CAPITOLO 5: La nominalizzazione degli aggettivi
1. Gli aggettivi
1.3. Proprietà e processi
Potendo svolgere funzione predicativa diretta, gli aggettivi del cinese sono comparabili ai verbi: il paragone - introdotto e motivato nella sezione precedente - si struttura al livello della pragmatica. Al livello della sintassi, la grammatica tradizionale descrive le due classi come dotate di comportamenti differenti: come visto, gli aggettivi possono assumere i gradi comparativo e superlativo e sono modificabili dagli avverbi di grado – comparendo quindi in strutture formali specifiche – mentre i verbi hanno come principale caratteristica microsintattica il fatto di poter essere modificati dalle marche aspettuali (cfr. cap. 1 §2.3.1).
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Per comparare più nel dettaglio i comportamenti sintattici delle due classi di parola, è utile partire dai casi di parole polivalenti, ossia parole che sono classificate nei dizionari sia come aggettivi sia come verbi. Un esempio è 腐烂 fǔlàn ‘marcio, marcire’:
(11) 这 个 世界 在 腐烂
zhè ge shìjiè zài fǔlàn
questo CLS mondo PROG marcire
‘Questo mondo sta marcendo’ (zhTenTen).
(12) 这 是 一 种 很 腐烂 的 作法。
zhè shì yī zhǒng hěn fǔlàn de zuòfǎ questo essere uno CLS molto marcio DE pratica ‘Questa è una pratica molto corrotta’
(zhTenTen).
In (11), 腐烂 fǔlàn è modificato dalla marca di aspetto progressivo 在 zài PROG, che lo qualifica come verbo. In (12), 腐烂 fǔlàn modifica il nome 作法 zuòfǎ ‘modo di fare, pratica’, a sua volta modificato dall’avverbio di grado 很 hěn ‘molto’. La funzione attributiva e la presenza dell’avverbio di grado qualificano 腐烂 fǔlàn come aggettivo. Inoltre, come si vede in (13), 腐烂 fǔlàn compare spesso in funzione attributiva diretta, non mediata dalla particella 的 de, altra caratteristica che lo qualifica in senso aggettivale:
(13) 街上 有 些 商贩 也 常常
jiēshang yǒu xiē shāngfàn yě chángcháng strada.sopra avere alcuni bancarelle anche spesso
便宜 出售 一些 腐烂 水果。
piányi chūshòu yīxiē fǔlàn shuǐguǒ economico vendere alcuni marcire frutta
‘Per strada ci sono anche alcune bancarelle che spesso vendono a poco prezzo dei frutti marci’
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腐烂 fǔlàn è quindi, nell’uso, sia un verbo sia un aggettivo. La vicinanza formale è in questo caso iconica di una chiara contiguità semantica: specificare la natura del rapporto concettuale che intercorre tra il processo di marcire e la proprietà di essere marcio permette di illustrare la vicinanza cognitiva tra aggettivi e verbi. È chiaro, in primo luogo, che la distinzione tra marcire e essere marcio non riguarda il tipo di entità espressa. Il contenuto lessicale è, in entrambi i casi, riferito alla stessa proprietà. Infatti, marcire è un processo di cui marcio altro non è che lo stato risultante. La differenza tra marcire ed essere marcio si configura quindi come differenza di aspetto: il verbo si riferisce all’aspetto dinamico di un fenomeno che caratterizza un’entità, che invece nell’aggettivo è presentato come completo.
In coppie di questo tipo, la coincidenza formale tra verbo e aggettivo è cognitivamente motivata, e riflette la vicinanza concettuale tra processo e stato risultante. Anche in italiano, del resto, gli aggettivi che esprimono uno stato risultante sono spesso realizzati da forme di participio passato, e sono quindi formalmente verbi. Inoltre, il caso appena illustrato mostra come anche le proprietà – e non solo i processi – siano sensibili alla variazione aspettuale.
