5.3 Trasmissione delle tradizioni
5.3.2 FGrHist 104 e le Lettere di Temistocle
Con questo testo si presentano un problema simile a quello di Plutarco e una situazione in cui l’aspetto stilistico risulta determinante. L’anonimo epistolografo autore delle Lettere di Temistocle è un rappresentante forte della tradizione della quale fa parte anche FGrHist 104, ma non si riesce a distinguere chiaramente dove l’ampliamento dell’informazione sia da attribuire alle necessità dell’esercizio stilistico e dove invece sia frutto di
67Morte ”femminile”, come per Pirro, anch’egli caduto perché a capo scoperto, ad Argo
colpito da una pietra lanciata da una vecchia madre su un tetto. Questo ruolo delle donne negli assedi è ben noto nella tradizione.
68De Jong 1997, 16, che porta ad esempio passi del De Iside et Osiride e dal De Malignitate
Herodoti. Lenfant 2004, CLXII-CLXVI.
una fonte più ricca.70
In questo corpus di lettere per esempio troviamo ”Aristide di Egina” e uno strano atteggiamento dei cittadini di Argo che chiedono insistente- mente a Temistocle di assumere la massima carica disponibile nella loro città, la stessa ricoperta in FGrHist 104 da Aristide che arriva a capo degli Egineti (ὑπάρχων). I rapporti tra i due statisti ateniesi sembrano noti all’au- tore delle Lettere negli stessi termini in cui li intende il nostro testo. Vi è un caso di coincidenza lessicale nel significativo termine ἀναφανδόν (Them. Ep. 16.8 e FGrHist 104, 8.1), oltre ad alcune caratteristiche stilistiche si- gnificative molto simili tra i due autori, come parentetiche ed espressioni paradossali.71 Le ricerche riguardo al testo delle Lettere72 hanno inoltre
messo in luce come l’Epistolografo non dipenda in quasi nulla da Ero- doto e presupponga il consolidarsi di un’altra tradizione, nonostante la colorazione retorica imperiale.73 Tutti gli episodi più peculiari di FGrHist
104, trovano una narrazione corrispondente nelle Lettere:74 la situazione
70Doenges 1981, 422, dopo aver messo in luce significative somiglianze e irrilevanti
divergenze conclude che L’Epistolografo ”did not use either Aristodemos or his source” ed opta per ”a source which was sufficiently similar to the Aristodemos fragment to merit it’s being considered as belonging to the same tradition of Themistokles story as the account in Aristode- mos”. Anche la posizione critica di Culasso Gastaldi credo sia troppo decisa nei confronti di FGrHist 104, le cui somiglianze con le Lettere sono forse sottostimate proprio per la mancanza di uno studio su questo testo.
71Cortassa e Culasso Gastaldi 1990, 23. 72Culasso Gastaldi e Cortassa 1990, 77.
73Cortassa e Culasso Gastaldi 1990, 33 e 35 dove si trova anche che, secondo Elio Teone,
tra le varie specie di quell’esercizio (γυμνασία) che si definisce προσωποποιία trovano posto anche i logoi epistolikoi come questi.
74Per Culasso Gastaldi (1990, 214) ӏ completamente fuor di luogo in rapporto al ma-
teriale posseduto, avanzare altre ipotesi sul tipo di Atthis e sul nome dell’eventuale at- tidiografo consultato”. Infatti, Doenges (1981, 450), nella poco precedente edizione del testo, segnalava la possibilità che un Atthis di IV sec. a.C. potesse essere all’origine del- l’informazione dell’epistolografo, lanciandosi nell’identificazione con Ellanico, sulla base di ragionamenti fatti sul testo di Aristodemo. Anche Lenardon 1961, 38s. Dice che ”Much of the information of the letter-writer comes from an Atthis or... an Atthid tradition, and that he did not know Thucydides directly” optando poi per Carone di Lampsaco, per via mediata (Culasso Gastaldi e Cortassa 1990, 228). Schachermeyr 1965 riconosceva nell’autore non un polemista ma un rispettabile e ”pedante precursore della caratteriologia peripatetica”; in particolare, per quel che riguarda la levatura dello storico, sottolineava la riprovevo- le incapacità di uscire dal pettegolezzo. Per Meister invece, il componimento sarebbe pertinente al genere storico biografico configurandosi come una moralistica impalcatura storica di fatti.
difficile alla corte di Admeto, seppure contraddittoria nelle Lettere stesse; Aminia;75l’inganno di Temistocle per le mura; la concomitanza della fuga
di questi ad Argo con il dominio asiatico di Pausania; Nasso; Alessandro il macedone; l’episodio del navarco; il discorso con Artaserse e la promessa di combattere i Greci.
