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5.3 Trasmissione delle tradizioni

5.3.8 FGrHist 104 e Teopompo

Il problematico ”filolaconismo” di Teopompo138comparato al nostro testo potrebbe escluderlo dalle possibilità di compresenza nella tradizione, an- zi, quello dell’afferenza sentimentale o politica è spesso un argomento per garantire l’indipendenza della trasmissione delle tradizioni; eppure, ab- biamo già visto come Teopompo sia, solo o insieme ad Eforo, immischiato nella tradizione a diversi livelli nonostante il punto di vista ateniese di FGrHist 104.139 I riferimenti ad elementi precedenti della storia persiana, come quello alla congiura di Dario e Gobria in 2.1, si potrebbero ricon- durre al libro ottavo di Teopompo pensando ad FGrHist 115 F 64a140 e abbiamo detto come anche Plutarco si servisse del chiota come fonte per l’oriente, assieme a Ctesia. FGrHist 115 F 64 riporta anche un altro ele- mento, citando, assieme a Teopompo, anche Ermippo di Smirne ed Eu- dosso.141 Ermippo scrisse non solo il trattato sui Magi, ma anche quello su Isocrate e sui suoi discepoli142 nel quale comincia a formarsi la tradizione del discepolato comune di Eforo e Teopompo alla scuola di Isocrate.143 In F64b viene detto anche che gli altri autori sono secondari rispetto a Teo- pompo. Ermippo potrebbe essersi indubbiamente servito di Teopompo come Plutarco diversi secoli più tardi. Anche l’uso del capo d’accusa per λειποταξία,144solitamente ateniese ed estraneo al resto delle fonti, potrebbe essere ricondotto ad un passo della digressione sui demagoghi di Teopom- po, (FGrHist 115 F 93 = Schol. Aristoph. Eq. 226) dove si dice κατηγόρησε γὰρ αὐτῶν ὡς λειποστρατούντων: anche il contesto della citazione, uno sco- lio alla commedia di Aristofane sul comportamento intrigante di Cleone, potrebbe sostenere quest’ipotesi.

F 86 di Teopompo, invece, oltre a dirci di un dettagliato interesse per

metà del V secolo.

138Ferretto 1984, 11Ambaglio 2007, 58, Zaccarini 2011, in corso di stampa.

139Anch’esso scivoloso peraltro, visto l’ ὑβρισάντες di 2.3 e l’approccio apologetico ad

Alessandro I. Vedi p.119n. 140De Jong 1997, 16. 141Cfr. p.96. 142Bollansée 1999, 82s. 143Vedi cap.3. 144Lisia, 14. 5.

le vicende di Temistocle, alternativo alla versione tucididea, si distingue per la stessa attenzione al denaro che si può notare, per esempio, nelle promesse di Alessandro (2.1). Vi sono però anche due elementi di chiaro contrasto tra le narrazioni di FGrHist 104 e di Teopompo. In primo luogo rispetto all’inganno per la ricostruzione delle mura di Atene troviamo che:

ὡς μὲν ἱστορεῖ Θεόπομπος χρήμασι πείσας μὴ ἐναντιωθῆναι τοὺς ἐφό- ρους, ὡς δόἱ πλεῖστοι, παρακρουσάμενος.

come racconta Teopompo, convincendo gli efori a non opporsi, col denaro, secondo i più imbrogliandoli. (Teopompo FGrHist 115 F 85 = Plut.Them. 19.1)

In secondo luogo in F 87 (Plut. Them. 31, 3), dove, mentre FGrHist 104 sta chiaramente con i πλεῖστοι e con Plutarco stesso, Teopompo è riportato per confutarlo, per quella sua strana storia in cui Temistocle avrebbe giro- vagato per l’Asia (πλανώμενος περὶ τὴν ᾿Ασίαν).145 A ben guardare, tuttavia,

non v’è grande contraddizione con quanto riporta lo storico del manoscrit- to parigino.146 F 85 è certo una versione alternativa, ma non contradditto-

ria: raggiro e denaro potrebbero essere stati due aspetti della medesima operazione e forse erano tutte e due presenti nella narrazione di questo storico attento ai problemi ”economici”. In FGrHist 115 F87 penso invece sia da vedere con tutta probabilità un ipercriticismo di Plutarco. Il fatto che Teopompo racconti il lunghissimo viaggio tra Persepoli e Magnesia non è segno di una versione alternativa, ma forse di una versione più completa: a confermarcelo abbiamo la narrazione del viaggio di andata nelle altre fonti principali. Potremmo anche pensare, come per la sezione di Them. 24 relativa alla moglie di Admeto che qui sia la discussione di Teopompo stesso che Plutarco riarticola, con le sue critiche ed aggiunte, le sole che però risultano essergli direttamente riferite.

