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Conversione e nominalizzazione

CAPITOLO 1: Parti del discorso e categorialità

3. Polivalenza, precategorialità, conversione

3.4. Conversione e nominalizzazione

La nominalizzazione è un fenomeno vastissimo e largamente diffuso nelle lingue del mondo, in cui è realizzato da una varietà enorme di costruzioni (Muysken 1994: 2811). La nominalizzazione in quanto istanza di conversione, che si è vista esemplificata in §3.3, costituisce infatti soltanto uno dei diversi tipi di

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nominalizzazione, come si vedrà nel dettaglio nel cap. 2. Prima di approfondire la descrizione di queste diverse strategie, si vuole qui dirimere una questione teorica sostanziale: è legittimo parlare di nominalizzazione – in quanto istanza di conversione non marcata – all’interno di una lingua in cui la flessibilità sintattica pare essere una risorsa sistemica?

Infatti, come si mostrerà nel corso di questo lavoro, la possibilità per i verbi di occorrere in funzione nominale non riguarda solo le parole classificate come MDC. La flessibilità sintattica è un fenomeno molto esteso, che pare proprio di tutte le parole il cui contenuto semantico si riferisce a entità del secondo ordine. Infatti, per quanto questa flessibilità sintattica possa essere considerata una conseguenza dell’assenza di distinzioni morfologiche, la sua portata si estende anche sui (pochi) verbi contrassegnati da morfologia verbale. Si è già osservato in § 2.3.1 che il suffisso -化 -huà, che aveva in fasi precedenti della lingua una netta funzione verbalizzante, serve oggi anche a derivare nomi. Nell’esempio che segue compare in funzione nominale il verbo 深化 shēnhuà ‘approfondire’, derivato dall’aggettivo 深 shēn ‘profondo’:

(10) 人类 对于 疾病 认识 的 深化

rénlèi dùiyú jíbìng rènshi de shēnhuà

umanità verso malattia conoscere DE approfondire ‘L’approfondimento di ciò che l’umanità conosce della malattia’ (Chinese GigaWord 2 Corpus).

Quel che emerge dall’analisi del corpus è che la nominalizzazione come conversone (o nominalizzazione non marcata) è un fenomeno estremamente diffuso, al punto da essere virtualmente disponibile per ogni verbo. Ed è proprio questa estrema diffusione ad imporre una riflessione teorica: come si conciliano il fenomeno della polivalenza del lessico e la conversione? In altre parole, dove si colloca il confine tra le parole polivalenti e i verbi nominalizzati?

Una prima possibile soluzione per dirimere la questione è fare riferimento alla frequenza delle attestazioni in funzione nominale e verbale, e considerare polivalenti i verbi le cui attestazioni in contesto nominale superano una certa percentuale. Il problema di un’analisi di questo tipo è che è scarsamente automatizzabile: ogni

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occorrenza dovrebbe essere analizzata individualmente per capire se ha funzione nominale o verbale. Ciononostante, si è tentata un’analisi esplorativa su 29 parole piuttosto diverse per frequenza assoluta, funzioni d’uso e proprietà semantiche. Il campione è stato costruito con verbi e aggettivi, il cui contenuto semantico si riferisce ad azioni o a proprietà; solo alcuni di essi sono normalmente registrati nei dizionari come polivalenti.

Per isolare automaticamente occorrenze sicuramente nominali, si è considerato il contesto immediatamente alla destra della particella di modificazione nominale de (per una spiegazione teorica, cfr. cap. 3). Le parole che compaiono alla destra di de sono quasi sempre37 nomi anche se, senza dubbio, non coincidono con tutte le

occorrenze della parola in funzione nominale38. Ciononostante, se utilizzato per tutte

le parole del campione, il parametro della percentuale di occorrenze alla destra di de permette di avere un margine di confronto. Quanto segue ha quindi il valore di un’indagine qualitativa, effettuata allo scopo di mettere in luce eventuali fenomeni macroscopici.

L’analisi è stata limitata al Chinese GigaWord 2 Corpus, di vaste dimensioni e processabile automaticamente. Si sono confrontate le occorrenze totali di ognuno dei 29 verbi con le occorrenze di ciascuno nel contesto che segue la particella di modificazione nominale de. I risultati sono riportati in Tabella 6, ove compaiono ordinati per frequenza decrescente di comparsa nel contesto di nominalizzazione:

37 A parte i casi – relativamente rari e non processabili automaticamente – in cui una nominalizzazione

marcata (ossia un sintagma con de finale, cfr. cap. 4) funge da soggetto al verbo in questione.

38 Sono escluse tutte le occorrenze nominali non specificate da modificatori di tipo attributivo-relativo o specificativo: infatti, la struttura con de serve proprio a modificare il nome che segue.

