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Criticità nella definizione del materiale di analisi

2.2. Definizione e delimitazione del materiale di analisi

2.2.1. Criticità nella definizione del materiale di analisi

Partendo dal presupposto che, a parere di chi scrive, non esiste il genere dei film multilingue se non come un genere di secondo livello (un “meta-genere”), a cui è possibile ricondurre film alquanto diversi fra loro per trama e genere di appartenenza14 accomunati dalla caratteristica formale di utilizzare al loro interno due o più lingue diverse (cfr. sezione 2.3.1), si è fatta fin da subito cruciale un’adeguata definizione del materiale audiovisivo da utilizzare. Anche se è registrabile una certa tendenza dei film drammatici a farsi multilingue, legati, per esempio, al mondo dell’immigrazione o alla dimensione multiculturale della società contemporanea (cfr. Wahl, 2005, 2008; Berger & Komori, 2010; de Highes Andino 2014a, 2014b) non mancano certo esempi di commedie di vario

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tipo (cfr. Chiaro, 2007, 2010). Questo, solo se ci si mantiene al livello della macro- distinzione fra film drammatico e commedia. Se poi si scende più nel dettaglio, i lavori di Cronin (2009) e di O’Sullivan (2011) mettono bene in evidenza come la presenza di più lingue sul grande schermo sia un fenomeno che abbia interessato un po' tutti i generi cinematografici nel corso della storia della settima arte: dal western al film di fantascienza, dal film d'avventura a quello d'azione, dal thriller al film storico (cfr. anche Bleichenbacher, 2008 per il cinema hollywoodiano degli anni Novanta).

Il presente progetto di ricerca voleva, inizialmente, privilegiare una lettura di tipo sincronico della traduzione dei film multilingue in Italia negli ultimi dieci anni, in virtù del fatto che la letteratura in materia sembrava registrare abbastanza uniformemente un incremento della produzione di film di questo tipo a partire dagli anni Novanta del XX secolo, con una crescita esponenziale nel decennio 2000-2010 (cfr. Heiss, 2004; Dwyer, 2005; Wahl, 2005, 2008; O’Sullivan, 2007, 2011; Bleichenbacher, 2007, 2008; Berger & Komori, 2010; Martinez-Sierra et alii, 2010; Sanz Ortega, 2011; de Higes-Andino et alii, 2013). Presto, però, si è resa necessaria l’idea di affiancare alla lettura sincronica anche una lettura diacronica, questo per due ordini di motivi. Per prima cosa, la produzione e la distribuzione di film multilingue non nasce dal nulla, ma inevitabilmente si ricollega a un quadro più ampio, a un passato cinematografico. Basti pensare agli innumerevoli riferimenti intertestuali a film di guerra del passato presenti in un film come Inglourious Basterds / Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino, per fare l'esempio più evidente. Vedere come si sia definita nel corso del tempo la rappresentazione di lingue e identità culturali differenti sul grande schermo si faceva uno strumento indispensabile non solo per cogliere appieno il significato (semiotico) che il multilinguismo assume al cinema, ma soprattutto per tracciare un'eventuale linea di sviluppo oppure di cambiamento. In secondo luogo, entrando più nello specifico del mondo della traduzione audiovisiva, il doppiaggio è una pratica traduttiva consolidata in Italia dall'avvento del cinema sonoro (cfr. Chiaro, 2009; Chaume, 2007, 2012) o di parola, ovvero di un cinema le cui parole sono emesse da una voce che proviene dallo schermo. Questo vuol dire che non si poteva prescindere da quanto fatto nel passato per capire appieno quanto è stato fatto in tempi più recenti. In altre parole, per poter studiare e capire in profondità le strategie adottate nel presente dal doppiaggio italiano, per gestire il multilinguismo in traduzione, è sembrato necessario contestualizzare le scelte di oggi all'interno di un quadro più ampio che abbracciasse la storia del cinema a partire dagli anni Trenta del XX secolo,

quando cioè il cinema si è fatto sonoro e quando, contemporaneamente, in Italia è nato il doppiaggio come tecnica traduttiva per i prodotti audiovisivi di origine straniera.

Con questo obiettivo in mente, si è subito presentata la necessità di selezionare il materiale adeguato. La difficoltà metodologica si riassume nel fatto che all'inizio del 2011, quando appena si stava definendo il progetto di ricerca, la letteratura in materia si riferiva principalmente ad analisi di caso, e gli unici studi che avevano una prospettiva più ampia erano quelli di Cronin (2009) e di Bleichenbacher (2008). Il lavoro a più ampio respiro di O’Sullivan (2011) è stato, infatti, pubblicato solo nel corso di quell'anno. Mentre Cronin (2009) offriva una visione tematica (per generi cinematografici: commedia, film drammatico, film western e film di fantascienza) e al contempo diacronica (diversi momenti della storia del cinema) su un numero, tutto sommato, non particolarmente ampio di film, Bleichenbacher (2008) prendeva in esame principalmente film degli anni Novanta. Entrambi gli studi si concentrano esclusivamente sul cinema statunitense. Come ripercorrere, allora, la storia del cinema per identificare quei film che potessero rivelarsi interessanti da analizzare del punto di vista del loro utilizzo (o non utilizzo) di più lingue al proprio interno?

Dal canto loro, i diversi manuali di storia del cinema (cfr. Bordwell & Thompson, 2010a, 2010b; Rondolino & Tomasi, 2010), così come i pur numerosi dizionari dei film in commercio (si veda, per esempio, i dizionari curati da Paolo Mereghetti, dai Morandini o dai Farinotti), non sembravano dare il giusto peso al problema “lingua”. Rispetto ai suoi “colleghi” cartacei, il dizionario on-line The Internet Movie Database (www.imdb.it) faceva già un passo avanti nel prendere sempre nella debita considerazione il problema lingua: ogni scheda dedicata a ciascun film è infatti puntualmente attenta a quest'aspetto. Eppure, pur rappresentando già una possibile ancora di salvataggio, “navigare” ottanta'anni di storia del cinema soltanto con questo tipo di ausilio restava comunque un'operazione poco agevole. Era chiaro che si doveva ricorrere a un qualche tipo di mediazione diversa, più efficace ed autorevole.

Anche se The Internet Movie Database (noto in genere con l'acronimo IMDb) rappresenta uno strumento potenzialmente molto utile, va preso, comunque, con le dovute accortezze. In primo luogo, bisogna sempre tenere ben a mente il problema dell'affidabilità di risorse informative “aperte” e democratiche come quelle presenti su Internet. Affidabilità non solo nel senso di esattezza delle informazioni contenute (parametro della certezza), ma anche nel senso di autorialità di queste informazioni (chi ha caricato queste informazioni e a che tipo di pubblico - o utenti - queste informazioni si

indirizzano). Pertanto, l’opzione è ricaduta su una mediazione umana di un esperto del settore cinema. Ci si è così avvalsi della preziosa collaborazione del noto critico cinematografico Aldo Viganò, il quale aveva tenuto un corso di Linguaggio del Cinema all'interno del Master universitario in Screen Translation che l'autore della presente ricerca aveva frequentato nel 2009 presso l'allora Dipartimento SITLeC dell'Università di Bologna, sede di Forlì. Con l’aiuto combinato di un esperto nel settore (Viganò, 2011: comunicazione personale) e di uno strumento telematico come IMDb si è giunti alla definizione di un primo sottocampione di centodieci film.