Un primo esempio può essere quello relativo alle informazioni su Ami- nia. I dati prosopografici si trovano parzialmente in Diodoro poi in FGrHi- st 104 e nelle Lettere di Temistocle (Them. ep. 11.5) che, tolta la strutturazio- ne narrativa dell’epistola, è decisamente simile a FGrHist 104. Dobbiamo quindi partire da prima per considerare la genesi di questa informazione. Mentre in Erodoto Aminia è di Pallene, in Diodoro egli è semplicemente Ateniese e viene riconosciuto fratello di Eschilo. In Erodoto egli sperona una nave, mentre in Diodoro diviene autore della colata a picco della nave dell’ammiraglio, evento che porterà indirettamente già alla rotta persia- na. Aminia sarebbe poi stato seguito da altri che lo soccorsero. Ecco come si spiega Plutarco (Them. 14.4), in cui troviamo Aminia di Decelea, sulla nave di Socle di Pallene, a sconfiggere a colpi di lance e frecce Ariamene, il fratello di Serse.76 Secondo Gambetti (2001, 51), anche Timoteo di Sa-
mo, nel suo nomo si riferirebbe a questo evento e le parole ἐμὸς ἄναξ, ἐμὸς del v.87 sarebbero immaginate come pronunciate proprio da Ariamene.77
FGrHist 104 e Diodoro evitano il riferimento al demo e danno invece la notizia che Aminia sarebbe stato fratello di Eschilo. Il nostro testo aggiun- ge il patronimico e l’altro fratello, Cinegiro, il famoso maratonomaco.78 Il
75Culasso Gastaldi (1990, 274) inserisce questo episodio nella ”tradizione Eforo-
Diodoro”.
76La differenza di demotico per Culasso Gastaldi (1990, 69) sarebbe segnale di una
”rielaborazione tardiva”. Ctesia di Cnido (FGrHist 688 F13.30), dice στρατηγοῦντος αὐ- τοῖς ᾿Ονόφαlasciandoci così nel dubbio per quanto riguarda l’identità sia del naufrago di Timoteo, sia dell’ammiraglio di Diodoro (Cagnazzi 2003, 25).
77Janssen 1984, 60, per il commento lessicale al passo di Timoteo.
78Nenci 1998, 292s, nella nota a Hdt. 6.114 fornisce ampia documentazione su Cinegiro
(spec. 294). La sua celebrità era legata anche al fatto di essere stato raffigurato (Pausa- nia, I, 15, 3) nella Stoà Poikile di Atene (La cui posizione sembra da individuarsi nel lato Nord dell’Agorà. Wycherley 1953, 20s), luogo di incontro famoso per il chiacchiericcio continuo, come ci ricordano Aristofane e la presenza al suo interno della scuola filosofica Stoica. Essa era opera di Polignoto e Micone se non si vuole accettare Pananios, fratello di Fidia riportato dalle fonti più autorevoli (Pausania V 11,6 e Plinio Nat. Hist. XXXV 57,
legame tra Eschilo e Cinegiro è attestato dalla sola Vita di Eschilo e da Su- da, che però dice che Euforione era uno dei fratelli. Jacoby proponeva un collage di FGrHist 104 tra Erodoto (6.114, dove si ricorda la morte di Cine- giro) e Diodoro nel passo citato. Ma Erodoto non dice che Cinegiro fosse fratello di Eschilo, informazione che noi deduciamo da fonti posteriori, appunto dalla Vita di Eschilo e Suda. Le ipotesi a questo punto posso- no essere due: un inserto del copista di una notizia parte della vulgata del suo tempo; il residuo in FGrHist 104 di una versione impostata su Aminia, che ritroviamo in Diodoro e nella tradizione lessicografica successiva nel contesto della quale anche le Lettere di Temistocle si collocano. Plutarco in- vece usa una fonte derivata da Erodoto, che però focalizzava l’attenzione sull’avvenimento bellico in sé, con dettagli79non presenti altrove.
