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FGrHist 104, Eforo e il decreto di Temistocle

5.3 Trasmissione delle tradizioni

5.3.9 FGrHist 104, Eforo e il decreto di Temistocle

L’ultimo passaggio prima di trarre qualche conclusione da questa lunga lista di passi, paralleli, relazioni e percorsi, è quello che riguarda Eforo. Ne abbiamo accennato riguardo a Ctesia. Con Eforo ci troviamo dinnan- zi ai più chiari segnali di una profonda relazione: gli stessi che aveva- no, con ogni probabilità, portato Minas167 a proporlo come autore di una

parte del testo insieme a Carone di Lampsaco. Il fatto che P.Oxy. 1610 conservi ὑπέμνησεν ci conferma che esisteva un racconto continuato in cui, all’interno del periodo 479-29 veniva affrontata anche la morte di Serse. Plutarco, in una sua celebre citazione multipla, Them. 27, nomina Eforo tra coloro che avrebbero potuto farlo.168 Ad esso si aggiunga il contenu-

to di CLGP Aristophanes 5, che riprende senza dubbio un atteggiamento noto per Eforo (F 196).169 Guido Schepens, prendendo le mosse dalla ”ri-

visitazione Eforea delle cause della guerra del Peloponneso”, ha discusso questo passo di ”Aristodemo”, ritenendolo, insieme a Plutarco, in definiti-

165Momigliano 1974, 80.

166Vansina 1985, 39 che evidenzia lo stesso meccanismo per popolazioni africane. 167Vedi B.

168Liuzzo 2010, 33s.

va basato sul testo di Eforo, almeno per il paragrafo 16.170 La caratteristica

stilistica di ”stretta riproduzione e supplemento alle fonti precedenti” che sarebbe tipica di Eforo171indicherebbe questa dipendenza. Le citazioni di

Aristofane farebbero parte di un uso delle fonti coeve in linea con l’apprez- zamento dell’autopsia esplicitato negli FF 9 e 110 di Eforo, piuttosto che, come sosteneva Jacoby in un primo tempo,172 e come si trova in Diodoro

(12.40.5-6), per comprovare l’abilità oratoria di Pericle.173 L’Aristodemo di

Schepens sarebbe dunque in qualche modo ”l’anello mancante”, se non Eforo stesso, come le ultime pagine dell’articolo lasciano intendere. Inol- tre, lo ”slittamento” da πρόφασις ad αἰτία dimostrerebbe che l’intero passo 16-19 di Aristodemo è ”una versione condensata della tradizione di Efo- ro”, sulla base del fatto che ”per Aristodemo, epitomatore senza pretese, è strano passare da una fonte all’altra nella trattazione di un argomento” e che ”le ῾Ιστορίαι di Eforo furono per secoli la vulgata della Storia Greca”. Ora, il problema dell’identità di Aristodemo interferisce marginalmente, giacché è vero che il testo è senza pretese, ma lo status di vulgata di Eforo è dubbio così come il metodo del ”cambio di fonte”. Quando poi FGrHist 104 dice ἐκπρεπέστερον μετὰ ᾿Αθηναίους Αἰγινῆται inserendo μετὰ ᾿Αθηναίους gioca un po’ scorretto nei confronti degli Egineti che tutti gli altri autori,174

Eforo incluso, ritenevano essere stati i migliori,

ἔλαβον τὰ ἀριστεῖα οἱ Αἰγινῆται, καθὰ φησιν ῾Ηρόδοτός τε καὶ ῎Εφο- ρος.

ottennero il premio gli Egineti, secondo Erodoto ed Eforo (FGrHi- st 70 F 188 =Schol. Pindar J V 63)

170Schepens 2007, 77 parla di un ”ampio consenso nella critica sul fatto che i resoconti di

Plutarco e di Aristodemo che sono interamente o per la maggior parte desunti da Eforo, debbono essere presi in considerazione”. L’affermazione generale trova riscontri sparsi, ma la derivazione da Eforo mi pare sia soltanto in Jacoby. Alla n.75 dello stesso articolo l’ampio consenso è anche nel considerare Eforo fonte della prima causa in Aristodemo e i capitoli 17-19 da Tucidide, ma con riferimento a Connor, Jacoby e Meyer.

171Schepens 2007, n.57.

172Jacoby, nel commento a Filocoro FGrHist 328 F 121 cambia idea e pensa all’uso di un

pamphletista come Stesimbroto di Taso, usato da Eforo contro l’unilateralità di Tucidide (Schepens 2007, n. 61).

173Parmeggiani 2011, 436. 174Pownall 2011, ad loc.

