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Il postulato da cui Page partiva ”Thucydides is a keen observer, a clear thinker and an accurate writer”23non per forza va abbandonato quando si constata

una ripresa letteraria o una struttura squisitamente retorica e narrativa.24 Senza narrazione non si dà scienza, ma anche questo sarebbe un postulato troppo facile a cui appoggiarsi. Piuttosto della critica a Page e Gomme, prendiamo invece la domanda che Parry pone25, studiando il passo Tuci- dideo: ”What is technical?” ed estendiamola all’intera metodologia, non

21Thomas 2006, 91-2. 22Loraux 2011 23Page 1953, 98.

24Lo rifiuta nettamente Bellemore 1994, 390, dicendo che Tucidide ha ”disregard for fac-

tual accuracy in dealing with the plague, and he is trying to present a dramatic image of chaotic suffering unable to be tempered”.

solo al lessico impiegato dall’ateniese. Cosa rende tecnica la narrazione Tucididea? Non il lessico, si è detto. Non possiamo nemmeno dire che sia la ripresa di Saffo in sé, ma di nuovo Parry ci offre una buona risposta, poco oltre nella medesima pagina:

Thucydides is extremely observant and precise, but those who insist on Thucydides the Scientist are likely to do so, as Cornford long ago observed, on the basis of a dichotomy of science and art.

Il dito di Parry è puntato su un’indebita semplificazione, sulla falsa formulazione di una domanda che, a pensarci bene, non ha molto senso, quella che chiede se sia arte o scienza quella dello storico. Una semplifi- cazione incidentale foriera di molti fraintesi.26 L’epistemologia ha già in-

franto per esempio la pretesa dell’oggettività, prima barriera e discrimine tra Scienza e Arte. L’osservazione e la precisione ne fanno parte ma so- no anche altre, e si possano trovare definizioni quasi Tucididee in scienze contemporanee come la Neuropsicomotricità, per esempio.

Woodman ha dimostrato molto bene come concetti basilari, come ”ve- rità”, in relazione alla narrazione storica, per Tucidide avessero un signifi- cato ben lontano da quello presupposto dai suoi studiosi, e vicino invece a quello dei suoi colleghi, seppure con imperscrutabili differenze primordia- li nel modo di percepire concetti chiave. Il ”rivale” di Tucidide era Omero, non Talete, Erodoto o Ippocrate.27

Il problema non è quindi se Tucidide sia o meno scientifico nel ripren- dere Saffo allo stesso modo in cui la scienza medica si serviva (e si sarebbe servita per secoli) di questo e simili testi come prassi nella propria disci- plina. Il punto è cosa si voglia intendere con ”scientifico”, domanda che

26Sono tanti gli esempi che si possono portare. Jouanna 1992, 297 per esempio dice che

”le probleme de la casualitè de la perstilence permet donc de situer les uns par rapport aux autres l’autor tragique ( Sofocle) le medecin hippocratique et l’historien: 1. casualité religious – morale; 2. naturelle rationelle; 3. l’historien recusant la causalité religieuse, montre scepticism à l’egard des explication rationelles des medicins”. Cfr. anche Bellemore 1994, 388 che afferma una discrepanza tra tre diverse fonti nel IV secolo sulla base delle divergenze tra Tucidide, Diodoro e Plutarco; e Morgan 1994, 197-209 con alcuni interessanti loci della letteratura latina da tenere in considerazione.

vale per Tucidide quanto per le fonti di cui si può essere servito che so- no scientifiche ma non nel limitato senso quantitativo e descrittivo che si va cercando.28 Si potrebbe riformulare la domanda come: usare Saffo per

scrivere della peste è scientifico? e non è una domanda al passato, quanto piuttosto rivolta al presente, ad una continuità di senso non ad un punto specifico della ricerca letteraria e storiografica. Come fare, con la ”scien- za”, i numeri e i grafici, con l’esattezza, a svolgere il compito che Dionigi di Alicarnasso attribuisce a Teopompo,29 e che tanto bene si adatta anche

a passi come quello di Tucidide in questione? Non solo servirsi anche di- rettamente della poesia era (ed è) del tutto legittimo; Tucidide, così come i suoi contemporanei ed i nostri, fa riferimento alla poesia come documento scientifico, affidabile ed autorevole.30 Non per indulgenza retorica.

