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Un focus “particolare”: cuestión catalana e opinioni dissenzienti

particular e overruling giurisprudenziale: una breve prospettiva storica

3. Un focus “particolare”: cuestión catalana e opinioni dissenzienti

In relazione alla cornice temporale considerata, un cenno interessante sulla formalizzazione dei votos particulares nel modello spagnolo di giustizia costituzionale merita di essere sviluppato rispetto agli sviluppi della cuestión

catalana42, nel contesto del (sempre più) delicato quadro di rapporti tra le istituzioni

nazionali spagnole e quelle regionali catalane43.

Provando a ripercorrerne alcuni momenti salienti attraverso recenti pronunce del TC, la formalizzazione di numerosi dissensi ha rappresentato una parte

importante nella STC 31/201044, che simbolicamente inaugura il versante

giurisprudenziale delle vicissitudini considerate45.

In questo senso, si possono ad esempio leggere i votos particulares dei giudici Conde Martín de Hijas, Delgado Barrio, Rodríguez-Zapata Pérez e Rodríguez

42 Per un affresco specifico sui più recenti avvenimenti, cfr. M. IACOMETTI, La “questione catalana”: un passato che sempre ritorna?, in DPCE, 4, 2018, 909-937. Una ampia ricostruzione

storica della cuestión catalana in G. POGGESCHI, La Catalogna. Dalla nazione storica alla repubblica immaginaria, Napoli, Editoriale scientifica, 2018.

43 In questo senso, non si farà pertanto riferimento a STC 132/2019 – a proposito del ricorso diretto di costituzionalità contro la Ley del Parlamento de Cataluña 3/2017, de 15 de febrero, del libro

sexto del Código Civil de Cataluña – nonostante la presenza di quattro voti particolari (sottoscritti

da cinque giudici).

44 La bibliografia in proposito è sterminata. Per una panoramica a tutto tondo sulle diverse sfaccettature concettuali della sentenza, si rinvia a R.M.a FERNÁNDEZ RIVEIRA, Repertorio

bibliográfico sobre la cuestión catalana, en Teoría y Realidad Constitucional, 37, 2016, pp.

607-626, nonché al numero monografico 37/2016 di Teoría y Realidad Constitucional.

45 È noto che, all’infuori delle pronunce rese dal TC, la “questione catalana” presenta ulteriori addentellati giudiziari, come dimostrano, ad esempio, le numerose sentenze rese dal Tribunal

Superior de Justicia de Cataluña e dal TS in ordine all’insegnamento reticente, da parte delle

autorità catalane, in lingua castellana presso gli istituti scolastici (cosiddetta inmersión lingüística: si vedano le sentenze della Sala de lo Contencioso-Administrativo del Tribunal Supremo del 9 dicembre 2010, 19 maggio 2011 e 19 novembre 2013).

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Arribas, tutti particolarmente corposi46 e assai critici nei confronti della tecnica

dell’interpretazione costituzionalmente orientata e delle soluzioni “creative” cui la

sentenza (a loro avviso) perviene47.

Questo breve rinvio pare sufficiente per affermare che le spiacevoli implicazioni politiche che hanno circondato – prima, durante e dopo – l’adozione della tanto discussa sentenza sullo Statuto possibilmente abbiano contribuito a fomentare una percezione distorta sulle ragioni giuridiche sottese ai votos

particulares all’esterno del Tribunal Constitucional.

In questo senso, tuttavia, a fronte delle copiose pronunce che hanno toccato

la “questione catalana” in modo più o meno diretto48, in pochissimi casi si è

registrata la produzione di opinioni dissenzienti49.

A tal proposito, è doveroso partire dalla STC 75/2019. Il caso trae origine da un recurso de amparo presentato da Jordi Sánchez (uno degli esponenti più rappresentativi del separatismo catalano) avverso una sanzione disciplinare impostagli dalla Direzione della Casa circondariale ove era detenuto in regime di custodia cautelare, a seguito delle ben note vicissitudini sfociate nella dichiarazione

di indipendenza catalana del 10 ottobre 201750.

46 Rispettivamente di 58, 59, 34 e 35 pagine cadauno. Ad essi si aggiunge anche quello del giudice Gay Montalvo, dissenziente rispetto alla sola declaratoria di inefficacia giuridica dei richiami alla definizione del territorio catalano come Nazione.

47 Ampiamente in argomento E. ÁLVAREZ CONDE, R. TUR AUSINA, El Estatuto de Cataluña a través de los votos particulares a la STC 31/2010, in Teoría y Realidad Constitucional, 27, 2011, 315-343

e M. IACOMETTI, La giurisprudenza del Tribunale costituzionale spagnolo nel biennio 2007-2008, in Giur. cost., 5, 2009, 4306 ss.

