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Alla fine di questo excursus, possiamo finalmente riprendere le tre fon- ti più interessanti della storia dell’accostamento letterario di Eforo e Teo- pompo.

In Fozio,63 codice 260, la presenza del solo Teopompo è in parte giu-

stificata dalla precoce esclusione dal canone64 di Eforo in una parte del-

la tradizione (dovuta a Dionigi di Alicarnasso e Dione Crisostomo come abbiamo visto), ma allo stesso tempo la tenuta della diadi letteraria e la formazione dell’aneddoto sul discepolato hanno conservato, nelle pagine di Fozio, Eforo insieme a Teopompo, con riferimenti ai due autori che so- no solo parzialmente distinguibili grazie agli altri frammenti superstiti di

62Vedi p.173.

63Vattuone 1997, 86s. In generale cfr. anche Treadgold 1980; Wilson 1994.

64Riconoscibile nel suo operare nel testo, che cita tutti e sei gli autori del canone di

ciascuno dei due.65 Il passo su Evagora dal dodicesimo libro, seleziona-

to da Fozio per riportare il testo considerato perduto, esemplifica bene le considerazioni sulla carriera da oratore di Teopompo, e potrebbe essere stato inserito in un encomio o in altra orazione secondo uno dei modelli argomentativi più frequenti (e attestati per Teopompo anche da altre fonti, cfr. F114), come quello dell’accostamento ad un esempio o richiamo epico- eroico di una lista di gesta o di un particolare evento della storia recente.66

Di Evagora parlava anche Eforo e non è da escludere che l’intero passo, con la citazione critica di Duride di Samo, fosse opera di questi che avreb- be potuto avere il passo di Teopompo come esempio della narrazione che οὔτε γὰρ μιμήσεως μετέλαβον οὐδεμιᾶς οὔτε ἡδονῆς ἐν τῷ φράσαι.67

Il frammento proemiale di Teopompo, identificato tramite la descrizio- ne di Dionigi di Alicarnasso (Ant.Rom. 1.1.1), che parte dall’idios epainos di Teopompo,68 è seguito da una discussione che pare proprio una breve

rivisitazione del canone in uso già in Teone che si chiude con la tradizio- ne del discepolato e con un chiaro segno di come il canone storico stesse diventando ciclo:69

65Lo dimostra anche la stessa ”svista” di Jacoby, identificata, rivista e studiata da Vat-

tuone 1997, 85s., che pur riportando il testo proemiale per Eforo (FGrHist 70 F 7) non lo riportava per Teopompo, omettendo per entrambi il giudizio del patriarca.

66Nouhaud 1982, 29s. Sull’utilizzo degli esempi storici, Grethlein 2010, 144-5 sull’uso

del passato mitico in Eschilo e in Lisia.

67Vattuone 1991, 39s; Rebuffat 1993, 117 sostengono che il giudizio sia ”oppositivo” e

parli dunque di un Teopompo privo di pàthos, non di retorica; Parmeggiani 2011, 39 af- ferma invece che il γράφειν rimproverato sia la dettagliata completezza descrittiva. Credo che si possano conservare tutte queste osservazioni e che tutte si adattino bene alla de- scrizione di un testo di dati, come quello in oggetto. Walbank 2011, 389s sulla distinzione tra storiografia tragica e retorica e delle scuole ”filosofiche” o ”retoriche”. Per Walbank (2011, 393) μίμησις è ”putting people on stage”, e questo da luogo ad una ”confusione” tra storia e tragedia come narrazioni e poi come generi letterari: ”the use of the word ἱστορία to describe the bulk of the traditional subject matter of epic and tragedy will have contributed to a blurring of the distinction which Aristotele had tried to drew, and so to a confusion.” (Walbank 2011, 404). A questo passo è legata anche la distinzione proposta dallo Strasburger tra storiografia cinetica e statica. Cfr. Murray 1972, 211.

68Flower 1994, 62; Vattuone 1997, 89-91.

