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Criteri di nomina dei Giudici costituzionali, voto particular e ideologie politiche politiche

- 124 - Pérez de los Cobos

4.4. Criteri di nomina dei Giudici costituzionali, voto particular e ideologie politiche politiche

Come si è già avuto modo di esporre sul piano teorico, l’istituto dell’opinione dissenziente può determinare rilevanti ricadute per l’esercizio dell’attività giurisdizionale, di segno positivo o negativo a seconda della lettura volta a volta preferita114.

111 Cfr. STC 49/2008, FJ 21: «[...] debemos rechazar que la norma impugnada vulnere el art. 160 CE, puesto que lo que se prevé en la misma es una prórroga del mandato presidencial vigente y no un nuevo nombramiento. Como consecuencia de tal prórroga es evidente que el mandato presidencial se prolonga más allá de los tres años previstos por dicho precepto, pero sólo desde una interpretación inadecuada del mismo que confunda la temporalidad del mandato con la posibilidad de su prórroga».

112 Ripercuotendosi, a sua volta, sulla nomina degli altri giudici in attesa di essere sostituiti: in questo senso, infatti, ai sensi dell’art. 16.5 LOTC, «si hubiese retraso en la renovación por tercios de los Magistrados, a los nuevos que fuesen designados se les restará del mandato el tiempo de retraso en la renovación». Si tratta, peraltro, di una disposizione chiaramente incostituzionale, laddove contrasta con la durata novennale del mandato fissata dall’art. 159.3 CE.

113 In questo senso si esprimono J.L. REQUEJO PAGÉS, J.C. DUQUE VILLANUEVA, I. TORRES MURO, E. FOSSAS ESPADALER, Doctrina del Tribunal Constitucional durante el primer cuatrimestre de

2008, in Rev. Esp. Der. Const., 83, 2008, 215 ed i giudici Conde Martín de Hijas Rodríguez Arribas nei votos particulares alla STC 49/2008.

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In quest’ultima direzione, si è sostenuto – quale critica di esperienze già esistenti e monito per una possibile introduzione in realtà estranee a tale modello – che le prime avvisaglie di tale incidenza possono trovare terreno fertile già nella

fase prodromica della nomina dei componenti di una Corte costituzionale115.

Ben note sono le modalità di designazione formale dei giudici del TC ai sensi

dell’art. 159 CE116. Si tratta allora di comprendere, in primo luogo, fino a che punto

il profilo della legittima (e prevalente) designazione politica non possa essere

sostituito da un meno nobile intento di lottizzazione partitica117 e, a seguire, in che

modo la presenza del voto particular possa essere causa o effetto della descritta distorsione del sistema.

Si consideri, a margine, un dato statistico interessante. Da quando il Tribunal

Constitucional ha iniziato ad esercitare le sue funzioni (12 luglio 1980) e sino ai

giorni nostri, unicamente tre Giudici (su sessantatré totali) – José Luís de Los

Mozos118, Manuel Jiménez de Parga119 e Andrés Ollero Tassara120 – avevano

precedentemente ricoperto una carica parlamentare121. Nei casi di Jiménez de Parga

e Ollero Tassara, inoltre, si è registrato il trascorso di un ragionevole lasso di tempo

tra la fine del mandato parlamentare e l’ingresso nel Tribunal Constitucional122.

115 Cfr. L. BAAMONDE GÓMEZ, La Magistratura constitucional en España e Italia. Selección, aspectos temporales del mandato y estatuto jurídico, Madrid, Centro de Estudios Políticos y

Constitucionales, 2019.

116 Sia qui sufficiente il richiamo al primo comma: «El Tribunal Constitucional se compone de doce miembros nombrados por el Rey; de ellos, cuatro a propuesta del Congreso por mayoría de tres quintos de sus miembros; cuatro a propuesta del Senado, con idéntica mayoría; dos a propuesta del Gobierno, y dos a propuesta del Consejo General del Poder Judicial».

