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Pony Express-Club Ecosex

3.4 I campi della ricerca e la raccolta delle informazioni:

3.4.10 Pony Express-Club Ecosex

Durante il Santarcangelo Festival 201757, che ha avuto luogo dal 07 al 16 luglio, ho potuto partecipare, come fruitrice, ad una “esperienza ecosessuale”: Pony Express.

Come si legge nel programma dell'evento (fig.1)

“...ispirandosi al manifesto dell'ecosessualità di Elizabeth Stephens e Annie Sprinkle [come vedremo nel capitolo “ricomporre il puzzle”, figura cardine del 56 Un piccolo cinema ubicato nel quartiere del Pigneto.

57 Per un approfondimento sul Festival si veda il cap. Porno e Società e il sito http://santarcangelofestival.com ultima visita 13/01/2018.

post porno e del porno femminista], hanno creato un luogo in cui è possibile esprimere liberamente, in un ambiente sicuro, intimo e anonimo, ogni profondo desiderio ecologico” (pag. 17, catalogo Santarcangelo Festival 2017)

Fig. 1 SF Full Catalogue http://santarcangelofestival.com

L'esperienza era una versione ridotta del progetto australiano Ecosexual Bathhouse, di Ian Sinclair e Loren Kronemyer, performato da due artist* italian*, Tony Allotta e Nita, entramb* molto impegnat* in lavori inerenti la sessualità e la pornografia.

La scelta di fruire dell'opera è dipesa dal fatto che, per * performer coinvolt* e per il richiamo alla figura di Sprinkle58, il collegamento con il mondo pornografico, nella sua accezione più ampia e mutevole, mi sembrasse particolarmente esplicito.

All'ingresso veniva fornito un braccialetto, utile per eventuali futuri accessi ed era presente un cartellone con una sorta di regolamento, in cui si sottolineava la richiesta di rispettare fiori e piante. L'ingresso, che avveniva pochissime persone alla volta, causava un primo 58 Si veda la storia del CLUB 90 nel cap. Ricomporre il puzzle.

punto di distacco rispetto all'esterno: fuori una luce forte e calda, dentro il buio e la sensazione d'umido. Guardandosi intorno si potevano subito notare due schermi, un sul fondo e uno alla propria sinistra, che proiettavano immagini di interazioni tra persone e natura e una sorta di tavolo, pieno di fiori, terra e piante. Si veniva accolt* da Tony Allotta, che forniva degli occhiali per la visione in 3d. In realtà, l'effetto era quello di confondere la vista, quasi di creare una vertigine, soprattutto se si osservavano delle lucine che, con l'uso degli occhiali, apparivano a forma di cuore. Il buio, gli odori e l'effetto degli occhiali, proiettavano * fruitor* in una sorta di dimensione altra. Tony ha inserito la punta tagliata di un guanto di lattice su una delle dita e guidava le mani de* fruitor* su orchidee ed altri fiori, quasi a suggerire il tipo di contatto più utile per “stimolare” i sensi. Utilizzava un guanto e sfiorava la pelle de* partecipanti e suggeriva, senza mai parlare, di utilizzarlo l'un* sull' altr*, di toccare la terra, di entrare in contatto con la natura. Fino a quel momento, mi son trovata a constatare, nessun tipo di azione mobilitava un repertorio che fosse per me collegato alla sfera sessuale e dell'eccitazione, in qualche modo riconoscibile. Io e la persona che partecipava con me all'esperienza, siamo state guidate in una seconda stanza dove erano presenti due letti, circondati da piante e veli e decorati con lucine pendenti, e una sorta di lettino medico che poggiava su dei sassi. I suoni, gli odori e la temperatura, ricordavano l' ambiente tropicale. Una volta avvicinate ai letti, ho notato che vi erano state posizionate delle riviste pornografiche. Il richiamo a un simbolico sessuale era, a quel punto, per me più riconoscibile. Adagiate sul letto, dopo poco, ci siamo rese conto che attorno a noi si muoveva una strana figura che sembrava, nei movimenti, metà umana e metà felina. Ci osservava e le prime reazioni che ha suscitato sono state di ironia e imbarazzo. In seguito si è avvicinata e ha cominciato ad interagire fisicamente con noi, estremamente attenta a leggere le nostre reazioni, indietreggiando nel momento in cui sentiva i nostri corpi irrigidirsi e sfiorando i nostri arti con sassi, guanti e foglie, nel momento in cui sembravamo più a nostro agio. Il luogo, si veda figura 1, in realtà situava le interazioni in un tempo e spazio molto diverso rispetto a quello che sentivamo familiare, ma l'attenzione verso i messaggi che i nostri corpi potevano inviare, rendeva la situazione piacevole, restituendoci un senso sia di smarrimento che di tranquillità e sicurezza. In effetti, la performer che guidava questa parte dell'esperienza, lavora da molto tempo su temi riguardanti la sessualità e il consenso, e riconoscerla può aver contribuito a farci percepire vulnerabili ma anche al sicuro.

momento dell'uscita, confrontandomi con l'altra fruitrice, entrambe abbiamo riportato un senso di stordimento ma anche di benessere, di rilassamento e di accoglienza.

Dopo la nostra uscita, ho riflettutto sulla questione degli elementi che, come abbiamo visto nel capitolo sulle teorie sociologiche sulla sessualità, sono necessari a un soggetto per definire la situazione come sessuale ma anche su come il corpo della ricercatrice possa essere messo in una condizione di vulnerabilità ed esperienza sessuo-sensoriale pur definendo la situazione in cui è inserito come lavorativa e professionale. Non è questa la sede per approfondire in modo esaustivo questo aspetto. Vorrei infatti concedermi la possibilità di lasciar sedimentare queste esperienze corporee ed emozionali, per poterle interrogare in seguito, mobilitando strumenti e concetti della sociologia delle emozioni e dei sentimenti (Caccamo, 1997; Hochschild, 1995; Harrè, 1992). Si tratterà dunque di un lavoro autoetnografico (Ellis 2004, 2009; Ellis, Adams, Bochner, 2011) o, come suggerito da Barnao (2017, 223), meta-autoetnografico, che prevede che si rivedano rappresentazioni originarie ed interpretazioni di precedenti autoetnografie o, secondo l'interpretazione di Hughes e Pennington (2016 in Barnao, op. cit.), di tutti i materiali e percorsi etnografici.