Come descritto nel primo capitolo, sono diverse le conseguenze generate in modo più o meno diretto dal turismo che toccano positivamente e/o negativamente un’area. Il Giappone è altresì soggetto a questi impatti e si confronta necessariamente con problematiche comuni a molte altre località, oltre che a difficoltà legate alla specificità della regione.
Una delle prerogative della zona è il rischio ambientale derivato da tsunami, tifoni e terremoti, che potrebbe aggravarsi con i futuri cambiamenti climatici, rendendo difficoltosa la sicurezza ma anche la promozione di questa destinazione al pubblico internazionale (HENDERSON 2017).
Il turismo inbound in Giappone inoltre avviene in un contesto di relazioni diplomatiche complesse e in continuo divenire, come molte altre destinazioni al giorno d’oggi. Strascichi di situazioni non completamente risolte, dovute anche a un passato “turbolento”, si ripresentano periodicamente nei rapporti con diversi paesi, Cina, Corea e Stati Uniti in primis39. In aggiunta, la situazione
economica e finanziaria locale è influenzata anche dalle dinamiche politiche globali, subendo contraccolpi tanto dai mercati interni quanto dall’esterno.
In più, il turismo inbound in Giappone si inserisce in un quadro storico, sociale, politico, etc. ben preciso e differente rispetto ad altre potenze industriali contemporanee, in quanto non facente parte del blocco euro-americano (WOLFGANG 2006). È possibile riscontrare infatti alcuni elementi distintivi. Innanzitutto, nel corso di tutto il XX secolo si è sviluppato in Giappone un processo di costruzione dell’immagine della nazione, che doveva plasmare l’identità delle comunità locali ed essere veicolo per la competitività del Paese su scala internazionale (WOLFGANG 2006); l’idea che è stata promossa e che si è cristallizzata nell’immaginario dei turisti internazionali, in prevalenza euro-americani, è stata quella di un luogo esotico, differente da ogni altro stato e per questo unico nel suo genere (WOLFGANG 2006)40. Tuttavia, la carta dell’unicità assoluta non sembra essere stata
giocata da altre potenze turistiche. In secondo luogo, il concetto di vacanza per come è concepito dai turisti euro-americani, motivato dal desiderio di allontanamento dallo stress quotidiano, seppur compreso anche dai turisti giapponesi non prende forma nelle stesse modalità e tempi. I consumatori giapponesi non hanno le stesse abitudini e pattern di viaggio (spesa, durata della permanenza, etc.) dei loro corrispondenti euro-americani; ma l’industria del turismo in Giappone dei primi anni 2000 si era adattata alle peculiarità del suo solo target interno, che ovviamente non coincideva con i profili dei turisti internazionali (WOLFGANG 2006) 41 . Il terzo punto di
differenziazione è lo stretto legame tra politica e grandi compagnie private, sfociato anche nello sviluppo del settore turistico attraverso considerevoli investimenti e costruzioni di infrastrutture, attrazioni, opere pubbliche e strutture di ricezione private, in particolare durante i mandati di
39 Per approfondimenti, si veda McCALL ROSENBLUTH, THIES (2010); BROWN, KINGSTON (2018). 40 Questo argomento sarà trattato nel capitolo seguente.
41 Per approfondimenti sulle differenze tra la concezione di vacanza tra turisti euro-americani e asiatici, si veda
77 Koizumi (WOLFGANG 2006)42. Ci sono certamente molti altri aspetti che contraddistinguono la
contestualizzazione del turismo in Giappone dai Paesi del Primo e del Secondo Mondo, ma questo voleva essere solo una breve introduzione.
Sbocciato negli ultimi 10 anni come dimostrano i dati segnati sopra, il turismo inbound in Giappone resta un fenomeno emergente. Fu solo nel 2003 che fu coniata l’idea di 「観光ビジョン」(kankō
bijion – visione del turismo), un termine stringato per identificare il concetto di 「明日の日本を支
える観光ビジョン」(Ashita no Nihon wo sasaeru kankō bijon – visione del turismo per sostenere il Giappone di domani) (MLIT 2018 a:56). Questa visione implicava una serie di obiettivi per il futuro, di crescita economica attraverso un turismo inbound sempre più consistente (NISHIYAMA 2017; MLIT 2018 a). Sebbene gli obiettivi predisposti siano stati in parte raggiunti, ci si continua a confrontare con le problematiche specifiche di questa destinazione (NISHIYAMA 2017).
