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Considerazioni sul testo di FGrHist 104

5.3 Trasmissione delle tradizioni

5.3.10 Considerazioni sul testo di FGrHist 104

Come non è possibile optare per Eforo o Ctesia, per Teopompo o per Filo- coro, così ricondurre tutto ad Erodoto e Tucidide può essere ”vero” ma fi- no ad un certo punto. Credo che, visti i precedenti spunti, la ricerca di una fonte di riferimento unica non porti lontano, così come l’identificazione di precise dipendenze testuali. Pare sicuro invece, sebbene vi si trovi appa- rentemente meno precisione, basarsi sulla provata esistenza di un canone di storici e di argomentazioni ”curricolari” sviluppate e continuamente ri- prodotte, costituenti in buona parte la conoscenza diffusa nei primi secoli

181Johansson 2004, 353 n.32. 182Vedi p.126.

183A questi elementi è probabilmente da aggiungere il riferimento ad una fonte extra-

tucididea per l’ordine di abbandonare la città che si trova nella lettera di Temistocle 8.13. Culasso Gastaldi e Cortassa 1990, 273.

della nostra era. La lettura dei singoli autori è un evento straordinario ri- spetto alla loro conoscenza antologica ed enciclopedica, di seconda, terza, quinta mano. Per ricapitolare, pensando ad una metodologia di compi- lazione con ”cambio di fonte”, ci troveremmo con questa definizione: se fino alla fine del capitolo 3 il testo risale ad un Erodoto in interazione con Ctesia e Tucidide ed è soggetto ad un’elaborazione complessa che si serve di altri materiali alternativi e critici, ulteriormente filtrata forse da Eforo, usato come fonte per i meccanismi dell’arte retorica di quarto secolo testi- moniati dall’Encomio di Atene e da Demostene e Licurgo e perpetrati nella tradizione atticista fino ad Elio Aristide; dal paragrafo 3 fino all’11 abbia- mo invece una seconda parte che si serve in maggior modo di Teopompo a sua volta lettore di Ctesia e del pamphlet di Stesimbroto sui demagoghi; per i paragrafi 12-15 e 17-19 invece ci troviamo davanti ad una probabile rielaborazione tucididea che vedremo collegata dalla tradizione indiretta all’opera di Filocoro, mentre il paragrafo 16 è legato ad Eforo tramite il parallelo di Diodoro. Questo volendo cercare di individuare ”frammen- ti” delimitati, ma se invece si vuole cercare di capire che testo sia quello di FGrHist 104, e cosa ci dice sulla trasmissione delle tradizioni storiche, allora è utile credo cercare una soluzione unica nel processo di formazio- ne di testi simili più in generale, rinunciando ad una forma di esattezza in cambio di una sua manifestazione cosciente 184 dei processi. Con gli stes-

si meccanismi che hanno prodotto unità indipendenti come l’Epitome di Erodoto nota alla tradizione,185 la prima parte ”erodotea” può essere fat-

ta convergere, ad uno stadio del suo sviluppo, su uno stesso autore a cui pare potersi ricondurre anche la sezione di ispirazione tucididea su Pau- sania e Temistocle, cioè Teopompo. Ad Eforo invece, dichiarato autore del capitolo di Diodoro relativo alle cause interne della guerra del Pelo- ponneso è possibile ricondurre anche la restante parte della sezione 12-19 che condivide caratteristiche simili come vedremo anche a livello di tra- dizione indiretta indipendente. Solo ad un secondo o terzo livello della stratificazione dunque vi erano Teopompo ed Eforo ed è ad uno di questi

184Termine preso in prestito da Osvaldo Gnocchi-Viani. Una Città 203, Maggio 2013

disponibile online.

processi di fusione, forse ad opera di un attidiografo, che si deve proba- bilmente anche il punto di vista ateniese di FGrHist 104, non chiaramente attribuibile né al chiota né al cumano, mentre l’accenno a Filippo potrebbe essere ricondotto con maggior precisione alla tradizione teopompea lad- dove le cause della guerra del Peloponneso fanno capo ad una tradizione argomentativa riconoscibilmente eforea.186 Questa conclusione provviso-

ria necessita tuttavia di ulteriori chiarimenti e pone innumerevoli altre do- mande. Le caratteristiche del testo, e della sua trasmissione, rivelano una complessa sovrapposizione di elaborazioni e rielaborazioni, scritte e orali, sia nell’abbreviazione dei discorsi, sia nella grammatica alle volte ostica, sia nelle forme della giustapposizione strutturale, molto simili a quelle di testi come le Elleniche di Ossirinco, come abbiamo visto. In un contesto di trasmissione scolastica, retorica, educativa, strettamente legato alle singole occasioni contingenti della rievocazione di tradizioni e testi di riferimento, la citazione letterale perde significato e con esso la netta posizione politi- ca o l’inclinazione tendenziale; contavano invece le provenienze, i generi, sapere chi aveva parlato, dove, di cosa e le strutture dell’argomentazio- ne. Per questo stesso motivo, passi come la discussione sulle sorgenti e le piene del Nilo187non potevano non essere trattati riprendendo, in ordi-

