Sebbene il termine overtourism abbia un’origine recente, il fenomeno che descrive si è imposto preponderatamene anche in Giappone. I turisti stranieri, concentrati in poche località e in certi periodi dell’anno, affollano le destinazioni turistiche più gettonate, a volumi tali da avvicinarsi pericolosamente o superare la capacità portante dell’ambiente, specialmente nelle aree urbane. Il turismo sfrenato rende difficile la vita ai residenti, che iniziano a provare fastidio verso i turisti, fino a sfociare nell’insofferenza più totale.
L’overtourism in Giappone, benché simile nelle modalità di manifestazione a quello di altre destinazioni, si colloca in un insieme di circostanze singolari. In Giappone infatti è notoriamente radicato un sentimento di forte differenziazione tra Noi - popolazione giapponese- e Loro -gli stranieri-, espresso dai media nazionali e sostenuto da esponenti politici (COOPER et al. 2007). La percezione e la promozione di un’idea di nazione sotto tutti gli aspetti estremamente differente rispetto a tutto ciò che può essere Altro, tanto da essere unico, è una concezione diffusa non solo tra gli stranieri ma anche tra gli stessi giapponesi, una prospettiva rispettivamente orientalista e
auto-orientalista45. Il mito dell’unicità del Giappone associata ad una supposta omogeneità interna
è stato perpetrato dal discorso del Nihonjinron, che afferma appunto come le citate peculiarità siano proprie del Giappone e forgino l’identità giapponese stessa (DALE 1986; BEFU 2001).
79 Tale concezione dell’identità nipponica è talmente popolare dentro e fuori i confini nazionali, che influenza in molti ambiti i rapporti che intercorrono tra giapponesi e stranieri (COOPER et al. 2007). La xenofobia nel paese infatti, sembra aumentare al crescere dell’esposizione a questo Loro, siano essi turisti o residenti stranieri (COOPER et al. 2007), e sfociare in comportamenti discriminatori verso questa categoria. Un recente questionario posto ai residenti stranieri in Giappone ha evidenziato come per questi siano persistenti discriminazioni nella ricerca di una casa, di un’occupazione e nella vita quotidiana, e come si senta la necessità di una maggiore inclusione, educazione sulle altre culture e conseguente rispetto di esse (Center for Human Rights Education and Training 2017). Questi risultati vanno rapportati ai numeri dei residenti stranieri, che constano al dicembre 2017 a poco più di 3 milioni, di cui l’81% proveniente dal continente asiatico (E-STAT 2017) a fronte di una popolazione totale di 126.71 milioni (Statistics Bureau Ministry of Internal Affairs and Communications Japan 2018:8).
Le conseguenze di una scarsa tolleranza e inclusione verso ciò che è Altro ricadono anche sui turisti stranieri in visita; infatti la qualità dei servizi e l’industria turistica tutta risentono dell’ignoranza riguardo le necessità, le preferenze e le difficoltà dei turisti non-giapponesi sul proprio territorio (COOPER et al. 2007). L’esasperazione dei residenti causata dal sovraffollamento turistico si mescola allora con sentimenti negativi nati da pregiudizi e stereotipi verso i non-giapponesi, concepiti in contrasto con l’identità giapponese.
Recentemente sembra che sia le istituzioni che i cittadini stessi si stiano mobilitando per comprendere più a fondo la situazione e scardinare questi preconcetti. Secondo i dati riportati dalla testata giornalistica Nikkei, la percezione dell’aumento degli stranieri sul posto di lavoro e nel vicinato è considerata un evento positivo dal 66% degli intervistati, con picchi fino all’80% tra i 18- 29enni e del 76% tra le persone con redditi annuali superiori agli 8 milioni di yen (KONO 2019). Invece, il 28% degli intervistati che considerano questa crescita negativamente paiono giudicare gli stranieri con diffidenza, ritenendoli un pericolo per la sicurezza pubblica e incapaci di seguire le regole: tra questi il 50% ritiene che i comportamenti degli stranieri siano “incomprensibili” (KONO 2019). Anche l’effetto positivo sulle regioni soggette all’aumento del turismo inbound è riconosciuto da un numero cospicuo di residenti giapponesi, almeno secondo i dati della relazione sul turismo del 2019 (MLIT 2019). Ciò nonostante, tra i turisti giapponesi che non hanno scelto mete domestiche, quasi la metà ha optato per viaggi all’estero o per gite giornaliere giudicando le strutture turistiche locali troppo affollate e/o il traffico congestionato; il 9,7% ha giustificato la scelta con tale affermazione: “perché non sono abituato a luoghi in cui ci sono molti stranieri” (MLIT 2019:58).
Premessa la situazione della percezione degli stranieri, è da chiedersi i motivi della crescita dell’overtourism. Una delle cause principali si identifica il ritardo da parte delle istituzioni di prendere in considerazione il problema. Secondo BRASOR (2018), l’overtourism si è affacciato in Giappone nel 2012, quando sono stati introdotti i tour dei vettori low-cost per i turisti stranieri, che toccavano però sempre le stesse zone cult (Tokyo, Kyoto, monte Fuji, etc.) (BRASOR 2018). Il malcontento dei residenti è salito nel corso degli anni finché non è diventato argomento centrale nei media giapponesi e internazionali, con un picco nel corso del 2018 (MOCHIZUKI 2018; SMITH
80 2018; BARSOR 2018; RYALL 2018; HUTTON 2018; NAGUMO 2019)46. Solo allora, lo Stato ha
incominciato a interessarsi al problema.
