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5.3 Trasmissione delle tradizioni

5.3.5 FGrHist 104 e Stesimbroto di Taso

Sebbene si sia detto che Erodoto e Tucidide sono le fonti ultime di FGrHist 104, abbiamo già visto con Eschilo come questo sia solo parzialmente vero. Westlake111proponeva due possibili fonti scritte per la sezione di Tucidi-

de sulla pentecontaetia,112 entrambe di provenienza e stampo ionico. Alla

prima ipotesi quella di Carone di Lampsaco, si associa, dopo lunga dis- sertazione anche il Blösel. Questi studiosi sostengono che, relativamente a Pausania, Tucidide si serva di Carone e lo corregga, con un meccanismo noto per Ctesia rispetto ad Erodoto,113 argomentato per Teopompo (come

autore delle Elleniche di Ossirinco)114rispetto a Senofonte e divenuto quasi

tradizionale nel pensiero storiografico contemporaneo. I ”meriti” per la Grecia di Temistocle avrebbero poi contribuito a generare il giudizio am- piamente positivo di cui si trova traccia negli oratori attici del IV secolo, in Diodoro e nei biografi (Nepote e Plutarco). Questa tesi è plausibile, pur non avendo passi sui quali argomentarla, ed affronta il problema dal pun- to di vista dei grandi storici di V a.C. . Ma la seconda ipotesi di Westlake è più interessante, come abbiamo già cominciato a notare con il caso della puntata in Sicilia di Temistocle. Leo, Schachermayer, Momigliano, Acca-

110

Κρύφα opposto a φανερῶς si trova anche in Tucidide: 1.67.2; 6.34.2. Si trova però anche in Plut. Cim. 4.6 che pare riprendere Stesimbroto di Taso (FGrHist 1002 F 4). Cfr. Didymus, P.Berol 9780, col.9 l.30; Plut. Per 29.5, e.g.

111Westlake 1977, 96 è stato successivamente oggetto di molteplici discussioni, tutte in-

centrate sulla polarità di possibili riferimenti, fino a Carawan e Blösel 2004, 354. I punti su cui si basa Westlake sono i seguenti: Σπαρτιάτης è usato quattro volte qui e mai più nelle Storie con questo significato; τὸν ῾Ελληνικὸν πόλεμον significa in opposizione a tutte le altre occorrenze, la ”guerra dei Greci contro i Persiani”; Le lettere sono introdotte da τάδε; è usato ὡς λέγεται o λέγεται con l’infinito. In 132.5 per la storia di Argilio e in 138.1 (per la ricezione della lettera da parte di Artaserse). Nonostante gli argomenti (e non li ho riportati tutti) siano molto forti, l’autore si sente comunque in dovere di ammettere che forse è solo un modo di far trapelare incertezza, oppure è conforme alla pratica di Erodoto: λέγειν τὰ λεγόμενα (1977, 104). Sui predecessori di Tucidide si veda anche Rood 1998b, 246s.

112Su questa sezione e la sua composizione, Canfora 1972, 97s. 113Lenfant 2004, XXXs.

me, Carawan ed Engels, sono alcuni sostenitori e, sebbene si possa critica- re che partendo dal punto di vista dello studio di Stesimbroto questa sia l’ipotesi più avvincente, ciò non toglie che sia anche la più sostanziata da prove testuali, confermate in un certo verso dal nostro testo e dalle sue relazioni con F3 di Stesimbroto e l’attiguo episodio di Admeto nella vita plutarchea.

È necessario riprendere alcuni elementi relativi a questo oscuro autore di V secolo a.C.. Nel 1901, la posizione di Leo115 rispetto a Stesimbroto

era già molto chiara: l’opera sarebbe stata un pamphlet di ältere politishe Literatur già individuato come precursore dell’excursus di Teopompo nel X libro dei Philippikà, forse basandosi anche sui confronti che avevano por- tato Schmidt a parlare di quell’ ”unica voce contro” della politica ateniese del V secolo. Westlake partiva invece dalla tradizione della morte di Temi- stocle tramite sangue di toro (FGrHistCont 1002 F10a), dicendo che essa era ben nota nel 424 (Eq. 83-4) e sarebbe stata criticata da Tucidide.116

Grande peso, in ogni ragionamento, è sicuramente da attribuire al titolo, controverso e stimolante dell’opera di Stesimbroto ”Su Temistocle, Tucidide e Pericle”.117 Questo non implica però, come egli afferma, che abbia cono-

sciuto i politici di cui parla. La critica che vi vedeva Schachermeyer è stata confutata da Meister, che vi ha ritrovato, in termini moderni, ciò che già Leo aveva in un certo senso notato: un esempio di biografia in una sua fase di sviluppo molto precoce, tesi che Momigliano118 non tarda ad acquisire

come dato di fatto, precisando che il tasio era ”un letterato a cui interessa- va più registrare le singolarità dei capi politici che attaccare le loro linee di condotta”.119

115Leo 1901, 108.

