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4.4. L'interpretazione diegetica come veicolo di umorismo

4.4.2. L'interpretazione diegetica in altre commedie

Uno dei casi più interessanti, presente fra i titoli che compogono il campione di riferimento, in cui l'interpretazione diegetica si colora di tonalità umoristiche è rappresentato dalla traduzione fasulla dal tedesco che il protagonista de La vita è bella (1997)103 fa in una famosa scena del film (cfr. Chiaro, 2007, 2010). Guido e suo figlio Giosuè hanno appena raggiunto il dormitorio di un lager tedesco, dove sono stati trasferiti insieme ad altri italiani di origini ebree, quando un ufficiale tedesco irrompe sul posto,

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Queste riflessioni hanno preso il via da e sono il risultato di lunghe e proficue conversazioni avute con alcuni professionisti del settore durante, e dopo, il tirocinio condotto all'AIDAC (Associazione Italiana Dialoghisti e Adattatori Cinetelevisivi) a Roma nell'estate del 2009. Per farsi un'idea della delicatezza della questione e del dibattito sempre in corso si invita il lettore a consultare le recensioni della rivista on-line di critica del doppiaggio aSinc (<www.asinc.it>, ultimo accesso: 20/05/2015) che spesso si soffermano su questo problema.

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Il film è diviso sostanzialmente in due parti. La prima parte, ambientata in Toscana alla fine degli anni Trenta, racconta della storia d'amore fra il protagonista Guido Orefice (Roberto Benignini) e Dora (Nicoletta Braschi). La seconda parte della vicenda si svolge sei anni più tardi, quando il protagonista è deportato insieme al figlio in un campo di concentramento tedesco in Italia. Se nella prima parte del film prevalgono i

chiedendo (in tedesco) ai presenti se fra di loro c'è qualcuno che parla tedesco. Come Bartolomeo, uno dei compagni di Guido, gli spiega rapidamente, l'ufficiale deve “spiegare tutte le regole del campo” ai prigionieri. Prontamente Guido, pur non capendo una sola parola di tedesco, si lancia in un'improbabile interpretazione consecutiva di quanto il militare sta dicendo. Di seguito la trascrizione di questo passaggio del film.

Personaggio Battuta dialogo Traduzione italiana

Ufficiale tedesco

Alles herhören! Ich sage das nur einmal!

Ascoltate tutti! Ve lo dico una volta sola!

Guido Comincia il gioco. Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è!

Ufficiale tedesco

Ihr seid nur einem einzigen Grund in dieses Lager transportiert worden!

Siete stati portati in questo campo per un solo motivo!

Guido Si vince a mille punti. Il primo classificato vince un carro armato vero! Ufficiale

tedesco

Um zu arbeiten! Per lavorare!

Guido Beato lui! Ufficiale

tedesco

Jeder versuch der Sabotage wird mit dem Sofortigen Tode bestraft. Die Hinrichtungen finden auf dem Hof durch Schüsse in den Rücken statt.

Qualsiasi tentativo di sabotaggio sarà punito con morte immediata. Le esecuzioni avranno luogo nel cortile con spari alla schiena.

Guido Ogni giorno vi daremo la classifica generale da quell'altoparlante là! All'ultimo classificato verrà attaccato un cartello con su scritto “asino”, qui sulla schiena!

Ufficiale tedesco

Ihr habt die Ehre, für unser großes

Deutsches Vaterland arbeiten zu

dürfen, und am Bau des großdeutschen Reiches teilzunehmen.

Avete l'onore di lavorare per la nostra grande patria tedesca e di partecipare alla costruzione del grande Reich tedesco.

Guido Noi facciamo la parte di quelli cattivi che urlano. Quelli che hanno paura perdono punti.

Esempio 4.4. Da La vita è bella

L'umorismo in questa scena è ottenuto da due fattori: per un verso, da cosa viene detto nel corso del processo di mediazione linguistica, e per l'altro, da come avviene questo processo. In merito al primo aspetto, è chiaro che lo scopo di Guido è quello di proteggere il bambino dagli orrori della realtà che li circonda, facendogli credere che stanno partecipando a un difficile ma emozionante gioco a premi, il cui premio finale è costituito da “un carro armato vero”, come il padre continuerà a ripetere al figlio a più riprese nel corso del film. L'aspetto più comico di questa contro-traduzione risiede, tuttavia, non tanto nel contenuto delle parole di Guido, quanto piuttosto nella loro forma, vale a dire nelle modalità con cui quest'interprete fasullo porta avanti il processo di mediazione linguistica.