ne, ogni posizione precedente, come aveva fatto Erodoto, probabilmente tutti coloro che affrontarono il problema prima di lui e sicuramente tutti dopo di lui. FGrHist 104 non è un esemplare unico di questo processo, che in tanti testi si può riscontrare e studiare rinunciando, secondo la via intrapresa dagli studi di storiografia e storia della letteratura, ad indivi- duare un’unica fonte invece che una sovrapposizione complessa. Insieme a P.Med. Inv. 71.76, 71.78, 71.79, alcuni esempi potrebbero essere i papi- ri di Erodoto188 e i frammenti papiracei raccolti da Jacoby sotto FGrHist

105.189 Nonostante l’impossibilità e forse la scarsa utilità, di provare al

di là di ogni dubbio la proprietà intellettuale, sono proprio il percorso e

186Parmeggiani 2011, 417. 187Cfr. p.11.

188West 2011, 77 in particolar modo, ma tutto l’articolo offre un’analisi interessante. Si

veda per maggiori dettagli il capito dedicato, 4.

le caratteristiche del testo dalle quali risaliamo ad esso che li accomuna- no, sebbene nel nostro si possa estendere il discorso ad includere almeno Stesimbroto, Ctesia, Teopompo e Tucidide dato il miglior stato di conser- vazione del testo. Le tradizioni che vediamo cristallizzate in FGrHist 104 assumono il tono della memoria, della cultura condivisa o della comunità parlante, della chiacchiera circostanziata, caratterizzando con il contesto più immediato della comunanza di riferimenti comprensibili, il discorso, piuttosto che con un chiaro e marcato inquadramento politico o letterario. Un testo scolastico, retorico, composto di materiali provenienti dai due storici di riferimento del IV secolo a.C.190 come questo, sarebbe anche un

riferimento coerente, per quel commento di Duride (FGrHist 76 F1), che, come vedremo, spiegherebbe alcune delle discrepanze e delle singolarità che la tradizione ci ha conservato rispetto ad Eforo e Teopompo.191 Uno

di questi testi misti, prodotti dalle penne degli appunti e delle sintesi, ri- prodotti dalle lezioni e da ascolti di discorsi reiterati sulla base di sintesi simili, era il riferimento per lo studio e la memorizzazione, ma anche per la citazione lemmatico - burocratica, separatamente dalla diffusione e dal- l’effettiva circolazione di un qualsiasi libro / oggetto effettivo. I momenti, le occasioni e i modi della stesura per iscritto di questa tradizione orale e mnemonica sono tuttavia isolati e specifici, senza possibilità di generaliz- zazione. FGrHist 104, come le Elleniche di Ossirinco e i papiri di Eforo192

nonché quelli attribuiti a Teopompo, per esempio, ci attestano un feno- meno continuo, non la tradizione di un testo: documentano una modali- tà di trasmissione delle tradizioni. Ci si potrebbe dunque chiedere, vista la mancanza dell’autore e detto questo rispetto alle sue ”fonti”, se esista un problema di attribuzione di tutte quelle varianti che sono ”proprie” di FGrHist 104. Non penso possano essere tutte opera di ”un Aristodemo” soltanto, in un unico momento della trasmissione sebbene la convergenza

190A dimostrare quest’ipotesi, oltre alla nota successiva, ci sono anche molti paralleli

con i retori dell’epoca, come abbiamo visto in molti punti. Uno non ancora citato, di considerevole rilievo è Eschine 2.75 che sembra chiaramente fare uso di FGrHist 104 15.1: dicendo καὶ Τολμίδου ζηλοῦν στρατηγίαν κελεύων ὅς χιλίους ἐπιλέκτους ἔχων ῎Αθηναιων, διὰ μέσης Πελοποννέσου πολεμίας οὔσης ἀδεῶς διεξήει

191Cfr. p.71.

su Teopompo sia una possibilità da lasciare aperta per elementi come l’i- scrizione circolare (9), l’insistenza su trofei, numeri e denaro, comune alle Elleniche di Ossirinco, che non può non far pensare al perduto scritto dello storico di Chio sui Saccheggi del Santuario di Delfi (FF 247-9). Non siamo di fronte ad uno storico, né ad un ”frammento”, come fin dall’inizio si è sottolineato.193 Il testo di FGrHist 104 è noto almeno dall’inizio del II d.C.

e usato di per sé, così come le sue fonti dirette e indirette e tanti altri testi simili ad esso prodotti e riprodotti.

