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Contesto storico e nozione di struttura (Pomian-Braudel)

PARTE SECONDA

22.3. Contesto storico e nozione di struttura (Pomian-Braudel)

Da un punto di vista strettamente storico il contesto qui in discussione corrispo nde a quelle che K. Pomian, riprendendo una tripartizione già teorizzata da F. Braudel, chiama

strutture (gli altri due termini sono congiunture, che corrisponde al contesto

istituzionale, e rivoluzioni, che corrisponde al contesto situazionale, e su entramb i torneremo più avanti). Per quanto riguarda la nozione storica di struttura F. Braudel (cfr. Histoire et Sciences Sociales. La longue durée, 1958) si esprime nel modo seguente (v. La nuova storia a cura di Jacques Le Goff, tr. it., Milano 1980, p.84): "Per 'struttura', gli osservatori della realtà sociale intendono un'organizzazione, una coerenza, dei rapporti piuttosto stabili tra realtà e masse sociali. Per noi storici, una struttura è senza dubbio

connessione, architettura, ma più ancora una realtà che i l tempo stenta a logorare e che porta con sé molto a lungo. Talune strutture, vivendo a lungo, diventano elementi stabili per un'infinità di generazioni: esse ingombrano la storia, ne impacciano e quindi ne determinano il corso. Altre si sgretolano più facilmente, ma tutte sono al tempo stesso dei sostegni e degli ostacoli. Come ostacoli, esse si caratterizzano come dei limiti, in senso matematico, dei quali l'uomo e le sue esperienze non possono in alcun modo liberarsi".

Lez.23: Contesti istituzionali

23.1. La lingua come contesto istituzionale primario. 23.2. Modalità del contesto istituzionale. 23.3. La dimensione sociolinguistica del contesto istituzionale e la nozione di congiuntura (Pomian-Braudel).

23.1. La lingua come contesto istituzionale primario

I contesti istituzionali rappresentano il livello immediato di specificazione dei contesti storici. Una volta che essi siano stati assunti come presupposizione metaculturale di secondo grado, si tratta di riconoscere, dentro il grande cerchio delle p eriodizzazioni storiche, una serie di cerchi contestuali istituzionali che promuovono di volta in volta una specifica produzione linguistica. La condizione necessaria e sufficiente perché si possa parlare di contesti istituzionali è che i linguaggi corrisp ondenti si pongano come "varietà funzionali-contestuali", cioè funzionino -rispetto ad una presunta od assunta lingua standard- come "sottocodici" o "lingue settoriali", caratterizzati da quelle che si sogliono chiamare "corrispondenze aggiuntive" (spesso apparentemente ristrette ad un lessico pertinente, ma in realtà più complesse da un punto di vista linguistico, come si vedrà più avanti). D'altra parte la stessa lingua, vista nei limiti di lunga durata di uno specifico contesto storico, può essere apoditticamente assunta come contesto istituzionale primario di produzione linguistica: infatti la nozione di lingua come "istituzione" sociale è fin troppo evidente perché si debba cercare di dimostrarla. Basti qualche esempio: è l'istituzione sociale "lingua inglese" che promuove la denominazione butterfly (lett. "mosca del burro") per la farfalla, mentre l'istituzione sociale "lingua francese" preferisce, per un altro insetto, l'ape, accanto all'"immotivato" abeille, il molto più "descrittivo" mouche à miel (lett. "mosca del miele"); o, ad un livello più generale, è l'istituzione sociale "lingua ungherese" che impone kertekben, mentre l'istituzione sociale "lingua italiana" impone, a sua volta, nei giardini, realizzando in modo diverso lo stesso messaggio; o, infine, ad un livello ancora più generale, è l'istituzione sociale "lingua inglese" che prescrive per l'indicazione del singolare il sintagma lessicale monomorfematico (dog), mentre l'istituzione sociale "lingua italiana" ed in modo analogo quella "spagnola" prescrivono per lo stesso fine sintagmi lessicali bimorfematici ( cane e perro, rispettivamente).

