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Le cose da fare (secondo step): sfruttare la forza del vento che muove la transizione in corso

Territori in transizione Il nuovo rapporto tra imprese e Politiche territoriali per la rinascita industriale e l’innovazione.

7. Le cose da fare (secondo step): sfruttare la forza del vento che muove la transizione in corso

Le innovazioni delle singole imprese e le idee motrici non possono tuttavia affermarsi da sole, se non sfruttano l’energia del nuovo vento che muove la transizione in corso.

Bisogna cioè avviare iniziative che, nel corso percorso, crescono utilizzando trasformazioni conso- nanti che avvengono nelle altre imprese, nel mondo del consumo e della tecnologia, nell’evoluzione complessiva della società e dell’economia. Questo avviene se le innovazioni e le idee motrici portate avanti si iscrivono nel processo di transizione che porta, passo per passo, a costruire un nuovo modo di vivere e di lavorare, ossia un nuovo paradigma.

Possiamo identificare le forze che alimentano la transizione in corso in cinque grandi onde, a cui occorre legare le innovazioni delle singole imprese e le singole idee motrici, se si vuole sfruttare l’energia del cambiamento che sta trasformando il mondo attuale:

la

1. globalizzazione dei mercati mette a disposizione delle imprese innovatrici (consonanti) sia i

moltiplicatori dei grandi numeri (un mercato che complessivamente promette di triplicarsi o qua-

druplicarsi in pochi decenni) sia le grandi differenze di costo e di capacità che esistono tra i diversi paesi del mondo. Il mezzo che consente di agganciare queste due nuove fonti di valore

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(moltiplicatori e differenze) è la costruzione di filiere globali, che, dunque, deve diventare un obiettivo portante delle scelte strategiche delle imprese e dei territori nel prossimo futuro;

l’

2. iper-connessione resa possibile dalle nuove tecnologie (Internet, telefonia mobile) ha alterato il concetto tradizionale di spazio, perché adesso le esperienze delle persone, delle imprese e anche delle società si stratificano a tre livelli (locale, metropolitano e globale), strettamente connessi e spesso sovrapposti nello stesso momento, o in rapida successione. Ogni territorio (inteso come società che abita uno spazio locale) esiste nella sua trama locale, ma anche nella trama dei rapporti metropolitani di area vasta e in quella globale degli scambi di merci, conoscenza codificata e denaro trasferibili. Ciò significa che le esperienze fatte in ogni luogo si frammentano, facendo parte di reti metropolitane e globali differenti, e talvolta in conflitto tra loro. Le idee motrici, che nascono dalla ridefinizione della trama locale/metropolitana/globale di un territorio finiscono dunque per essere idee selettive di futuro possibile, stabilendo una distanza sia con le identità territoriali “compatte” del passato, sia con le idee motrici concorrenti che coesistono nello stesso territorio, dando luogo ad un problema di governance dei beni comuni che occorre affrontare con coraggio e determina- zione, se si vuole evitare la paralisi del contenzioso senza sbocco e senza regola;

l’

3. automazione dei processi e del trattamento delle informazioni che nasce dagli sviluppi dell’in- telligenza artificiale, che oggi mette in grado di governare livelli di varietà elevata (purchè pre-codificata) ed elementari processi di apprendimento (anch’essi pre-codificati). Questo signi- fica l’avvio di un processo importante di sostituzione degli uomini con macchine (robot, software, sensori, Internet delle cose ecc.) in tutte le operazioni a bassa complessità, intesa come varietà, variabilità e indeterminazione. La pressione sul lavoro che questa tendenza eserciterà nei prossimi anni avrà un peso fondamentale nel ridefinire i ruoli sociali e la distribuzione della ricchezza, con l’impoverimento di tutti i lavori che richiedono l’uso di conoscenza codificata (e che sono rimpiazzati da macchine o da delocalizzazioni low cost). In ogni territorio la distribuzione della conoscenza generativa e della ricchezza diverrà dunque tendenzialmente diseguale, ponendo pro- blemi di riorganizzazione delle mansioni, dei posti di lavoro, delle competenze e delle retribuzioni. Politiche del capitale umano che intensifichino gli investimenti in intelligenza generativa sono dunque essenziali, insieme ai processi redistributivi che devono tenere insieme la società della transizione, con i suoi conflitti e le sue divergenze radicali;

