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Madri, maternità e violenza del partner

4.3 La colpevolizzazione delle madri

4.3.1 I contributi degli esperti

“Gli esperti – medici, psichiatri e psicoanalisti- hanno contribuito con i loro strumenti specifici all’ideologia pervasiva della colpevolizzazione delle madri, creando una situazione paradossale: qualsiasi cosa facciano, ai loro occhi, le madri sbagliano” (p. 74, Romito, 2006). In questo contesto,

76 la conseguenza logica è che le madri siano ritenute responsabili anche delle violenze che gli uomini infliggono ai loro figli.

4.3.2 (Sindrome d’) Alienazione Parentale

La Sindrome di Alienazione Parentale (SAP) trova terreno fertile in questo contesto di colpevolizzazione delle donne vittime di violenza. La SAP è una teoria psichiatrica (e, come vedremo nel seguente paragrafo, non è la sola) che, contribuendo in modo importante all’occultamento delle violenze sessuali, si basa sul pregiudizio sociale che le vittime, donne e bambini, mentono, inventano, esagerano o fantasticano (Crisma & Romito, 2007). Questa “sindrome” è stata ideata nel 1985 da Richard Gardner, psichiatra forense statunitense, pro-pedofilo convinto che:

«Tutti noi siamo perversi polimorfi da bambini e c'è un po' di pedofilia in ognuno di noi» (p.118, Gardner, 1991).

«Il pedofilo è sfortunato a vivere in un luogo e un'epoca storica che condannano la sua inclinazione. Ciononostante, questa non è una ragione sufficiente per autocolpevolizzarsi» (p.119, Gardner, 1991).

Gardner sostiene che la SAP entra in gioco quando, in fase di separazione e affidamento dei figli, un bambino/a si rifiuta di incontrare il genitore non affidatario, tipicamente il padre, spesso dicendo che ha paura di lui, e viene sostenuto in questo dalla madre (Crisma & Romito, 2007). Questo rifiuto, secondo l’ottica gardneriana, va imputato alla madre, che manipolerebbe i figli in questa direzione: la madre farebbe così una sorta di lavaggio del cervello ai figli allo scopo di tenerseli tutti per sé, distruggendo la relazione padre-figli.

Secondo Gardner, per valutare la presenza di SAP è necessario verificare i seguenti criteri: 1. il bambino riferisce l'abuso solo se spronato dal genitore che sostiene la denuncia;

77 2. esiste una contraddizione tra accusa del minore e presenza confortevole del genitore accusato; 3. c'è una partecipazione vivace e litigiosa del genitore che sostiene la denuncia;

4. nel minore è presente la tendenza a manipolare oppure presenta un evidente bisogno di compiacere (p.675, Fornari, 2015).

Altri quattro criteri diagnostici sono stati identificati in seguito:

1. Difficoltà di transizione nel momento in cui il figlio si separa dal genitore alienante per trascorrere il periodo di visita con il genitore alienato;

2. Comportamento antagonistico o distruttivo durante le visite presso il genitore alienato; 3. Legame patologico o paranoide con il genitore alienante;

4. Legame forte e sano con il genitore alienato prima che intervenisse il processo di alienazione (p.676, Fornari, 2015).

La teoria di Gardner suggerisce inoltre di basare la diagnosi di SAP sull'osservazione di otto presunti sintomi primari nel bambino (Gardner, 1985):

1. la campagna di denigrazione, nella quale il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore «alienante» verso quello «alienato». In una situazione normale ciascun genitore non permette che il bambino esibisca mancanza di rispetto e diffami l'altro. Nella PAS, invece, il genitore «alienante» non mette in discussione tale mancanza di rispetto, ma può addirittura arrivare a incoraggiarla;

2. la razionalizzazione debole dell'astio, per cui il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o, anche, solamente superficiali (esempi citati, «Alza sempre la voce quando mi dice di lavarmi i denti», oppure «Mi dice sempre “Non interrompere!”»);

78 3. la mancanza di ambivalenza, per la quale il genitore rifiutato è descritto dal bambino come

«completamente negativo» laddove l'altro è visto come «completamente positivo»;

4. il fenomeno del pensatore indipendente indica la determinazione del bambino ad affermare di essere una persona che sa ragionare senza influenze e di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione senza input del genitore «alienante»;

5. l'appoggio automatico al genitore «alienante» è una presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore «alienante», qualsiasi genere di conflitto venga a crearsi;

6. l'assenza di senso di colpa, per il quale tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore «alienato» trovino giustificazione nel fatto di essere meritate, sorta di «giusta punizione»;

7. gli scenari presi a prestito, ovvero affermazioni che non possono ragionevolmente provenire direttamente dal bambino, quali ad esempio l'uso di frasi, parole, espressioni o la citazione di situazioni normalmente non patrimonio di un bambino di quell'età per descrivere le colpe del genitore escluso;

8. l'estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato, che coinvolge, nell'alienazione, la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o un compagno) del genitore rifiutato.