Nonostante gli spunti siano tanti, non credo quindi che si possa dire di essere chiaramente in presenza di una tradizione solo eforea, poiché non mancano i punti di contraddizione con la restante tradizione frammentaria del cumano, ma abbiamo casi come F 189 di Eforo,175 il verbo ὑπέμνησεν

che è usato nel medesimo contesto sia da FGrHist 104 (10.4) che da P.Oxy. 1610 (Eforo FGrHist 70 F191) per i quali il riferimento a Plutarco Them. 27 è la garanzia del ruolo di Eforo.176 Ciò non toglie che sia chiaro che Eforo

ha giocato un ruolo importante e non c’è bisogno nemmeno di ribadirlo. Forse però non da solo.177

C’è un punto specifico meno eclatante ma decisivo rispetto alle rela- zioni tra Eforo ed FGrHist 104, che parte dall’individuazione del rapporto tra il decreto di Trezene, Plutarco ed Elio Aristide. Nel riportare il mes- saggio di Temistocle tramite Sicinno, il nostro testo insiste sull’obiettivo della mossa di accerchiamento consigliata, dicendo εἰς τὸ μένειν αὐτούς.178

Espressione non straordinaria, ma priva di paralleli nel medesimo conte- sto. Non fosse per un’occorrenza che si può accostarvi, nell’iscrizione di Trezene, il cosiddetto ”decreto di Temistocle”.179 Alla riga 46 del decreto

troviamo infatti καὶ μένειν αὐτοὺς, riferito agli esuli, tra i quali Aristide, cui si ordina di ritornare. Sebbene non sia questa un’espressione originale, colpisce trovarla nei medesimi termini, proprio in quello stesso contesto storico narrativo soltanto in questo testo. Johansson180 notando la stretta

somiglianza tra il famoso decreto e Plutarco (Them. 10.4) ed Elio Aristide

175Vedi p.448.

176Insieme al passo di Lycurg. 72, sulle navi all’Eurimedonte, anch’esso divergente da

Diodoro, questo luogo porta Parmeggiani a sottolineare la possibilità dell’ipotesi eforea per l’identificazione di P (Parmeggiani 2011, 642). Vedi p. 150n.

177Vedi cap.3. 178Cfr. anche 2.2.

179M-L n° 23 = SEG 22:274 (inv. EM 13330). Jameson 1960; Jameson 1962; Jameson 1963;

Moretti 1964; Braccesi 1968; Burstein 1971, 94-5, con un’utile ricapitolazione della prin- cipale bibliografia precedente in inglese e tedesco; Mattingly 1981; Johansson 2001; Jo- hansson 2004. Bearzot (1988, 373) accosta, giustamente il testo di P.Med. Inv. 71.76, 71.78, 71.79 (vedi p.149) a questo ”nell’ambiente demostenico” e ”nell’ambito della propagan- da democratica di temi quali l’esaltazione dell’azione di Temistocle e del ruolo svolto da Atene nel corso delle guerre persiane, nonché della tradizione erodotea che ne conserva il ricordo”. Il contesto della seconda filippica ricorda direttamente anche Trezene (Bearzot 1988, 375).

(46.154, 247), dopo averli sottoposti a stretto confronto, proponeva che sia l’iscrizione (che data c.300 a.C.), che Plutarco che Aristide si rifacessero al- la medesima fonte. Chiaramente Aristide usava una versione ristretta di questo scritto, mentre Plutarco una più estesa. Johansson la identificava in Eforo, sulla base dal fatto che il cumano è ritenuto una ”veritable fountain head for almost everything concerning the Persian wars that cannot be traced back to Herodotus”,181ma senza poterlo provare, come egli stesso ammette. Ora,

se per Eforo la tradizione non ha conservato possibilità per un confronto, per il testo di FGrHist 104 che è usato indipendentemente da Plutarco e Aristide,182 vi sono alcuni elementi su cui riflettere, oltre al μένειν αὐτοὺς

appena ricordato: i numeri insistentemente forniti, come nel nostro testo, il tocco letterario dell’iscrizione, la stringatezza delle informazioni nonché, a distanza di poche parole, l’uso del verbo ἀμύνω (FGrHist 104 1.4, per le operazioni di Aristide a Psittalea), certo frequente, ma usato ripetutamen- te anche nel decreto di Temistocle (e.g. l.45 ἀμύνωνται τὸμ βάρβαρων), che resta il suo unico parallelo in questo contesto.183 La fonte comune agli au-

tori studiati dal Johansson potrebbe dunque essere il nostro testo, la cui tradizione è di certo anche eforea.