Nonostante il Giappone si stia aprendo sempre di più a un pubblico internazionale e composito, manca ancora un’attenzione alla diversità linguistica che caratterizza ormai i turisti in questa destinazione. Se i servizi in loco sono spesso in grado di rispondere alle necessità dei viaggiatori asiatici, questo non avviene in automatico per i turisti euro-americani che riscontrano difficoltà comunicative e barriere linguistiche (ZHANG, McCORNAC 2014; ANDONIAN et al. 2016). Inoltre, la tendenza interna a collocare la popolazione giapponese in un’unica scatola, in cui identità culturale, linguistica ed etnica sono univoche, contribuisce a rendere difficoltosa l’integrazione degli stranieri e dei turisti di altre nazionalità e provenienza (ZHANG, McCORNAC 2014; HENDERSON 2017)43. Le
critiche sulla difficile conciliazione tra residenti, turisti giapponesi e turisti stranieri (NAGUMO 2019), mostrano quanto la strada sia lunga. Una maggiore consapevolezza culturale degli stakeholders giapponesi potrebbe essere la chiave per la comprensione e l’accettazione degli stranieri in visita (ZHANG, McCORNAC 2014).
Un ulteriore campo da implementare è il ruolo del governo; benché attivo negli ultimi anni, potrebbe ottimizzare ulteriormente l’esperienza turistica dei visitatori internazionali attraverso manovre amministrative concrete, come la semplificazione delle procedure per l’ottenimento dei visti, per facilitare l’entrata dei turisti in territorio nazionale (LEE, SONG, BENDLE 2010; TANAKA 2013; ZHANG, McCORNAC 2014). A dimostrazione dell’effetto positivo di una maggior apertura su questo fronte, vi è l’incremento significativo del turismo inbound di coreani in Giappone, in seguito all’introduzione del turismo visa-free nel 2006, e di thailandesi, con modifiche simili in termini di accessi nel 2013 (LEE et al. 2010; FUKUNAGA 2013; JNTO 2019 a)44. Si conferma anche l’importanza
42 Per approfondimenti sulla relazione tra grandi compagnie private e politiche governative giapponesi, si veda
ASAMIZU (2003); CULPEPPER (2010); ITO, SUGINOHARA (2014).
43 Per approfondimenti sull’argomento si veda DALE (1986); MURPHY-SHIGEMATSU (1993); TSUDA (2000); BRODY
(2002); TSUDA (2003).
44 Negli anni successivi è stato ulteriormente ampliato il numero delle cittadinanze che possono viaggiare per
78 di una buona rete di infrastrutture per sostenere lo sviluppo turistico (ZHANG, McCORNAC 2014; COMERIO, PACICCO 2019). La collaborazione tra settore pubblico e privato resta fondamentale (NISHIYAMA 2017).
Altra criticità sono i limiti alla capacità portante dell’ambiente delle grandi città. Le infrastrutture e le strutture ricettive delle zone turistiche più quotate possiedono una carrying capacity che in diversi casi ha raggiunto il suo limite rendendo difficile se non impraticabile l’accoglienza di ulteriori turisti (ANDONIAN et al. 2016).
Queste sfide si concretizzeranno in uno dei prossimi eventi internazionali che il Giappone ospiterà, i giochi Olimpici e Paralimpici estivi del 2020, che si anticipa attrarrà un numero considerevole di turisti da tutto il mondo, mettendo alla prova il settore e l’intera società giapponese (ZHANG, McCORNAC 2014; ANDONIAN et al. 2016). Attualmente stanno già iniziando a emergere alcune delle problematiche appena citate, tra cui spicca la scarsità di alloggi per i turisti e una capacità di carico dell’ambiente insufficiente per la portata della manifestazione sportiva (THE ASAHI SHINBUN 2019; HASEGAWA 2019); prese misure anche per contrastare le barriere linguistiche (KYODO 2019 b). Questo colossale evento sarà il banco di prova per il rinnovato approccio al turismo internazionale che le politiche più recenti sembrano professare (ZHANG, McCORNAC 2014). Tuttavia, diversi studi dimostrano che con questi grandi eventi sportivi, è difficile che alle spese sostenute per la preparazione e lo svolgimento seguano grandi ritorni economici e finanziari soprattutto sul lungo periodo (ZHANG, McCORNAC 2014; ANDONIAN et al. 2016).