58 TOT de + X % 邀请 yāoqǐng ‘invitare’ 32.725 12.415 37,94 危险 wēixiǎn ‘pericoloso’ 13.822 4.603 33,30 战斗 zhàndòu ‘combattere’ 12.941 3.121 24,12 努力 nǔlì ‘impegnarsi’ 109.642 21.505 19,61 斗争 dòuzhēng ‘combattere’ 32.631 5.596 17,15 发展 fāzhǎn ‘sviluppare’ 679.559 110.422 16,25 支持 zhīchí ‘sostenere’ 119.424 18.924 15,85 祝贺 zhùhè ‘congratularsi’ 15.209 2.102 13,82 生长 shēngzhǎng ‘crescere’ 9.159 1.252 13,67 反抗 fǎnkàng ‘ribellarsi’ 1.034 104 10,06 统一 tǒngyī ‘unire’ 79.738 7.500 9,41 称叹 chēngtàn ‘ammirare’ 11 1 9,09

会谈 huìtán ‘tenere un discorso’ 70.501 6.338 8,99

过渡 guòdù ‘traghettare’ 13.392 1.149 8,58 赞叹 zàntàn ‘ammirare’ 1.618 130 8,03 破坏 pòhuài ‘distruggere’ 22.214 1.771 7,97 增长 zēngzhǎng ‘crescere’ 183.071 10.827 5,91 起义 qǐyì ‘rivoltarsi’ 2.775 159 5,73 称道 chēngdào ‘lodare’ 734 42 5,72 回升 huíshēng ‘risalire’ 10.713 548 5,12 出版 chūbǎn ‘pubblicare’ 38.384 1.549 4,04 巩固 gǒnggù ‘consolidare’ 15.167 546 3,60 存在 cúnzài ‘esistere’ 49.965 1.643 3,29 吃 chī ‘mangiare’ 25.245 398 1,58 会见 huìjiàn ‘incontrare’ 87.309 1.214 1,39 见面 jiànmiàn ‘incontrare’ 4.839 35 0,72 达到 dádào ‘ottenere’ 113.966 277 0,24 发表 fābiǎo ‘pubblicare’ 88.600 209 0,24 费力 fèilì ‘sforzarsi’ 434 0 0,00

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Come si vede in Tabella 6, i risultati mostrano una grande variabilità: alcune delle parole del campione non compaiono a destra di de praticamente mai, mentre altre lo fanno in oltre il 30% delle occorrenze totali. La frequenza assoluta del verbo non sembra essere un parametro rilevante: verbi estremamente frequenti possono essere nominalizzati piuttosto spesso (ad es. 发展 fāzhǎn ‘sviluppare’), o raramente ( 达到 dádào ‘ottenere’). Lo stesso è vero per verbi relativamente meno frequenti. Anche il tipo semantico di partenza non pare rilevante: tra le parole che compaiono a destra di de con la maggiore frequenza vi sono infatti verbi transitivi (邀请 yāoqǐng ‘invitare’), aggettivi (危险 wēixiǎn ‘essere pericoloso’), e verbi intransitivi (努力 nǔlì ‘impegnarsi’). Non vi sono inoltre differenze sostanziali nella distribuzione di parole che vengono normalmente classificate nei dizionari come polivalenti, come ad es. 斗 争 dòuzhēng ‘combattere’, e di verbi solitamente classificati come “puri”, come 发展 fāzhǎn ‘sviluppare’. Anzi, tra le parole che compaiono più raramente nel contesto che segue de vi sono, in modo forse paradossale, parole spesso registrate come polivalenti, come ad esempio 发表 fābiǎo ‘pubblicare’, oltre a verbi puri come 达到 dádào ‘ottenere’.

Una tendenza che può forse essere osservata nella Tabella 6 è che i verbi fortemente transitivi compaiono alla destra di de in percentuali spesso relativamente basse, cfr. 吃 chī ‘mangiare’ e 杀 shā ‘uccidere’, con la vistosa eccezione di 破坏 pòhuài ‘distruggere’. Un’ipotesi che può ragionevolmente seguire questa osservazione riguarda il ruolo della semantica nella frequenza di occorrenze in funzione nominale. Per quanto non vi siano basi teoriche forti a sostegno di quest’ipotesi, si può infatti supporre che parole che presentano caratteristiche semantiche verbali fortemente marcate, come l’atelicità, la non delimitatezza, l’additività, il dinamismo e la suddivisibilità (cfr. 2.3.2) vengano nominalizzate più di rado rispetto a verbi le cui caratteristiche semantiche siano più vicine a quelle dei nomi.

