolabili corrisponde perlopiù ad alternative sostenibili e, in alcuni casi, inquadrabili in un’ottica di diversa natura, di cui si rende conto con maggiore precisione nell’esame delle varianti proposto nel capitolo 4, nella misura in cui rispondono a un tipo di variazione connaturata al testo e condivisa da tutta la tradizione.

Prima di entrare nel merito dei singoli luoghi problematici e dei possibili accordi, occorrerà chiarire con un esempio in che modo sono state valutate le varianti, precisando così lo scarto rispetto all’inquadramento prettamente orizzontale che imposta il successivo capitolo.

Si leggano, in qualità di esempio limite, i par. §§ 7-8 del capitolo 1: 7. Contra aquest mandament fan tug aquil que trop aman lur riquezas e los bens e la gloria d’aquest mont o calque cauza terrenal 8. car, en las cauzas traspassantz e corrompablas, meton lur cor e lur esperansa e

182 P7 presenta frequentemente delle lezioni isolate rispetto al resto, non riscontrabili sull’affine B7 che, come si è visto nel cap. 2.2.3, risulta acefalo. Le lezioni isolate di Bc e V sembrano errori di lettura, piccole dimenticanze, distrazioni del copista (i rilevamenti sono commentati in sede di nota critica), mentre alcune delle singulares di P5 possono ascriversi al libero intervento di un copista (in particolare le chiose di natura dossologica, non condivise da nessun altro testimone conservato).

CIII n’oblidan lur Creator, lur Dieu e lur Senhor, que totz aquestos bens a

creatz e donat a nostre servizi

I testimoni P7 e V aggiungono la seguente porzione di testo a seguito della parte evidenziata dal grassetto:183

P7 V

o qualque cauza terrenal e aquels qui

se cofizan en breus ni en erbas et en autras cauzas vanas aissi com son est<…>t et autras motas fatonarias quar en las cauzas trespassans

o qualque causa terrenal e aquels que

se confison en breus ne en erbas e en autres causes vanes aysi con son estrumetz e autras motas fatonarias quar en las causes traspassans

La lezione è conservata solo nei due codici del gruppo occidentale e risulta assente anche nel modello francese secondo l’edizione di riferimento. Una situazione così data ci permette di presumere senza troppe difficoltà che la lezione di P7 V sia un’aggiunta innovativa imputabile solo a quel ramo. Allo stesso tempo, per quanto la presenza di un passo che non altera né connota il senso del contesto possa risultare distintiva e caratterizzante di un gruppo che si è dimostrato imparentato sulla base di errori certi, non si può escludere tout court che questa possa essere una lezione autentica e che ad averla persa siano stati tutti gli altri ; indagando nella tradizione catalana, infatti, noteremo la presenza della stessa ‘aggiunta’ (o la mancanza dell’omissione?) conservata tanto in M che in E:

E M

o qualque cosa terrenal e aquels qui·s confien en breus e en erbes e en altres coses vanes asi com a huyrs e altres moltes faytures car en les coses trespassans

o qualque cosa terrenal e aquells qui·s confien en breus e en erbes e en altres moltes fentesmeries cor en les coses trespassants

Allo stato attuale delle conoscenze sulla tradizione catalana, non è possibile spingersi oltre questa segnalazione e sicuramente il caso in esame, di per sé, può trovare ulteriori chiarimenti nell’ambito della generale fluidità della tradizione, cui è dedicato il capitolo 4 dell’Introduzione.

Tuttavia, volendo, per chiarezza metodologica, ragionare in termini di presenza e assenza della porzione di testo, non si trovano ragioni interne che giustifichino la genesi indipendente di una lacuna e dunque, se escludessimo, supportati eventualmente da M, che la presenza sia un fenomeno esclusivo di P7 V, dovremmo presupporre una dipendenza in errore di tutti gli altri codici da un modello che ha perso, per una ragione indeterminata, la porzione di testo: il fatto è, di per sé, indimostrabile in questi termini. Dunque, per le stesse ragioni che non consentono di considerare la presenza di questa porzione di testo solo nei testimoni del ramo occidentale prova dell’appartenenza alla stessa famiglia (in quanto non si tratta di errore certo), non si potrà considerare congiuntiva l’assenza della porzione di testo negli altri testimoni.

CIV Chiarito, sull’esemplificazione del caso limite precedente, cosa si intende per reversibilità, si possono considerare i seguenti fenomeni, allegando una pur minima casistica relativa ai primi nove capitoli del Libre de vicis et de vertutz.

