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Plutarco cita diverse volte Eforo e Teopompo assieme. In Praecepta Rei publicae Gerenda il contesto è simile a quello del passo di Dionigi di Ali- carnasso appena citato (D.H.Comp. 23): consigli di lettura, ma con quella punta di disprezzo che abbiamo visto in De Isaeo 19. Plutarco fa esempi di discorsi politici a cui ispirarsi, cita Demade, Archiloco, Pericle, Leostene poi conclude: καθόλου δ’ ὁ μὲν ὄγκος καὶ τὸ μέγεθος τῷ πολιτικῷ μᾶλλον ἁρ- μόττει, παράδειγμα δ’ οἵ τε Φιλιππικοὶ καὶ τῶν Θουκυδίδου δημηγοριῶν ἡ Σθενελαΐδα τοῦ ᾿Εφόρου καὶ ᾿Αρχιδάμου τοῦ βασιλέως ἐν Πλαταιαῖς καὶ Περικλέους ἡ μετὰ τὸν λοιμόν· ἐπὶ δὲ τῶν ᾿Εφόρου καὶ Θεοπόμ- που καὶ ᾿Αναξιμένους ῥητορειῶν καὶ περιόδων, ἃς περαίνουσιν ἐξοπλί- σαντες τὰ στρατεύματα καὶ παρατάξαντες, ἔστιν εἰπεῖν οὐδεὶς σιδήρου ταῦτα μωραίνει πέλας.

Per concludere grandezza e maestosità si addicono più al poli- tico, esempio ne sono le Filippiche e, tra le Demegorie di Tucidide,

38L’améthodos hyle di cui parla Mazzarino 1966, 488-9. Nicolai 1992, 23. 39Vedi infra p.71.

40Parmeggiani 2011, 220-25. La storia contemporanea era contenuta soprattutto nella

quella dell’eforo Stenelaida, quella del re Archidamo a Platea e quel- la di Pericle dopo la peste: sugli scritti e riscritti di Eforo, Teopompo ed Anassimene, che precedono l’armamento e la disposizione dell’e- sercito non c’è che da dire che ”nessuno vicino al metallo dice tali sciocchezze”.41 (Plut. Mor. 803B)

Questo giudizio è probabilmente una delle cause che hanno portato alla scomparsa dei testi dei tre autori citati. Anche qui, dividere o appli- care separatamente il discorso di Plutarco all’uno o all’altro, è difficile e di nuovo a tenere insieme Eforo, Teopompo e anche Anassimene in questo caso, c’è una questione di stile.42Tuttavia, legare questo passo alle osser-

vazioni di Polibio risulta difficile nonostante l’ammiccamento di Plutarco nella citazione di Euripide, che pare far riferimento all’appunto di 12.25f che abbiamo visto sopra. Eforo e Teopompo subivano le stesse critiche e si occupavano anche degli stessi argomenti in molti casi con uno stile assi- milabile. Ciò che avevano in comune non era molto apprezzato in termini storici o storiografici, mentre le loro narrazioni erano esemplari in certi ambiti dell’educazione retorica, grammaticale e linguistica.

In Plutarco Timol. 4.643 troviamo un caso in cui si riportano Eforo e

Teopompo su posizioni diverse:

τῶν δὲ φίλων τὸν μάντιν ὃν Σάτυρον μὲν Θεόπομπος, ῎Εφορος δὲ καὶ Τίμαιος ᾿Ορθαγόραν ὀνομάζουσι.

Il profeta tra gli amici, che Teopompo chiama Satiro, Eforo e Ti- meo invece lo chiama Ortagora. (Plut., Timol. 4.6)

Ma all’epoca di Clemente alessandrino, Teopompo rientra nei ranghi e torna anche lui a chiamare il vate Ortagora.44 Il meccanismo in atto in que-

sta citazione multipla pare essere simile a quello in azione in Polibio 12.4:

41Sulla funzione del frammento euripideo nel passo di Plutarco, si veda Mattaliano

2010, 37. Sul frammento dell’Autolico Angiò 1992, 94.