Non vorrei aver dato l’idea di volermi sbarazzare della professionalità di Tucidide e della sua credibilità come storico. Tutt’altro. La scientifi- cità tucididea, nutrita della poesia e dell’arte e di ben più ampio respiro e alto livello, e vorrei dimostrarlo partendo da un’altra riflessione meto- dologica, di una disciplina contemporanea, la Neuropsicomotricità,31 che

su questi punti lavora allo stesso modo: partendo dal pensiero poetico, artistico, creativo per un percorso attivo e pratico, approdando ad una di- sciplina dell’osservazione che è anche una scelta di vita. Eraldo Berti e Fabio Comunello nel volume Corpo e Mente in psicomotricità, hanno scritto un bel capitolo introduttivo in cui affrontano questo problema: l’ogget-

28Interessante a questo proposito è Hornblower 1991, 381 che riprende i vari punti della

discussione e definisce il passo ”at worst pseudo-technical writing”.

29DH Ad Pompeium 6 = FGrHist 115 T 20:τὸ καθ’ ἑκάστην πρᾶξιν μὴ μόνον τὰ φανερὰ τοῖς

πολλοῖς ὁρᾶν καὶ λέγειν, ἀλλ’ ἐξετάζειν καὶ τὰς ἀφανεῖς αἰτίας τῶν πράξεων καὶ τῶν πραξάντων αὐτὰς καὶ τὰ πάθη τῆς ψυχῆς, ἃ μὴ ῥάιδια τοῖς πολλοῖς εἰδέναι, καὶ πάντα ἐκκαλύπτειν τὰ μυστήρια τῆς τε δοκούσης ἀρετῆς καὶ τῆς ἀγνοουμένης κακίας. [It is the ability not just to see and report what was obvious to all in each event, but to scrutinize both the hidden reasons for deeds and of their doers and their inner feelings, things not easily seen by the many, and to bring to light all the mysteries of apparent virtue and undetected vice. (trad. Shrimpton)]

30Il medesimo meccanismo in uso nella Costituzione degli Ateniesi per Solone, secon-

do Hendrickson 2013, 17: At the same time, the poetry was clearly paramount for Aristotle in determining what happened in the past, and it is the poetry that he most often cites as ”proof”.

31Questa tra le altre, perché ho avuto la fortuna di conoscerne gli autori, e osservarne

tività scientifica, l’osservazione come metodo e lo status di scienza della disciplina. Penso possa essere interessante partire dalla loro riflessione.32

Per definire la Neuropsicomotricità dell’età evolutiva come disciplina, per poterle attribuire il bollino di scienza, come noi stiamo cercando di fare con Tucidide lettore di Saffo e Omero, senza dover forzare o snaturare la pratica della disciplina, essi partono da una serie di posizioni chiave anche per la riflessione storiografica:

il ruolo centrale della relazione, dell’intersoggettività, la logica della complessità e quindi la non predeterminazione degli esiti, la co-costruzione del senso e dei percorsi.

Tra questi individuano poi uno strumento fondamentale: l’osservazio- ne. Quella di Parry e Page. Quella stessa del Tucidide ansioso di dichiarare che ἐγὼ δὲ οἷόν τε ἐγίγνετο λέξω, καὶ ἀφ’ ὧν ἄν τις σκοπῶν, εἴ ποτε καὶ αὖ- θις ἐπιπέσοι, μάλιστ’ ἂν ἔχοι τι προειδὼς μὴ ἀγνοεῖν, ταῦτα δηλώσω αὐτός τε νοσήσας καὶ αὐτὸς ἰδὼν ἄλλους πάσχονταςma anche quella di Erasistrato in Plutarco e di Saffo.

Nella sintesi dei due studiosi33 vengono ripresi tutti i ”principi del-

la conoscenza scientifica”: oggettività, generalizzazione, individuazione di catene causali, replicabilità, prevedibilità, misurabilità, riduzionismo. Τεκμήρια, κόσμος, αἴτιαι, ἀνάγκη, προορᾶσθαι, etc. avremmo forse detto in storiografia.

