Oriente
Dopo questa prima analisi incentrata sia sulla struttura istituzionale che sui progetti economici dell’Unione per il Mediterraneo,si deve riflettere su come l’Unione Europea si sia servita di questo nuovo strumento per continuare le sue relazioni internazionali con i Paesi del Mediterraneo meridionale .
Il Segretariato e la co-presidenza sembrano proporre un modello totalmente nuovo di approccio alla cooperazione nell’area mediterranea.
Si rende quindi necessario analizzare come questa novità nello scenario politico possa influenzare, o abbia già influenzato, l’azione dell’Unione Europea.
Prima di approfondire queste relazioni, si devono presentare50
due concetti fondamentali per tale analisi ossia regionalismo e regionalizzazione: il primo concetto può essere definito come l’elaborazione di regole e norme da parte dei governi di una regione mentre il secondo può essere presentato come uno sviluppo “naturale” delle relazioni tra i diversi Paesi confinanti senza bisogno di norme per regolamentarli.
L’Unione per il Mediterraneo può andare ad influenzare entrambi questi aspetti: la sua costituzione come accordo tra diversi governi la colloca nell’ambito del regionalismo, ma la sua azione nell’area può portare naturalmente anche a un diverso sviluppo di regionalizzazione andando a cambiare gli equilibri politici della zona mediterranea.
50 P. Holden “A new beginning? Does the Union for the Mediterranean herald a
new functionalistic approach to co-operation in the region?” pp 155-169 in “Mediterranean Politics” n 1 del 2011
Equilibri politici che sono influenzati dalla Comunità Economica Europea sin dalla Politica Globale per il Mediterraneo degli anni ’70.
L’intento principale, formalizzato con la Politica di Vicinato ed Euromed, era quello di arrivare ad un’area di libero scambio; intento perseguito anche grazie a numerosi accordi bilaterali mirati ad eliminare barriere normative ostative del commercio. Si notano quindi le forme di regionalismo precedentemente analizzate.
Più che ad una integrazione regionale, si assiste però a una integrazione dei mercati nord africani e medio orientali con quello europeo; il partner forte cerca di influenzare il partner più debole.
Solo alcuni Stati partecipanti alle varie forme di integrazione, dal Processo di Barcellona alla Politica di Vicinato, hanno però mostrato una reale intenzione di dare seguito a questi processi. Paradossalmente si assiste quindi ad una frammentazione più che a una integrazione tra i vari Stati partecipanti; un esempio di disgregazione può essere quello dell’ associazione regionale “Unione del Maghreb Arabo” visto che due Stati di tale regione come la Libia e la Mauritania non sono stati inclusi nella Politica di Vicinato dell’Unione Europea.
L’Unione Europea, e la sua spinta verso la liberalizzazione dei commerci, ha influenzato la stipula di altri trattati come gli accordi di Agadir del 2004 che hanno creato un’area di libero scambio tra Egitto, Marocco, Giordania e Tunisia.
Si nota quindi come la Ue abbia influenzato sia nell’ottica del regionalismo, spingendo alla creazione di nuove norme di comune accordo coi governi locali, sia nell’ottica della regionalizzazione, modificando il sistema socio-politico preesistente.
Pur non avendo raggiunto l’obiettivo iniziale di creare una zona libera di commercio, Euro-Med ha comunque raggiunto importanti traguardi nella rimozione di determinate barriere normative e nell’armonizzazione della legislazione per quanto riguarda la denominazione dei prodotti e la loro esportazione. Le politiche dell’Unione Europea, si ricordi su tutte anche l’iniziativa MEDA di cui si è già parlato, hanno avuto anche il compito di finanziare la ristrutturazione dei sistemi economici dei Paesi coinvolti mirando a renderli competitivi affinchè possano giocare il loro ruolo nel mercato globale.
Come precedentemente analizzato, la Politica di Vicinato ha cercato di coinvolgere in maniera importante le varie istituzioni e organizzazioni locali incentivando l’ambito della regionalizzazione di cui prima si accennava.
Si è cercato di creare un terreno favorevole alla collaborazione tra governi europei, governi nord africani e medio orientali e organizzazioni operanti nell’area mediterranea come università, istituti di ricerca, imprese, organizzazioni non governative etc. Dopo questa breve analisi si osserva come sia difficile caratterizzare la Politica di Vicinato dell’Unione Europea in ambito mediterraneo in maniera chiara e definitiva: si passa da un approccio pan regionale a uno più incentrato su accordi bilaterali, da un approccio economico prettamente liberale a uno incentrato sugli aiuti dell’Unione Europea.
Lo scenario si complica ulteriormente dal 2008 con l’entrata in gioco dell’Unione per il Mediterraneo.
Come precedentemente riportato, la nascita dell’Unione per il Mediterraneo è in gran parte dovuta alla spinta dell’allora Presidente francese Sarkozy; si iniziò a parlare di una nuova Organizzazione Internazionale durante la campagna elettorale presidenziale e Sarkozy riteneva di poter offrire attraverso
questa’ultima una nuova visione alla politica estera dell’Unione Europea verso il Mediterraneo che non implicasse l’ammissione nella Ue della Turchia.
Altri Paesi, come la Germania, spingevano d’altra parte affinchè venissero inclusi in questa nuovo forum di discussione tutti gli Stati membri dell’Unione Europea stessa per impedire che il centro di decisione politica si spostasse eccessivamente verso Parigi.
Si osserva un sostanziale distaccamento rispetto al modus operandi tipico della Politica di Vicinato improntato sulla bilateralità e questo distaccamento si ha, negli stessi anni, anche per quanto riguarda la politica estera verso i Paesi ex sovietici con la creazione di simili organismi regionali.
Un’altra sostanziale differenza tra il precedente approccio dell’Unione Europea all’area e l’attuale portato avanti dall’Unione per il Mediterraneo, si ha nella condotta pratica e negli obiettivi prefissati; si lasciano da parte dichiarazione di pragmatica e obiettivi indeterminati tipici del Processo di Barcellona come il raggiungimento della pace e della stabilità, per incentrarsi su le sei priorità precedentemente illustrate.
Attraverso i progetti elencati, si spera di arrivare a garantire uno sviluppo sociale ed economico all’area Mediterranea: la Commissione dell’Unione Europea ha evidenziato51 come
“l’Unione per il Mediterraneo debba incentivare la
cooperazione tra i Paesi membri sia a livello regionale che sub regionale puntando a politiche non discriminatorie di integrazione e sviluppo economico”.
Una ulteriore differenza con il tradizionale metodo di azione dell’Unione Europea, è come la proposizione dei progetti possa avvenire anche da spinte ed input di organizzazioni regionali e enti non governativi operanti nella regione in esame; il centro
decisionale non è quindi esclusivamente la Commissione Europea.
Come già precedentemente accennato, l’Unione per il Mediterraneo non è ovviamente esente da critiche: scarsità di fondi, divergenze politiche e complessità istituzionale.
E’ interessante l’osservazione portata avanti da Ghoneim nella sua opera52 ossia come l’Unione per il Mediterraneo venga vista
dall’Egitto come “ una nuova forma delle relazioni tra Unione
Europea e il Nord Africa che non aggiunge niente di nuovo se non vacuità e complessità dato che le novità istituzionali e organizzative potevano essere introdotte nel sistema del Processo di Barcellona”
Nonostante le critiche e le difficoltà incontrate nel proprio cammino, l’Unione per il Mediterraneo rimane una importante opportunità che alcuni Paesi, come il Marocco o l’Algeria, stanno cercando di sfruttare per introdursi nel mercato comune europeo.