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Misure di politica sociale e per il lavoro

4. Proposte operative di politica industriale e regionale: “Progetto Italia 2020”

4.4 Misure di politica sociale e per il lavoro

E necessario promuovere una maggiore integrazione tra le politiche passive e le politiche attive del lavoro e tra le politiche del lavoro e le politiche industriali e regionali che possono agire sulla crescita economica e in particolare sullo sviluppo di nuove produzioni e sulla domanda di lavoro delle imprese. In questa prospettiva sono sviluppi positivi alcuni interventi già presi, come il cre- dito d’imposta sulle nuove assunzioni di personale altamente qualificato e i crediti di imposta per l’occupazione di lavoratori svantaggiati. Nuove misure di intervento che possono essere adottate nell’ambito di nuovi specifici provvedimenti sono le seguenti:

promuovere gli investimenti delle imprese in nuova occupazione qualificata e gli investimenti •

in innovazione non solo tecnologica, ma anche nella formazione continua degli occupati e nel cambiamento dell’organizzazione interna delle imprese per facilitare la loro crescita dimensionale e la loro maggiore estensione a scala interregionale e internazionale;

costruire un modello contrattuale che consenta, nelle aziende in cui i lavoratori e i datori di lavoro •

accettano di portare avanti un progetto di innovazione condiviso, di variare le condizioni di lavoro (numero ore, orari, luoghi ecc.) e le retribuzioni in funzione dei risultati ottenuti dalla collabora- zione sul progetto comune. Data la dimensione estremamente piccola delle imprese italiane, questo

frame contrattuale potrebbe essere implementato a livello di area piuttosto che di singole imprese

(per alcuni esempi si vedano la campagna Besser statt Billiger lanciata in Renania Settentrionale- Vestfalia dal sindacato IG Metall nonché gli esperimenti avviati in Veneto, a Prato, Pordenone e Treviso);

valorizzare le risorse umane ora inutilizzate e promuovere anche con incentivi fiscali la collabo- •

razione gratuita dei lavoratori ora in cassa integrazione a programmi di grande rilevanza sociale, come ad esempio la definizione con la partecipazione dei tecnici ora in CIG di progetti di “job

creation” e “rinascita industriale” dei diversi territori, da organizzare in collaborazione con univer-

sità, associazioni imprenditoriali e sindacali e banche locali, finalizzati a creare nuove imprese in cui i lavoratori stessi in futuro possano trovare occupazione;

sviluppare contratti di

partnership che prevedano un investimento rilevante dell’impresa nella

formazione delle capacità professionali di uno specifico lavoratore o gruppo di lavoratori, contro l’impegno del lavoratore o dei lavoratori che ne beneficiano a rimanere nell’impresa per 3 o 4 anni, in modo che il frutto dell’investimento formativo vada a vantaggio dell’impresa finanziatrice. Se il lavoratore o i lavoratori, per loro scelta, escono prima del termine, possono ovviamente farlo ma sono tenuti a rimborsare l’investimento fatto a loro favore;

migliorare il funzionamento dei servizi pubblici all’impiego sulla base del modello degli sportelli •

unici per l’impiego (one-stop shops), rivolti alla creazione di nuove imprese e particolarmente attenti all’accoglienza delle persone in cerca di occupazione e alla loro assegnazione a un dato profilo di rischio; occorre anche porre attenzione alla politica del personale nei centri per l’im- piego, creando figure professionali capaci di interagire con le imprese e di utilizzare strumenti

Introduzione: linee guida per il rilancio della politica industriale e regionale 39

informatici, per supportare i processi di matching (come nel caso del Borsino delle Professioni in Veneto); superare infine l’attuale incertezza istituzionale nell’ambito dei servizi per l’impiego, dovuta soprattutto alla riorganizzazione delle funzioni assegnate alle province;

sperimentare nuove forme di incentivazione a favore dell’assunzione da parte delle imprese di •

personale da destinare alle attività delle sedi estere delle imprese italiane o presso imprese estere con cui siano stati o vengano stabiliti partnership e accordi commerciali o produttivi; nel caso dei giovani, l’accumulazione di capitale umano con competenze internazionali assicura loro espe- rienze altrimenti conseguibili solo con “fughe all’estero” individuali e più o meno definitive