Guido mette in scena una vera e propria caricatura dell'ufficiale tedesco, che imita non solo nel tono di voce, ma anche nel ritmo, nella prosodia, nelle pause, e nei gesti, fino a produrre frasi in italiano che mostrano una lunghezza molto simile, per non dire la stessa, di quelle tedesche di cui sono interpretazione.

Anche se le parole dell'ufficiale tedesco non sono sottotitolate in italiano, gli spettatori capiscono fin da subito che hanno di fronte un interprete bugiardo e inaffidabile: il contesto li guida nell'interpretazione della scena, attivando una traduzione contestuale. La visione precedente di altre pellicole sullo stesso tema (la seconda guerra mondiale e l'olocausto) li hanno resi familiari con situazioni simili a quella rappresentata in questa scena: gli spettatori hanno, cioè, interiorizzato una serie di aspettative, di copioni attesi, o, per dirla nei termini della psicologia cognitiva, di schemi interprativi (cfr. Bartlett, 1932) o script (cfr. Schank & Abelson, 1977) entro cui inquadrare e rapportare il comportamento (anche linguistico) dei soldati tedeschi del Terzo Reich in circostanze del genere. In questo caso, ad agevolare ulteriormente la comprensione contribuisce anche lo stesso comportamento di Guido: quello che dice e come lo dice rappresentano due indizi inequivocabili della sua “disonestà” come interprete. Come dire che agli occhi dello spettatore la contro-traduzione finisce per smascherarsi da sola, cadendo sotto il peso della propria menzogna.

Così come era già avvenuto in One, Two, Three, anche questo caso di interpretazione diegetica ha delle importanti ripercussioni in termini narrativi sulla trama del film, rappresentando un vero e proprio denotare su cui si innescano tutti gli avvenimenti della seconda parte de La vita è bella. Lo stesso avviene anche per un altro esempio di contro- traduzione presente in una scena della commedia Italiensk for begyndere / Italiano per principianti (Lone Scherfig, 2000). Il film, ambientato in una cittadina della provincia danese, racconta le vicende di alcuni personaggi accomunati tutti dalla frequenza alle lezioni del corso di italiano per principianti a cui si riferisce il titolo. La pellicola è stata distribuita nel nostro paese in versione originale con sottotitoli in italiano, in modo da poter mantenere l'opposizione che esiste, a livello di traccia audio, fra la lingua madre dei personaggi (il danese) e il loro italiano, parlato come L2, caratterizzato da imprecisioni e da un evidente accento straniero. Inoltre, in termini narrativi, l'italiano riveste un ruolo importante nell'intreccio, perché è proprio grazie al corso di italiano che i protagonisti del film entreranno in contatto fra di loro, diventando amici. In alcune occasioni, l'italiano serve anche a creare momenti di confusione e conflitto insieme, portando all'insorgere di

situazioni a tratti comiche e umoristiche, come avviene nel caso dell'interpretazione deliberatamente sbagliata che si prenderà in analisi.

Halvfinn Finn (Lars Kaalund), che lavora come cameriere nel ristorante dello stadio, è stato appena licenziato da Klaus Graversen (Claus Gerving), il direttore dell'albergo che gestisce il locale, a causa del suo carattere aggressivo e dei modi bruschi con cui tratta i clienti. Nel locale lavora come cameriera anche l'italiana Giulia (Sara Indrio Jensen), che subito si schiera in favore del collega. Al licenziamento di Finn assiste anche Jørgen Mortensen (Peter Gantzler), suo migliore amico e impiegato ricezionista dell'albergo. Sia Finn sia Jorgen frequentano il corso di italiano per principianti, presentando una diversa padronanza della lingua (buona il primo, modesta il secondo). La conversazione fra questi quattro personaggi prosegue come di seguito trascritto:

Personaggio Battuta dialogo versione originale Sottotitoli versione italiana

Giulia E questo idiota chi è?

Finn Il padrone dell'albergo che possiede questo posto.

Giulia Eh beh? Noi conosciamo il ricezionista che lo prenderà a botte, no?

Finn Lui è indifferente. È anche il capo della ricezione. (sic)

Giulia Allora daglielo te un paio di ceffoni. (sic) Che ci vuole?

Klaus (parla in danese) Che sta dicendo? Finn Sto chiedendo se mi vuole

accompagnare in cucina per essere castrato.