48 Tra le più significative, si vedano SSTC 42/2014 (Risoluzione 5/X del Parlamento catalano sui principi di sovranità e del derecho a decidir), 31/2015 (legge 10/2014 in materia di consultazioni popolari non referendarie), 122/2017 (convocazione del referendum di autodeterminazione), 124/2017 (legge 19/2017, de transitoriedad jurídica y fundacional de la República), 89/2019 e 90/2019 (applicazione dell’art. 155 CE).

49 Per un commento sul rapporto tra «cuestión catalana» e opinioni dissenzienti, sia consentito rinviare a D. CAMONI, Tribunal Constitucional, “cuestión catalana” y votos particulares: ¿se nos rompió la unanimidad (de tanto usarla)?, in Revista General de Derecho Constitucional, 33, 2020.

50 Cfr. J. DE MIGUEL BÁRCENA, El proceso soberanista ante el Tribunal Constitucional, in Revista Española de Derecho Constitucional, 113, 2018, 133-166 e J.M. CASTELLÀ ANDREU, Tribunal

Constitucional y proceso secesionista catalán: respuestas jurídico-constitucionales a un conflicto político-constitucional, in Teoría y Realidad Constitucional, 37, 2016, 561-592.

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In particolare, egli denunciava che l’essere stato privato (durante un mese) della possibilità di usufruire dei regolari momenti di libertà garantiti ai detenuti – quale punizione per aver registrato senza autorizzazione un messaggio audio, poi trasmesso durante un comizio elettorale – violava il suo diritto di partecipazione politica nonché il divieto di analogia in malam partem in materia penale. In quest’ultimo senso, Sánchez lamentava l’applicazione di una disposizione del Regolamento penitenziario prevista per una fattispecie non riconducibile al fatto materiale contestato.

Il TC risolveva la questione in termini processuali, dichiarando inammissibile il ricorso in quanto proposto oltre i termini di legge: in particolare, essendo il ricorso riconducibile alla fattispecie di cui all’art. 43 LOTC (impugnazione di un atto

amministrativo)51, lo stesso avrebbe dovuto essere formulato nel termine perentorio

di venti giorni dalla notifica dell’atto, il che non è accaduto, con conseguente rigetto in rito della domanda.

La soluzione così adottata non era però condivisa da Valdés Dal-Ré, Xíol Ríos e Balaguer Callejón, i quali accusavano la maggioranza di aver artatamente forzato un formalismo processuale per non esaminare nel merito le violazioni denunciate: violazioni che, se esaminate, avrebbero condotto ad un chiaro

accoglimento dell’amparo52.

A loro avviso, infatti, il termine processuale da applicare avrebbe dovuto essere quello di trenta giorni ex art. 44 LOTC, giacché il ricorso diretto presentava

un carattere “misto”, essendo contestati tanto il provvedimento

51 E non a quella dell’art. 44 LOTC (impugnazione di un provvedimento giurisdizionale), come erroneamente ritenuto dal ricorrente. Sul tema, si veda M. CASINO RUBIO, Los errores se pagan: el

ejemplo de la inadmisión por extemporáneo del recurso de amparo formulado por un cauce procesal equivocado, in Revista de Administración Pública, 210, 2019, 261-286.

52 Voto particular, par. 2: «La opinión mayoritaria en la que se sustenta la sentencia representa uno de esos supuestos de formalismo excesivo en que se han antepuesto de manera rigorista y desproporcionada unas consideraciones sobre la identificación de la vía procedimental que era adecuada al caso, construyendo innecesariamente un obstáculo insalvable para que este Tribunal pudiera pronunciarse – con pocas dudas, de manera estimatoria [corsivo nostro] – sobre la eventual vulneración del derecho a la legalidad sancionadora que supone para el recurrente la imposición de una sanción penitenciaria».

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dell’Amministrazione penitenziaria quanto la successiva pronuncia giurisdizionale che lo aveva confermato.

Ne derivava che, secondo i tre giudici dissenzienti, la giurisprudenza del TC era stata abilmente sottoposta ad una torsione che, contraddicendo l’interpretazione pregressa, aveva determinato la prevalenza delle ragioni della Realpolitik rispetto a quelle giuridiche del diritto.

Sul punto, merita anche di essere evidenziata l’atipica Resolución del 4 giugno 2019, con la quale Valdés Dal-Ré, Xiol Ríos e Balaguer Callejón stabilivano la soppressione del par. 7 della prima versione della loro opinione dissenziente, già

notificata alle parti53.