Abbiamo dunque visto che:

1. Il fascicolo contenente il testo in questione probabilmente non afferi- sce ad un testo di Storia Universale se non in uno stadio intermedio della sua tradizione.

2. Non sappiamo quanto e per quali scopi si estendesse il suo contenu- to.

3. Non sappiamo se fosse in un’opera dalla prospettiva solo ateniese o considerasse il resto dei popoli del Mediterraneo.

4. Abbiamo visto come solo un’analisi più dettagliata, di riprese e usi e non solo di Quellenforschung, possa ridare un’identità e un peso ad un’opera come questa.

Possiamo pensare da un lato al contesto della riflessioni storiografica sul IV secolo, dall’altro a quello della riflessione storica e filologica sul V, nonché allo sviluppo di un genere letterario come quello della biografia, identificando uno stadio della trasmissione che fatica ad emergere dalle colonne del Peripato.194 Questo tipo di fenomeni, come la compresenza

nella storia delle tradizioni storiche di Eforo e Teopompo è ciò che è im- portante notare, e che credo chiarisca, complicandole quanto necessario,

193Secondo Ferretto 1984, 18 anche questo testo si serviva dell’opera di Stesimbroto di

Taso oltre a fonti filosofiche. Per la Ferretto (Ferretto 1984, 36), mentre il dialogo plato- nico fa da modello concettuale a Teompompo, lo storico si serve anche di opere come la καταδρομη τῶν ᾿Αθηνῶν δημαγωγῶνdi Antistene (F 25).

anche le vicende frammentarie in cui gli autori traditi sono incorsi, al di là di valutazioni di affidabilità o meno. Abbiamo anche una conclusione che si può trarre riguardo la tipologia di FGrHist 104 che è quindi mista oltre che priva di autore, composta di stratificazioni molteplici e influen- zata dall’uso retorico scolastico e applicato, frutto di un lento e complesso cristallizzarsi di informazioni quantitative e qualitative mano a mano se- lezionate e reintegrate. Questo particolare testo ha tuttavia avuto anche una circolazione propria come testimonia il fatto che ha una propria tradi- zione indiretta.195 Possiamo quindi andare più a fondo però nel tentativo

di chiarire il posto di FGrHist 104 nella trasmissione delle tradizioni sto- riografiche di quinto secolo. Abbiamo visto il ruolo giocato da Eforo e Teopompo nella formazione del testo, non solo direttamente ma anche in- direttamente tramite casi come il decreto di Temistocle e il rapporto con Ctesia di Cnido, fotografia dell’intreccio dei testi presenti in FGrHist 104. Accantonata una qualsiasi identità autoriale collocata in un secolo preciso in questo panorama FGrHist 104 si colloca più agevolmente. Lo stile del nostro testo trova infatti una sua appropriata descrizione nello stesso Fo- zio dove si parla di Cefaleone, Pamfilia e Diodoro con descrizioni di opere perdute molto simili a ciò che è conservato in FGrHist 104. Nel codice 68, su Cefaleone, si parla anche del millantare moltissimi libri di molti auto- ri per compilare l’epitome e si confronta il testo con Diodoro che sarebbe stato più generoso nella sua narrazione, nel Cod. 70.196 Nella descrizione

dell’opera di Panfila (Cod. 175)197invece troviamo un esempio del genere

di testi del I-II secolo, amati poi dai bizantini, coi quali il nostro potrebbe aver avuto a che fare: secchi come del resto Cefaleone, misti, proverbiali e ”dotti”. Casi come la vita di Lisandro di Plutarco dimostrano come al di là del preciso esempio che abbiamo in FGrHist 104, questi tipi di testi fossero diffusi, come sintesi di storia secondo il canone, che prendeva il

195Vedi p.168.

196Chamoux, Bertrac e Vernière 2002, LXIX.

197Cagnazzi 1997, 31-39 e seguenti per i frammenti della storica di origine egiziana,

vissuta al tempo di Nerone, autrice dei Συμμίκτων ἱστορικῶν ὑπομνημάτων. Il meccani- smo utilizzato per compilare l’opera è probabilmente da collegare all’utilizzo di materiali presenti nella casa della storica, dove operava il grammatico Socratida (Cagnazzi 1997, 43-4).