Alcuni segnali di lezioni minimamente deteriori individuano una somiglianza tra il testo del gruppo P7 V e quello conservato nel testimone P5. Si veda, a tal proposito il paragrafo § 83 del capitolo 1, seguito dalle varianti pertinenti alla lezione implicata (evidenziata con il grassetto). Il caso risulta particolarmente emblematico nella misura in cui, scartando rispetto alla lezione conservata nel modello francese,184 presenta alcune complicazioni sintattiche. A tal proposito, si

valuti, dapprima, un confronto tra il testo di Av P9 e quello di Bc, più vicini tra loro:

Av P9 Bc

Qui ve autruy femna e la cobezeia en son corage pecca mortalmens, si a volontat de peccar, si avia luoc ni temps e poder e ayzina, que non temeria la offensa de Dieu.

Qui ves autrui femna e la cobeita en son cor a peccat mortalmens, si a la voluntat de peccar, si avia luoc e tempz e poder es aisina, non temeria la offensa de Dieu

pecca mortalmens] a peccat m. Bc, om. P5 P7 V;

om. E M

Soffermandoci in prima analisi sulla struttura sintattica del periodo, si consideri lo scarto primario, che coinvolge il verbo della principale, peccar, omesso in P5 P7 e V. Il concetto veicolato in questo passo insiste particolarmente sul fatto che la volontà stessa di giacere con la moglie altrui (implicitamente, dunque, pur in assenza del fatto, il solo desiderio) costituisce già di per sé un peccato mortale. A margine di questo assunto sono aggiunte ulteriori considerazioni che descrivono la natura del desiderio del peccato (si avia luoc ni temps e poder ecc., ‘se avesse modo e tempo ecc.’) e l’atteggiamento del peccatore rispetto a esso (que non temeria la

offensa de Dieu ‘non temerebbe l’offesa di Dio’). La struttura sintattica, articolata

in una serie involuta di ipotetiche che rendono difficile un’esatta partitura della frase, determina una confusione in qualche modo ravvisabile già per il tempo verbale del verbo reggente (pecca Av P9, a peccat Bc). Pur non pervenendo a dirimere chiaramente le ragioni e, di conseguenza, la risoluzione certa di questo passaggio complicato dalle involuzioni segnalate, si consideri il passo, così come conservato nei relativi testimoni che omettono la lezione indicata:

P5 P7 V

qui ve autruy femna e la cobezieja esson cor si a volontat de peccar si avia luoc e temps et ayzina que non temeria la offensa de Dieu

qui a enveia d’autruy fempna e la cobezeia en son cor si ha volontat de pecar si avia luec et temps et ayzina et poder que no temeria la

que ves autuy femna et la cobezia en son cor si a voluntat de pechar si avia loc et temps et aysina et poder que non temeria la ofensa de

184 Quantomeno nella versione riferibile all’edizione di riferimento: «qui voit fame et la covoite en son cuer, il a ja peché o lui de cuer, c’est a entendre ce consentement exprés et apensé»BRAYER-LEURQUIN 2008 p. 104.

CV

complitz es lo peccat

mortal offensa de Dieu complit es lo pequat mortal Deu complitz lo pecchat mortal

L’omissione del verbo reggente pecca/a peccat è compensata dal successivo

complitz es lo peccat mortal: questa lezione, tuttavia, compromette l’accordo tra

soggetto (espresso dalla subordinata relativa qui ve autruy femna ecc., che rimane effettivamente isolata in una misura che non si riduce a nessuna possibile spiegazione sintattica, pur stridente) e verbo. Il fatto che siano compresenti e attestate tre diverse tipologie di divergenza non permette di stabilire in maniera chiara in che modo queste si dispongano reciprocamente. Pur se fosse possibile immaginare un’aporia condivisa da tutti i quanti i codici conservati, l’esempio continuerebbe a rimanere in parte aperto poiché, con l’eccezione di Bc, risolto quantomeno nell’equilibrio sintattico interno al periodo (con il verbo reggente al passato, che si concilia con il condizionale di tipo uno alla fine, temeria e omettendo il nesso que, anch’esso di non chiarissima interpretazione), tutti i codici conservano il segno di qualcosa che non funziona e le ragioni dell’accordo, pur notevole, tra P7

V (confermati da E) e P5 (confermato da M), risultano sfumate nei termini descritti. A meglio definire i contorni di questo attenuato eventuale accordo testuale, sembra orientarci il fatto che più avanti nello stesso paragrafo § 83 la lezione conservata in P7 V e P5 risulta notevolmente deteriore, sulla base del riscontro interno al contesto. Si veda, pertanto, la lezione evidenziata dal grassetto, di cui si richiama la relativa varia lectio:

Contra aquest mandament fan tug aquil et aquellas que mostran fols semblans en esgardar et en parlar et en jugar. [1.83.c.] Et ayso es vedat per espres mandament car, per sol la volontat de cobezeiar autruy femna o autruy home, son fatz motz mals e procuradas mortz e grans perils de greus trebals et homicidis

et ayso es vedat Bc] et mandat P5, et es aisso mandat P7 V

Il senso generale del periodo:

‘Contro questo comandamento fanno tutti quelli e quelle che mostrano folli apparenze negli sguardi, nelle parole e nel gioco e ciò è vietato per espresso comandamento, perché solo la volontà di desiderare la donna d’altri etc.’

