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Contesto “pubblico” o “privato” della critica e differenza tra le risposte

LE MINACCE ALL’IDENTITÀ SOCIALE

3. Quando la minaccia arriva dall’interno: l’ingroup criticism

3.3 Contesto “pubblico” o “privato” della critica e differenza tra le risposte

Il motivo per cui un messaggio di critica seppur legittimo viene rifiutato o accolto con una risposta difensiva non è da ricercarsi solo nel processo attribuzionale relativo alle motivazioni che lo precedono.

Hornsey (2005) suggerisce che anche se chi sta criticando riesce a convincere il gruppo sociale di cui fa parte della correttezza delle motivazioni che lo spingono a farlo, la risposta difensiva potrebbe manifestarsi ugualmente se la critica è in grado di danneggiare gli interessi a lungo termine del gruppo. Si tratta di un set di norme che specificano quando la critica dall’interno è accettabile o meno: sostanzialmente, la critica verso il proprio gruppo non dev’essere resa pubblica e non deve avvenire quando il gruppo sta affrontando una minaccia dall’esterno. Una violazione delle suddette

norme influisce sul modo in cui il messaggio è ricevuto e di conseguenza sui processi attribuzionali sopra descritti.

I paradigmi sperimentali usati per analizzare i meccanismi innescati da una critica ad un gruppo sociale generalmente presuppongono che il commento sia rilasciato ad uno sperimentatore ed in seguito ad una precisa richiesta, ma nella vita di tutti i giorni la critica viene rivolta spontaneamente e ad un’audience precisa: se si considera quanto detto finora, si può quindi presupporre che il tipo di pubblico abbia un effetto sul tipo di risposta alla critica, in quanto se da un lato accettare una verità negativa sul proprio gruppo e all’interno dello stesso può rivelarsi funzionale ad un miglioramento, dall’altro rivelare ad un outgroup una mancanza dell’ingroup non è un comportamento strategico (Hornsey, id.).

Le linee di ricerca che hanno approfondito l’argomento hanno potuto ampiamente confermare le previsioni fatte. Hornsey e coll. (2005) hanno utilizzato due tipi differenti di gruppo sociale, uno basato sull’appartenenza geografica ed uno sulla facoltà universitaria; ad entrambi è stato sottoposto un falso feedback negativo centrato su una critica proveniente da un membro dell’ingroup e descritta come rivolta in una condizione ad un’audience “privata” (un quotidiano locale o una convegno per appartenenti alla stessa facoltà) e in un’altra condizione ad un’audience di membri dell’outgroup (un quotidiano di un’altra zona geografica o un convegno per appartenenti ad un’altra facoltà). I risultati hanno messo in luce che i membri dell’ingroup che criticano il proprio gruppo rivolgendosi ad un pubblico esterno elicitano emozioni più negative e sono valutati in modo nettamente peggiore rispetto a chi si rivolge a un’audience di appartenenti allo stesso ingroup; parallelamente, la scelta del pubblico a cui rivolgersi è indicata come meno appropriata nella condizione outgroup. Un dato particolarmente interessante emerge dal fatto che la differenza nel tipo di audience non ha nessun effetto sul grado di accordo dei partecipanti col contenuto della critica in sé, che segue un pattern rovesciato rispetto ai giudizi di valore sul soggetto che sta criticando: paradossalmente, anche i soggetti nella condizione di pubblico outgroup si mostrano d’accordo col contenuto del messaggio.

Come precedentemente accennato, un secondo elemento che influisce sulle risposte rivolte ad una critica proveniente dall’ingroup risiede nel tipo di contesto intergruppi in cui la critica arriva: in altri termini, finché non si tratta di un contesto competitivo e/o

conflittuale i membri dell’ingroup hanno un margine più ampio per esprimere un dissenso nei confronti del gruppo (Hornsey, id.). Dal momento che il dissenso all’interno del gruppo indebolisce la sua capacità di modificare lo status quo (Moscovici, 1976) e impedisce il raggiungimento di obiettivi collettivi (Festinger, 1950), quando l’ingroup si trova in conflitto o in competizione con un outgroup le critiche dall’interno devono essere messe a tacere e i membri del gruppo devono apparire in armonia (Kelman, 1995).

Altre evidenze empiriche a sostegno di questo particolare modalità di risposta alle critiche da parte dell’ingroup stesso possono essere rintracciate in alcuni studi di Ellemers, Spears e Doosje (Doosje, Ellemers e Spears, 1995; Ellemers, Spears e Doosje, 1997; Spears, Doosje e Ellemers, 1997) dai quali emerge come i membri fortemente identificati col proprio gruppo tendono ad aumentare la percezione di somiglianza intragruppo in risposta ad una minaccia all’ingroup.

Una recente ricerca di Matheson, Cole e Majka (2003) ha indicato inoltre come la valutazione di un membro dell’ingroup che dissente col gruppo (una donna che manifesta atteggiamenti anti-abortisti) diventi più negativa quando il dissenso viene espresso in un contesto intergruppi (una discussione con un uomo) ed in funzione della rilevanza per l’ingroup attribuita all’argomento sul quale si manifesta il dissenso. Ancora più recentemente, invece, Ariyanto e Hornsey (2006) hanno indagato l’effetto diretto del contesto intergruppi sulle risposte alle critiche ricevute dall’interno: i partecipanti sono stati selezionati in un gruppo di studenti islamici residenti in Indonesia e la condizione del contesto intergruppi è stata manipolata mediante un priming neutrale (lettura di un articolo sportivo) o conflittuale (lettura di un articolo sulle morti provocate dagli scontri tra cristiani e islamici in Indonesia); in seguito è stata sottoposto ai partecipanti l’estratto di un’intervista in cui gli islamici sono descritti come fanatici intolleranti e facili da provocare, attribuendola in una condizione ad un cristiano e in una seconda condizione ad un altro islamico. Dai risultati è stato possibile rilevare che l’intergroup sensitivity effect si verifica solo nella condizione di priming neutrale, mentre scompare quando il priming sul contesto lo identifica come conflittuale; non sono emersi invece effetti sulla percezione di costruttività dei commenti o sul grado di accordo con gli stessi, ad indicare che la risposta negativa alla critica proveniente dall’ingroup non deriva da un processo attribuzionale sulle motivazioni o la lealtà di chi

sta criticando, ma solo dal fatto che i commenti sono stati espressi in un momento inappropriato data la conflittualità della situazione intergruppi.