117 Cfr. G. ZAGREBELSKY, La Corte in-politica, in Quad. cost., 2, 2005, 273-282.

118 Senatore con Alianza Popular nel 1986, eletto Giudice nel 1989.

119 Deputato con Unión de Centro Democrático nel 1977 e Ministro del Lavoro nel 1977-1978, eletto Giudice nel 1995.

120 Deputato con il Partido Popular tra il 1986 ed il 2003, eletto Giudice nel 2012.

121 Interessanti riflessioni sul rapporto tra ideologia politica e funzione del Giudice costituzionale in F.J. MATIA PORTILLA, Sobre la adscripción partidaria de los Magistrados del Tribunal

Constitucional y su invocación en el proceso, cit., 263 ss. e E. HAAS, La posición de los Magistrados

de la Corte Constitucional Federal alemana y su significado para la vida jurídica y la sociedad, in Ius et Praxis, 1, 2004, par. III.

122 Sull’(in)opportunità che un parlamentare possa diventare Giudice del TC, cfr. J. PÉREZ ROYO,

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A margine, si può citare altresì il caso di Pérez de los Cobos Orihuel, il quale continuò ad essere ufficialmente iscritto al Partido Popular per un (breve) periodo successivo alla sua elezione al TC.

Il tentativo di ricusazione per carenza di imparzialità venne tuttavia ritenuto inammissibile con la (controversa) STC 180/2013, la quale dichiarò che la LOTC

«no impide que los Magistrados constitucionales puedan pertenecer a partidos

políticos y solo les impide ocupar cargos de carácter directivo dentro de los

mismos»123.

Orbene, la premessa generale di un discorso su Corti costituzionali e politica

può essere condensata trasferendo al contesto in esame le parole del Giudice emerito del TC Aragón Reyes, secondo cui «el Derecho no puede hacerlo todo, aunque sin el Derecho no pueda hacerse nada. El Derecho ayuda, pero no resuelve por sí solo los problemas. Y en es[t]e ámbito general [...] los defectos de su

funcionamiento se deben más a la política que al Derecho»124.

In questi termini, pertanto, la norma giuridica – per quanto “rigida” sul piano del sistema delle fonti – non deve essere intesa né come soluzione definitiva per la risoluzione delle sovrapposizioni (a volte indebite) tra politica e funzione

giurisdizionale125, né quale unico parametro in forza del quale cogliere pregi e

difetti del sistema istituzionale126.

123 STC 180/2013, FJ 3.

124 M. ARAGÓN REYES, La reforma del Estado autonómico: mejora y no sustitución del modelo, in Fundamentos: Cuadernos monográficos de teoría del estado, derecho público e historia constitucional, 10, 2019, 197.

125 La necessità di un’impostazione che assuma tale considerazione come premessa è evidenziata in modo specifico anche da P. LUCAS VERDÚ, ¿Una polémica obsoleta o una cuestión recurrente? Derecho Constitucional versus Derecho Político, in Teoría y realidad constitucional, 3, 1999, 57

quando ricorda: «Se afirma que el Derecho Constitucional es Derecho, evidente obviedad, pero no se dice en qué consiste ese Derecho, porque el formalismo normativista lo desencializa. El Derecho es pura normatividad, las vertientes iusnaturalistas se descuidan, su condicionamiento social se excluye y su justificación valorativa se descuida. Así, estas elaboraciones son una cobertura, más o menos hipócritas, de realidades prepotentes de índole económica y político-social».

126 Secondo O. ALZAGA VILLAAMIL, Sobre la composición del Tribunal Constitucional, in Teoría y Realidad constitucional, 10-11, 2002-2003, 151 «constituye deformación natural del formalismo

jurídico el negarse a tomar en consideración los aspectos meta jurídicos que influyen en la creación, configuración y funcionamiento de las instituciones jurídicas».

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Prendendo le mosse dalla preponderanza politico-parlamentare delle forze

partitiche nella nomina dei Magistrados constitucionales127, non è secondario

chiedersi se sia possibile introdurre dei correttivi che possano “temperare” o, comunque, a rendere più difficile la possibilità di esporre i componenti del TC alle

logiche (da esso indipendenti) della lottizzazione128.

Sul piano istituzionale, ad esempio, il rinnovo dei mandati per terze parti (o, comunque, “a pacchetto”) e, soprattutto, il regime di prorogatio dei giudici costituzionali – in assenza di nuove nomine – non sembrano aiutare in tal senso.

A tal proposito, è stata suggerita una revisione del procedimento di selezione

ex art. 159.1 CE – combinata con l’introduzione di soglie di età “in accesso” ed “in

uscita”129 – al fine di favorire una maggiore “individualizzazione” nella

designazione dei posti vacanti presso l’organo di giustizia costituzionale130.

