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4.3 Tradizione indiretta su papiro

5.2.2 Notizie sul testo

FGrHist 104 si può descrivere come un manuale di Storia Greca, interes- sato a personaggi illustri, alla sequenza degli eventi, ai dati ed alle infor- mazioni di riferimento: numeri, luoghi, distanze, vincitori. Solo in de- terminate circostanze il testo affronta questioni eziologiche e solo dove la tradizione ha visto cristallizzarsi un’argomentazione a riguardo, come per le cause della guerra del Peloponneso. Tuttavia, conserva ancora una buo- na parte di quel dubbio, o meglio di quella ambiguità, che fa di Plutarco un biografo e uno storico e si lascia riportare, per alcuni elementi, fino ad un periodo in cui storia e biografia non erano ancora generi distinti.40 Ricordi, stimoli, distrazioni, memorie, immagini costruiscono l’informa- zione prima che sia riprodotta, anche se questa modifica avviene secondo convenzione. Il momento della tradizione che più agisce su questo tipo di contenuto è quello che passa tra l’orecchio e la mano: lo stesso per cui le fonti di Erodoto non sono soltanto orali e non sono tutte letture quelle che si trovano in Plutarco.

40Engels in 1Jacoby e Schepens 1998, 56 riferendosi agli anni trenta del V secolo. Da

Della tipologia di racconto, oltre al localismo, l’unica cosa che possia- mo affermare con una certa sicurezza è che FGrHist 104 non è una storia universale per quanto possiamo dire da ciò che ne resta, né per struttura, né per fonti, né per intenti e neppure per selezione. Gli eventi sono spesso chiaramente selezionati da un punto di vista Ateniese.41 Rispetto al me-

todo di composizione del testo, Frost42 ha ipotizzato che ”Aristodemos is

trying to write history by looking things up in a dictionary or dictionaries as he goes along”, forse pensando ai kephalaia di Schwartz,43 già tuttavia ritenuti

esagerati da Jacoby, e sulla base di Arpocrazione, Lessico sui dieci orato- ri,44 che ”cita” Demostene (6.11) in modo simile ad FGrHist 104 (2.2).45

Non è tuttavia possibile stabilire con quale criterio e riguardo a quali temi in generale venga usato il testo di FGrHist 104 e se ci sia una tendenza predominante come per l’uso dell’Athenaion Politeia e delle Atthis di An- drozione e Filocoro, preferite per l’ambito delle istituzioni e della storia rispettivamente, negli scolii ad Aristofane.46 Bisogna quindi prendere in

considerazione meccanismi di trasmissione dei testi e delle tradizioni più ampi, per individuare un percorso frequentato dalle informazioni nei se-

41La vicenda di Pausania (4 e 8) che potrebbe infrangere la regola è parte di questa

tradizione, non di quella Spartana, poiché sta alle origini della Lega di Delo ed è stret- tamente connessa a Temistocle, Pericle e Cilone proprio da Tucidide e forse da chi lo precedeva.

42Frost 2005, 261.

43Vedi nota al testo, p.395.

44l.4 ᾿Αλέξανδρος: Δημοσθένης ἐν ς΄ Φιλιππικῶν φησὶν “ἡνίκα ἦλθεν ᾿Αλέξανδρος ὁ τούτων

πρόγονος περὶ τούτων κῆρυξ. οὗτός ἐστιν ὁ ἐπικαλούμενος φιλέλλην, υἱὸς μὲν ᾿Αμύντου...”

45Gibson 2002, 68. L’autore pensa, ammettendo di non poterlo provare, che il famoso

commento di Didimo a Demostene altro non sia che l’opera di uno storico che attinse ampi stralci anche dal commento di Didimo appunto. Egli pensa ad una ricomposizione di testi diversi anche per il caso di P.Berol. 9780. Questo è un parallelo interessante perché il commento a Didimo condivide con il testo di FGrHist 104 un carattere molto sintetico e una selezione non troppo ”ordinata”. Il contesto è quello della tradizione erudita attorno a Demostene, che fu sicuramente parte del percorso che ha portato a FGrHist 104 e si può confrontare ulteriormente con i frammenti papiracei dal Fayyum, tra i quali CLGP- Aristofane n° 5 riporta appunto un pezzetto del nostro testo. Questo testo del IV-V secolo d.C. e potrebbe dunque essere già una forma di riutilizzo per la compilazione di scolii del testo dello storico di FGrHist 104, che tre secoli prima era stato estrapolato da materiale affine a quello che troviamo in P.Oxy. 2469 (p.357). L’ampio uso di FGrHist 104 nella letteratura scoliografica è attestato anche dagli scoli ad Ermogene di Planude, inseriti da Bücheler. Jacoby FGrHist 104 komm. 321.

coli. Quest’ultimo non può certo essere reso evidente nei suoi dettagli ma può essere intravisto dal confronto e dall’incrocio con studi già effettua- ti su testi simili.47 Il compito da affrontare è dunque di analisi e rilettura

di tutte le fonti relative a queste tradizioni storiche, fin dove possibile per cercare di intravedere, oltre alla comunanza di temi con Tucidide ed Ero- doto, troppo spesso confusi con gli argomenti da essi trattati, anche altri passaggi che possono chiarire le caratteristiche di quest’opera e misurarne il contributo nello studio della Storia e della storiografia come forma di letteratura.

Nel testo troviamo indicazioni numeriche frequenti, ridondanti, ana- cronistiche, che fanno riflettere sul criterio di selezione della tradizione di questo testo, che ha mano a mano preservato ”dati”, la cui rilevanza era sentita in modo alternativo rispetto alle possibili fonti di V secolo, ma an- che rispetto ad altri canali di trasmissione delle tradizioni, più legati al meraviglioso, all’evenemenziale o al letterario. La selezione operata nel- la tradizione di FGrHist 104, è una selezione più vicina a quella di una moderna sintesi o rielaborazione storica e somiglia più ad un manuale universitario contemporaneo che ad un florilegio basso medievale o rina- scimentale. Data questa natura, FGrHist 104 ci interessa in quanto testo in sé e come possibile testimone di molti degli autori che sono giunti sino a noi solo per via indiretta. FGrHist 104 presta poca attenzione alla cro- nologia, gradisce i dati numerici e gli aneddoti. Tuttavia, pur essendo un testo spoglio, nonostante il destino che la tradizione degli studi moderni gli ha attribuito, FGrHist 104 tenta ad un riordino logico. Vi troviamo due sentenze tramandate anche da altre fonti (1.6 e 16.4), ma anche una nuo- va (2.5); vi sono aneddoti ( 2.5 e 8.1) e ”digressioni” a renderne il tessuto narrativo piacevole. Non gli si imputerà una semplicioneria di cui non ha colpa per escluderlo dalle argomentazioni. Questi aspetti del testo han- no spinto Jacoby a calcare sull’elemento retorico alla sua base e a vedervi null’altro che una narrazione scolastica un po’ sforzata che circoscrive e ritaglia per conservare e tramandare.48

47Soprattutto Westlake 1977; Culasso Gastaldi e Cortassa 1990; Montana 1996; Gibson

2002; Lenfant 2004; Dickey 2007.