meglio dei migliori, nel contesto di quella ricerca del ciclo storico all’in- terno del canone stilistico. Detto questo possiamo riproporre la domanda sull’autore di FGrHist 104, nonché quella sulle sue fonti.198 Penso che il

necessario itinerario di ricerca che si è tentato di percorrere199 dimostri co-

me si possa comprendere questo testo solo all’interno di un continuum non semplificabile in relazioni dirette e datate. Si è visto come sia Erodoto, sia Tucidide, sia Ctesia, sia Eforo, sia Teopompo, insieme agli oratori possano essere riscontrati nel nostro testo e come esso si descriva bene con alcune delle osservazioni, come quella di Duride relativa a Teopompo ed Eforo riportata da Fozio. Questo tipo di testo potrebbe essere nato come ma- nuale di supporto, non necessariamente già commentario / hypomnema e aver cercato e raccolto le informazioni negli storici del canone contempo- ranei a quegli autori.200 In questo senso, chiamarlo ”manualetto” assume

un significato, e possiamo aggiungere che le sue fonti, non sembrano es- sere, nemmeno in ultima analisi, Erodoto e Tucidide, come si è sostenuto anche in commenti recenti,201ma si debba piuttosto riconsiderare il modo

in cui la tradizione di Eforo e Teopompo e il suo contesto hanno contribui- to in una fase della loro rielaborazione comune alla formazione di questo testo. Se il contenuto si riconduce più facilmente al primo, le testimonian- ze di evoluzione del canone e alcuni elementi della tradizione specifica di Teopompo che si possono far risalire a Stesimbroto di Taso, costituiscono la traccia rimasta delle parti dell’opera del chiota in questo testo. L’insi- stenza della tradizione tarda sui due autori accostati, il cui testo unificato potrebbe essere documentato da FGrHist 104, dovrebbe far riflettere an-

198Schepens 2010, 42 ricorda come, per il compilatore l’identificazione dell’autore sia

superflua.

199Sulla base dei principi esposti in Vattuone 1991, 105, cioè individuando filoni e

mettendo in evidenza letture e proiezioni diverse.

200Nicolai 1992, 23 è fondamentale per la comprensione del processo di evoluzione sto-

riografico. Anche secondo Parmeggiani (2011, 62) circolavano sillogi di passi notevoli di opere storiografiche diversificate ad uso delle scuole retoriche sin dal primo ellenismo. L’autore riferisce come ”già Schwartz pensasse alla possibilità che in epoca ellenistica cir- colassero Modernisierte Ausgaben delle storie di Eforo, integrate con autori posteriori co- me Callistene, Daimaco, Anassimene”, ai quali credo vada aggiunto Teopompo. Nicolai 1992, 274.

che sul fatto che l’edizione che consiglia di leggere Fozio, in cui è presente anche il perduto libro XII, fosse in realtà una di queste edizioni dei due autori, oppure che comunque ancora nel X secolo, Eforo e Teopompo fos- sero una diade inscindibile, come dimostra anche, per il VI secolo d.C. la selezione di Evagrio (H.E. 5.24) che riporta gli autori, ma, tra i grandi, significativamente tiene solo Eforo e Teopompo.

Lo stile di FGrHist 104 non è utilizzabile per uno studio sull’uno o sul- l’altro, se non con moltissima cautela; invece rientra nello studio di quella produzione storica secondaria che di essi si è servita, con i criteri di qualità propri ad essa. Nella riflessione retorica che da epidittica torna ad essere deliberativa e giudiziaria nel contesto pragmatico romano, il gusto lettera- rio attico ed alessandrino lasciano spazio alla ricerca del dato a tutti i costi, dell’informazione nuda, che si trova meglio in quegli autori del dettaglio e della quantità rappresentati da Eforo e Teopompo più che da Erodoto e Tucidide. Se il commento al γράφειν di Duride e le perplessità sui dettagli di Polibio attestano202, accomunando entità ben distinte, questo momen-

to di differenziazione stilistica, dobbiamo comunque pensare ad ulterio- ri asciugature e riduzioni della διήγησις, semplificazioni, riorganizzazioni che lasciano gli ἔργα soltanto, non più narrati, ma quasi solo elencati, come le cause della guerra del Peloponneso assieme a numeri che ancorano ad una veridicità e credibilità che Polibio criticava in Timeo, ma che la storia avrebbe preferito e continua a preferire. Un ribaltamento di scienza, una misura fraintesa nella sua banalizzazione utilitaristica, giornalistica, solo illusoriamente più informativa di cui FGrHist 104 è un esempio.203 Non

dovrebbe stupire trovare documentata la doxa piuttosto che la καινοτάτη nonostante le fonti. Se già in Duride e Polibio è attestata una resistenza, destinata ad essere riportata nella direzione della corrente di lì a poco, al- lora anche Diodoro va riconsiderato in questo tipo di contesto e di utilizzo delle opere canoniche e, nella stessa tipologia di FGrHist 104, si possono pensare sia Diodoro sia le sue fonti.204

202Cfr. 71.

203Woodman 1988, 4-5; Nicolai 1992, 11s; Grethlein 2010, 279. 204Diod. 13.42.5 nomina gli storici del ciclo. Nicolai 1992, 299.