In esso, si affermava che «la decisión de inadmitir el presente recurso por extemporaneidad es la posición por la que ha optado la opinión mayoritaria en la que se sustenta la sentencia, en contra de jurisprudencia constitucional previa, para evitar que este Tribunal tuviera que pronunciarse sobre el fondo de los derechos fundamentales invocados en la demanda. A buen seguro en conciencia de que se hubiera tratado de un pronunciamiento estimatorio en relación con la invocación del derecho a la legalidad sancionadora (art 25.1 de la Constitución)».

Ci si limita qui a segnalare la criticità dell’inquadramento della vicenda entro gli invocati confini dell’errore materiale (art. 267.3 LOPJ) e l’eccentrica motivazione addotta per la rimozione del citato paragrafo, «al formar parte de un proyecto inicial que no respondía a la voluntad de los redactores del voto, ni a lo que fue objeto de la deliberación en el Pleno y que fue erróneamente firmado».

In secondo luogo, si guardi alla STC 155/2019. In essa, il Pleno rigettava il

recurso de amparo presentato da Oriol Junqueras avverso l’ordinanza adottata dalla Sala de Recursos della Sala de lo Penal del Tribunal Supremo del 5 gennaio 2018,

che confermava la misura di custodia cautelare originariamente imposta dal Juez

Instructor il 4 dicembre 2017. Medio tempore, Junqueras era eletto deputato presso

53 Entrambi i documenti ufficiali sono disponibili in

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il Parlamento catalano, a seguito delle elezioni regionali del 21 dicembre 2017 (convocate in applicazione dell’art. 155 CE).

Nel dettaglio, il TC rigettava – poiché inammissibili e infondate – le

numerose censure sviluppate a proposito della violazione di diritti fondamentali54,

ritenendo che gli organi della giurisdizione ordinaria che avevano adottato tale misura restrittiva avessero effettuato un bilanciamento corretto tra lo status di parlamentare, i diritti ad esso connessi e le limitazioni (fisiche e funzionali) collegate all’applicazione della descritta misura giurisdizionale.

Tale sentenza conta con un’opinione dissenziente (sottoscritta, ancora una volta, da Valdés Dal-Ré, Xíol Ríos e Balaguer Callejón) ed un’opinione concorrente (di Martínez-Vares García).

In particolare, la prima contestava il juicio de ponderación y

proporcionalidad compiuto dalla maggioranza in ordine all’incidenza della

custodia cautelare sul diritto di rappresentanza e partecipazione politica contemplato dall’art. 23 CE.

Nel dettaglio, i dissenzienti ritenevano che i giudici di merito non avessero adeguatamente valutato in che modo il rischio di reiterazione del reato avrebbe potuto incidere sulla possibilità di partecipare alle campagne elettorali, nonché in relazione alla possibilità di disporre misure meno gravose per la tutela della libertà personale (e, quindi, dei diritti di partecipazione politica effettiva).

In ogni caso, gli stessi facevano presente che un accoglimento dell’amparo non avrebbe potuto produrre altro effetto che la mera dichiarazione delle intervenute violazioni, «puesto que, como es bien sabido, en la actualidad existe

una sentencia firme de condena que pone fin a la situación de prisión provisional»55.

54 Cfr. Antecedentes, par. 3: «La parte recurrente aduce en su demanda de amparo que se ha producido una vulneración del derecho fundamental al juez predeterminado por la ley y al juez imparcial (art. 24.2 CE), del derecho fundamental a la libertad (art. 17.1 CE), del derecho fundamental a la participación política y a la representación (art. 23 CE), del derecho fundamental a la libertad ideológica (art. 16 CE), del derecho fundamental a la defensa (art. 24 CE), del derecho fundamental a la legalidad penal (art. 25.1 CE) y del derecho fundamental a la presunción de inocencia (art. 24.2 CE)».

55 Si allude alla sentenza STS 459/2019 del TS (pubblicata il 14 ottobre 2019), in ordine al processo penale a carico dei principali esponenti del separatismo catalano: essa ha riconosciuto, a vario titolo,

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Degna di interesse è, poi, anche la concurring opinion del giudice Martínez-Vares García, per un duplice ordine di ragioni. Innanzitutto, egli lamentava che la sentenza (condivisa quanto al dispositivo) avesse dedicato solo una minima parte delle argomentazioni impiegate a rilevare le – a suo dire – profonde differenze che emergevano rispetto alla pronuncia Selahattin Demirtas c. Turchia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (20 novembre 2019), invocata dal ricorrente a

proprio sostegno in ragione di un’asserita specularità tra i due casi56.