Si considerino ora gli aggettivi non polivalenti, ossia quelli che, diversamente da 腐烂 fǔlàn, non sono considerati anche verbi. In molti casi, come già notato per i MDC, la flessibilità effettiva della lingua supera quella registrata nei dizionari; infatti, anche gli aggettivi “normali” possono comparire in contesti di verbalizzazione. Si veda l’es. seguente, in cui l’aggettivo 少 shǎo ‘poco, pochi’ è modificato dall’avverbio di aspetto progressivo 在 zài PROG:
(14) 我 在 银行 存 的 几千 元
wǒ zài yínháng cún de jǐqiān yuán
io in banca depositare DE alcuni.migliaia yuan
存款 为什么 总 在 少 呢?
cúnkuǎn wèishénme zǒng zài shǎo ne?
risparmi perché sempre PROG poco MOD
‘Perché le migliaia di yuan del mio deposito in banca stanno costantemente diminuendo?’
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In (14), l’aggettivo 少 shǎo ‘pochi’, modificato da 在 zài PROG, assume il valore verbale di diminuire. Cfr., come ulteriore esempio, il titolo del film di Zhang Yimou: 一 个都不能少 yī ge dōu bù néng shǎo ‘Non uno di meno’, in cui l’aggettivo 少 shǎo ‘pochi’ ha funzione predicativa verbale nel senso di ‘mancare, essere di meno’. Nell’esempio seguente, invece, l’aggettivo 舒坦 shūtan ‘comodo’ è modificato dalla particella di aspetto perfettivo 了 le PERF, assumendo il significato verbale di soddisfare:
(15) 哟, 怎么着, 泡 舒坦 了 你?
yō, zěnmezhe, pào shūtan le nǐ? ehi, che ne dici, bagno comodo PERF tu ‘Ehi, che ne dici, il bagno ti ha soddisfatto?’ (Shower).
Questi casi di verbalizzazione degli aggettivi non sembrano essere arbitrari, bensì giustificati dalle proprietà che caratterizzano la loro semantica. Pare infatti che la semantica dell’aggettivo contenga in potenza l’espressione del processo che conduce alla piena realizzazione della proprietà, cosa che spiegherebbe anche la frequenza dei casi di parole polivalenti verbo-aggettivo e la vicinanza pragmatica delle due parti del discorso illustrata in §1.2.
L’ipotesi che la semantica degli aggettivi contenga un’intrinseca componente dinamica è inoltre sostenuta da altri fatti sintattici: in primo luogo, dalla possibilità per gli aggettivi di essere modificati dalla particella di cambiamento di stato 了 le CS. Omonima della particella che esprime l’aspetto perfettivo (cfr. cap. 1 §2.3.1), 了 le CS ha la funzione di segnalare una situazione nuova o attualizzata, marcando il valore dinamico della predicazione, e si colloca invariabilmente alla fine della frase. Il fatto che una frase in cui l’aggettivo funge da predicato si chiuda con questa particella è un fenomeno grammaticale di gran lunga più frequente rispetto alla
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verbalizzazione degli aggettivi109. Cfr. (16), in cui l’aggettivo 高 gāo ‘alto’ compare
come predicato al grado normale, e (17), in cui la frase modificata dalla particella le specifica il cambiamento della situazione predicativa espressa dall’aggettivo:
(16) 他 很 高。
tā hěn gāo lui molto alto ‘È alto’.
(17) 他 高 了。
tā gāo le lui alto CS
‘È cresciuto in altezza’.
(Esempi tratti da Romagnoli 2012: 274).
Il fenomeno era stato notato anche da Zhu (1961a):
(18) 水 凉 了
shuǐ liáng le acqua freddo CS
‘L’acqua si è raffreddata’ (Zhu 1961a, traduzione mia).
Un terzo fenomeno grammaticale che mette in luce il valore dinamico degli aggettivi è la facoltà di essere modificati dall’avverbiale posposto 一点(儿) yīdiǎn(r) ‘un po’’, che elicita un’interpretazione necessariamente dinamica, come si vede in (19):
109 Un caso a parte riguarda l’uso della particella in combinazione con l’avverbio 太 tài ‘troppo’. In questo caso, la particella enfatizza il significato dell’aggettivo. Cfr. l’es. seguente.
(1) 老 刘, 你 不用 太 着急 了
lǎo Liú, nǐ bùyòng tài zháojí le
vecchio Liu, tu NEG.usare troppo preoccupato CS
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(19) 请 你 嘴里 干净 一点。
qǐng nǐ zuǐlǐ gānjìng yīdiǎn invitare tu bocca.in pulito un po' ‘Ti invito a pulirti un po’ la bocca’
(Brothers).
