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Teoria dell’identità sociale: definizione dell’appartenenza di gruppo

L’IDENTITÀ SOCIALE: APPROCCI TEORIC

1. Il Sé e l’identità sociale

1.1 Teoria dell’identità sociale: definizione dell’appartenenza di gruppo

La definizione di ciò che è un gruppo e di cosa significa appartenervi include tre componenti (Tajfel, 1978a, 1981):

1. Una cognitiva, cioè la coscienza di fare parte di un gruppo.

2. Una valutativa, nel senso che la nozione di gruppo e della propria appartenenza ad esso può avere una connotazione di valore positiva o negativa.

3. Una emotiva, nel senso che gli aspetti cognitivi e valutativi dell’appartenenza di gruppo possono essere accompagnati da emozioni nei

confronti del gruppo stesso e di chi intrattiene relazioni con esso.

Queste definizioni ovviamente non dicono nulla sulle condizioni che determinano la creazione del consenso sociocognitivo rispetto all’appartenenza di gruppo, allo sviluppo delle valutazioni del gruppo e dell’appartenenza ad esso e all’investimento emotivo corrispondente, né tantomeno sugli effetti sul comportamento nei confronti del proprio ingroup e di altri outgroup rilevanti.

1.1.2 Il continuum interpersonale-intergruppi

Tutto questo non significa che gli individui hanno un’identità di gruppo stabile, o che le componenti sopra descritte si esprimano indiscriminatamente in tutte le situazioni sociali. C’è una relazione reciproca tra l’ambiente sociale e la sua espressione nell’appartenenza di gruppo che segue determinati principi (Tajfel, 1978a, 1981).

La quantità e varietà delle situazioni sociali che un individuo avverte come rilevanti per la propria appartenenza di gruppo aumentano a seconda della misura della consapevolezza di far parte di un determinato gruppo, dell’ampiezza delle valutazioni associate a questa appartenenza e dell’estensione dell’investimento emozionale associato alle prime due.

Ci sono situazioni sociali che obbligano gli individui ad agire nei termini della loro appartenenza di gruppo, anche se la loro identificazione iniziale può essere debole e poco rilevante; in questo caso è anche possibile che queste situazioni, sviluppandosi, rafforzino il significato dell’appartenenza.

È possibile concepire le differenze tra il comportamento sociale interpersonale e quello intergruppi come situate su un continuum. Ai due estremi troviamo:

• L’incontro sociale tra due o più persone in cui ogni interazione è determinata dalle relazioni interpersonali tra gli individui e dalle loro caratteristiche individuali (comportamento interpersonale).

• L’incontro sociale in cui ogni comportamento degli individui è determinato dalla loro appartenenza a differenti gruppi o categorie sociali.

Tutte le situazioni sociali naturali ricadono tra queste due estremità, e il comportamento verso le persone percepite come membri del proprio ingroup o

dell’outgroup è influenzato dall’interpretazione che i soggetti coinvolti danno della situazione stessa.

Il comportamento intergruppi presenta tre caratteristiche principali:

1. È indipendente dalle differenze individuali, sia all’interno dell’ingroup che dell’outgroup.

2. È indipendente dalle relazioni personali tra i singoli membri dei due gruppi. 3. È indipendente dagli stati motivazionali temporanei degli individui coinvolti. Il comportamento sociale in queste situazioni è quindi determinato da un’appartenenza di gruppo condivisa e da un’interpretazione anch’essa condivisa delle relazioni tra il proprio gruppo e l’outgroup. Generalizzando si può dire che:

a) Più una situazione sociale si avvicina all’estremità intergruppi del continuum e maggiore uniformità sarà mostrata dai singoli membri del gruppo, e viceversa nella condizione opposta.

b) Più una situazione sociale si avvicina all’estremità intergruppi e maggiore sarà la tendenza a trattare i membri dell’outgroup come elementi indifferenziati di un’unica categoria sociale.