Soprattutto la ventesima lettera non lascia molti dubbi. In essa si parla, per esempio, della tappa da Corcira a Siracusa nella fuga di Temistocle.80
L’intento sarebbe di andare da Gelone, come per Plutarco (Them 24.7), che riporta questa notizia sotto il nome di Stesimbroto di Taso (FGrHistCont 1002 F3), ma nella lettera siamo informati che
τεθνήκει γὰρ ἤδη Γέλων καὶ πολλὴ περιειστήκει ταραχὴ ῾Ιέρωνα τὸν ἀδελφὸν αὐτοῦ ἄρτι ῾εἰς᾿ τὴν μοναρχίαν καθιστάμενον
sostengono Pananios, fratello di Fidia, Eliano De Nat. Anim. VII 38, Arriano Anabasi VII 13,5 ; Sopatro Disc. Quaest. I 8,120, sostengono Micone. Musti et al. 1982, 315 ritiene che ”l’atmosfera di inizio battaglia sia polignotea” e che quindi l’opera avesse almeno una supervisione da parte di Polignoto). A prescindere dal fatto che, come sostiene Nenci in nota alla sua edizione di questo testo, Erodoto possa aver dato poco peso alla batta- glia di Maratona (proprio per la sua ampia tradizione grafica che non rischiava troppo di scolorire, soprattutto di fronte ad altri eventi come Salamina), pare fuori di dubbio che Erodoto si sia basato sul dipinto per la sua narrazione, almeno in alcuni punti e per alcuni dati. Si possono controllare, per la discussione sulla Stoà, sul suo programma figurativo e sulle diverse e molteplici problematiche da essa sollevate, gli interventi di How & Weels, appendix XVIII, vol II. p.353s. Spec.: 355, Wycherley 1953, Massaro 1978, Francis e Vic- kers 1985 che si concentra sulla battaglia di Enoe testimoniata solo da questo passo e da Paus X, 10 3-5), Moreno e Poma 1987 e Rouveret 1989, Pelling 1997 con note e differente bibliografia.
79L’arrembaggio, l’impigliamento, le frecce, il riconoscimento del cadavere di
Ariamene da parte di Artemisia.
Gelone era già morto e c’era gran trambusto circa Ierone, il fratello, appena posto alla monarchia (Them. ep. 20.7)
Accanto a Ξέρξην μὲν οὐ κατέλαβε ζῶντα, ᾿Αρταξέρξην δὲ τὸν υἱὸν αὐτοῦ di FGrHist 104 (10.4) ci troveremmo a dover considerare ben due situazioni analoghe di morte nella casa reale, appena precedente l’arrivo di Temisto- cle nella fonte delle Lettere e di FGrHist 104. Lo stratega continuava ad avere effetti nefasti sui nemici come sugli amici... a Ierone poi, Temistocle in Plutarco si rivolge con la medesima offerta fatta a Serse in FGrHist 104: ὑπισχνούμενον αὐτῳ τοὺς ῞Ελληνας ὑπηκόους ποιήσειν (Them. 24.7).81 Pos- siamo allora trarre qualche considerazione. Se l’epistolografo si serve di FGrHist 104,82e così fa Plutarco che qui cita Stesimbroto, senza la morte di
Gelone, allora forse i due autori si servivano di un testo utilizzato anche da FGrHist 104, che a sua volta si rifaceva a Stesimbroto esplicitamente e che costruiva l’episodio alla corte siracusana sulla falsariga di quello alla cor- te di Artaserse, o viceversa. Il ”metodo” che Porfirio critica a Teopompo sembra trovare in questo passo un buon esempio e la tradizione indiretta del testo conferma la convergenza in questo percorso di trasmissione.83
Nell’intento della missione contro i Greci, è di nuovo evidente come l’epistolografo utilizzi una versione precedente di FGrHist 104 così come per il ”disco” (9)84 e per le lettere iscritte sui crateri di Dario.
L’uso di questo testo di FGrHist 104 o di una sua fonte o di un testo ad esso simile è indicativo soprattutto di un contesto di tradizione più vicino all’esercitazione. Più che ad un genere il testo può essere riferito ad una produzione fine a se stessa, individuale e precisa, insieme alla letteratu- ra scoliografica. I fini e l’ambito di circolazione del testo, nelle ”scuole”, intese come circoli privati di formazione ed erudizione.85
81Vedi p.476.
82Culasso Gastaldi (1990, 271) ne ipotizza ugualmente la derivazione da Stesimbroto,
come fonte di V a.C. alternativa a Tucidide.
83Vedi p. 67 per la discussione del passo di Porfirio e per la tradizione indiretta del
testo.
84Vedi p.473 e Liuzzo 2012, 21s. 85Cavallo 2001, 594-5.