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Prendiamo, per esempio, le tipologie di consumatore elaborate da R. Stella ne “L'osceno di Massa” (1991). Nella sua “sintesi ragionata” e consapevolmente “complessa”, Stella suddivide i soggetti “che vengono in contatto in forma continuativa, con materiale pornografico” (p. 103) in due categorie: gruppi tradizionali e gruppi di massa.

a) I gruppi tradizionali: Il primo tipo si riferisce ai “destinatari privilegiati del prodotto pornografico” (ibid), sia dal punto di vista della percezione popolare che dell'elaborazione accademica, per cui il consumo di pornografia dovrebbe sostituire il partner e avrebbe “funzione sessuale primaria” (ibid). A questo tipo apparterrebbero due categorie: i “grandi consumatori”, fruitori abituali di grandi quantità di materiali pornografici e, a loro volta, suddivisi in due sottoinsiemi 1) coloro che, privi di partner, hanno come attività sessuale quasi esclusiva e protratta nel tempo, quella della masturbazione con l'ausilio della pornografia; 2) quelli che ne fanno un uso limitato nel tempo, o durante fasi di impossibilità oggettiva ad intraprendere interazioni sessuali (detenuti, marinai...) o durante i processi di costruzione delle proprie identità sessuali (adolescenti e giovani). La seconda categoria appartenente ai “grandi consumatori” rappresenta i “consumatori occasionali e/o specializzati”. In questo caso si tratterebbe di soggetti che non fanno uso esclusivo di materiale pornografico, non lo sostituiscono tout-court al partner quanto a pratiche specifiche che potrebbero essere giudicate negativamente dal partner stesso o, in senso più ampio, dalla collettività e, spesso, vi ricorrono o in alternativa o prima di interazioni sessuali nell'ambito della prostituzione.

b) I gruppi di massa: A questo tipo appartengono i gruppi sociali che, in qualche modo, metterebbero in atto forme “nuove” e meno esclusive di consumo. Anche in questo caso, Stella, opera una suddivisione in due categorie ma dai confini più elastici ed arbitrari: medi e piccoli consumatori. I “medi consumatori” farebbero un uso di materiale pornografico continuativo e complementare ma non esclusivo e potrebbero essere distinti in due 22 Nel testo di Stella, l'uso del termine “consumatore” non riflette una scelta linguistica di utilizzare il “maschile neutro”; i soggetti consumatori principali di pornografia di cui tratta, infatti, sono effettivamente di genere maschile. Tuttavia, nel testo, non manca una problematizzazione di questo elemento attraverso la lente delle aspettative e degli ordini di genere, che viene sviluppata, seppur brevemente, in un capitolo dedicato ai “soggetti sperimentali” degli studi sul consumo di pornografia, tra cui le donne.

sottoinsiemi a seconda degli “usi accessori”: uso con funzione informativa e pre-sessuale e uso accessorio protettivo e di costruzione di identità. Nel primo caso, l'utilizzo avverrebbe spesso in coppia (fissa ma anche occasionale), al fine di stimolare l'interazione che seguirà o di informare circa le modalità di svolgimento di alcune pratiche specifiche. E interessante notare che in questo sottoinsieme, rientrerebbero secondo Stella anche i giovani maschi (in questo caso mancherebbe il criterio di esclusività rispetto alla categoria dei “grandi consumatori”), che si riterrebbero, rispetto alle coetanee, i soggetti deputati all'apprendimento e acquisizione di “saper fare”. In ogni caso, l'uso accessorio, potrebbe fungere da ausilio seduttivo o come “terzo” in determinate pratiche (voyerismo, esibizionismo, bdsm).

Il secondo uso, protettivo e di costruzione identitaria, riguarda i soggetti che hanno necessità di apportare dei cambiamenti alle “proprie abitudini sessuali, sostituendovi, in talune particolari condizioni, il consumo di pornografia” (p. 107); Stella cita, ad esempio, l'incremento di consumo dopo la diffusione dell'Aids a fine anni '80. Si tratterebbe, e in questo poggia la distinzione da coloro che ne farebbero uso per motivi di privazione oggettiva, di pratiche di coppia o di gruppo. L'uso legato alla costruzione identitaria, in questo caso, riguarderebbe soprattutto chi cerca una “indiretta leggitimazione soggettiva del ruolo sessuale che si mantiene occulto”, come ad esempio le persone omosessuali non dichiarate.

I “piccoli consumatori”, sono coloro che la consumerebberoin modo episodico e occasionale e non direttamente riconducibile ad interazioni o pratiche sessuali (ad. esempio a scopo ludico o scherzoso durante una festa tra amic*).

Il prezioso tentativo di classificazione di Stella, si è basato principalmente su interviste informali, non solo a consumatori abituali e occasionali, ma a clienti e gestori di porno e video shop; l'intervallo trascorso tra la data di pubblicazione de L'osceno di massa (1991) e oggi, è stato caratterizzato da importanti cambiamenti, come abbiamo visto precedentemente, anche e soprattutto nelle pratiche di accesso a determinati materiali e la figura stessa del “gestore”, oltre a quella del consumatore, si è andata modificando. L'intermediazione tra prodotto e “consumatore” avviene spesso attraverso altri canali e luoghi, che da materiali si sono spostati on line e appaiono più impersonali, e le pratiche di messa a disposizione, accesso e fruizione si sono molto modificate e moltiplicate (pensiamo agli smartphone e alla “portabilità” e trasferibilità di video e immagini, con costi bassissimi ma in alta qualità, ai vari tubes dedicati o ai siti delle singole case di

produzione), così come è mutato in senso più ampio il contesto sociale, andando quindi a permettere una riscrittura delle categorie stesse utilizzate per definire ciò che è pornografico e ciò che non lo è, chi lo consumi e chi no ma anche chi lo produca e con quali mezzi. Per esempio, Stella, nel 1991, sottolineava come il costo della tecnologia necessaria per produrre video porno fosse accessibile ma comunque consistente e richiedesse un certo investimento iniziale (p. 108), mentre attualmente il c.d. DIY-Do it Yourself, rappresenta una fetta consistente del materiale a disposizione on line, con effetti anche sul corporate porn, sia di ordine economico che di scelte semantiche e stilistiche. L'esempio del porno amatoriale, da cui spesso sono partite e continuano a svilupparsi diverse esperienze di pornografia femminista e queer, vale la pena segnalarlo, appare particolarmente calzante per spiegare il rapporto tra testo pornografico e contesto.