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Sia Teopompo che Eforo rientrano notoriamente tra le fonti di Diodoro, che li cita entrambi, ripetutamente.15

14Interessanti i casi di raggruppamenti di autori in Plut. 605 e 345d-e dove ”vengono

distinti gli storici che hanno effettivamente partecipato ai fatti che descrivono da quelli che sono stati invece ὥσπερ δραμάτων ὑποκριταὶ Nicolai 1992, 298). Il discorso di Polibio con Eforo e Teopompo si iscrive bene nell’analisi di Grethlein (Grethlein 2010, 8-9) sulle strategie commemorative, basata su Nora e Gadamer. Se la ”contingenza” era in qualche modo accettata da Erodoto e Tucidide, anche la trasmissione dei testi storici e la costitu- zione del canone è un metodo di superamento della ”fortuna” per mezzo di ”continuità, sviluppo e regolarità”, come testimonia anche il convergere del canone sul ciclo.

15Per Teopompo sono segnalati degli ”estremi” in 13.42.5 (FGrHist 115 T13) e 14.84.7

Sappiamo poi che Diodoro segue la versione dei fatti riportata da Teo- pompo in PSI 1304,16 ma già modificata e rielaborata.17 Vediamo però

alcuni passi in cui, come in Polibio, anche in Diodoro troviamo Eforo e Teopompo accostati a costituire un gruppo di esempi:

῎Εφορος μὲν γὰρ ὁ Κυμαῖος, ᾿Ισοκράτους ὢν μαθητής, ὑποστησάμε- νος γράφειν τὰς κοινὰς πράξεις, τὰς μὲν παλαιὰς μυθολογίας ὑπερέβη, τὰ δ’ ἀπὸ τῆς ῾Ηρακλειδῶν καθόδου πραχθέντα συνταξάμενος ταύτην ἀρχὴν ἐποιήσατο τῆς ἱστορίας. ὁμοίως δὲ τούτῳ Καλλισθένης καὶ Θεόπομπος, κατὰ τὴν αὐτὴν ἡλικίαν γεγονότες, ἀπέστησαν τῶν παλαιῶν μύθων.

Eforo di Cuma, discepolo di Isocrate, accingendosi a scrivere del- le gesta comuni, saltò i miti antichi, ponendo al principio della storia le cose avvenute dopo il ritorno degli Eraclidi. Fecero ugualmente an- che Callistene e Teopompo, della sua stessa generazione, tralasciando i miti antichi. (Diodoro 1.2-3)

Come nota Parmeggiani18in questo passo troviamo una dichiarazione

di presa di distanza da Eforo e dalle scelte che questi condivide con Cal- listene e Teopompo, che Diodoro aggiunge, mettendoli sullo stesso piano, sebbene in modo marginale. I tre storici sono quindi noti indipenden- temente a Diodoro che può stabilire tra loro un confronto. Solo Eforo è discepolo di Isocrate in questo passo e forse Diodoro conosce il canone tradizionale e l’accostamento stilistico sta già divenendo a questo punto un discepolato, trasformando l’osservazione di uno stilema in evento,19

ma solo per Eforo. Parallelamente l’associazione a Teopompo e Callistene, altrimenti motivata, si ripresenta ed inizia a stabilire, con l’osservazione sulla contemporaneità, una classificazione di questi autori.

Diverso, e qui forse più interessante, è l’altro caso di citazione di Eforo e Teopompo. Iniziando la disquisizione sul Nilo, Diodoro, in un rapido ed

una conclusione.

16Su Teopompo autore di questo testo, anche se non di tutti i papiri raccolti sotto il

nome di Elleniche di Ossirinco, vedi p.152

17La teoria che vorrebbe Eforo comunque a far da tramite in Diodoro (Canfora 2002,

323 con bibliografia precedente) non è necessaria e riposa su alcuni antichi assunti come ha ben dimostrato Parmeggiani 2011, 642.

18Parmeggiani 2011, 51. 19Flower 1994, 44.

interessantissimo excursus delle sue fonti, dopo aver nominato Ecateo ed Erodoto, dice che:

Ξενοφῶν δὲ καὶ Θουκυδίδης, ἐπαινούμενοι κατὰ τὴν ἀλήθειαν τῶν ἱστοριῶν, ἀπέσχοντο τελέως κατὰ τὴν γραφὴν τῶν τόπων τῶν κατ’ Αἴ- γυπτον· οἱ δὲ περὶ τὸν ῎Εφορον καὶ Θεόπομπον μάλιστα πάντων εἰς ταῦτ’ ἐπιταθέντες ἥκιστα τῆς ἀληθείας ἐπέτυχον.

