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Obiettivi e Metodo

8.2 Separazione e affidamento dei figli

8.2.2 Denunce: arma a doppio taglio

La denuncia è una segnalazione di un fatto che deve essere penalmente rilevante e/o il denunciante deve ritenerlo tale (p.37, Dalla Costa, 2017). Fra le donne intervistate, 11 su 13 hanno sporto denuncia ai danni dell’ex partner e l’esperienza è stata vissuta con grande stress, fatica e paura. Atteggiamenti di colpevolizzazione nei confronti della donna, spesso non creduta o non ritenuta credibile, hanno portato a definire l’iter giudiziale come faticoso, inconcludente, addirittura mostruoso, da sconsigliare alle altre donne.

“Cioè io capisco le donne che non vogliono denunciare. Non dico che è giusto ma se io penso che per così tra virgolette poco rispetto ad altre che vedi lividi, cicatrici, io mi ricordo che mi hanno tenuto una volta 7-8 ore in caserma a chiedermi cos’era successo, a ripetere quello che era successo, a che ora, dov’era, com’era, in che posizione, cioè alla fine piangendo gli faccio “sono io che ho picchiato qualcuno?” perché star 7 ore e così e colà e la posizione e la mano, cioè… e aveva qualche motivo? Ti fanno sentire come se hai tu la colpa di tutto, ed è un iter mostruoso… perché già uno ha il dolore e la paura di raccontare le cose successe in casa perché hai paura che non ti credano, poi la famiglia magari ti dice “non è che sei tu che un po’ hai istigato, che magari gli hai detto mezza parola in più e lui…” e tu magari pensi che forse si, gli hai detto che è scemo e ti ha menato, giusto, gli ho detto che è scemo… no? e mi ha menato… vai a ragionare anche così…” (Giada).

186 “Se le donne sapessero cosa le aspetta quando fanno denuncia, non so quante deciderebbero di intraprendere questa via giudiziale… questo è quello che posso dire io, faticosissimo… (…) avrei preferito non farla… se è il prezzo per arrivare a qualcosa può andare anche bene ma se io ho dovuto pagare in termini di tempo, di ansia, di soldi, tanto e non ottenere niente… non la consiglierei a nessuna, ecco” (Maria).

“Cioè con tutte le chiamate dei carabinieri, denunce, lo stesso il giudice… non mi credevano! Pensavano che dicessi cazzate, praticamente non avevo nessun diritto” (Monika).

Tutte le donne che ho intervistato e che hanno sporto denuncia nei confronti dell’ex partner, sono state a loro volta contro denunciate da costui, principalmente per calunnia, per sottrazione di minore e per essere “madre non idonea”.

“Ho altre 2 denunce penali, la prima per diffamazione, perché il mio ex marito sostiene che l’abbia diffamato sul posto di lavoro.Il giudice di pace ha ritenuto che non si trattasse di diffamazione e l’ha mandata ad altro giudice che è stata trasformata in calunnia e quindi ha aumentato la gravità della cosa” (Elisa).

“Gli avevo detto: “i bambini puoi venire a trovarli ogni volta che vuoi, previo avviso, previo contatto e organizzazione. I bambini sai dove sono e non ci sono problemi”. Lui veniva qua tutti i giorni quasi, veniva lì due ore, poi li salutava e se ne andava. Ehm…nel frattempo mi ha fatto la denuncia per sottrazione di minore” (Elisa).

“Ho fatto denuncia in CAV, ho aspettato un anno per farla veramente. Per vari motivi l’avvocatessa non me la faceva fare, perché mi diceva “tu non ti ricordi” … avevo un’amnesia, cioè mi rifiutavo di ricordare qualsiasi cosa, poi ho visto pian pianino che vengono tutti i particolari. Il CAV mi ha proposto di fare una denuncia con loro, mi hanno detto che posso scegliere se fare la denuncia con l’avvocato o con loro. Ho parlato con l’avvocato, perché mi fidavo tanto e lei mi ha detto “non

187 facciamo adesso, facciamo più avanti…” e io l’ho ascoltato. E ho sbagliato perché lui ha iniziato a farmi le denunce perché si aspettava da me le denunce e le abbiamo fatte più o meno nello stesso tempo. Poi mi sono arrabbiata con l’avvocato (…) lui mi ha fatto la prima denuncia al Tribunale per i minori, cioè, perché sono madre, perché sono una pessima madre, era generica, non c’era una ragione” (Sveva).