È notevole infine, sebbene isolato, un parallelo di Nepote che è quasi una traduzione di FGrHist 104.147 In Arist. 2.3-3.1 troviamo che

145Liuzzo 2010, 33s.

146Senza bisogno di recuperare l’intervento del nemico d’ogni tempo, Anassimene di

Lampsaco (FGrHist 72, T 14 = Diod. 15.89.3 con Shrimpton 1991, 12s.).

147Ricordo che Nepote è uno dei testimoni fondamentali per le digressioni teopompee

Aristides delectus est qui constitueret, eius que arbitrio quadringena et sexagena talenta quotannis Delum sunt collata: id enim commune aerarium esse uoluerunt. quae omnis pecunia postero tempore Athenas translata est.

Nepote usa le stesse parole e opera la stessa sintesi di FGrHist 104, 7.148 Se consideriamo il ruolo individuato dal Connor per Nepote149 nella tra- dizione di Teopompo, sembrerebbe esserci qui un ulteriore indizio della presenza del chiota nelle informazioni tradite da FGrHist 104. Nei fram- menti jacobiani quindi, che sono in realtà parte del discorso su Plutarco, ci sono legami simili a quelli con Eforo ed anch’essi in parte contraddittori, ma questo non stupisce ed è più comprensibile di una totale e pedissequa dipendenza da un solo autore o da una sequenza precisa di autori.150

Date le recenti acquisizioni degli studi, possiamo allargare il discorso su Teopompo ed includere in esso anche le Elleniche di Ossirinco. Non è il luogo questo per riprendere il dibattito sull’autore di questi testi, ma ci sono numerosi elementi per un confronto dei papiri raccolti sotto que- sto titolo con il testo di FGrHist 104.151 Gli elementi contro l’ipotesi di Teopompo come autore per lo meno di PSI 1304152 sono limitati e riten-

148Vedi p.464.

149Connor 1969, 10 e 34.

150Cfr. per la compresenza di Eforo e Teopompo nella trasmissione delle tradizione

storiche il capitolo 3.

151Resto incerto sull’effettiva possibilità di attribuire i frammenti fiorentini alla stessa

opera contenuta nel frammento londinese, sulla base del famoso ”stile chiaro e preciso, tanto ricco di particolari quanto privo di enfasi, che già conosciamo come caratteristico dello storico di Ossirinco” (Bartoletti 1948, 63). Ancor di più sull’attribuzione al fittizio testo unitario delle Elleniche di Ossirinco dei frammenti del Cairo. Quasi inutile ricorda- re che i testi conservati sotto questo titolo hanno datazioni ben diverse (PSI 13.1304: II d.C.; P. Cairo inv. 26/6/27/I/35: 75-99 d.C.; P.Oxy. 5.842: II/III d.C.) e non fosse per il contenuto potrebbero non aver nulla a che fare gli uni con gli altri. Mi riferisco dunque alle Elleniche di Ossirinco, così come ad FGrHist 105, come ad un gruppo di frammenti papiracei di argomento storico simile, non come ad un’opera unitaria, se non laddove nel dibattito essa sia stata considerata tale. Sulla ricostruzione del papiro e i suoi restauri, Otranto 2002, 235s.

152Gli ultimi sostenitori della tesi teopompea a me noti sono Bleckmann 2006, 136s e