il

4. worldmaking ossia la “creazione di mondi” in cui abitare, che si qualificano non tanto per la loro fisicità e geografia, ma per i significati che vengono condivisi e portati avanti dalle comunità

di senso, che ne sono all’origine e dai networks sociali che sviluppano legami condivisi nella loro

esperienza quotidiana di vita e di lavoro. Oggi una parte sempre più rilevante del valore, nelle filiere globali, si lega al significato che i prodotti o i servizi forniti assumono, grazie alla media- zione del marchio, della parola-chiave, del design, del servizio o dell’idea motrice a cui sono associati. Globalizzazione e iper-connessione mettono in contatto mondi fisici e geografici diversi, che sono attraversati da processi di contaminazione e di condivisione di senso, in un processo di worldmaking in cui si confrontano diversi modi di vivere e di lavorare, nel mondo. La creatività che oggi innesca la produzione di valore nelle singole imprese o nei singoli luoghi ha bisogno di cogliere l’onda di un processo più generale che punta a creare comunità di senso trans-territoriali agganciate al worldmaking, alla creazione di mondi definiti dai significati e abitati da chi quei significati condivide, a prescindere dai luoghi in cui fisicamente opera e vive. Il motore di questa tendenza è la continua ricerca di senso e di legami che attraversa il mondo del lavoro e del con- sumo, una volta superata la soglia dei bisogni di necessità. Worldmaking significa in effetti che la produzione di valore non avviene più, principalmente, potenziando le prestazioni fisiche dei beni o aumentandone la quantità a disposizione, ma passa ormai per un circuito trivalente di creazione di

senso, creazione di legami, creazione di valore. Un circuito in cui la ricerca di senso genera legami

e genera valore, mentre il valore ottenuto rialimenta, con le scelte di re-investimento, la creazione di senso e di legami a monte della sua produzione.

L’

5. esplorazione di nuovi modi di vivere e di lavorare nella compessità (maggiore varietà, mag- giore velocità nel cambiamento, maggiore indeterminazione) favorisce lo sviluppo di forme sempre più rilevanti di flessibilità organizzata e di sistemi di vita e di lavoro caratterizzati a un livello crescente di complessità sostenibile (produzione on demand, reti di competenza ampie e

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diversificate, legami affidabili tra attori che accettano la reciproca interdipendenza). La dilatazione della complessità che ci attende nel prossimo futuro è in parte frutto di una perdita di controllo sullo sviluppo del sistema complessivo (instabilità dei rapporti e dei valori di mercato), ma è anche frutto della maggiore di libertà di scelta e di assunzione di rischio che, in un sistema sempre meno pre-determinato e vincolante, dà spazio alle scelte fatte dalle persone, rompendo la standardizza- zione e la prevedibilità del sistema. La crescita della complessità che possiamo constatare in tutti i campi di azione riporta, infatti, le persone al centro della scena, perché solo le persone sono in grado renderla sostenibile, evitando che il sistema di produzione del valore perda la sua coerenza ed efficacia. L’intelligenza fluida delle persone è infatti l’altra faccia della complessità sostenibile, perché le persone possono – assai meglio degli algoritmi e degli automatismi replicativi - interpre- tare quello che sta accadendo al di fuori dei trend e delle norme prevedibili, e può assegnare valore a situazioni o esperienze uniche, fuori norma. Solo le persone, inoltre possono prendersi il rischio

di scegliere ed investire in una prospettiva in cui credono, anche se il contesto in cui si muovono è

altamente incerto e instabile. La crescita della complessità del mondo in cui viviamo e lavoriamo diventa insomma fonte di valore se viene associata alla ri-personalizzazione del mondo stesso. Le persone, che in precedenza erano confinate nell’irrilevanza, o costrette ad agire e valutare secondo codici prestabiliti, tornano ad essere capaci di immaginare e scegliere a proprio rischio il futuro possibile. Da esse riparte la costruzione delle nuove imprese, delle nuove imprese, dei nuovi ter- ritori. E siccome le persone vivono in un mondo di significati, non solo di prestazioni fisiche o di misure monetarie, la creazione personale e inter-personale si senso e di legami torna ad essere una delle forme determinanti nella generazione di valore.

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