Il verbo manar di P5 P7 V determina un’aporia logica: recuperando anche alcune indicazioni contestuali dall’esempio precedente, la specificazione sulle modalità di trasgressione al comandamento che vieta di desiderare la donna d’altri comporta che gli elementi enumerati nell’elenco (mostran semblans en esgardar et

en parlar ecc.) siano oggetto di un divieto e non di un comando. L’errore può essere

in qualche modo determinato dalla ricorsività di alcuni elementi verbali afferenti alla sfera dei verba iubendi, particolarmente concentrata in questa sezione dell’opera.

Pur se stringente, quest’ultimo caso, anche riferito al precedente, non perviene a costituire un indirizzo sicuro che ci orienti a determinare una fase testuale condivisa dal ramo occidentale, qui rappresentato solo in P7 V, e il testimone isolato

CVI ai piani bassi P5: a uno sguardo complessivo, pur volendo attribuire un valore stringente – in una misura che non mi sembra effettivamente provata – ai casi esposti, occorrerà considerare che la porzione testuale in cui essi si verificano coincide con una parte che, rispetto al modello francese disponibile a un riscontro, costituisce di fatto un ampliamento. Se si rimanda al cap. 4 per un più approfondito

focus nel merito della natura relativa e della considerazione conseguentemente

accordata a tali estensioni del dettato, occorre anticipare che in tali zone “ampliate” è possibile che si verifichino con maggiore frequenza oscillazioni non chiaramente orientate e, pertanto, pur segnalandone l’effettivo riscontro in quanto tale, prescindendo dunque dal contesto, è prudente non trarre conclusioni generale in assenza di prove sicure in zone testuali meno soggette a una , talvolta condivisa, instabilità.

Proseguendo secondo la disposizione del testo, al paragrafo § 314. del capitolo 4 si rintraccia una lezione che sembra conservata in una versione deteriore condivisa da tutti i testimoni, tranne a1:

non auzias los servizi de Dieu en la gleya o los sermons en la gleya] en Sancta Gleisa Bc B7 P5 P7 V

Premettendo che la valutazione è solo ipotetica e non si fonda su dati comprovabili in via definitiva, il problema relativo al sintagma en sancta gleya si determina nella misura in cui è possibile mettere in discussione che l’aggettivo santa possa applicarsi alla chiesa fisicamente intesa, come edificio di culto. In primo luogo, andrà chiarito che la lezione del modello francese, «au moustier»186, rassicura

circa l’interpretazione di gleya, così come conservato in Av P9, nel senso di ‘chiesa in quanto edificio di culto’. Da un sondaggio su COM2e su testi di riscontro per le opere non in versi risulta che il sintagma sancta gleisa (così nella grafia di Bc, ma il sondaggio è stato esteso alle numerose grafie possibili) si riferisce univocamente alla chiesa in quanto comunità di fedeli cristiani o in quanto istituzione politica (come in sancta Gleisa de Roma) o religiosa (come in Sancta Mare Gleisa) o ancora in riferimento alla comunità dei seguaci (discepoli o apostoli) di Cristo.

Una debole traccia dell’uso del sintagma in riferimento all’edificio sembra attestato in una raccolta provenzale di vita dei santi prosa:

Pres ampollas de veire e d’evori e de cristal e d’argent et d’aur, e mes en cada una d’aquel sanch, e trames las per totas las terras en las gleisas, e trames escrih en cart de qual manera era esdevengua aquist granz meravilla, e que fos totz temps mais sauput e recitat en Sancta Gleisa.187

Con questa eccezione, non particolarmente conclusiva, in generale è possibile ritenere che l’uso del sintagma nell’accezione specificata non sia diffuso, il che non implica, tuttavia, che non sia possibile. Pertanto, come nei casi precedenti, anche qui il dato risulta attenuato ed evidentemente poco probante al fine di risalire oltre quanto già ravveduto nei precedenti capitoli 3.2 e 3.3.