23.2. Modalità del contesto istituzionale

Se la lingua, con il suo codice ed i suoi sottocodici, rappresenta una serie di istituzioni più o meno palesi, di non minore importanza è il riconoscimento di quelle che chiameremo istituzioni più o meno occulte. Si tratta di procedere, con cautela e finezza, sul piano delle percezioni metaculturali socialmente orientate: si scoprirà, allora, che alcuni individui, pur pienamente immersi in un più vasto contesto sociale, a volte conformano la loro attività linguistica a contesti assai più ristretti (la famiglia, un gruppo di amici, un singolo rapporto affettivo). Un contesto istituzionale singolarmente ampio ed omoge neo (tuttavia solo in rapporto a certi contesti storici) è invece quello letterario, che agisce in modo ciclico attraverso contesti più ristretti (o subcontesti), quali sono appunto i generi (tragico, epico, narattivo, oratorio, etc.). A questo punto è age vole intendere che una non piccola difficoltà, dipendente più che dall'incompletezza dalla non circoscrivibilità della documentazione, è quella della definizione e dell'inventario esaustivo dei contesti istituzionali in prospettiva storico-linguistica. G. Berruto (cfr. La sociolinguistica, Bologna 1975, pp.68-69), senza pretesa di completezza, anzi a scopo puramente esemplificativo ed in prospettiva contemporaneistica, parla in tal senso di lingua della medicina, dello sport, della finanza, della burocrazia, dell'attività marinaresca, della critica d'arte, concludendo con un inevitabile "ecc.". Egli insiste sul carattere "lessicale" delle corrispondenze aggiuntive riferibili ai sottocodici corrispondenti, ma noi -in coerenza con la prassi interpretativa che stiamo svolgendo- preferiamo in tal caso parlare non tanto di "lessico speciale" quanto di "sintagmatica pertinente". Il termine italiano portiere, all'interno del contesto storico della seconda metà del novecento, rappresenta -ad esempio- un'istanza di designazione ambigua, in quanto polivalente (sostantivo maschile singolare/sostantivo femminile plurale). Tuttavia la disambiguazione avviene attraverso l'assunzione di contesti istituzionali pertinenti in quanto "diagrammaticamente" manifestati da specifiche istanze sintagmatiche. In pratica: contesto istituzionale standard = il portiere del mio palazzo, quelle pettegole delle portiere; contesto istituzionale sportivo (subcontesto del gioco del calcio) = deviazione del portiere in calcio d'angolo; contesto istituzionale tecnico (subcontesto automobilistico, sub-subcontesto del carrozziere) = le portiere verniciate a fuoco. La verifica della legittimità dell'assunzione di un contesto istituzionale consiste pertanto in quella che potremmo chiamare la "prova di disambiguazione", che consegue risultati positivi nella misura in cui il dato linguistico linguistico sintagmatico è "normativamente" manifestazione di un tratto culturale esclusivo e per ciò stesso pertinente.

23.3. La dimensione sociolinguistica del contesto istituzionale e la nozione di congiuntura (Pomian-Braudel)

Con queste osservazioni tocchiamo un secondo punto fondamentale: la dimensione

sociolinguistica del contesto istituzionale ed il suo manifestarsi attraverso il socioletto,

termine intermedio tra il già riconosciuto etnoletto e l'idioletto, che è -come vedremo- manifestazione del contesto situazionale. Da un punto di vista strettamente storico il contesto qui in discussione corrisponde, nella terminologia di Pomian -Braudel, alla

congiuntura, cioè alle oscillazioni, alle ripetizioni, ai cicli, insomma a quei fenomeni che

Braudel, nel suo splendido saggio sul Mediterraneo all'epoca di Filippo II (1949) chiama felicemente "storie mille volte ripetute". Secondo Pomian (in Le Goff, cit., p.98) "la scoperta di tutta una nuova dimensione della storia strutturale, lentissima, "quasi immobile", "fatta spesso di ritorni insistenti, di cicli incessantemente ricominciati", è uno dei più grossi contributi del Mediterraneo alla metodologia e alla pratica stori ografica del nostro tempo". Egli puntualizza il concetto proprio come esplicitazione di quello già ricordato di struttura (p.99-100): "La struttura, o meglio le strutture, giacché nel linguaggio degli storici questa parola appare solo al plurale, sono feno meni... che restano costanti durante un lungo periodo e che evolvono in modo quasi impercettibile. Le congiunture sono le fluttuazioni d'ampiezza diversa che si manifestano in questo quadro".

Lez.24: Contesti situazionali

24.1. Il contesto situazionale come condizione idiosincratica delle produzioni linguistiche. 24.2. Modalità del contesto situazionale. 24.3. La dimensione psicolinguistica del contesto situazionale e la nozione di rivoluzione (Pomian-Braudel).