69Nicolai 1992, 161-3; Canfora 2011, 375s sul ciclo e la sua struttura di origine epica.

Queste due argomentazioni si completano nel delineare un’idea del possibile percorso dei testi. Sempre Canfora (1972, 107) vedeva nelle opere di Teopompo ”un progetto di storia universale” iniziato con l’epitome, quindi già in uno degli autori la cui opera verrà poi inserita nella serie, la prospettiva della continuazione cronologica. Sull’idea di storia

Καὶ τὰς ἱστορικὰς δὲ ὑποθέσεις τὸν διδάσκαλον αὐτοῖς προβαλεῖν, τὰς μὲν ἄνω τῶν χρόνων ᾿Εφόρῳ, Θεοπόμπῳ δὲ τὰς μετὰ Θουκυδίδην ῾Ελληνικάς, πρὸς τὴν ἑκατέρου φύσιν καὶ τὸ ἔργον ἁρμοσάμενον.

Dunque il maestro affidò loro opere storiche diverse, i temi anti- chi ad Eforo, mentre a Teopompo le Elleniche a partire da Tucidide; diede un’opera adatta a seconda della natura di ciascuno. (Fozio, Bibl. Cod. 260)

Fozio sulla scia dell’aneddoto materializza la scansione cronologica de- gli autori canonici, includendo insieme alla φύσις anche la tradizione dei caratteri opposti di Eforo e Teopompo che vediamo documentata in Suda. Fozio organizza Eforo e Teopompo per periodi di storia trattati, cosa che finora era rimasta in secondo piano nella tradizione che accomuna i due autori, rispetto all’accostamento stilistico e contenutistico. Poi aggiunge l’osservazione sulla somiglianza dei proemi e la metafora dello stadio che li accomuna non solo nominandoli assieme ma osservando esplicitamente la somiglianza fortissima, sviluppata e chiarita dalla citazione del giudizio critico sui due di Duride:70

universale Alonso-Nuñez 2002; Liddel e Fear 2010; Parmeggiani 2011, 66s.

70Vattuone 1991, 39s. Il γράφειν di Duride è molto vicino alla terminologia in uso nella

riflessione metodologica sulla pittura. In Plinio, Nat. Hist. 35, 67-8 si trova per esempio una riflessione sull’uso dei contorni in Parrasio. Questo artista usa una stilizzazione raf- finata e capace di dire di più del colore (Moreno e Poma 1987, 94). Al tacito confronto di Duride, forse in un contesto di idios epanios come quello di Teopompo, si può mettere in parallelo, poiché basato sugli stessi elementi, anche il confronto aristotelico tra Zeu- si e Polignoto (Poetica 6, 1450a25) Rouveret 1989, 130-141, centrata sull’ἧθοςche ricorda anche la dichiarazione di Teopompo riportata da Dionigi di Alicarnasso in Ad Pomp 6.7 e i discorsi dei Memorabili Senofontei (3.10.1-10) che sembrano partecipare della stessa discussione in cui troviamo Teopompo e Duride quando vi si dice che occhi, volti e azioni sono rappresentabili διὰ τῶν σχημάτων καὶ ἐστώτων καὶ κινουμένων ἀνθρώπων διαφαίνει· dove ci si chiede ὅ δὲ μάλιστα ψυχαγωγεῖ διὰ τῆς ὄψεως τοῦς ἀνθρώπους, τὸ ζωτικὸν φαίνε- σθαι, πῶς τοῦτο ἐνεργάζῃ τοῖς ἀνδριᾶσινma anche ἀπερικάζων ὀμοιότερά τε τοῖς ἀληθινοῖς καὶ πιθανώτερα ποιεῖς φαίνεσθαι· per arrivare a sostenere che è necessario τὰ τῆς ψυχῆς ἔργα τῷ εἴδει προσεικάζειν(Brancacci 1995, 114-17). Anche gli aspetti ”finanziari” legati all’ἔργον ἀναγκαιότατον di Teopompo sono comuni all’aneddotica ed alla riflessione su pittori famosi, come Polignoto che, αὐτοῦ γὰρ δαπάναισι θεῶν ναοὺς ἀγοράν τε Κεκροπίαν κόσμης’ἡμιθέων ἀρεταῖςPlut. Cim.4) e che pinxit...gratuito... cum partem eius Micon mercede pingeret (Plinio NH 35,58). Sulla linearità e schematicità esiste anche un episodio di gara al tratto più sottile in Plinio NH 35.81. Duride probabilmente amava più dipinti come quello che strapperà le lacrime di Alessandro, opera di Aristide di Tebe (360-310) dove