Canfora 2002, 213-217, Sordi 2001, 227, con relative bibliografie e sommari dell’argomen- tazione precedente. Shrimpton 1991, 187s (confutato da Rebuffat 1993, 119s) e Mazzarino (1966, 347) sono invece tra i sostenitori di Cratippo. Alcune critiche contro la posizione del Bleckmann si trovano in Parmeggiani 2011, 63 n.126. Il testo del Fr. A di PSI 1304, ll.23s. è decisivo per l’attribuzione a Teompompo dato l’accostamento ad Arpocrazione

go dunque di poter inserire il ragionamento su questo testo (e quelli ad oggi associati ad esso) a buon titolo in questo paragrafo sul chiota. Co- me il papiro e poi il manoscritto di FGrHist 104, anche i testi delle Elleni- che di Ossirinco afferiscono allo stesso contesto di produzione e sono con tutta probabilità figli di un canone e di ambienti scolastici e didattici, non- ché della stratificazione di argomentazioni reiterate e del lento movimento dalla storia verso un interesse più cronologico che narrativo, più attento ai meri dati che alla forma. Per esempio, tra tutte le caratteristiche del con- tenuto che si potrebbe accostare spicca proprio la concentrazione sui dati, sui numeri e sulle informazioni, ma anche l’insistenza sugli inseguimenti (e.g. PSI 13.1304 11.96 Chambers; P.Oxy. 5.842 16.74, 22.187, 45.678 Cham- bers; Cfr. FGrHist 104, 1.5 o 3.1), caratteristici della tipologia di scelte di entrambi i testi che avrebbero potuto omettere nella loro sinteticità questo elemento, come quello dei trofei, che invece sono sistematicamente ricor- dati in FGrHist 104 (3.4; 9) così come nelle Elleniche (e.g. PSI 13.1304 6.13 Chambers; P.Oxy. 5.842 11.111). Ricordo inoltre l’uso di ἡσυχία per la citta- dinanza e l’attenzione ai sincronismi (ὑπὸ δὲ τοὺ [ς αὐτοὺς χρόνο]υς P.Oxy. 5.842 13.1 Chambers), e forse casualmente, anche un accenno alla modali- tà di combattimento γυμνήτων (P.Oxy. 5.842 23.192 Chambers), che ricorda il Mardonio morente153 della battaglia di Platea peculiare di FGrHist 104

s.v. Πεδάρειτος (FGrHist 115 F8) e Isocr. Arch. 52-3. Quella dei richiami e dei riferimenti era prassi comune molto più della narrazione cronologica (pretenziosa per il carattere stesso della narrazione detta/scritta in quanto tale) e non solo in Tucidide (5.16); Isocrate offre un esempio che ritroviamo all’opera, nel passo del papiro, in un diverso contesto, di tipo espositivo. La lettura del passo di Dionigi di Alicarnasso ad Pomp. 6 (FGrHist 115 T20) di Rebuffat è altrettanto importante sebbene resti problematica la definizione dello stile in questione (p.60). Un maggior ventaglio di posizioni si trova negli interven- ti del convegno sulle Elleniche di Ossirinco del 1999 all’Istituto Vitelli i cui atti si trovano pubblicati in Sileno 27 (2001). La possibilità che sia Eforo l’autore delle Elleniche è ripro- posta in Parmeggiani 2011, 390, 498 e 640 spec. L’ipotetica ”continuazione” di Tucidide, contro la quale si veda anche l’ipotesi di Sordi 2001, 232-5, viene sostenuta sulla base del riferimento in PSI 13.1304 7.40 a Tucidide (Chambers 1983, V; Canfora 2005, 162) e su base contenutistica, nulla nei frammenti attribuiti all’autore dal papiro londinese prova indiscutibilmente un limite per l’inizio del testo riportato, ma trovo che non sia una ca- ratteristica deducibile dai frammenti a nostra disposizione e sia necessario sospendere il giudizio sui limiti dell’opera tramandata da P.Oxy. 5.842, come di quella in PSI 1304. Allo stesso modo il conseguente rapporto tra Eforo, le cosiddette Elleniche di Ossirinco e Diodoro è da reimpostare secondo le osservazioni proposte da Parmeggiani 2011, 390.

2.5, e un ruolo decisivo delle lettere nello svolgimento degli eventi politico militari e come elemento di dichiarato supporto documentario alla narra- zione.154 Nelle Elleniche troviamo anche una passione marcata per segreti

e sotterfugi (P.Oxy. 5.842 10.84-8 Chambers), nonché per mura e poliorce- tica (e.g. PSI 13.1304 8.46-59 Chambers; P.Oxy. 5.842 41.583s. Chambers; P. Cairo inv. 26/6/27/I/35 1.1 Chambers) e un’altra caratteristica rilevan- te è quella dei discorsi riportati e sintetizzati, che, così come in FGrHist 104 (1.4, 2.2, etc.), ritroviamo anche nelle Elleniche di Ossirinco con eviden- ti tracce di discorsi riassunti (P.Oxy. 5.842 14.22-4 Chambers). I discorsi, notoriamente ”assenti” per il dibattito sulle Elleniche, in quei testi come in FGrHist 104 sono riportati per grandi linee, solo per i loro intenti, effetti, contenuti generali, fino a prendere una forma quasi apoftegmatica.155 A