1.1.3 Categorizzazione sociale e identità sociale

Una delle motivazioni principali di ogni individuo è quella di acquisire un concetto o un’immagine di sé che lo soddisfi (Festinger, 1954). Ciascun individuo è membro di diversi gruppi sociali, e questa appartenenza contribuisce alla definizione di sé, all’immagine che si costruisce di se stesso: pertanto è necessario distinguere tra quello che si intende per processi di categorizzazione sociale ed identità sociale.

Per Tajfel (1981), la categorizzazione sociale è il processo di raggruppamento di oggetti o eventi sociali in gruppi equivalenti dal punto di vista delle azioni, delle intenzioni e dei sistemi di credenze di un individuo. L’acquisizione di elementi differenziali tra il proprio gruppo di appartenenza e gli altri è parte integrante dei processi di socializzazione.

L’identità sociale è invece parte dell’immagine che un individuo si fa di se stesso, che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale, unita al valore e al significato emozionale associati a tale appartenenza. Alcune di queste appartenenze sono più rilevanti di altre; la rilevanza di alcune può variare nel tempo e/o in funzione di determinate situazioni sociali.

Pertanto l’identità sociale è un modo per descrivere aspetti limitati dell’immagine del sé, rilevanti per certi aspetti limitati del comportamento sociale. Può anche essere considerata come un sistema di orientamento che contribuisce a definire il posto specifico dell’individuo all’interno della società. Come sostiene Berger (1966) la società crea la realtà psicologica, poiché l’individuo struttura la sua identità in termini definiti socialmente e queste definizioni diventano realtà in quanto l’individuo vive all’interno della società.

L’acquisizione di un’identità sociale comporta alcune conseguenze, nello specifico: 1. Un individuo tenderà a rimanere membro di un gruppo e cercherà di entrare

a far parte di nuovi gruppi, se questi possono contribuire positivamente alla sua identità sociale.

2. Se un gruppo non soddisfa questo requisito l’individuo tenderà ad abbandonarlo, a meno che:

a) sia impossibile per ragioni oggettive (ad es. identità di genere)

b) sia in contrasto con valori importanti che costituiscono una parte della sua immagine di sé accettabile.

3. Se l’abbandono è impossibile le soluzioni possono essere:

a) modificare l’interpretazione degli attributi del gruppo in modo che le caratteristiche sgradite siano giustificate o rese accettabili;

b) accettare la situazione e impegnarsi in un’azione sociale che porti a un cambiamento desiderabile.

4. La reinterpretazione degli attributi e l’impegno in un’azione sociale volta al cambiamento acquistano significato solo in relazione o nel confronto con altri gruppi.

1.1.4 Identità sociale come risultato del confronto con altri gruppi

Le caratteristiche di un gruppo nel suo complesso (status, caratteristiche somatiche, capacità di raggiungere i propri scopi…) acquistano gran parte del loro significato in rapporto alla percezione di differenze rispetto ad altri gruppi e alla loro connotazione di valore.

Tajfel (1978a, 1981) introduce anche il concetto di deprivazione relativa, definita come la difficoltà di accesso a benefici e opportunità che diventa psicologicamente rilevante nel confronto con altri gruppi.

La definizione di un gruppo sociale è possibile solo perché altri gruppi sono presenti nell’ambiente. Di conseguenza l’identità sociale concepita come consapevolezza di appartenere a determinati gruppi può essere definita solo mediante gli effetti della categorizzazione sociale, che divide l’ambiente di un individuo nel gruppo di cui fa parte e in altri gruppi.

In alcune condizioni un gruppo può proteggere l’identità sociale dei suoi membri solo se riesce a mantenere la propria specificità valutata positivamente rispetto ad altri gruppi. In altre condizioni questa specificità può essere creata oppure acquisita mediante azioni sociali rilevanti. In altre ancora, i membri di un gruppo non privilegiato punteranno su processi di cambiamento sociale che conducano ad una struttura di mobilità, allo scopo di dissolvere un gruppo che al momento attuale è definito principalmente dai suoi attributi negativi.