42Parmeggiani 2011, 44 sul πρέπον retorico.

43FGrHist 115 F 334, FGrHist 70 F 221, FGrHist 566 F 116.

44Clem. Alex. Strom. 1.135.1 ἤδη δὲ καὶ ᾿Ορφέα Φιλόχορος μάντιν ἱστορεῖ γενέσθαι ἐν

τῷ πρώτῳ Περὶ μαντικῆς. Θεόπομπος δὲ καὶ ῎Εφορος καὶ Τίμαιος ᾿Ορθαγόραν τινὰ μάντιν ἀναγράφουςSi noti che anche qui, all’omologazione di Teopompo alla ”maggioranza”, corrisponde l’ingresso nella discussione del problema di Filocoro, con una nuova propo-

Plutarco legge Timeo che a sua volta cita Eforo e Teopompo, preferendo il secondo. Non è l’alternanza di nome, tipica e metodologica quasi, ἡ τοῦ ὀνόματος μετάθεσιςdel passo di Porfirio che vedremo46, ad essere interes- sante: in questo testo, come nel passo di Polibio vediamo la coppia Eforo e Teopompo cristallizzarsi attorno ad un’argomentazione; il passaggio da Plutarco a Clemente Alessandrino ne è ulteriore prova.

Nelle Vite di Alcibiade e Lisandro si trovano numerose citazioni con- giunte dei due storici. In Plut. Alc. 32 si trovano Teopompo, Eforo e Seno- fonte, elencati contro quanto attestato da Duride di Samo. O questi rendo- no conto di come Duride fosse eccessivo, o Duride volontariamente inte- gra e completa i tre noti predecessori nella sua biografia. Non mi pare sia un caso di accumulo, sembra invece chiaro a Plutarco che, se non li aveva da controllare, cose del genere di quelle lette in Duride non le aveva mai trovate in questi autori. L’accostamento, sia esso di Plutarco, sia di Duride è comunque interessante, perché pare dagli altri frammenti che l’immagi- ne offerta di Alcibiade sia diametralmente opposta tra Eforo e Teopompo. Le credibili lodi offerte da Teopompo (F288, Nepote, Alcib. 11) sarebbero in contrasto infatti con ”l’ambiguità del personaggio Eforeo” (F70 = Diod. 14.11.1 e F196 = Diod. 12.38-40).47 Si può vedere anche come l’osservazio-

ne sull’attendibilità di Teopompo avanzata da Nepote si ritrovi nella vita di Lisandro di Plutarco, proprio in un contesto in cui i due autori sono utilizzati insieme dal biografo:

Hunc infamatum a plerisque tres grauissimi historici summis laudi- bus extulerunt: Thucydides, qui eiusdem aetatis fuit, Theopompus, post

sta (καινή...). Interessante è anche che Nepote, che aveva una conoscenza approfondita di Teopompo,45 così come Diodoro, scelgano di non esprimersi sul nome del personaggio.

Troppa precisione fa male al racconto, soprattutto quando si è in assenza della possibilità di verificare.

46Cfr. p.67.

47Per la critica al passo timaico. Vattuone 1991, 96-97 propone l’intermediazione di

Atanide di Siracusa tra Timeo e la storiografia di quarto secolo. Si noti anche come questo racconto diodoreo κατὰ μέρος (Polyb. 12.25f) sulla morte di Alcibiade, condivida molto (lessicalmente e narrativamente) con quello sulla morte di Temistocle che si trova anche in FGrHist 104 e delle Lettere di Temistocle. Sembrerebbe quasi un altro esempio del ”metodo Porfirio”. Parmeggiani 2011, 640 n.46. Per Teopompo su Lisandro, Shrimpton 1991, 35.

aliquanto natus, et Timaeus: qui quidem duo maledicentissimi nescio quo modo in illo uno laudando consenserunt.