Διὸ καὶ τὰ προοίμια αὐτοῖς τῶν ἱστοριῶν τῇ τε διανοίᾳ καὶ τοῖς ἄλλοις ἐστὶν ὁμοιότατα, ὡς ἂν ἀπὸ τῆς αὐτῆς ἀφετηρίας ἐκδραμόντων ἑκατέρου πρὸς τὸ στάδιον τῆς ἱστορίας. [. . . ] Δοῦρις μὲν οὖν ὁ Σάμιος ἐν τῇ πρώτῃ τῶν αὑτοῦ ἱστοριῶν οὕτω φησίν ῎Εφορος δὲ καὶ Θεόπομπος τῶν γενο- μένων πλεῖστον ἀπελείφθησαν· οὔτε γὰρ μιμήσεως μετέλαβον οὐδεμιᾶς οὔτε ἡδονῆς ἐν τῷ φράσαι, αὐτοῦ δὲ τοῦ γράφειν μόνον ἐπεμελήθησαν.

Per questo i proemi delle loro Storie non solo per intenti ma anche per altri motivi sono così simili, come se avessero corso dallo stesso blocco lo stadio della storia. [...] Duride di Samo nel primo libro delle Storie dice così: ”Eforo e Teopompo sono stati molto peggio di molti predecessori. Non si impegnarono né in alcuna rappresentazione né nella dolcezza della composizione: interessava loro solo scrivere.” (Fozio, Bibl. Cod. 176 121a-b)

In questa somiglianza originale, probabilmente legata al comune con- testo culturale dei due autori e che Fozio dichiara, è sicuramente da con- tare tra i motivi della costituzione della coppia, senza nulla togliere alle divergenze sia di stile sia rispetto ai temi affrontati (se furono davvero così diversi, intenti e titoli a parte); è anche sicuramente tra i motivi della fu- sione delle citazioni che si osserva sin da Polibio e con maggiore decisione a partire dal I d.C. quando, come abbiamo visto, avviene l’esclusione di Eforo da luoghi di citazione comune. La ”recensione” foziana dimostra anche l’avvenuta fusione finale nella memoria storica. Spesso la consa- pevolezza scientifica non dà più Eforo senza Teopompo né viceversa. E lo si vede nel lessico Suda, documento di una fase finale di questo per- corso, che, oltre a due voci, una per per Eforo (E3930 ῾Εφίππος)71 e per Teopompo (Θ172 Θεόπομπος Χῖος ῥήτωρ), ha anche una voce dedicata ai due insieme (E3953῎Εφορος Κυμαῖος καὶ Θεόπομπος Δαμασιστράτου, Χῖος)72 che riporta gli aneddoti costituitisi nel tempo grazie alle semplificazioni

Oppido capto et matris morientes ex volnere mammam adrepens infans, intellegiturque sentire mater et timere ne emortuo lacte sanguinem lambat...(Plinio 35.98).

71E3952

῎Εφορος riguarda un’altro storico. Parmeggiani 2011, 28 n.4, Landucci Gattinoni 1997, 105-6.

72Sulla moltiplicazione delle voci enciclopediche per la facilitazione all’accesso alle

e alle ricostruzioni stilistico-biografiche che abbiamo osservato anche nel patriarca.73