Nell’edizione riferita all’anno 2017 e pubblicata nel 2018 della situazione del turismo in Giappone del MLIT, si riscontra una breve rubrica sul turismo sostenibile, in cui sono descritte alcune delle sfide generate dal rapito incremento del flusso turistico inbound in Giappone (MLIT 2018 a). In questo documento si riconosce ufficialmente l’impatto su larga scala dell’aumento del numero dei turisti e le relative conseguenze, come la congestione stradale, il sovraffollamento, l’inquinamento acustico, il problema dei rifiuti, le violazioni dei visitatori nelle aree turistiche e gli effetti su siti culturali e ambiente; e si classifica questa circostanza come overtourism47, un problema condiviso
anche da altre destinazioni al di fuori del Giappone (MLIT 2018 a). Qui è espressa la difficoltà della quotidianità dei cittadini: all’aumento del volume turistico diventa complesso “armonizzare la vita tranquilla dei residenti” con i turisti, in particolare con coloro che pernottano in case e appartamenti privati (MLIT 2018 a:59).
Dopo questa prima presa di coscienza, l’interessamento del governo è andato crescendo. Nell’aprile 2018, sono state studiate le circostanze in cui versavano destinazioni non-giapponesi, e le decisioni a cui sono ricorse per risolvere l’overtourism (MLIT 2018 b). In ottobre è stata poi annunciata l’intenzione della JTA di redigere per la prima volta in assoluto un sondaggio sulla percezione del fenomeno dell’overtourism tra i residenti, per comprendere le effettive problematiche che sono costretti ad affrontare (KYODO 2018 b). I risultati, analizzati in un report pubblicato quest’anno (JTA 2019 a) mostrano come la questione sia definitivamente sotto la lente ufficiale. I problemi percepiti dai residenti e riconosciuti quindi come overtourism sono prevalentemente la congestione, intesa tanto del traffico quanto come affollamento eccessivo nelle attrazioni turistiche, l’infrazione delle normative e la mancanza di buone maniere “causate da differenze culturali” (JTA 2019 a:10)48. Nel
46 Sull’argomento, si cita anche un episodio del programma televisivo “Bīto Takeshi no tv takkuru”「ビートたけ
し の t v タ ッ ク ル 」 (L’attrezzatura Tv di Takeshi) della TV Asahi andato in onda il 1/04/2018 in cui si presentavano e commentavano episodi di turisti stranieri incivili (per un riassunto della puntata si veda https://www.tv-asahi.co.jp/tvtackle/backnumber/0205/).
47 In giapponese “ōbātsūrizumu” (オーバーツーリズム) (MLIT 2018 a:59). Il termine sembrerebbe anche essere
intercambiabile con “kankō kōgai” (観光公害), inquinamento turistico, anche se è prevalentemente usato dalla stampa più che dalla letteratura accademica; è pressoché assente nei documenti ufficiali; a questo proposito si veda KŌSAKA (2019). In alcuni testi si parla anche di “urutora masutsurizumu” (ウルトラ・マスツーリズム), ultra-turismo di massa, e con lo stesso significato “chōtaishūkankō” (超大衆観光) (ISHIMORI 2001).
48 Le risposte del sondaggio dell’agenzia JTA riguardanti gli impatti e i problemi causati dall’overtourism sono state
divise in 9 categorie: “educazione/regole”, “congestione stradale e nei trasporti”, “affollamento delle zone turistiche”, “protezione ambientale", “protezione del patrimonio culturale”, “uso del suolo/strutture ricettive”, “impatti sull’economia regionale”, “gestione delle situazioni di crisi turistiche”, “generale” (JTA 2019:25-26). Sono state poi ulteriormente suddivise in base alla tipologia del luogo a cui si riferivano: città, area storico-culturale, resort, terme, area naturale (JTA 2019 a:25-26).
81 report si afferma inoltre che l’accresciuto flusso turistico inbound permette ai residenti giapponesi di venire a contatto con persone straniere, in uno scambio culturale non sempre di facile comprensione; questo perché oggi c’è un modo diverso di vivere il viaggio: turisti e residenti non sono più due mondi separati, con i primi che cercano di sperimentare sulla loro pelle la quotidianità della vita dei secondi (JTA 2019 a). Ragion per cui, l’impatto del turismo sui locali ha una risonanza più vasta rispetto al passato, sia in senso negativo che positivo, in base alle peculiarità del territorio e dei residenti (JTA 2019 a). Nel documento, si legittima anche l’effetto dell’overtourism sui turisti, oltre che sugli stakeholders locali: l’insoddisfazione e le complicazioni subite durante il viaggio dai visitatori sono i principali problemi (JTA 2019 a). La presa di coscienza non è però accompagnata da una proposta di diminuzione del volume turistico; si guarda invece alle soluzioni prese da altre destinazioni che hanno affrontato criticità simili, approntando manovre concrete attraverso “la comprensione e la collaborazione dei residenti” delle regioni interessate e attuando strategie mirate al turismo sostenibile (JTA 2019 a:10).