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Rapporti e status complessivo delle lingue

PARTE TERZA

58.2. Rapporti e status complessivo delle lingue

Le lingue, così formate, si ricaratterizzano a volte in una pluralità di nicchie protostoriche (intanto esplode il fenomeno della scrittura e comincia la documentazione linguistica) e si costituiscono in famiglie; vengono in contatto ed in conflitto tra di loro, realizzando talvolta accoppiamenti dovuti a fenomeni di stratificazione, di prestito, di calco; infine si mescolano e rimescolano attraverso relazioni da cui alla fine emergono le sconcertanti immagini di lingue franche, pidgin e creole con propria identità ed inconfondibile fisionomia.

Nascono così le genealogie, caratterizzate da rapporti verticali tra lingue ch e sintetizzano il fatto che una somiglianza o una corrispondenza tra due fatti linguistici in lingue diverse si spiega invocando un'origine comune; ad esse si affiancano le leghe, che collegano le lingue di una stessa area attraverso rapporti orizzontali consistenti in reciproci scambi ed in un costante processo di omologazione; ancora diversa è infine la condizioni dei tipi, che marcano l'esistenza di lingue caratterizzate dalla presenza di tratti strutturali omogenei per cui la loro condizione è quella (ideale) di punti di una circonferenza (rapporti circolari!) equidistanti dal centro costituito dal tratto strutturale preso come asse di riferimento.

58.3. "Eppur si muove..." o il dinamismo delle lingue

Ma ciascuna lingua - quali che siano i suoi rapporti con le altre ed il suo status complessivo (appartenenza ad una famiglia "esemplare", condizione di accoppiamento "giudizioso", coinvolgimento in una relazione "pericolosa") è soggetta alla forza del mutamento, è "stato di mutamento": dobbiamo allora ch iederci se ciò sia frutto di

causalismo o di teleologia e di come agiscano nel dinamismo diacronico potentissimi fattori endolinguistici da una parte, ineliminabili fattori extra -linguistici dall'altra.

IL risultato finale è lo strardinario fenomeno della variabilità potenziale, della variazione effettiva e della varietà caratterizzante, tratti compresenti in tutte le tradizioni linguistiche: i grandi contenitori extra-linguistici di questi modi di essere delle lingue sono i popoli con i loro fenomeni di varietà diatopica o etnoletti, le società con i loro fenomeni di varietà diastratica o socioletti, gli individui con i loro fenomeni di varietà

diafasica o idioletti.

Tagli sottili di forbice ed aperture estreme di ventaglio permettono alla descrizione di questa imponente architettura fenomenica di raggiungere insieme pertinenza ed

adeguatezza: ma -giova ricordarlo- quello che si è potuto fare in questa sede è solo una pallida immagine di quello che si sarebbe dovuto almeno tentare.

Lez.59: Interpretare

59.1. Presupposizioni metaculturali. 59.2. Istanze semiotico -linguistiche. 59.3. Pertinenze metalinguistiche. 59.4. La peculiare e straodinaria architettura della lingua.

59.1. Presupposizioni metaculturali

L'interpretazione della lingua deve muovere dalle presupposizioni metaculturali, che consistono in assunzioni preliminari e fondamentali riguardo ai fatti culturali manifestati linguisticamente. Il riferimento alla lingua ci impone di riconoscere nell'universo della cultura alcune regioni fenomenologiche proprie e specifiche della manifestazione linguistica: innanzi tutto le periodizzazioni, in quanto non si dà fenomenologia linguistica se non storicamente determinata; in secondo luogo -e con un procedimento cognitivo di specificazione progressiva ed esaustiva- all'interno della periodizzazioni vanno individuate le istituzioni, in quanto non si dà fenomenologia linguistica se non istituzionalmente determinata; infine, in modo puntuale e conclusivo, all'interno delle istituzioni si devono circoscrivere le situazioni, in quanto non si dà fenomenologia linguistica se se non situazionalmente determinata. Fuori di questi tre anelli concentrici (qui definiti formalmente contesti, di volta in volta storici, istituzionali e situazionali) non esiste lingua, se non illusoriamente, di volta in volta in quanto proiezione narcisistica di un miraggio soggettivo o -meglio, ma non diversamente- in quanto simulazione cognitiva per indagini sulla più generale facoltà del linguaggio.

59.2. Istanze semiotico-linguistiche

Dopo le fondamentali riflessioni del filosofo americano Charles Sanders Peirce (1839 -1914), che possiamo senz'altro definire il fondatore della semiotica o "scienza dei segni", siamo abituati a tripartire l'universo dei segni (non solo quelli linguistici!) in tre grandi categorie (simboli, icone, indici) basate sul diverso rapporto che ciascuna di esse intrattiene con il proprio designatum. Il nostro problema interpretativo è il seguente: quali sono le peculiarità semiotiche del rapporto tra la lingua o -meglio- tra le forme di produzione linguistica e le tre grandi modalità di produzione da noi definite "contesti" (storici, istituzionali, situazionali)? In altri termini: possiamo riconoscere simboli, icone, indici nel diverso modo di costituirsi dei fatti lin guistici in rapporto ai condizionamenti contestuali? La risposta -giova ricordarla- è stata positiva e ci ha introdotto nell'universi linguistico dei segni.

Qui abbiamo incontrato le due grandi istanze della strutturazione (unità, sintagmi, testi) e della rappresentazione (designazioni, significazioni, comunicazioni): dallo loro unione o,

più precismente dal loro rapporto segnico, sorge l'istanza linguistica che si riassume nelle condizioni del sistema, della norma e del processo.