Partendo da un’opera fondamentale di Giorgio Prodi,34 discutono poi

ciascuno di questi punti per cui, ad esempio, alla luce della centralità dell’interazione, l’oggettività diventa una pretesa, come dice Prodi:35

In realtà oggettivo e soggettivo non sono affatto opposti, se non in condizioni precise [. . . ] nelle quali noi definiamo specificatamen-

32Questo libro è un riferimento tra i tanti che si sarebbero potuti prendere. Il pensiero

che qui propongo con le citazioni di questo volume e delle opere in esso citate, è maturato nel dialogo con Eraldo Berti, con il quale ho avuto il grande onore e piacere di lavorare, fino alla sua morte. Come nessuna pagina di Tucidide ci potrà rendere l’uomo Tucidide, collega o meno, così nessuno dei passi del libro rende a pieno la portata e la potenza dell’idea che tentano di esprimere e che ho visto in azione.

33Berti e Comunello 2011, 29. 34Prodi 1974.

te le opposizioni. L’oggettivazione è il processo attraverso il quale una cosa diventa oggettiva, cioè può essere indicata e scambiata ed è proiettata al di fuori della nostra utilizzazione. Questo processo è intrinsecamente soggettivo, anzi, nasce solo in quanto è operato da un soggetto attraverso le sue peculiari modalità di interazione.

I due neuropscicomotricisti condividono anche la preoccupazione di Prodi rispetto alla necessità di non separare teoria e prassi: il discorso scientifico è il prodotto della solidarietà tra operazioni e teoria.36

La contrapposizione tra teoria e prassi costituisce uno dei più radicati equivoci della nostra formazione mentale

e sostengono che la Neuropsicomotricità ha sempre centrato la propria attività su questi principi

tramite l’osservazione partecipante in cui, agendo, osserva tre oggetti diversi, se stesso (auto-osservazione), il bambino, e la loro interazione (auto-etero-osservazione).37

Se, come sostiene Prodi: ”spiegare le cose vuol dire stabilire relazio- ni tra le cose, non vuol dire trovarne l’essenza”,38 ecco che Tucidide è più

scientifico citando Saffo che non usando un lessico tecnico incomprensibi- le ai non addetti ai lavori. Non ha la pretesa dello scienziato, è conoscitore e tecnico rispetto all’uso della terminologia condivisa e comprensibile. È questa capacità di discernimento che, insieme all’osservazione, fa da ter- mine di paragone e ci permette di accostare neuropsicomotricisti e storici antichi, così come Saffo a Tucidide, le arti alla scienza.

Sulla mancanza di una catena causale in questa pagine di Tucidide si è molto discusso vedendovi la differenza fondamentale dai testi medici e dalla successiva tradizione che a Tucidide fa riferimento. Berti e Comunel- lo riprendono in questo caso, per sfatare l’idolo della scientificità, le parole di Hannah Arendt :

36Prodi 1974, 96.

37Berti e Comunello 2011, 39. 38Prodi 1974, 54.

La nostra tradizione filosofica ha trasformato la base da cui una cosa nasce nella causa che la produce, per poi assegnare a questo agente produttivo un grado di realtà più alto di quello attribuito a ciò che viene meramente incontro ai nostri occhi. La credenza che una causa debba essere di rango superiore all’effetto (così che si può age- volmente svalutare l’effetto riconducendolo alla sua cause) rientra forse tra le fallacie metafisiche più antiche e radicate”39

In quest’ottica rinnovata conviene rivedere i testi in questione, Plutar- co, Tucidide e Saffo.

Più che un milieu culturale, più che un canale di trasmissione di un te- sto, penso che questi tre testi si iscrivano in un discorso più ampio su ciò che è scienza medica, storica, poetica. In Plutarco, per esempio, l’episodio di Erasistrato e Antioco non è ristretto ai sintomi. Erasistrato, fittizio o rea- le che sia, con le parole di Plutarco ἐγκαθορᾶν τε τῷ προσώπῳ τοῦ ᾿Αντιόχου καὶ τὰ συμπάσχειν μάλιστα τῇ ψυχῇ τρεπομένῃ πεφυκότα μέρη καὶ κινήματα τοῦ σώματος ἐπισκοπεῖν[guardava in viso Antioco e osservava le parti e i moti del corpo che per natura condividono più vivamente le emozioni dell’ani- mo. (trad. Carena)]. (Dem. 38.3) Guarda attentamente al volto, osserva (ἐγκαθορᾶν) ogni movimento (κινήματα): analizza i micro cambiamenti di tono muscolare direbbe un neuropsicomotricista. Peraltro Erasistrato non osserva Antioco soltanto, gli interessano questi fenomeni, questi κινήματα nell’interazione tra Antioco e chi di volta in volta entra nella stanza dove lui, nascosto, distaccato, osserva inosservato. Poi per riferire la sua sco- perta usa il dialogo, come strumento metodologico consapevole, il lieve inganno della cura che prende in carico la situazione e il contesto, che ten- ta, con un’azione linguistica, di interagire per il bene comune40. Chi non si affiderebbe completamente alle mani di un tale medico?