In un solo caso l’assistente sociale interviene ai danni di un padre violento che aveva denunciato l’ex moglie per sottrazione dei minori; l’operatrice si reca dai carabinieri per dimostrare che l’uomo non si presentava alle visite protette.

Nel caso seguente, la denuncia per maltrattamento sporta dalla donna è stata seguita da una denuncia di maltrattamento da parte del partner: la donna infatti lo aveva morso per difendersi dal suo tentativo di strangolamento. Il giudice decide di condannare entrambi.

“Non mi ricordo se ho fatto 1 o 2 denunce, comunque i fatti erano 2. Una volta che mi ha messo le mani addosso, quando mi aveva messo le mani al collo io l’avevo morso, l’avevo morso perché lì avevo veramente preso paura, ho detto “adesso qui son finita”, ho pensato solo “cerca di arrivare alla porta sennò sei morta”, è stato brutto, mi ricordo che è stato brutto. E lì penso con la forza della disperazione, hai una forza, penso che è l’istinto che ti fa reagire ehm…non ragioni, perché magari calci non mi ricordo se riuscivo, il morso è l’unica cosa che mi è venuta d’istinto in modo che lasciasse la presa e per fortuna così è stato e lui mi ha denunciato per questo morso, quindi lui aveva una denuncia e io avevo una denuncia. Cioè palese che il morso non è stato dato a caso, passavi e ti ho morso, no, tu mi stavi strozzando e io ti ho morso. Il giudice ha pensato bene, io adesso non ho capito perché c’erano vari capi d’accusa, so soltanto che lui è stato condannato per tutto quello che abbiamo chiesto e che io sono stata condannata per il morso” (Giada).

188 Quali gli esiti di queste denunce? Dalle interviste emerge chiaramente come le contro denunce siano strumentali: spesso gli uomini violenti propongono di ritirarle per ottenere l’affido condiviso dei figli. Talvolta, i tempi della giustizia sono talmente lunghi da farle cadere in prescrizione.

“Le sue denunce sono ricatti, perché lui è disposto alla chiusura delle penali e alla vendita della casa qualora io gli dia il 50% dei bambini” (Elisa).

“Io ero seguita da un’altra avvocata, che ha tanto nome ma nessun fatto, la quale mi ha detto “signora lei era lì”, “sì ma se io mi faccio dare, mi prendo un’avvocata che pago profumatamente, mi deve informare che io ho la possibilità di rifiutare di firmare, vista la situazione” (voce molto alta, rabbia) A quel punto, firmando una consensuale, ho annullato tutto, ho annullato le denunce per violenza, ho annullato tutto quello che di contorno era di brutto… come una donna che dice “ma non mi ha fatto tano male” (…) perché all’interno della consensuale io ho accettato di dare i bambini al mio ex marito come tutte le altre coppie.” (Michela).

“Io ho cambiato 7 giudici perché si alternano, qua a xx è un tribunale che sta per chiudere, giudici che vengono trasferiti, donne in maternità che vengono spostate, riorganizzazione, cambiato il presidente del tribunale perché è andato in pensione, ehm… insomma, un tribunale mal messo, ma questo me l’hanno detto da subito, ma così mal messo non immaginavo… per cui, eravamo al 98% e rischia di andare in prescrizione quindi di cadere tutto quanto e non è più recuperabile tutto quello che si è fatto, denunce e quant’altro” (Maria).

Dalle interviste ai professionisti emerge scarsa consapevolezza dei meccanismi per cui una donna possa ritrattare una denuncia nei confronti del partner, e delle difficoltà che può incontrare: gli esiti sono incerti e la delusione potenziale del processo è dannosa. Per questo è molto importante che i professionisti non insistano e forzino le donne a denunciare, come riportato da questa avvocata:

189 “Io ho nel mio telefono delle foto di donne che vengono con i lividi, con le botte e non vogliono denunciare. Allora io una volta ho detto “stia ferma lì”, la metto lì con il giornale, così sappiamo la data, e la fotografo. Quando lei decide, almeno abbiamo la prova… può sempre decidere di farlo, perché il passaggio dalla consapevolezza di aver subìto violenza alla decisione di denunciare è ancora enorme (…) quando le donne decidono di denunciare, di affrontare il processo, è un percorso di, del loro lavoro di rielaborazione di di ehm, del dolore, del maltrattamento, cioè è un pezzo…loro affidano al processo un pezzo e la delusione del processo è dannosa…quindi è per quello che io non insisto sulla denuncia, “se vuoi denunciare, io son qua” ma non dico mai “dai, denuncia, ma fallo!”, come tante fanno eh?” (Avvocata 3).