livello di struttura del discorso, se è possibile rilevare caratteristiche signi- ficative in testi come questi, vale la pena ricordare la costruzione soggetto - participio - principale (e.g. P. Cairo inv. 26/6/27/I/35 1.8s. Chambers)156

e l’insistente uso della paratassi strutturata da μὲν... δὲ..., i legami pedanti tra gli elementi della lista di eventi per mezzo di μετὰ δὲ ταῦτα ed ἐπειδὴ δὲnonché l’uso di ἅμα (FGrHist 104 3.3, 4.2, 11.1; e.g. P.Oxy. 5.842 34.431- 2 Chambers). Altri stilemi comuni sono quello del verbo ζητέω (FGrHist 104, 9; P.Oxy. 5.842 15.52 Chambers) l’ὀργίζειν degli Ateniesi (PSI 13.1304 6.15) che ricorre in FGrHist 104, la φιλοτιμία (PSI 13.1304 7.37), l’ἀπατὴ dei Beoti e l’impiego di σημεῖον nel senso di ”segnale”. Se si accetta la presenza della formula di chiusura della sezione prima del paragrafo 4,157

τέλος τοῦ ** τὸ, avremmo anche un parallelo della divisione tematica attestata nelle Elleniche di Ossirinco (ἡ μὲν οὖν ἐπανάστασις ἡ περὶ τὴν ῾Ρόδον τοῦτο τὸ τέ- λος ἔλαβενP.Oxy. 5.842 31.366-8 Chambers). La tradizione delle Elleniche di Teopompo che si osserva nei testi raccolti sotto il nome di Elleniche di Ossirinco ha dunque un consistente numero di elementi comparabili con FGrHist 104, le stesse scelte e la stessa impostazione sono in atto seppu-

154Tecnica storiografica diffusa, cfr. Diodoro XVIII, per un esempio eterogeneo.

155Canfora 2002, 215 n.8 ricorda come questo argomento sia poco fondato per escludere

Teopompo come autore, dato il confronto con l’ottavo libro di Tucidide.

156Koenen 1976, 62.

re a diversi livelli di qualità e stile. Non possiamo livellare su Teopompo queste caratteristiche, data la natura dei frammenti pervenuti, ma possia- mo trarne considerazione per il periodo di riferimento dei papiri e vedere come, in questo caso specificamente per Teopompo, la tradizione operi sui classici di IV secolo. I papiri delle Elleniche e FGrHist 104 testimoniano la stessa selezione, la stessa metodologia di composizione e lasciano intrave- dere quindi Teopompo, ma anche Eforo tra i riferimenti della produzione storiografica circolante.158

Negare la presenza di Teopompo tra i testi che sono entrati a far parte della tradizione che ha costituito FGrHist 104 non è dunque possibile, an- che se non è possibile individuare con certezza un solo, diretto e definito ruolo di questo autore nel processo di trasmissione delle tradizioni. Come ricorda Shrimpton,159erano presenti numerosi materiali e residui erodotei

nella digressione sui demagoghi, tanto che se ne poté estrarre un’Epitome di Erodoto ad un certo punto della tradizione: nulla esclude che le varia- zioni siano avvenute dopo o durante questo o simili processi.160 Un’os-

servazione simile, tuttavia, non può essere argomentata in assenza di testi su cui fondarla. Certa risulta l’articolazione della versione testimoniata da FGrHist 104 nel IV secolo a.C. che trova paralleli significativi nell’opera di Demostene e in tutta una produzione retorica atticista epidittica ed espo- sitiva che troviamo documentata nel Decreto di Temistocle,161in Licurgo e

nelle lettere di Demostene, nonché nell’Encomio ad Atene.162

Possiamo però mostrare uno dei modi in cui Teopompo entra a far par- te della ”Biblioteca di Plutarco” tramite il filosofo Panezio, al quale Plutar- co attinge molte delle citazioni di autori che riporta, trascrivendole come proprie.163 Un simile meccanismo può essere avvenuto anche per FGrHist

158Cfr. 3.