Senofonte e Tucidide, lodati per la verità delle loro storie, si sono astenuti del tutto dallo scrivere circa i luoghi dell’Egitto; questi si trovano in Eforo e Teopompo tra coloro che si sono più occupati di queste cose avvicinandosi di più alla verità. (Diodoro 1.37.4)

Eforo e Teopompo sono entrambi μάλιστα πάντων εἰς ταῦτ’ἐπιταθέντες dove il riferimento può intendersi sia alla geografia e all’Egitto, sia al pro- blema delle piene e delle sorgenti del Nilo. Diodoro20 riprende poi il rac- conto descrivendo una dopo l’altra ogni tesi proposta a cui fa seguito una confutazione. Nessuna traccia di Teopompo, ma troviamo Eforo (Diod. 1.39.7) dopo i sacerdoti egizi, gli abitanti locali noti tramite Talete, Anas- sagora, Erodoto stesso e Democrito. Ad Eforo seguono i filosofi di Menfi, Oenopide di Chio e Agatarchide di Cnido. A partire dalla discrepanza di giudizio su Eforo, l’intera sezione dal capitolo 37 al 41 è attribuita ad Aga- tarchide di Cnido o ad Artemidoro che non apprezzavano Eforo.21 Ma la critica è in realtà molto più delicata e si iscrive bene accanto al passo so- pracitato, dove Diodoro prende le distanze da alcuni modi di Eforo. In

20Oppure Agatarchide / Artemidoro. Parmeggiani 2011, 259-62 discute il frammento,

proponendo che per alcune osservazioni su Erodoto, Diodoro sia debitore, non tanto di Agatarchide, quanto direttamente di Eforo. La tesi della provenienza del passo da Aga- tarchide è argomentata da Burton 1972, 21s ed è sostenuta anche da Chamoux, Bertrac e Vernière 2002, 92 n.1. Agatarchide di Cnido insieme a Posidonio di Apamea è ritenuto responsabile del ritorno in auge di Erodoto dopo il periodo ellenistico. Murray 1972, 212.

21Diodoro dice: ἀλλὰ γὰρ οὐκ ἄν τις παρ’᾿Εφόρῳ ζητήσειεν ἐκ παντὸς τρόπου τἀκρι-

βές, ὁρῶν αὐτὸν ἐν πολλοῖς ὠλιγωρηκότα τῆς ἀληθείας(1.39.13 Bertrac). L’intermediazione di Artemidoro sarebbe giustificata dal noto odio di Artemidoro per Eforo attestato da Strabone (3.1.4) ῾Ηρακλέους δ’ οὔθ’ ἱερὸν ἐνταῦθα δείκνυσθαι ψεύσασθαι δὲ τοῦτο ῎Εφορον οὔτε βωμόν, οὐδ’ ἄλλου τῶν θεῶν, ἀλλὰ λίθους συγκεῖσθαι τρεῖς ἢ τέτταρας κατὰ πολλοὺς τόπους; indubbiamente un passaggio logico non troppo sostenibile. Interessanti le argo- mentazione di Leopoldi discusse da Burton. Anche l’argomentazione sull’indipendenza della sezione, sulla base di criteri lessicali interni al passo (Burton esemplifica con ἡ τῆς πείρας ἐνάργεια, ἀκρίβεια, ἀλήθεια) è abbastanza labile.

37.4, Diodoro infatti aggiunge alla critica che il problema sta nella specifi- cità del territorio (τὴν τῆς χώρας ἰδιότητα) peraltro mai indagato prima del Filadelfo. La solita Diodori negligentia sarebbe dunque stata responsabile anche del καινοτάτην relativo alla proposta di Eforo: con quattro ipotesi successive, l’unico a poterla presentare come la più nuova sarebbe stato Agatarchide (resta il problema delle successive...). Burton però accenna a discutere il significato dell’aggettivo, che, nella versione accettata anche dalla traduzione di Vernière significherebbe ”la più originale”, non ”la più recente”. Venendo però a mancare la negligenza diodorea, non c’è più bi- sogno di far risalire ad Agatarchide né ad Artemidoro la sezione. ῎Εφορος δὲ καινοτάτην αἰτίαν εἰσφέρων πιθανολογεῖν μὲν πειρᾶται, τῆς δ’ ἀληθείας οὐδα- μῶς ἐπιτυγχάνων θεωρεῖταιricorda piuttosto la critica di Polibio, l’eccessiva accuratezza narrativa che porta ad un effetto di precisione e di affidabilità, insieme al principio dell’originalità22che porta a commettere ipercorrezio-

ni e quindi alle volte errori percepibili.