Alcibiade, infamato dai più, è ricoperto invece di lodi incredibi- li da tre serissimi storici: Tucidide, che gli fu contemporaneo, Teo- pompo, nato non molto dopo, e Timeo: questi ultimi due che di so- lito sono crudelissimi, non so come, solo nella lode di questo sono d’accordo. (Nep. Alc. 11.1)

ὡς ἱστορεῖ Θεόπομπος , ᾧ μᾶλλον ἐπαινοῦντι πιστεύσειεν ἄν τις ἢ ψέγοντι, ψέγει γὰρ ἥδιον ἢ ἐπαινεῖ. Χρόνῳ δ’ὕστερον ῎Εφορός φησι ἀντιλογίας τινὸς συμμαχικῆς ἐν Σπάρτῃ γενομένης , καὶ τὰ γράμματα διασκέψασθαι δεῆσαν ἃ παρ’ἑαυτῷ κατέσχεν ὁ Λύσανδρος

come racconta Teopompo, al quale uno deve dar fiducia quando loda piuttosto che quando biasima, infatti gli piace di più biasima- re che lodare. Eforo dice invece che qualche tempo dopo ci fu una discussione legata agli alleati a Sparta e fu necessario vedere i docu- menti scritti che aveva tenuto Lisandro (Plut. Lys. 30.2 = FGrHist 115 F333 e Plut. Lys. 30.3 = FGrHist 70 F207)

I due autori sono accostati nel riportare notizie relative alla valutazione generale della vita di Lisandro al momento della sua morte. Questa è una giustapposizione che attesta il meccanismo di accostamento, confronto e integrazione per gli stessi argomenti dei due autori. Nella Vita di Lisan- dro abbiamo poi un altro caso simile a quello dell’indovino di Timoleonte, ma con i soli Eforo e Teopompo. In questa vita plutarchea, le citazioni di Eforo e Teopompo iniziano a 20,9 dove la storia della corruzione di Lisan- dro è attribuita ad Eforo, dopodiché si alternano e alla fine ne vengono riportate le versioni discordi. Già in Lys. 17 vediamo all’opera in Plutarco entrambi gli autori con una semplice alternanza di nomi (καὶ Θεόπομπος μέν φησι Σκιραφίδαν, ῎Εφορος δὲ Φλογίδαν εἶναι τὸν ἀποφηνάμενον ὡς οὐ χρὴ προσδέχεσθαι νόμισμα χρυσοῦν καὶ ἀργυροῦν εἰς τὴν πόλιν, ἀλλὰ χρῆσθαι τῷ πατρίῳ). Questa Vita attesta uno stadio di fusione delle due narrazioni in- dipendenti, ma anche un loro reiterato uso per i medesimi contenuti.48

48Giustificabile è anche lo stupore di Shrimpton 1991, 44 che trova strano che tra i due

Nell’elaborazione, Plutarco, o chi per lui o prima di lui, ha messo insieme le due trattazioni mantenendo le differenze.49

L’accostamento non va oltre lo stile e i contenuti, anche se, quella che in Dionigi era imitazione o generica somiglianza, in Plutarco diventa un annoverare Teopompo ed Eforo tra gli ἀκροαταὶ di Isocrate (Mor. 837C)50

come nella tradizione ciceroniana. Compiuto questo passo e dimenticate sia la possibilità di sentire le orazioni, sia il fatto che non fosse Isocrate il solo ad essere ascoltato,51Eforo e Teopompo diventeranno nella tradizione

diretti discepoli dell’Ateniese.

Il canone costituitosi si vede all’opera in Plutarco, comprensivo di Efo- ro e l’accostamento dei due autori è legato anche ai contenuti e non solo ai modi, così che non solo per stile ma anche rispetto agli argomenti trattati i due storici di quarto secolo risultano inseparabili per una parte cospicua della loro tradizione.52