186 BRAYER-LEURQUIN 2008,p. 119.

187 CHABANEAU-REYNAUD 1890, p. 225. Nella sezione denominata Passio imagini Domini Nostri Jesu

Christi nel testimone che conserva i testi pubblicati nell’edizione segnalata, ovvero il testimone della BnF

CVII Si consideri, però, che in un caso più stringente poco più avanti, al § 399 di questo stesso capitolo 4, si riscontra nuovamente un assetto similare all’ultimo rilevato, ovvero a una lezione sostenibile conservata in Av P9 si oppone una lezione divergente e più problematica in Bc B7 P5 P7 V

nayson autres ramps malvays de greus peccatz, so es mal dire d’aquels a cuy vol nozer, per si eysausar, et allevar lo blasme d’aquel 399.] e dezirar e procurar la mort d’aquel que ten la dignitat quez el entent ad aver, e tracions e mals consels e conspiracions de mal consentir e contendemens e bregas et omicidis e mot d’autres peccatz que nayson d’aquesta mala branca.

de mal consentir e contendemens] consentimens e contencions Bc B7 P5 P7 V

Richiamando, a conferma dell’interpretazione, anche la lezione dell’ipotesto «mauvés conseus, conspiracion, contez»188 e prescindendo dalla poco significativa

oscillazione tra il sostantivo consentiment e l’infinito sostantivato di Av P9consentir, l’assenza dell’avverbio mal (il valore avverbiale è riferito alla lezione consentir, potremmo presupporre un aggettivo nel caso di un corrispondente sostantivo) altera notevolmente l’interpretazione del sostantivo nell’elenco allegato, privandolo della caratterizzazione funzionale alla sua presenza stessa nell’enumerazione allegata a titolo paradigmatico di tutti i rami che nascono dal peccato in questione. Anche in questo caso, si potrebbero opporre a un’ipotesi – senz’altro onerosa su queste sole basi – di accordo Bc B7 P5 P7 V varie considerazioni, non ultima la possibilità che lo scarto sia imputabile a un autonomo ripristino di a1 o una perdita, sospettosamente indipendente.

Nella definizione di quella che nella Fig. 6 è stata indicata come ‘Combinazione 1’ concorre ancora un caso ai paragrafi §§ 34-35 del capitolo 5:

Enveios s’alegra en son cor cant ve o aus mort o malautia d’autruy o amermament d’amix o mals esperitals, aysi com seria que una bona persona fos blasmada d’alcun mal blasme 35.] o de mal de fortuna, aysi com de pauretat o de aversitat.

aysi com seria que] aissi que Bc B7 P5 P7 V

Tra le varie possibilità, si segnala che ayssi que potrebbe introdurre una subordinata consecutiva, una finale-consecutiva,189 più difficilmente una

comparativa, come in Av P9 (‘così come’): il periodo dipendente sembra specificare quanto detto nella principale. La consecutio dei tempi verbali (congiuntivo passato

fos blasmada per Av P9, congiuntivo presente sia blasmada per gli altri codici) sembra confermare l’interpretazione di aysi que come congiunzione che introduce una subordinata consecutiva (‘così che sia…’), che non si accorda con il contesto (‘l’invidioso gioisce quando vede morte o malattia o mali spirituali, così come…’).190

188 BRAYER-LEURQUIN 2008,p. 121. 189 Jensen 1994, § 760.

190 Il sintagma ayssi come seria è attestato in una forma simile – che tuttavia non ritengo congruente ma che segnalo perché il quadro della delicata affermazione di una variante formale possa risultare il più chiaro

CVIII

3.4.2. Primo snodo problematico: il capitolo 8.

A partire dal capitolo 8, ovvero dal trattato dell’Avarizia, gli accordi tra i testimoni alti nella tradizione subiscono un’alterazione percepibile, pur se ancora in assenza di un errore certo. Si registra con una frequenza progressivamente maggiore, l’accordo tra P5 e Av P9 (con l’eccezione della porzione finale del cap. 8 e quella iniziale del capitolo 9, dove si è segnalata un’alterazione nei rapporti tra Av e P9, cfr. 3.2.1).

La netta rimodulazione riscontrabile nella disposizione della varia lectio, pur se non ancora confortata da prove certe di congiunzione in errore, può essere inquadrata sotto diverse prospettive, di cui si offre uno prospetto il più possibile esaustivo:

❖ (Ipotesi 1.) Il cambiamento dell’assetto è determinato da un fenomeno antico che lascia una traccia in Bc e nel gruppo B7 P7 V, da cui P5 da un lato e Av

P9 dall’altro, risulterebbero esclusi: la sensazione di un maggiore riscontro