In tal modo, si mirerebbe ad evitare una rinnovazione dell’organo che coinvolga in contemporanea più componenti e, di conseguenza, determini schemi poco commendevoli di spartizione di cariche secondo logiche di potere e controllo. In ogni caso, tale soluzione non può escludere, in concreto, il possibile verificarsi di situazioni imprevedibili ex ante all’interno dell’organo interessato (es.

127 Per un parallelismo (ed una critica) con il procedimento di elezione dei giudici del BVerfG tedesco, cfr. W.K. GECK, Nombramiento y «status» de los Magistrados del Tribunal constitucional federal de Alemania, cit., soprattutto 184-192. Alcuni cenni anche in G. FALCON, Le Corti

costituzionali e i loro giudici, in Forum di Quad. cost., 18 maggio 2011.

128 Secondo F. RUBIO LLORENTE, El Tribunal Constitucional, cit., 16, «aunque es evidente que en la

democracia de partidos, que es la única posible, la designación de los Magistrados del Tribunal Constitucional, como la de los componentes de cualquier órgano semejante, será siempre objeto de negociación entre aquellos y que tal negociación producirá frecuentemente un retraso de la decisión y se saldará con un reparto de los puestos a cubrir, también es evidente que el riesgo de que suceda lo uno y lo otro es tanto mayor cuanto más rígida sea la periodicidad y mayor el número de Magistrados a designar».

129 In argomento, cfr. SERVICIO DE ESTUDIOS, BIBLIOTECA Y DOCUMENTACIÓN DEL TRIBUNAL CONSTITUCIONAL, Modelos de renovación personal de Tribunales constitucionales, in Revista

Española de Derecho Constitucional, 61, 2001, 209-237.

130 Cfr. S. GARCÍA COUSO, Cómo superar la lógica del Estado de partidos en el Tribunal Constitucional: la reforma del artículo 159 CE, in Teoría y Realidad Constitucional, 29, 2012,

433-456 e G. FERNÁNDEZ FARRERES, Reflexiones sobre el futuro de la justicia constitucional española,

in AA.VV., El futuro de la justicia constitucional. Actas de las XII Jornadas de las Asociación de

Letrados del Tribunal Constitucional, Madrid, Centro de estudios políticos y constitucionales, 2006,

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cessazione anticipata del mandato per dimissioni o decesso di un giudice) o in parallelo con altri.

In questo senso, la contemporaneità del rinnovo di un altro organo istituzionale (si pensi, su tutti al Consejo General del Poder Judicial) lambisce la possibilità di un vero e proprio trueque de puestos tra più cariche bisognose di essere rinnovate nello stesso momento.

In secondo luogo, si ritiene di condividere la tesi per la quale il meccanismo della prorogatio presso alcuni organi costituzionali tende a favorire dinamiche di scambio tra partiti e fortemente delegittimanti delle istituzioni, piuttosto che a

garantire un andamento senza soluzione di continuità dell’organo interessato131.

Infatti, è proprio la proroga di tali organi oltre la loro durata naturale a risolversi in una situazione di anomalia, laddove stimola le forze politiche a perseguire la nomina di propri “fedelissimi” (giacché il mancato rinnovo non

impedisce il funzionamento dell’organo), oltre a determinare una

deresponsabilizzazione dei soggetti tenuti ad effettuare tali nomine132 ed a

cagionare discredito alle istituzioni “a mandato scaduto” ed alle decisioni dalle

stesse adottate133.

131 Secondo J. GARCÍA ROCA, La selección de los magistrados constitucionales, su estatuto y la

necesaria regeneración de las instituciones, in Revista General de Derecho Constitucional, 15,

2012, 8, «la prorrogatio se ha erigido en una norma de cobertura para un claro rodeo a la ley, un verdadero fraude constitucional, que redunda en el incumplimiento de los plazos de renovación». Sul tema, cfr. anche J.A. SANTAMARÍA PASTOR, La prorogatio de los órganos constitucionales.

Apuntes mínimos sobre un tema que no lo es, in Rev. Esp. Der. Const., 84, 2008, 11-26. In un’ottica

parzialmente critica con tale posizione, si veda invece L. AGUIAR DE LUQUE, Una nueva reflexión

sobre la prorogatio de los órganos constitucionales. Una discrepancia y algunas puntualizaciones a J.A. Santamaría, in Rev. Esp. Der. Const., 85, 2009, 83-98.