Sul punto, emerge nelle parole di Martínez-Vares García la volontà di realizzare un’importante operazione di distinguishing rispetto alla fattispecie “europea”, in modo tale da “blindare” la pronuncia del Tribunal Constitucional spagnolo di fronte ad un ricorso a Strasburgo che si annuncia scontato.

In questo senso, per Martínez-Vares García è soprattutto importante distinguere tra la condizione personale di Demirtas (membro dell’opposizione, accusato di un reato estraneo all’esercizio dell’attività parlamentare in un contesto di ragionevole compromissione delle libertà democratiche) e quella di Junqueras (Vicepresidente di un Governo regionale, accusato di reati connessi alla funzione di governo ricoperta al momento della detenzione in uno Stato pienamente di Diritto).

In seconda battuta, egli contestava che Junqueras fosse già divenuto parlamentare al momento dell’adozione del provvedimento giurisdizionale oggetto di amparo, poiché in quello specifico istante il ricorrente non aveva ancora prestato

la sussistenza dei reati di sedizione, peculato e disobbedienza alle pronunce dell’autorità giudiziaria, con pene di reclusione oscillanti tra i tredici anni imposti a Oriol Junqueras e un anno ed otto mesi, comminato ad altri imputati “secondari” (membri della Mesa del Parlament).

56 Deputato del Partito democratico dei popoli turco (HDP), Demirtas era stato arrestato con l’accusa di propaganda a favore del partito kurdo PKK (considerato gruppo terrorista dalle autorità turche). Sottoposto a custodia cautelare e privato (retroattivamente) dell’immunità parlamentare, la sua detenzione è stata ritenuta in contrasto con l’art. 5.3 CEDU per l’eccessiva durata, nonché in quanto disposta – in un contesto di repressione e controllo governativo delle autorità giudiziarie – con l’intento di coartare l’attività parlamentare di un deputato scomodo nei confronti del Governo. Cfr. J.A. VALLES CAVIA, La afectación de los derechos de parlamentarios turcos a la luz del Convenio

Europeo de Derechos Humanos. El asunto Selahattin Demirtas c. Turquía, in Revista General de Derecho Europeo, 48, 2019.

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giuramento di fedeltà alla Costituzione spagnola ed allo Statuto catalano57 ed il

Parlament non si era ancora riunito in sessione costitutiva (il che sarebbe accaduto

solo il 17 gennaio 2018).

Da ultimo, viene ad evidenza la STC 4/2020. Essa rigettava il recurso de

amparo proposto da Jordi Sánchez contro il diniego dell’autorità giudiziaria di

potersi recare (durante il periodo di custodia cautelare) presso l’Assemblea catalana, al fine di assistere personalmente alla sessione di investitura cui egli stesso era candidato.

In particolare, si evidenziava che la situazione di custodia cautelare non solo non aveva determinato la perdita dello status di parlamentare, bensì neppure aveva impedito – in termini concreti – l’esercizio di determinate prerogative mediante il ricorso all’istituto del voto delegato.

Tale sentenza conta con un voto particolare – sottoscritto da Valdés Dal-Ré e Xíol Ríos – che, riprendendo le argomentazioni già impiegate nel dissenso a STC 155/2019, criticava le carenze del giudizio di proporzionalità tra limitazione della libertà personale ed esercizio delle funzioni parlamentari.

In particolare, l’opinione dissenziente lamentava un mancato approfondimento in ordine alla predisposizione di misure alternative e ad una valutazione più specifica e contestualizzata del rischio di reiterazione del reato. Anche in questo caso, il voto particular faceva presente che l’accoglimento dell’amparo non avrebbe potuto comportare l’annullamento delle decisioni contestate, essendo le sessioni parlamentari in esame già state celebrate.

Concludendo sul punto, in un contesto complessivo nel quale le questioni giuridiche si intrecciano a parti uguali con le vicende della politica, non è secondario chiedersi – fors’anche provocatoriamente – fino a che punto le soluzioni giurisprudenziali possono essere state “orientate” da incidenze politiche e, viceversa, quanto la politica abbia abdicato al proprio ruolo, demandando ai giudici

57 Cfr. art. 23 del Regolamento del Parlamento catalano (Acceso al pleno ejercicio de la condición

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la risoluzione di controversie che non possono essere comprese (e risolte) solo con

i parametri del diritto58.

La porosità della barriera tra i due fronti è infatti tanto sottile quanto gravida di conseguenze, il che consente di guardare con un interesse maggiore rispetto a quello ordinario all’emissione di opinioni dissenzienti anche in controversie così spinose.

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