39Arendt 1987, 105-6; citata in Berti e Comunello 2011, 45.

40Di Plutarco, due tra gli altri, ricordo due passi interessanti a questo stesso proposi-

to: il capitolo della Vita di Alessandro in cui viene domato Bucefalo grazie ad un’attenta osservazione e ad un intervento di accompagnamento da parte di Alessandro. I capitoli iniziali della Vita di Demetrio, dove si inizia proprio dal confronto tra τέχνη e αἴσθησις: le arti, le cose che si fanno e i sensi, la percezione.

Tucidide riconosce il contagio41e per questo pensiamo abbia una certa

abilità come osservatore, ma tutta la descrizione è una prova di attenzione, di dettagliata osservazione. Tucidide si serve della letteratura medica che si sta ”tecnicizzando” in scienza precisa, se non ancora esatta. Per descri- vere un evento come la peste sceglie la medicina consapevole e per nulla turbato dal fatto che questa si serva della poesia per la descrizione. Lo interessa il letterario per la qualità dell’osservazione che propone proprio perché frutto di poesia e scienza, ma non si ferma a questo e aggiunge un suo contributo rispetto ai testi ”precedenti’, che ritroveremo anche in Ere- sitrato: partendo dall’osservazione del ”funzionamento”.42 Tucidide dà

una descrizione della malattia descrivendo il funzionamento della città in termini, inconsapevolmente ma completamente, biopsicosociali.

I sintomi che abbiamo trattato coprono bene la sfera biologica, il ca- pitolo sull’ἀθυμία la componente psicologica, e indubbiamente i capitoli relativi agli ”effetti collaterali” sulla vita politica coprono gli aspetti sociali della descrizione della malattia. Ci sono i fattori esterni e c’è la narrazio- ne. Il test quindi è valido, scientifico in un senso contemporaneo, ad un livello al quale la scienza, medica e non, del secolo scorso, ancora non era approdata.

E dopotutto anche Saffo parte dalla sua esperienza, ”skills and facts”43 e per questo è citata dall’autore del Περὶ ὕψους. Saffo è vera, affidabile, realistica come necessario alle Storie di Tucidide, perché la sua esperienza è contraddittoria, perché è irrazionale e complessa. Lo storico che cerca la verità e cerca di narrarla καθ’εἰκὸς vi trova più verità. L’irrazionale, il contraddittorio sono più veri e più credibili. Allo stesso modo il suo poema diventa una cartella clinica44 di cui il medico osservatore, attento a contesto e interazione, dai tempi di Tucidide fino ad Erasistrato si può

41Thomas 2006, 103.

42Funzionamento è ”termine ombrello che comprende tutte le funzioni corporee, le

attività, la partecipazione”. Berti e Comunello 2011, 32. Cfr. anche www.who.int. Si veda a riguardo anche la Tesi di Laurea in Filosofia di Fabrizio Casadei Disabilità ed efficientismo nella condizione postmoderna 2011.

43Campbell 1967, 271.

44L’espressione è di Vox e De Martino 1996, 1059. Anche Ferrari 2007, 160 affronta lo

fidare. E non è sola, Omero è sempre presente come abbiamo visto e forse la stessa Saffo pensa al Poeta45.

Intersoggettività e Oggettivazione, insieme all’εἰκὸς dell’irrazionale non sono quindi, secondo la più moderna delle classificazioni, in contrasto con la scienza. La conoscenza credibile e affidabile è quella - nessuna novità - che parte dall’esperienza, dal φαίνεταί μοι di Saffo46, ma anche dall’αὐτὸς

del Tucidide che dice di aver vissuto e visto.

È una conoscenza pratica e teorica che vuole e deve partire dalle ma- ni47, che si fida solo dell’arte che è vera tramite la mimesi e ad essa si

compara48mentre dubita invece dei numeri, dei dati, di una precisione ed

esattezza sempre sospette.49 Allora, nemmeno l’uso, da parte di Tucidide

stesso o del testo medico da cui potrebbe aver preso spunto per la stesu- ra del suo racconto50di una poesia sulla malattia d’amore, stupisce più lo

studioso dello Scienziato Tucidide.