116Westlake 1977, 107. Vedi anche p.473.

117In genere considerato un pamphlet senza una narrazione compiuta, ma solo con

frammenti sulla vita. Secondo Accame, Stesimbroto scrisse dopo il 430/29, quando mo- rì il figlio di Pericle, Santippo, poiché Stesimbroto parla del dissidio tra i due nel fr. 11 (Plut., Per. 36,6) e non avrebbe potuto parlarne con Pericle in vita. Engels lo da per ”non pubblicato fino al 420”.

118Momigliano 1974, 31.

119Questa tesi è il motivo per cui Stesimbroto è stato ripubblicato nel volume IV di

Anche Carawan120 sosteneva questa idea e, dopo un tentativo di rico-

noscere in Epicrate il navarca di Tucidide, analizzava F3 di Stesimbroto avvalorando la possibilità che la storia della moglie di Admeto, nominata soltanto in Plutarco, fosse tratta per l’appunto dalla fonte corretta da Tu- cidide, cioè Stesimbroto. In questo passo leggiamo, dopo la descrizione della supplica di Temistocle che

ἔνιοι μὲν οὖν Φθίαν τὴν γυναῖκα τοῦ βασιλέως λέγουσιν ὑποθέσθαι τῷ Θεμιστοκλεῖ τὸ ἱκέτευμα τοῦτο καὶ τὸν υἱὸν ἐπὶ τὴν ἑστίαν καθίσαι μετ᾿ αὐτοῦ

alcuni dicono che Ftia la moglie del re consigliò a Temistocle que- sta supplica e mise a sedere il figlio presso il focolare con lui. (Plut. Them. 24.2-3)

Questo passo riprende la versione di Tucidide, che dice

ὁ δὲ τῆς γυναικὸς ἱκέτης γενόμενος διδάσκεται ὑπ᾿ αὐτῆς τὸν παῖδα σφῶν λαβὼν καθέζεσθαι ἐπὶ τὴν ἑστίαν

divenuto supplice della moglie che, poiché aveva preso da lei loro figlio, lo aveva istruito a sedersi presso il focolare. (1.136.3)

Ma la possibilità che Tucidide sia presente qui direttamente è in par- te da ridimensionare. Tra gli ἔνιοι di Plutarco vi era un testo parte della tradizione di FGrHist 104, come dimostra 10.2. Tucidide è forse più rico- noscibile in questo testo che in Plutarco, ma Plutarco condivide elementi lessicali che permettono di avvicinarlo di più a FGrHist 104. Tucidide c’è dunque, ma mediato dal testo di ἔνιοι dei quali il nostro testo è un buon esempio.

L’identità di questi ἔνιοι non è del tutto un mistero, visto che, appe- na dopo il seguente passo stesimbroteo su Ierone, Plutarco cita Teofrasto, lo stesso Tucidide e Teopompo.121. Se vogliamo identificare gli ἔνιοι con

costoro, escluso Tucidide il cui testo abbiamo visto, tra Teofrasto e Teo- pompo (F86) quest’ultimo resta il più plausibile e forse è a lui che si deve

120Carawan 1989, 153-6.

121Engels 1998, 59-60. La citazione è interessante perché riprende il canone scegliendo

la citazione di Stesimbroto, il lavoro su Tucidide, nonché lo spostamento della scena su Temistocle e Ierone, criticato sul confronto con Tucidide da Plutarco.122 È interessante a questo proposito anche il fatto che Plutarco ri-

ferisca τῶν δὲ χρημάτων αὐτῷ πολλὰ μὲν ὑπεκκλαπέντα διὰ τῶν φίλων εἰς ᾿Ασίαν ἔπλει (26.3), un altro elemento che ricorda le spedizioni di cui raccontano le Lettere di Temistocle (e.g. Them. Ep. 21.1). Un ultimo dettaglio: nell’episo- dio di Sicinno (1.1) si può notare come κρύφα sia opposto a φανερῶς con un uso comune, ma spesso riconosciuto come tucidideo. Esso si trova anche in Plut. Cim. 4.6 che è annoverato tra i frammenti di Stesimbroto di Taso:

Εἰσὶ δ’ οἳ τὴν ᾿Ελπινίκην οὐ κρύφα τῷ Κίμωνι, φανερῶς δὲ γημαμένην συνοικῆσαι λέγουσιν

ci sono certi che dicono che Elipinice abitava insieme a Cimone, evidentemente da sposata con lui, non di nascosto. (FGrHistCont 1002 F 4)

Non penso però che in tutti i punti in cui Plutarco differisce da Tucidide si possa ritenere Stesimbroto l’autore della variante, a meno che non ci sia un comune contesto che possa spiegarla, come nel caso sopra citato di Gelone, avvalorato appunto dal parallelo con FGrHist 104 e dal possibile apporto di Teopompo.