La sponda meridionale del Mediterraneo è da sempre crocevia di numerosi interessi, sia politici che economici.
Gli interessi e le aspettative di ogni attore dello scenario internazionale si sono sempre focalizzate su questa particolare zona e l’Unione Europea non fa eccezione.
Nel primo capitolo si è esaminato come gli sconvolgimenti politici degli anni ultimi 30 anni, su tutti la caduta del Muro di Berlino e lo scioglimento dell’Unione Sovietica, abbiano avuto pesanti ricadute anche sullo scenario nord africano e medio orientale.
Il venir meno di un importante “contrappeso politico” come l’URSS ha cambiato le carte in tavola: da una visione del Mondo in due blocchi contrapposti, est contro ovest, siamo passati a una visione con più sfaccettature e meno punti di riferimento.
Sono emersi nuovi protagonisti dello scacchiere politico e si sono presentati problemi fino ad allora non considerati.
I Paesi europei si sono trovati a fronteggiare nuove sfide: la gestione dei flussi migratori e la conseguente integrazione nella società dei nuovi immigrati, la concorrenza di nuove imprese nel mercato economico nonché il crescente sviluppo del radicalismo islamico e della minaccia del terrorismo di matrice musulmana. A un “nemico” ben riconoscibile come era l’Unione Sovietica, si sostituiscono nuove minacce meno identificabili, ma non per questo meno pericolose, come le associazioni terroristiche. L’allora Comunità Europea ha dovuto obbligatoriamente trovare nuove metodologie e nuove soluzioni per affrontare questi nuovi problemi.
La Dichiarazione di Barcellona del 1995 doveva rispondere proprio a queste nuove sfide cercando di creare una area di stabilità, sicurezza e prosperità comune tra le sponde del Mediterraneo.
La CE cercava quindi di ampliare la sua influenza politica ed economica sull’area mediterranea, proponendosi come il riferimento principale dei Paesi nord africani e medio orientali. Il Processo di Barcellona è stato solo il primo passo della moderna Politica di Vicinato e ha cercato di agire in diversi campi; dal settore economico a quello culturale, dalla lotta all’immigrazione irregolare alla lotta alla criminalità organizzata. I programmi di EuroMed hanno risposto, con risultati più o meno positivi, ad ognuna di queste problematiche cercando di fornire una risposta uniforme e completa da parte di tutti i Paesi partecipanti e proponendo una forte collaborazione tra questi. Non è però passato molto tempo prima che venissero alla luce i primi problemi: il Processo di Barcellona, come si è sottolineato più volte, è stato accusato di non aver rappresentato adeguatamente le istanze e le necessità dei Paesi extra europei dando invece troppo spazio agli interessi dell’UE.
L’Unione per il Mediterraneo, nata nel 2008 sotto la forte spinta dell’allora Presidente francese Sarkozy, doveva proprio dare una risposta efficace a questi problemi proponendo una nuova occasione di collaborazione tra i Paesi europei e i Paesi del Mediterraneo del sud.
Il sistema della co-presidenza, un presidente nominato dagli Stati europei e uno dagli Stati nord africani e medio orientali, dovrebbe far emergere le istanze di entrambe le sponde del Mediterraneo.
Simili aspettative erano rivolte al nuovo modus operandi: la procedura co-decisionale.
Si prevede che i progetti dell’Unione per il Mediterraneo, vengano portati avanti attraverso una forte cooperazione e con un pieno sostegno da ogni membro dell’associazione stessa.
La crescita dell’Unione per il Mediterraneo è stata però
ostacolata dalla difficile situazione politica
internazionale:l’aggravarsi della crisi israelo-palestinese ha creato dissidi all’interno dell’Unione per il Mediterraneo.
Numerose riunioni dei suoi organi sono state disertate da varie nazioni in risposta agli eventi internazionali che si succedevano. Una ulteriore differenza con la Politica di EurooMed è la catalogazione degli obbiettivi: alla generalità e alla indeterminatezza della Dichiarazione di Barcellona, si sostituisce un preciso elenco di scopi da conseguire.
Una precisa indicazione delle mete da raggiungere può forse contribuire a una maggiore efficacia e determinatezza dell’azione politica dell’Unione per il Mediterraneo.
La nuova associazione affronta diversi campi: dallo sviluppo delle infrastrutture e dei trasporti allo sviluppo dei sistemi commerciali, dal miglioramento del sistema di protezione civile allo sviluppo e alla ricerca di nuove forme di energia, per non
dimenticare la lotta all’inquinamento nelle acque del Mediterraneo.
L’Unione Europea agisce anche attraverso gli Accordi di Associazione, accordi bilaterali tra la UE e i Paesi firmatari su vari argomenti come riforme politiche, economiche da attuare negli Stati terzi e agevolazioni doganali per la creazione di un’area di libero scambio tra l’Europa e i Paesi nord africani e medio orientali.
Come si può notare, sono vari gli strumenti utilizzati dall’Unione Europea per relazionarsi con i Paesi dell’area della sponda meridionale del Mediterraneo; questo evidenzia la crescente importanza e rilevanza che tali Stati stanno rivestendo sullo scenario internazionale e come possano influenzare la vita politica ed economica dell’Europa.
Non devono essere però taciute le varie problematicità presenti: l’Unione Europea spesso non ha presentato un profilo unitario e compatto nella sua politica estera, dividendosi molto spesso per causa dei diversi interessi dei singoli Stati membri.
Inoltre, molte volte, i proclami delle varie Dichiarazioni e dei singoli Trattati sono rimasti esclusivamente sulla carta: un classico esempio è la creazione dell’area di libero scambio nel Mediterraneo.
Come dimostrato, vi sono notevoli rischi che si raggiungano situazioni opposte a quelle auspicate di cooperazione e integrazione economica e politica.
La conclusione che si può trarre dalla presente analisi è quindi che l’Unione Europea, per mantenere una posizione rilevante sullo scenario politico del Nord Africa e del Medio Oriente, deve presentarsi unita e compatta senza dividersi a causa delle pressioni dei singoli Stati membri.
Un’ Europa unita può portare a uno sviluppo economico dei Paesi firmatari degli Accordi di Associazione, nonché ad un loro sviluppo politico e sociale.
Si presenterebbero notevoli opportunità economiche anche per le imprese europee, ma questo non deve essere un nuovo “colonialismo”: deve essere una opportunità di crescita reciproca per entrambe le sponde del mediterraneo e questo può essere raggiunto esclusivamente se l’Unione Europea considererà partner politici e commerciali di pari livello a lei i Paesi aderenti alla politica di Vicinato.
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