Se è vero quanto detto sopra sull’inconsistenza di una distinzione tra letteratura e scienza (tra scienze umane e scienze esatte), che dovrebbe es- sere assodata almeno da Weber in poi51, allora va sottolineato che il valore

della ricerca rivolta all’identificazione del morbo, vivace e curiosa, non può che trarre frutto dalle osservazioni qui proposte, per comprendere meglio l’interazione di Tucidide con il suo contesto, il suo osservare e il suo descrivere secondo principi riscoperti anche da medici e neuropsico- motricisti contemporanei. Certo potrebbe risultare difficile sostenere che gli Ateniesi fossero tutti innamorati.

45Hutchinson 2001, 168: Od. 4.703-5, Il 17.695-6.

46Cfr. Di Benedetto 1985, 150 dove si evidenzia come il testo di Saffo, soprattutto negli

ultimi versi sia appunto giocato su quella che, con Berti e Comunello 2011 potremmo chiamare auto-osservazione.

47Sennett 2008.

48e.g. Polyb. 12.25e4, 12.25e7; Plut. De Gl. Ath. 345F. Woodman 1988, 25. 49Cfr. Eforo FGrHist 70 F 9. Parmeggiani 2011, 102s.

50Sulla struttura dell’intera sezione, cfr. Woodman 1988, 34-5. 51Weber 1983.

Capitolo 3

Eforo-Teopompo

Esso [scil. l’errore presente nel

ragionamento] fa parte di una infinita serie di errori che si levano sul sentiero della ragione per via della sua irresistibile tendenza a ricercare la verità nei particolari. (Edgard A. Poe, Il Mistero di Maria Roget)

Nel capitolo precedente ho voluto proporre un esempio di come i per- corsi dell’intertestualità siano più profondi e complessi del semplice riferi- mento testuale, anche laddove esistono paralleli letterali. Nelle pagine che seguono vorrei mostrare la complessità che si presenta nella ricerca sugli storici frammentari di fronte alle citazione multiple, già nel voler definire un frammento in quanto tale. Questo capitolo prende inoltre in considerazio- ne il problema della tradizione storiografica greca, come caso specifico e particolare nei modi del suo sviluppo fin dalle origini. Per questo motivo il periodo preso in considerazione è quello in cui la Storiografia ha acqui- sito un’identità come disciplina, sorta proprio dalla critica metodologica a cui i nuovi autori sottoponevano i loro predecessori e contemporanei: il IV secolo di Senofonte, Isocrate ed Aristotele. Qui iniziano le domande sulle fonti, ma soprattutto sul nostro modo di interpretare i frammenti perché i due storici di maggiore fama e notorietà, Eforo e Teopompo non sono sopravvissuti per via manoscritta, ma solo per frammenti della tradizione

indiretta. E spesso insieme. Il loro caso si presta quindi molto bene, per gli autori coinvolti, per il ruolo da essi svolto nella definizione del genere storiografico e per la criticità dei loro numerosi frammenti multipli. Nel momento stesso in cui non possiamo effettivamente gestire un ”frammen- to” di Eforo senza Teopompo e viceversa, si aprono possibilità di ricerca ben più ampie e concrete per lo sviluppo della storiografia durante il IV secolo a.C.. Il caso di Eforo e Teopompo dà almeno un’idea di ciò che è successo anche ad Erodoto, compresente in altrettanti numerosi frammen- ti ad altri autori a lui contemporanei o meno. Vorrei, tramite un’analisi di questi frammenti di Eforo e Teopompo, mostrare i meccanismi ed alcune dinamiche che operano nei fenomeni di citazione antichi, validi per questi due autori così come per Erodoto o Tucidide. Ogni citazione può infatti avere una sua storia indipendente dall’autore e dalla totalità dell’opera e, nel caso delle citazioni multiple, non può essere affrontata come se fosse di uno o di un altro autore.

Che uno o più autori siano citati assieme da un’opera successiva è un fenomeno frequentissimo, ma parzialmente tralasciato dagli studi di sto- riografia che si concentrano per necessità metodologica su un nome come faro per illuminare un settore ed un percorso di studio definiti.1 Il caso

di Eforo e Teopompo è esemplare per lo studio di questo fenomeno per- ché il discorso su di loro è spesso inscindibile e ci troviamo molte volte a spiegare Eforo con Teopompo e Teopompo con Eforo.2 La letteratura che

ne tramanda i frammenti volentieri si riferisce ad entrambi, associandoli o confrontandoli. Questi frammenti multipli su Eforo e Teopompo permet- tono di osservare un’ampia varietà di interessanti meccanismi interni alla citazione di un autore, assieme ad altri che appartengono alla trasmissione delle citazioni stesse.