132 Per A. FERNÁNDEZ MIRANDA, in AA.VV., Encuesta sobre la renovación del Tribunal

Constitucional, cit., 62, «esta reforma, lejos de servir de mecanismo para impulsar en tiempo y forma

las renovaciones como la Constitución reclama, puede alentar los retrasos por razones de conveniencia política. No se podrá evitar la sospecha - no se ha evitado en su primera aplicación práctica - de que esos retrasos, que aseguran sine die la prórroga de Magistrados, de Presidente y de Vicepresidente, obedecen a un interés político de quien se siente cómodo con ese Tribunal. Y no puede olvidarse que esta sospecha refuerza poderosamente la idea de falta de independencia de algunos o de muchos Magistrados».

133 Sono fin troppo noti sono i clamorosi ritardi nel rinnovo del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ) tra il 2006 ed il 2008 ed a partire dal dicembre 2018, nonché quello di diversi giudici costituzionali nel periodo 2004-2010. Su quest’ultimo profilo, cfr. G. FERNÁNDEZ FARRERES, Sobre

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Nel descritto contesto, si è poi sostenuto che la presenza del voto particular potrebbe contribuire ad esacerbare gli animi, in quanto strumento che opera quale “cassa di risonanza” dei dubbi che sono sollevati, in modo periodico, a proposito della (carenza di) indipendenza ed imparzialità dei giudici costituzionali.

Non deve eludersi tuttavia che, se da un lato l’espressione del dissenso costringe anche il Giudice più politicamente “schierato” a tradurre in stretti termini

giuridici la sua contrarietà all’opinione della maggioranza134, dall’altro tale istituto

è stato utilizzato – in modo distorto – come guida per tracciare una pericolosa

equazione tra Giudice, opinione dissenziente e partiti135.

Ne deriva, pertanto, una problematica che, prima ancora che giuridica, potrebbe essere definita di carattere culturale – e non certo imputabile al Tribunal

Constitucional – in un contesto nel quale è diventato normale che un Giudice venga

fin da subito identificato come “progressista” o “conservatore” a seconda del partito

che ne propone (o ne sostiene) la candidatura136.

E allora, rimane sempre valida, per analogia, l’affermazione della STC 58/1982, FJ 2 (ponente Rubio Llorente), quando ricordava che «la mera posibilidad de un uso torticero de las normas no puede ser nunca en sí misma motivo bastante para declarar la inconstitucionalidad de éstas, pues aunque el Estado de Derecho

la designación de los magistrados constitucionales: una propuesta de reforma constitucional, cit.,

14-31.

134 Si vedano le parole di V. CRISAFULLI, Intervento, in G. MARANINI, La giustizia costituzionale,

cit., 383 ss., il quale parlava dell’esigenza di «dover motivare giuridicamente, decantando in questo sforzo argomentativo quelli che possono essere originariamente motivi ideologici, preferenze politiche».

135 Cfr. L. ELIA, La Corte nel quadro dei poteri costituzionali, in AA.VV., Corte Costituzionale e

sviluppo della forma di governo in Italia, Bologna, Il Mulino, 1982, 523.

136 Come ricordato da G. ZAGREBELSKY, Principî e voti, cit., 60-61, si tratta di una situazione che

genera un notevole disagio agli stessi giudici «[…] quando la soluzione di un caso costituzionale coincide con quella intensamente auspicata, per i propri fini, da una parte politica […]: disagio che deriva dal rischio di confusione tra i due distinti ordini di ragioni, quelle della garanzia della Costituzione e quelle della competizione politica». Si veda anche la testimonianza di M. JIMÉNEZ DE PARGA (in AA.VV., Encuesta sobre la renovación del Tribunal Constitucional, cit., 89), il quale

ricorda che «fui propuesto por el gobierno de Felipe González, lo que hizo que alguno me tildara inmediatamente de despreciable ‘progresista’, y luego, cuando me limité a interpretar la Constitución, según mi personal criterio, defendiendo las potestades del Estado frente a aspiraciones infundadas de ciertas Comunidades Autónomas, me pusieron el sambenito de ‘conservador’ y con esta calificación dejé el Tribunal».

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tiende a la sustitución del gobierno de los hombres por el gobierno de las leyes, no hay ningún legislador, por sabio que sea, capaz de producir leyes de las que un gobernante no pueda hacer mal uso».

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