159Ferretto 1984, 16-17; Shrimpton 1991, XVII.

160Per la riflessione sull’effettiva natura dell’Epitome non come opera indipendente ma

come estratto, si veda Christ 1993, passim.

161Vedi p.159.

162Vedi p.148 per D. 12, p.159 per il decreto di Trezene e p.149 per l’Encomio.

163Da Delvaux 1996, 110. Per esempio in Arist. 1.6 οἴεται viene semplicemente sostituito

con οἴομαι come dimostra anche in Cim 4.10 il fatto che dopo aver compiuto una simile operazione, Plutarco prende l’iniziativa di aggiungere un pezzetto di discorso indiretto, cui aggiunge un altro frammento indiretto... οὐκ ἀπὸ τρόπου τοῖς χρονοῖς εἰκάζω.

104. Un passo in particolare, Cim. 10, si trova citato in modo praticamen- te identico in Ateneo (Ateneo XII 44 p.533A-C = FGrHist 115 F 89) come afferente al decimo dei Philippikà di Teopompo, e lo si può ritrovare in Arist. AP 27.3; d’altro canto, per il passo di Them. 24.4 - 25.3, si ritiene che Stesimbroto (insieme a Ione) sia letto in Teopompo, dato che prima di Plutarco non abbiamo nessuna loro citazione, al contrario di quanto si riscontra per lo storico di Chio. Il testo dell’excursus sui demagoghi sareb- be stato quindi usato come testo unico per gli statisti ateniesi, sullo stesso piano dell’uso fatto di Panezio, cioè citandone le fonti come se fossero pro- prie, e quindi tutte le citazioni di Stesimbroto andrebbero riferite anche in Teopompo come estratti di questo libro che citava l’esule di Taso. I soste- nitori di quest’ipotesi164vedevano Stesimbroto, Crizia e Antistene come le

possibili fonti di Teopompo per questa digressione. Si potrebbe obiettare che non c’era molta altra scelta, avendo citato tutti i biografi precedenti noti, ma lo studio metodologico di Delvoux mi sembra dare sostanza a questa ipotesi, anche se non può essere eccessivamente generalizzato, so- prattutto al di fuori delle tre vite di Temistocle, Aristide e Cimone. Il caso di Cim. 4.10, dove anche la struttura della frase è scomposta e risulta dalla giustapposizione di due elementi eterogenei dietro Panezio, è immedia- tamente seguito dalla storia di Cleonice. Questa narrazione densamente gremita di riferimenti ad FGrHist 104 per quel che riguarda temi e struttu- ra, insieme al parallelo stabilito intorno a Them. 24 per la storia di Ierone, farebbe pensare che anche questo luogo sia in ultima analisi da ricondurre a Stesimbroto. Si potrebbe allora ipotizzare che, se dietro Plutarco c’è lo stoico Panezio, lettore di Teopompo, a sua volta lettore di Ione e Stesimbro- to, il nostro FGrHist 104, come fonte di Plutarco largamente utilizzata in ambito latino, si colloca dunque all’interno della tradizione che trasmette Teopompo, o, meglio ancora, che trasmette anche Teopompo.

Anche nella tradizione biografica si può osservare il ruolo di testi della tipologia di FGrHist 104. Momigliano infatti si domandava, senza darsi risposta, come e quando, e ad opera di chi, l’apoftegmatica avesse fatto

164Momigliano 1974, 33, Pédech 1989, 188, nei quali si possono trovare riferimenti ai

ingresso nella biografia, ed avanzava come proposta il nome di Aristippo, che poi avrebbe tuttavia escluso.165 In FGrHist 104 si vede come questa

riduzione all’apoftegma sia spesso frutto della sintesi mnemonica di testi dialogici e discorsi166e abbiamo osservato come questa sintesi avvenga nel

contesto della tradizione biografica, probabilmente risalente ad un corpus unitario di biografie di uomini illustri di V secolo a.C., costituitosi proprio alla fine del secolo indicato da Momigliano per lo svilupparsi di questo aspetto della biografia. Si potrebbe allora ipotizzare che questo passaggio sia avvenuto durante la compilazione sintetica di questi manuali di reite- rata produzione, usati anche dai biografi (Nepote, Plutarco) e dai compi- latori di raccolte di paradeigmata (Polieno) e che il testo di FGrHist 104 e la sua fonte ci attestino tale fenomeno.