Inoltre, la SAP può essere lieve, moderata o grave, come sintetizzato nella Tabella 4.210

79 Circa la possibilità di “guarigione da questa sindrome”, la teoria di Gardner sostiene che nei primi due livelli è applicabile un trattamento psicoterapeutico di tipo familiare, mentre nel terzo, al fine di “recuperare il minore”, l’intervento auspicabile è quello di rimuovere il bambino/a dalla madre, attraverso un’inversione dell’affidamento dal genitore alienante (madre) al genitore alienato (padre), nonché accusato di abuso sessuale (Gardner, 1998).

La SAP viene così presentata come se fosse una categoria psichiatrica obiettiva, una diagnosi scientifica; in conseguenza di questa “diagnosi”, le paure del bambino e l’ipotesi di violenze nei suoi confronti tendono a essere sottovalutate (Crisma & Romito, 2007; (Lapierre & Côté, 2016).

80 La SAP sarebbe inoltre riscontrabile soprattutto in quelle separazioni in cui sono presenti denunce e accuse di abuso sessuale, da considerarsi sempre false. I dati di ricerca a questo proposito sono chiari: le denunce di abuso fatte dal genitore affidatario dopo la separazione sono infrequenti e solo molto raramente sono false (Trocmé, & Bala 2005).

Seppur in Italia è spesso citata da autori che lavorano nel campo dell’abuso sui minori (per esempio Camerini11 e Gullotta12), la SAP è stata molto criticata (es.Warshak, 2015), definita “Junk Science” (Katz, 2003), in quanto non ci sono ad oggi dati scientifici attendibili e i criteri diagnostici proposti da Gardner sono frutto di sue osservazioni e non sono mai stati verificati con studi controllati. Inoltre, non è mai stata inserita nel DSM, il Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi mentali utilizzato a livello mondiale.

Emerge così l’Alienazione Parentale (AP). Depurata dal termine “sindrome”, l’AP ripropone, esattamente gli stessi paradossi e le stesse carenze logiche della SAP (Coffari, 2018). L’AP vuole descrivere una situazione più o meno frequente nel caso di separazioni o divorzi molto “conflittuali” (Johnston & Kelly, 2004). Nell’AP, i motivi che possono rendere un bambino “alienato” sono numerosi: molti dei casi descritti dagli autori riguardano padri che sono stati mariti violenti e che continuano, anche dopo la separazione, a denigrare la madre di fronte ai figli e a cercare di allontanarli da lei. Inoltre, nell’ AP si evitano i “rimedi” di Gardner, cercando invece di promuovere una buona relazione con entrambi i genitori. Anche nell’AP permane tuttavia un problema centrale, cardine della SAP: in questo approccio, le ragioni del rifiuto del bambino e della paura materna non sono basate sulla realtà, e cioè sul comportamento abusivo dell’altro genitore (Romito & Crisma, 2017), bensì sono frutto di un meccanismo alienante e manipolatorio.

11 Si veda a titolo d’ esempio: Camerini, G.B., Pingitore, M., Lopez, G. (2016). Alienazione parentale. Innovazioni

cliniche e giuridiche, Franco Angeli.

12 Si veda a titolo d’esempio: fra i vari: Gulotta, G., Cavedon, A., Liberatore, M. (2015). La sindrome di alienazione

81 Nel DSM-5, nell’ambito dei “Problemi correlati all’allevamento dei figli”, vi è la descrizione del “Problema relazionale genitore-bambino” in cui si accenna all’alienazione genitoriale, spiegando i problemi cognitivi nel problema relazionale genitore-figlio come inclusivi di “attribuzioni negative delle intenzioni dell’altro, ostilità verso gli altri, o rendere gli altri il capro espiatorio, e sentimenti non giustificati di alienazione». Ovvero, il figlio attribuisce intenzioni negative a quasi tutto quello che fa il genitore alienato; il figlio biasima il genitore alienato trattandolo come capro espiatorio in ogni possibile circostanza; e il figlio fa esperienza di ingiustificati sentimenti di ostilità e atteggiamenti negativi verso il genitore alienato. Nel DSM-5 troviamo inoltre altre due nuove preoccupanti diagnosi che possono essere usate dai professionisti e dai consulenti forensi pro-(S)AP. La prima è denominata “Child affected by parental relationship distress” che, secondo i sostenitori della SAP/AP va usata quando “il focus dell’attenzione clinica è l’effetto negativo della relazione genitoriale (ad esempio alti livelli di conflitto, stress o denigrazione) sul figlio, inclusi effetti su disturbi mentali o fisici del figlio”. I sostenitori dell’AP ritengono sia una buona descrizione di come nasce l’alienazione, in quanto descrive come i figli sono danneggiati durante le separazioni e i divorzi conflittuali, specialmente quando i genitori sperimentano stress e continuano a denigrare l’altro genitore (Bernet, von Boch-Galhau, Baker, Morrison, 2010).

La seconda nuova diagnosi nel DSM-5 è il “Child psychological abuse”, che viene definito come “atti non accidentali verbali o simbolici di un genitore o caregiver che causano, o hanno la ragionevole probabilità di causare, un significativo danno psicologico al bambino”. In questo caso, coloro che aderiscono all’AP, vedono nel comportamento del genitore alienante “un abuso psicologico infantile” (Bernet, et al., 2010).

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