Per valutare il ruolo della semantica nella distribuzione delle parole in funzione di nome o di verbo, si è ripetuta l’analisi su un campione di 14 quasi sinonimi di 支持 zhīchí ‘sostenere’, selezionate tramite una ricerca dall’inglese nei dizionari bilingui. Tutte queste parole hanno approssimativamente lo stesso significato di 支持 zhīchí, che però è di gran lunga la più frequente. Cfr. Tabella 7:

60 TOT de + X % 支持 zhīchí ‘sostenere’ 119.424 18.924 15,85 援助 yuánzhù 33.364 5.281 15,83 承受 chéngshòu 3.716 584 15,72 拥护 yōnghù 4.749 744 15,67 支撑 zhīchēng 4.185 532 12,71 扶持 fúchí 15.851 1.191 7,51 扶助 fúzhù 1.313 86 6,55 支援 zhīyuán 13.726 773 5,63 赡养 shànyǎng 589 29 4,92 供养 gōngyǎng 648 30 4,63 撑腰 chēngyāo 257 7 2,72 依托 yītuō 74 1 1,35 依靠 yīkào 20.505 88 0,43 倚靠 yǐkào 17 0 0,00

Tabella 7: percentuale di occorrenze di 14 quasi-sinonimi nel contesto alla destra di de.

Dall’analisi risulta che, tra i sinonimi, alcuni hanno percentuali di nominalizzazione39 molto vicine tra loro, mentre altri compaiono come nomi più

raramente, o quasi mai. Anche in questo caso, il ruolo della frequenza è poco rilevante: verbi relativamente molto frequenti come 援助 yuánzhù e 依靠 yīkào hanno percentuali di occorrenza nominale molto diverse. Se le caratteristiche semantiche della parola avessero un ruolo forte sulla sua tendenza a comparire come nome o come verbo, tutti i sinonimi avrebbero una percentuale di occorrenze alla destra di de molto simile. Non è questo, evidentemente, il caso. È molto chiaro qui che, rispetto alla frequenza di nominalizzazione, chaque mot a son histoire. Si imporrebbe un’analisi diacronica di ognuna delle voci del campione che chiarisca – tra le altre cose – il ruolo delle varie radici coinvolte (come 支 zhī ‘sostenere’, 扶 fú ‘reggere con la mano’, 助 zhù ‘aiutare’, 养 yǎng ‘allevare’, 依 yī ‘dipendere da’).

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Per gli scopi della presente analisi, di fatto, né le caratteristiche semantiche né altri parametri quali la frequenza assoluta servono a chiarire quali verbi compaiono più spesso in funzione nominale. Inoltre, a parte la difficoltà oggettiva di calcolare con precisione la percentuale di occorrenze di una certa parola in contesto nominale, l’idea di stabilire una soglia teorica che spartisce le parole che sono sia nome sia verbo dai verbi che compaiono occasionalmente in funzione nominale è priva di fondamento teorico.

Questa analisi impone di rifiutare l’ipotesi della frequenza come criterio utile a distinguere i lessemi polivalenti dai verbi nominalizzati. La distinzione tra le due categorie non pare infatti avere riscontro empirico ed è in ogni caso priva di fondamento teorico. La conclusione più ragionevole è l’ipotesi che il lessico del cinese sia un sistema altamente flessibile, in cui ogni parola può potenzialmente essere oggetto di conversione. Lo è, secondo quanto detto in §2.3.1, in virtù dello scarso peso morfologico che le parti del discorso hanno sulle parole: il fatto che quasi nessuna categoria del verbo o del nome debba essere espressa obbligatoriamente rende lo spostamento tra parti del discorso molto più agevole. Che i dizionari riportino solo alcuni lessemi come polivalenti è evidentemente una scelta non basata su analisi di corpora, che non deve essere ritenuta vincolante.

Da quanto detto finora risulta quindi che la polivalenza del lessico del cinese va intesa soprattutto come flessibilità sistemica, che caratterizza virtualmente ogni parola. Per i motivi presentati in §3.3, si considerano nominalizzazioni non marcate i casi di conversione in cui una parola il cui contenuto semantico si riferisce a un’azione, un processo o a una proprietà compare come nome. In questo senso, anche i casi di lessico classificato come polivalente sono da considerarsi, a livello teorico, esempi di conversione, e nella fattispecie tutte le istanze di entità del secondo ordine che compaiono in funzione nominale sono considerate esempi di nominalizzazione. Per quanto si affermi qui che non esiste alcuna differenza teorica sostanziale tra polivalenza lessicale e conversione, al fine di rendere lo studio più innovativo ed interessante, nei capitoli che seguono si farà ricorso soprattutto ad esempi che includono verbi considerati non polivalenti.

Le dinamiche interne al processo di nominalizzazione non marcata sono varie ed interessanti, e verranno esaminate in maniera dettagliata nel cap. 3. Nel cap. 2 si

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introdurrà invece il secondo tipo di nominalizzazione, che verrà poi analizzato nel dettaglio nel cap. 4, ossia la nominalizzazione marcata, che come questione teorica esula dalle problematiche affrontate in questo capitolo, come si avrà modo di mostrare.