4.5 Misure di politica fiscale sulle imprese

Il processo di finanziarizzazione delle imprese si è associato ultimamente ad un processo di de- industrializzazione o di disinvestimento delle imprese da attività reali come gli impianti, il know

how e anche il capitale umano. In questa prospettiva, la struttura della tassazione deve incentivare le

attività “industriali” rispetto alle attività di tipo meramente “finanziario”. Misure che possono essere studiate sono quelle che mirano a:

tassare gli investimenti solo finanziari, specie se altamente speculativi, e la liquidità o i depositi •

in conto corrente delle imprese non finanziarie (anche prevedendo tassi negativi) con aliquote maggiori di quelle dei depositi delle famiglie consumatrici;

incoraggiare l’investimento reale rispetto al riacquisto di azioni proprie, alla distribuzione di divi- •

dendi per un ammontare superiore al valore degli investimenti reali delle imprese e ai guadagni conseguenti a riduzioni del patrimonio delle imprese industriali con alienazioni di immobilizza- zioni superiori agli investimenti a medio e lungo termine;

riorientare il regime fiscale in modo da spostare il carico fiscale dal lavoro e dal reddito di impresa •

(che ora sono tassati con aliquote di circa il 40%), al capitale finanziario (che ora è tassato con un’aliquota di circa il 20%) e al consumo di risorse (che va disincentivato), ad esempio tassando in modo diverso il “margine operativo lordo” rispetto ai “proventi e oneri di tipo finanziario” delle stesse imprese industriali;

disincentivare lo spreco di risorse naturali eliminando gli incentivi alle attività economiche che •

hanno impatti negativi sull’ambiente e adottando misure di fiscalità ecologica orientate all’uso efficiente delle risorse;

incrementare gli oneri di urbanizzazione locali, legali e/o di negoziazione, che possono essere •

facilmente triplicati se non quadruplicati, ponendoli in linea con quelli dei paesi centro e nord- europei, e rivedere le disposizioni nazionali sui capital gain immobiliari. Si tratta di tassare adeguatamente le rendite di trasformazione urbanistica conseguenti a una trasformazione dell’uso dei suoli ad opera di imprenditori immobiliari e costruttori, con azioni di value recapture simili a quelle consigliate dalle grandi agenzie internazionali come UN-Habitat, ponendo fine a quello che è stato fin qui un paradiso fiscale interno e anche una fonte di vasta e diffusa corruzione. Il ricavato dovrebbe essere utilizzato per il rilancio degli investimenti pubblici sulle città – mobilità, qualità urbana ed edilizia sociale innanzitutto – avviando quella ripresa della domanda per il settore edile che costituisce oggi la vera fonte della crisi del settore;

orientare gli investimenti nei settori dei servizi di utilità collettiva ad un recupero dell’efficienza •

aziendale e alla riduzione dei costi di gestione e prevedere il blocco per tre anni delle tariffe (premi delle assicurazioni, pedaggi autostradali, tariffe di acqua e energia e rifiuti), che negli ultimi cinque anni abbiano avuto un aumento superiore del 5% al tasso medio di inflazione; inoltre assicurare la priorità alle innovazioni che mirino all’obiettivo della riduzione delle tariffe e del miglioramento del servizio, rispetto all’aumento della remunerazione degli azionisti (compresi lo Stato e gli enti locali);

scoraggiare la semplice alienazione totale di terreni, immobili, infrastrutture, imprese di servizi •

di proprietà di istituzioni pubbliche, sia nazionali che locali, e prevedere in alternativa che la privatizzazione avvenga prioritariamente tramite aumenti di capitale (per quota anche maggiore al 50%) rivolti agli operatori privati, destinati a raccogliere nuovi capitali privati che facciano leva sul capitale a proprietà pubblica e poter in questo modo finanziare investimenti fissi che portino a

40 Riccardo Cappellin, Enrico Marelli, Enzo Rullani, Alessandro Sterlacchini

“valorizzare” le proprietà pubbliche tramite interventi aggiuntivi ed integrati che promuovano lo sviluppo industriale ed economico del territorio.

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