In (19), 干净 gānjìng ‘pulito’, modificato da 一点 yīdiǎn ‘un po’’, assume il significato di ‘pulirsi, diventare più pulito’. La comparsa di questo avverbiale a destra di un aggettivo è piuttosto frequente in diverse espressioni colloquiali come:
(20) 慢 一点儿 màn yīdiǎnr lento un po’ ‘Rallenta un po’’. (21) 快 一点儿 kuài yīdiǎnr veloce un po’ ‘Accelera un po’’. (22) 便宜 一点儿 piányi yīdiǎnr economico un po’
‘Abbassa un po’ il prezzo’.
Infine, nel capitolo 1 §2.3.1 si è menzionato un fenomeno morfologico che secondo la grammatica tradizionale distingue gli aggettivi dai verbi: il pattern di reduplicazione dei bisillabi, che è ABAB per i verbi e AABB per gli aggettivi. Anche la funzione del processo è diversa, avendo significato attenuativo nel primo caso e enfatico nel secondo, come si vede negli esempi che seguono:
介绍 jièshào ‘presentare’ 介绍介绍 jièshàojièshào ‘presentare un attimo’; 干净 gānjìng ‘pulito’ 干干净净 gāngānjìngjìng ‘pulitissimo’.
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Tuttavia, anche in riferimento a questo fenomeno, la distinzione non sembra netta come descritto nella grammatica tradizionale: entrambi i pattern sembrano essere – in una certa misura – disponibili per entrambe le categorie (Paul 2010). In particolare, il pattern di reduplicazione ABAB è applicabile anche a taluni aggettivi, che possono acquisire un senso delimitativo tipicamente verbale, come in:
高兴 gāoxìng ‘felice’ 高兴高兴 gāoxìnggāoxìng ‘divertirsi un po'’ (Basciano & Melloni 2011).
La sensibilità alla variazione aspettuale nei casi di verbalizzazione e la compatibilità con la particella di cambiamento di stato 了 le, con l’avverbiale posposto 一点(儿) yīdiǎn(r) ‘un po’’, e – in taluni casi – con il pattern di reduplicazione verbale sono quattro indizi che lasciano supporre che la semantica delle proprietà veicoli in potenza anche tratti di dinamismo tipici dei verbi. In questo senso, un aggettivo come 高 gāo ‘alto’ non lessicalizzerebbe semplicemente la proprietà di essere alto, ma anche il fatto di diventare alto.
In alcuni casi, la doppia natura aspettuale della proprietà (in fieri o perfettiva) viene esplicitata nel lessico nella forma di una parola polivalente che è a pieno titolo sia un verbo sia un aggettivo (ad es. 腐烂 fǔlàn ‘marcio, marcire’). Questo potrebbe accadere più di frequente nei casi in cui la proprietà è esito di un vero e proprio processo. A un livello puramente semantico, infatti, alcuni aggettivi si configurano precisamente come definizioni di stati risultanti (marcio, chiuso, rotto, ...), mentre altri non sono conseguenza di processi evidenti (bello, autentico, poco, ...). In italiano, non per caso, gli aggettivi del primo gruppo sono tendenzialmente deverbali110
(marcire, chiudere, rompere), mentre nel secondo caso sono i verbi corrispondenti, se esistono, a derivare dagli aggettivi (imbellire, autenticare).
In altri casi, la parola che lessicalizza una proprietà presenta caratteristiche morfosintattiche di base specificamente aggettivali; questo non significa che i valori aspettuali non possano essere forzati sull’aggettivo (verbalizzazione), in determinati contesti (si vedano come es. (14) e (15), in cui come mostrato gli aggettivi possono comparire modificati da particelle aspettuali assumendo significati verbali).
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Le peculiari caratteristiche semantiche degli aggettivi permettono anche di osservare che il processo di verbalizzazione che parte dagli aggettivi è molto diverso rispetto a quello che parte da nomi (mostrato in cap. 1 §3.3). Si è infatti mostrato che la derivazione zero di verbi da nomi prevede tipicamente il riferimento a un’entità concettuale diversa (avvelenare non è il veleno), mentre la derivazione zero di verbi da aggettivi si riferisce alla stessa entità, di cui variano solo le caratteristiche aspettuali (marcio è il compimento del marcire).