Parrebbe esserci dunque, una grande profondità di riflessione su quanto la sessualità e il genere siano socialmente costruiti, su quanto la sessualità femminile debba ancora affrontare l'ostacolo del doppio standard e dello stigma; allo stesso tempo, dagli interventi a cui ho fatto riferimento e dalla presentazione della campagna di crowfunding su
20 La Valigia Rossa, sezione italiana di un progetto nato nel 2005 in Spagna, è un'azienda che, tramite la vendita di prodotti a vario titolo collegati al sesso e alla sessualità (sex toys, libri, lingerie ecc...), si propone per mezzo di consulenti che si recano a domicilio, formate specificamente, di offrire alle donne uno spazio per parlare di sessualità e ricevere consulenze (anche attraverso figure professionali specifiche), allo scopo di promuovere il benessere sociosessuale delle stesse, con un approccio attento alle questioni di genere e dell'orientamento sessuale, libero da stereotipi e pregiudizi.
produzionidalbasso.org, in cui si parla di “porno di massa” in un'ottica problematica, emerge un certo grado di preoccupazione e quel tipo di generalizzazione riguardo la pornografia a cui ho già fatto riferimento. Questo tipo di passaggio, potrebbe dipendere in buona parte da almeno due ragioni. La prima relativa a una scarsa conoscenza della vastissima produzione ha rd c o re contemporanea, che può essere estremamente diversificata ma che seguita ad essere percepita come unitaria, ripetitiva e comunque sessista da media e opinione pubblica. Tale percezione potrebbe dipendere dalla seconda ragione: la difficoltà ad essere informati dell'esistenza , e dunque, ad avere accesso a circuiti in cui i prodotti pornografici possano essere percepiti come meno prevedibili per forma e contenuto, più attenti ai rapporti di genere e al rispetto di tutte le sessualità, come ad esempio il porno femminista e quello queer (come le produzioni della Pink&White) e perfino educativi. E questo il caso dei vari “how to...”, instructional porns a cura di Nina Hartley, pornostar femminista che ha una lunghissima carriera nel mainstream, fruibili gratuitamente, almeno alcuni, anche su pornhub; o “ The ultimate Guide to Anal Sex for Women”, del 1999, di Tristan Taormino, pornografa femminista, ma anche “Bend Over Boyfriend I e II”, usciti rispettivamente nel 1998 e nel 1999 e prodotti dalla Fatale Media, la prima casa di produzione di film sessualmente espliciti pensati per una audience lesbica: si tratta di una guida per la penetrazione anale del proprio partner da parte di una donna, in cui la sessuologa Carol Queen spiega, e attua, i passaggi per svolgere tale pratica in modo sicuro, sereno e rispettoso. Il successo di questi due video, oltre a permettere la candidatura per gli AVN Awards21, ha raggiunto una tale popolarità da farli presentare durante il programma televisivo “The Daily Show”. A questo si aggiunga che molte performers, sia del mainstream che del porno queer e femminista, collaborano, e ricevono onoreficenze e titoli per il loro impegno e contributo, da diversi Istituti di Sessuologia Nord Americani. Consapevoli del fatto che la pornografia rappresenti una delle fonti “educative” principali per adolescenti, giovani e giovani adult*, fare pornografia, potrebbe dunque significare fare anche educazione sessuale e forse, il dibattito pubblico che ruota intorno a questo aspetto, dovrebbe tenere conto di quale tipo di prodotto si parli e di come promuovere, eventualmente, la diffusione e la fruizione di video e film specificamente pensati a questo scopo o comunque targetizzati e distribuiti anche come educativi da parte dell'industria pornografica, sfruttando le potenzialità della presenza di performers popolari, percepite come capaci di veicolare messaggi e informazioni in modo meno “asettico” e distante per 21 I cosìddetti “Oscar del Porno”, sponsorizzati dalla rivista di settore AVN-Adult Video News.
le categorie suddette. In effetti, è stata proprio questa, per tornare ai due eventi pubblici già nominati, la richiesta avanzata dal giovane pubblico presente in sala, soprattutto da parte di quello femminile: “come fare a far circolare questi materiali e, magari, servirsene anche nelle scuole per fare educazione sessuale”.
Parrebbe però che il cambio di paradigma verificatosi all'interno dei porn studies, e nelle altre discipline che via via decidano di occuparsene, che è passato dal considerare “la pornografia come un problema a studiarla come set di pratiche culturali (Attwood, 2005)” (trad. mia, Scarcelli, 2015b:238), non abbia ancora avuto la capacità di raggiungere i media e l'opinione pubblica, perfino quella più interessata e competente su certi argomenti. Il “panico sociale” (Attwood, 2010; Weber, Quiring, and Daschmann, 2012 in Scarcelli, 2016) nei confronti della pornografia, si è anzi rafforzato, andando a concentrarsi su quello che viene percepito come “ambiente altamente sessualizzato” (trad. mia, Peter and Valkenburg 2006 in Scarcelli 2016: 237): internet e i mondi sociali on line. Emergerebbero infatti nuove pratiche e dimensioni dell'essere sessuali: Doring (2009, 1090) parla di internet sexuality in riferimento a contenuti e attività relativi al sesso e osservabili in internet in applicazioni e servizi on line e a sessualità on line quando “ […] Una più ampia gamma di reti informatiche - come i sistemi Usenet o sistemi di bacheca-sono inclusi...” (trad. mia, ibid.). Tali attività, contenuti e servizi sono caratterizzati, e devono il loro successo, a quella che Cooper (2000) definisce la tripla A (accessibility, affordability, anonymity) e al potenziale sganciamento del sesso da una dimensione che richieda la compresenza fisica nello stesso luogo, operando una transfigurazione dell'intimità. Sarebbero proprio tali trasfigurazioni e possibilità a destare maggiore preoccupazione nell'opinione pubblica che percepirebbe in modo ancora più forte il timore della già citata “pornificazione della società”.
Non è questo il luogo per addentrarsi nella problematizzazione di queste nuove dimensioni del sesso e delle sessualità e, in generale, delle pratiche on-line, tuttavia è importante sottolineare la necessità di analizzare in chiave critica le varie riconfigurazioni del rapporto e dei concetti di privato e pubblico e il potere, senza precedenti, che ha investito utenti e providers anche solo in relazione alla possibilità di caricare e scaricare gratuitamente materiali e contenuti collegati alla sessualità (Ross, 2005, 343), pornografia inclusa ma anche a quella di passare dal ruolo di utenti/clienti a quello di creatori/creatrici, produttori/trici e distributori/trici di quelli stessi contenuti e come, rispetto al passato, possa variare la composizione, per genere, età, classe sociale per esempio, del “fruitor*
medi* immaginat*” di tali servizi e materiali ma anche le modalità e/o la continuità o meno di tale fruizione.