59.3. Pertinenze metalinguistiche

Con l'assunzione delle pertinenze metalinguistiche (sintattica, semantica, pragmatica) si completa il percorso interpretativo iniziato con il riconoscimento delle presupposizioni

metaculturali. Queste, infatti, ci avevano consentito di impostare correttamente il

problema delle condizioni di produzione della lingua ( contesto storico o dei condizionamenti etnolinguistici, contesto istituzionale o dei condizionamenti sociolinguistici, contesto situazionale o dei condizionamenti psicolinguistici) e da ciò era discesa l'agnizione delle istanze corrispondenti: innanzi tutto quella semiotica (simboli arbitrari di un contesto storico, icone motivate di un contesto istituzionale, indici necessari di un contesto situazionale) perché la lingua è cultura semi oticamente orientata; poi quelle interconnesse di strutturazione e di rappresentazione (infatti la semiosi che ci interessa è linguisticamente strutturata e in tal senso ci siamo occupati di unità come realizzazioni linguistiche dei simboli, di sintagmi come realizzazioni linguistiche delle icone, di testi come realizzazioni linguistiche degli indici; d'altra parte le strutture linguistiche rappresentano fatti extra-linguistici e lo fanno mediante designazioni che sono proprie delle unità, significazioni che sono proprie dei sintagmi, comunicazioni che sono proprie dei testi). Infine abbiamo riconosciuto la complessiva istanza linguistica (sistemi che coordinano unità di designazione che sono simboli arbitrari di un contesto storico, norme che modellano sintagmi di significazione che sono icone motivate di un contesto istituzionale, processi che realizzano testi di comunicazione che sono indici necessari di un contesto situazionale). Con le pertinenze metalinguistiche (sintattica,

semantica, pragmatica) ci siamo impegnati a delineare tre grandi "strategie"

interpretative dei fatti di lingua, la prima rivolta ai sistemi linguistici ed a tutto ciò che essi coordinano, la seconda rivolta alle norme linguistiche ed a tutto ciò che esse modellano, la terza rivolta ai processi linguistici ed a tutto ciò che essi realizzano.

59.4. La peculiare e straordinaria architettura della lingua

Quel meraviglioso segno complesso che è la lingua ci sta ora davanti nella sua peculiare e straordinaria architettura: tra le presupposizioni metaculturali dei contesti (storico o etnolinguistico, istituzionale o sociolinguistico, situazionale o psicolinguistico, necessari "punti di partenza" del nostro viaggio interpretativo e "stecche" del ventaglio cognitivo, e le pertinenze metalinguistiche della sintattica, della semantica e della pragmatica, "punti di arrivo" altrettanto necessarie "lame" della forbice cognitiva, stanno tre "percorsi" complementari ed integrati: il primo, storico o etnolinguistico, in cui le unità, in quanto simboli arbitrari, designano in modo sistematico e sono interpretabili mediante la loro

formula sintattica; il secondo, istituzionale o sociolinguistico, in cui i sintagmi, in quanto

icone motivate, significano in modo normativo e sono interpretabili mediant e la loro

indici necessari, comunicano in modo processuale e sono interpretabili mediante il loro

vettore pragmatico.

Lez.60: Operare

60.1. Parlare e scrivere "bene", anzi "meglio" ovvero le prime due grandi operazioni linguistiche. 60.2. Implicazioni ed applicazioni: per un impegno linguistico consapevole ed efficiente. 60.3. Incontri e confronti: vecchi e nuovi amici dell'operatore linguistico che sa andare avanti e oltre.

60.1. Parlare e scrivere "bene", anzi "meglio" ovvero le prime due grandi operazioni linguistiche

La terza dimensione del "punto di vista linguistico" dopo le due fondamentali del descrivere e dell'interpretare è -come abbiamo visto- quella dell'operare linguisticamente, innanzi tutto in quanto si parla e si scrive "bene" se si prende coscienza e ci si serve adeguatamente di parole, sillabe, foni sia nella loro veste fonetica (articolatoria e acustica) sia nel loro assetto grafico (logogram mi, sillabogrammi, fonogrammi). Ma questo livello, sia pure necessario, non è sufficiente: per parlare e scrivere "meglio" occorre confrontarsi con alcune "palestre" di diversa epoca e dignità, ma tutte intese a potenziare e ad esaltare l'uso della lingua. In questo senso ci siamo mossi, in veloce rassegna, dalla retorica degli Antichi rivisitata secondo i canoni della linguistica teorica e, attraverso la considerazione delle mille sfaccettature della stilistica, che è prassi letteraria moderna, siamo arrivati a toccare alla fine le problematiche attualissime dell'

educazione linguistica, che scardina le barriere pedagogiche della vecchia grammatica

normativa ed attiva nel discente un continuo incremento di abilità linguistiche e di complessiva competenza comunicativa.

60.2. Implicazioni ed applicazioni: per un impegno linguistico consapevole ed efficiente

Tra le più importanti implicazioni dell'operare linguistico abbiamo affrontato i grandi temi delle politiche linguistiche, dei progetti e dei processi di standardizzazione, della creazione di lingue artificiali; tra le più importanti applicazioni ci siamo rivolti ai problemi dell'apprendimento, dell'insegnamento, dell' interpretariato e della

traduzione. Non si può negare che in questo modo si mette molta "carne al fuoco" e che

certe "cotture" possono risultare alla fine... "indigeste" sia per l'eterogeneità dei problemi affrontati sia per il carattere frettoloso e incompleto della trattazione. Ma è innegabile -per tentare una sommaria rassegna- che l'attività linguistica è assai spesso politica attiva o, altrimenti, attiva volontà di regolamentazione e, infine, di repressione da parte del potere costituito; che l'esigenza di una lingua ufficiale e di una ortografia riformata sono alla base di operazioni linguistiche conseguenti; che giochi linguistici, lingue segrete e lingue universali si costruiscono con strumenti linguistici e rispondono alle esigenze più