Le citazioni parallele a questa confermano che la più celebre argomen- tazione tra quelle dei μάλιστα πάντων εἰς ταῦτ’ἐπιταθέντες fosse quella di Eforo,23 tuttavia questi testi citano la soluzione di Eforo, non tutta l’ar-

gomentazione e laddove si riprende l’intera argomentazione, spesso è ad Erodoto, a Strabone, o a Diodoro stesso che si fa in effetti riferimento. Par- meggiani ha evidenziato la stretta relazione di Elio Aristide (τοσαῦτα δὲ ἡμῖν καὶ πρὸς τὴν ᾿Εφόρου σοφίαν καὶ γνώμην καινὴν εἰρήσθω, ὅτι καὶ μό- νος ἧφθαί φησιν τῆς ἀληθείας) con 1.39.13 di Diodoro ed abbiamo l’esem- pio di Theophylactus Simocatta, che nelle sue Storie (7.17.4) parafrasa il passo prendendolo chiaramente da Diodoro.24 Neppure questo passo di

tradizione indiretta di Diodoro tralascia Teopompo, ad ulteriore sintomo dell’abitudine a conservare nomi e autorità quasi senza contenuti. Resta dunque il fatto che anche Teopompo affrontò la questione e probabilmen- te in modo simile ad Eforo, visto che è citato assieme a lui nel commento iniziale, nel bene e nel male: per un passo come questo è davvero difficile

22Parmeggiani 2011, 68-70 mette in relazione questo passo anche con FGrHist 70, T 14b. 23Fra tutte Theon. Progymn. 2 p. 67.

separare i due autori, dire dell’uno o dell’altro distintamente. Non penso si possa nemmeno eliminare la presenza di Teopompo nelle pagine di Dio- doro e far convergere il discorso su Eforo soltanto. La parte iniziale della trattazione coinvolge una valutazione su Ellanico, Cadmo, Ecateo, un po’ a malincuore su Erodoto, poi riporta che né Tucidide né Senofonte si sono occupati di temi che avrebbero potuto richiedere anche questa trattazione, ed arriva ai nostri due come ταῦτ’ἐπιταθέντες. Se escludiamo, giacché non c’è motivo di proporla, l’intermediazione, nel lavoro di Diodoro, di Aga- tarchide e men che meno di Artemidoro, potremmo pensare che Diodoro prendesse spunto dagli autori nominati prima di iniziare la sua argomen- tazione ἐν κεφαλαίοις della questione.25 Possiamo attribuire questa parte di

lavoro, incluso l’avvicinamento di Eforo e Teopompo, possiamo attribuirla a Diodoro26oppure ad un ”Teopompo cover-text” di Eforo ed Erodoto, fa-

vorevole alla tesi dello storico di Cuma che potrebbe essere ”sparito” nella tradizione dell’argomentazione complessiva sul Nilo proprio in virtù di questa sua posizione.27 Resta il fatto che, se nei precedenti esempi poteva-

mo discernere un motivo e un modo di accostare gli autori, in questo caso, almeno per la prima dichiarazione di Diodoro, se non si vuole accettare l’i- potesi di ampliamento dell’ambito di riferimento all’intera sezione iniziale (fino ad Oenopide e ai filosofi di Memfi almeno), non è del tutto legittimo

25In Bonneau 1964 lo schema è ripreso con approccio critico per l’impostazione

dell’opera.

26Anche per quel che riguarda Erodoto, Diodoro pare riprenderne le argomentazioni

(la confutazione della tesi di Talete e di quella di Anassagora per esempio) ma Erodo- to (2.20-28) non fornisce nomi, riporta solo le teorie. La stessa tesi esposta da Erodoto (2.25s., cfr. supra p.11) non sembra interamente compresa da Diodoro o dalla sua fonte. In Diodoro la discussione di Erodoto e di quelli discussi da lui arriva tramite un’agglo- merarsi progressivo di ipotesi che riprendono l’argomentazione con le stesse confutazio- ni dei predecessori ed aggiungendo la propria tesi. Anche Strabone, probabilmente per effetto di questo stesso meccanismo di accumulo, sullo stesso argomento critica Erodoto ma per qualcosa che in effetti Erodoto riporta ma critica (17.1.52 πολλὰ δ’῾Ηρόδοτός τε καὶ ἄλλοι φλυαροῦσιν, ὥσπερ μέλος ἤ ῥυθμὸν ἢ ἥδυσμά τι τῷ λόγῳ τὴν τερατείαν προσφέρον- τες· οἷον καὶ τὸ φάσκειν περὶ τὰς πρὸς τῇ Συήνῃ καὶ τῇ ᾿Ελεφαντίνῃ, πλείους δ’εἰσι, τὰς πηγὰς τοῦ Νείλου εἶναι, καὶ βάθος ἄβυσσον ἔχειν τὸν πόρον κατὰ τοῦτον τὸν τόπον), come in 11.14.13 dove Strabone critica Erodoto (1.202) sul fiume che separa Sciti e Battriani, laddove Erodoto non ne dice nulla. Per la crescita del Nilo Bonneau 1964, 137-141 e 153s.

27La presenza di Oenopide di Chio subito dopo Eforo potrebbe essere messa in dubbio,

non essendoci altri passi in cui questo autore di V secolo, e viene subito da pensare che qui si che la solita diodori negligentia potrebbe aver fatto confusione.

riferire la dichiarazione di Diodoro solo ad Eforo o solo a Teopompo.