24.1. Il contesto situazionale come condizione idiosincratica delle produzioni linguistiche

I contesti situazionali rappresentano il livello immediato di specificazione dei contesti istituzionali, mentre la loro specificazione dei contesti storici non può avvenire senza la mediazione dei contesti istituzionali. Una volta che essi siano stati assunti come presupposizione metaculturale di terzo grado, si tratta di riconoscere, dentro i molti cerchi delle dimensioni istituzionali, una pluralità tendenzialmente infinita di cerchi contestuali situazionali che promuovono di volta in volta una produzione linguistica idiosincratica. Siamo così giunti al problema dell' "hic et nunc" o della condizione unica ed idiosincratica delle situazioni linguistiche. Ma -giova sottolinearlo subito- il preteso linguaggio o atto linguistico "unico ed irripetibile" così dell'uomo comune come dello scrittore non è mai il portato di una creatività atemporale ed assoluta (in ogni caso inibito dal carattere storico e sociale della lingua, nelle sue manifestazioni dell'etnolet to e del socioletto), bensì continua rielaborazione -sotto la pressione di contesti situazionali specifici- di moduli etnolinguistici e sociolinguistici altamente o mediamente formalizzati. Tuttavia -proprio in questa prospettiva- singolarmente difficile si rivela la formalizzazione dei contesti situazionali, che in ogni caso deve essere almeno tentata, se non si vuole cadere -in quello che vuole essere un procedimento di scoperta legittimabile o falsificabile - nel soggettivismo puro e nel gioco infinito di specchi delle assunzioni apodittiche.

24.2. Modalità del contesto situazionale

Nel caso delle produzioni linguistiche dell'uomo comune (tale è, in una certa misura, anche lo scrittore, non solo quando ricorre a procedure di mascheramento!), un adeguato

identikit psicolinguistico può essere tracciato a partire dall'esame dei registri impiegati: i registri, infatti, "sono varietà del codice lingua" (e dei suoi sottocodici, aggiungiamo noi) "dipendenti dalla situazione, e caratterizzati non da corrispondenz e aggiuntive rispetto al codice, ma dall'utilizzazione di certi elementi del codice piuttosto che di altri elementi. Un registro è costituito da una classe di realizzazioni selezionate da classi di situazioni: i cosiddetti "toni" o "livelli" o "stili" del discorso sono in relazione all'uso di un registro in una situazione comunicativa; e l'uso di un registro piuttosto che di un altro è dipendente (o può essere dipendente) dalla situazione nella sua globalità, o da anche uno soltanto dei fattori che costituiscono la situazione comunicativa" (cfr. G.Berruto, cit., p.70). Una classificazione dei registri è -per ragioni teoriche- evidentemente "aperta" come pure una loro denominazione (sempre per ragioni teoriche) è approssimativa e/o metaforica ("i registri non sono enumerabili" in quanto giova ricordarlo- non sono enumerabili le situazioni di produzione linguistica, "ma si dispongono in una sorta di continuum, in cui si possono individuare delle sezioni che indichiamo metaforicamente come: registro aulico (o solenne, o ricercato), colto, formale (o ufficiale), medio, colloquiale, informale,

popolare, familiare, intimo ecc.; lungo una scala quindi da una massima ad una minima

attenzione ed accuratezza dei valori formali del messaggio" (cfr. G.Berruto, cit., p.72). In ogni caso ci si deve ricordare che la fenomenologia dei registri non gode di libertà e varietà illimitate, giacchè le situazioni comunicative che li promuovono non sussistono al di fuori di istanze istituzionali più o meno evidenti.

Con questo non si vuole negare la dimensione individuale del parlante, ma piuttosto "situarla" nel gioco di anelli contestuali che definiscono una specifica produzione linguistica. Il linguaggio degli scrittori è l'esempio più evidente del gioco straordinario di dipendenze infinite e di una infinità libertà, della materia linguistica della memoria letteraria dipendente e della forma linguistica della creazione letteraria indipendente. La dimensione "scrittore" non è insomma un coacervo casuale di situazioni di produzione linguistica, ma è piuttosto un filtro situazionale idiosincratico in cui tutto è preordinato o subordinato alla coerenza comunicativa del messaggio letterario.

24.3. La dimensione psicolinguistica del contesto situazionale e la nozione di rivoluzione