L’argomento è, tuttavia, molto più ampio e credo riguardi non solo questioni di attribuzione ma anche di identità, cioè casi come quello che presenterò più avanti di FGrHist 104,3 dove la necessità di dare un nome

ad un autore ha determinato i successivi sviluppi della ricerca. Allo stesso

1Questo il principio impiegato da Jacoby. Chambers 2006; Schepens 2006; Bravo 2006. 2Momigliano 1935.

modo questo tipo di problema coinvolge casi dove un nome, seppur ge- nerico, ha attratto a sé una serie di testi, come nel caso delle Elleniche di Ossirinco.4 La cosa più semplice credo sia presentare i cover-text di questo

campione di frammenti uno dopo l’altro, iniziando da Polibio.5

3.1

Eforo e Teopompo in Polibio

In passi tramandati per via indiretta del testo di Polibio, ed attribuiti al libro XII delle Storie, troviamo due luoghi molto interessanti in cui Eforo e Teopompo sono citati assieme. Polyb. 12.4a.1-6, innanzitutto, è una critica a Timeo per aver criticato in malo modo Eforo e Teopompo:

῞Οτι διασύρας ὁ Πολύβιος τὸν Τίμαιον ἐν πολλοῖς αὖθις φησί· τίς ἂν ἔτι δοίη συγγνώμην τοῖς τοιούτοις ἁμαρτήμασιν ἄλλως τε καὶ Τιμαίῳ τῷ προσφυομένῳ τοῖς ἄλλοις πρὸς τὰς τοιαύτας παρωνυχίας· ἐν αἷς Θεο- πόμπου μὲν κατηγορεῖ διότι Διονυσίου ποιησαμένου τὴν ἀνακομιδὴν ἐκ Σικελίας εἰς Κόρινθον ἐν μακρᾷ νηί, Θεόπομπός φησιν ἐν στρογγύλῃ παραγενέσθαι τὸν Διονύσιον, ᾿Εφόρου δὲ πάλιν ὅταν καταψεύδηται, φά- σκων λέγειν αὐτὸν ὅτι Διονύσιος ὁ πρεσβύτερος παρελάμβανεν τὴν ἀρχὴν ἐτῶν εἴκοσι τριῶν ὑπάρχων, δυναστεύσαι δὲ τετταράκοντα καὶ δύο, με- ταλλάξαι δὲ τὸν βίον προσλαβὼν τοῖς ἑξήκοντα τρία· τοῦτο γὰρ οὐδεὶς ἂν εἴπειεν δή που τοῦ συγγραφέως εἶναι τὸ διατύπωμα, τοῦ δὲ γραφέως ὁμολογουμένως· ἢ γὰρ δεῖ τὸν ῎Εφορον ὑπερβεβηκέναι τῇ μωρίᾳ καὶ τὸν Κόρυβον καὶ τὸν Μαργίτην, εἰ μὴ δυνατὸς ἦν συλλογίζεσθαι διότι τὰ τετ- ταράκοντα καὶ δύο προστεθέντα τοῖς εἴκοσι καὶ τρισὶν ἑξήκοντα γίνεται καὶ πέντε· ἢ τούτου μηδαμῶς ἂν πιστευθέντος ὑπὲρ ᾿Εφόρου φανερὸν ὅτι τὸ μὲν ἁμάρτημα φανερόν ἐστι τοῦ γραφέως, τὸ δὲ Τιμαίου φιλότιμον καὶ φιλέγκλημον οὐ δέξαιτο οὐδ’ ἀποδέξαιτο

Polibio smonta Timeo in molti punti e dice così: chi darebbe credi- to per errori tali a Timeo quando anche lui è sempre accanito contro le inezie altrui? Tra gli errori di Teopompo gli imputa di aver fat- to viaggiare Dionisio dalla Sicilia a Corinto su una barca grande, ma

4Vedi cap. 5 per FGrHist 104 e p.150 per le Elleniche di Ossirinco. 5Ricordo che in Polibio non è presente alcuna citazione di Erodoto.

Teopompo dice che Dionisio arrivò in un mercantile; di Eforo invece