Klaus guarda Finn con aria interrogativa

Finn (parla in danese) Ha chiesto se è tua la vecchia Cortina Klaus (parla in danese) No, io ho una GTI.

Giulia Devi solo metterlo sul tagliere così io tronco col coltello bell'affilato

Klaus (parla in danese) Come?

Finn (parla in danese) Ti ha chiesto se vai di là in cucina ad assaggiare una specialità.

Klaus Sì. si. Muito obrigado señorita, eh! Giulia Digli che se tu devi andare, me ne

andrò anch'io.

Finn Ehi, sei troppo stupida adesso.

Giulia Questo è il lavoro più pessimo del mondo. (sic) E se tu non ci sei, perché ci dovrei restare io? A parte il fatto che se tu non ci sei, neanche Jørgen Mortensen ci sarà più...

(guarda in direzione di Jorgen, poi primo piano di Jorgen con aria stupita) Se lui se ne va, me ne andrò anch'io.

Klaus (parla in danese) Mi traduci per favore?

(molla a Klaus una pila di piatti e va via)

Klaus (parla in danese) Tu, allora?

Jørgen (parla in danese) Ha detto... che se va via lui, lo farà anche lei.

Klaus (parla in danese) Benissimo. Affare fatto addio. Esempio 4.5. Da Italiano per principianti

A differenza di quanto non avvenga per la scena de La vita è bella, in questo caso la versione originale del film sottotitolata in danese le battute recitate in italiano. Gli spettatori danesi possono, quindi, avvalersi dell'ausilio dei sottotitoli per superare senza problemi la confusione linguistica, che rimane pertanto solo a livello diegetico, e per sfruttare appieno della carica umoristica innescata tanto dalle truculente parole di Giulia ai danni del malcapitato direttore quanto dalla falsa traduzione fornita da Finn. Nella versione italiana la polarità fra le due lingue risulta chiaramente invertita: l'effetto umoristico è prodotto dai sottotitoli in italiano che accompagnano la contro-traduzione che Finn fa in danese, considerato che le parti di dialogo in italiano non necessitano di alcun tipo di mediazione linguistica. L'umorismo di questa scena risiede nel fatto che Klaus, ingannato dalla traduzione di Finn, finisce per fare la figura del tonto, rispondendo alla minaccia di Giulia di attentare alla sua virilità, con fare cortese e mostrandosi lusingato da quello che lui considera un gesto cortese da parte di una bella ragazza italiana. Per di più, per fare bell'impressione su Giulia, l'ingenuo direttore la ringrazia mettendo insieme una frasetta di circostanza (“Muito obrigado señorita”) in quello che lui crede essere italiano, ma che in realtà è un pasticcio linguistico, un miscuglio di portoghese (muito obrigado) e spagnolo (señorita).

Quando Giulia afferma con decisione la sua volontà di lasciare il lavoro, se verrà licenziato Finn, i toni della conversazione cambiano radicalmente, passando dalla confusione al conflitto linguistico. Dal momento che Finn si rifiuta categoricamente di tradurre le parole della ragazza, Klaus chiede il supporto linguistico di Jorgen che traduce in danese l'intenzione di Giulia di licenziarsi. Anche in questo film, questa scena di contro-traduzione ha delle ripercussioni a livello narrativo. Rimasto senza lavoro, Finn, che è il migliore fra gli studenti del corso di italiano, accetterà di diventarne il nuovo insegnante, dopo che quel posto era rimasto vacante con l'improvvisa morte del suo docente titolare. Non solo: la confusione linguistica generata offre a Giulia l'opportunità di confessare, in italiano, i propri sentimenti per Jorgen. Già in una precedente occasione, la cameriera italiana era ricorsa all'italiano per rivelare, in modo indiretto, il suo interessare per l'uomo: dopo aver ascoltato involontariamente una confidenza di Jørgen a Finn in cui

confessava il suo timore di essere divenuto impotente, la ragazza gli si era avvicinata dicendogli in italiano che “Bisogna anche trovare quella [la donna] giusta”. In modo del tutto simile, durante il viaggio finale, organizzato a Venezia dagli studenti del corso di italiano, sarà invece Jorgen a dichiarasi a Giulia in danese, presupponendo a torto che la ragazza104 non capisca la lingua.

Un altro caso in cui un'interpretazione diegetica decisamente “libera” si combina a una dichiarazione d'amore piena di impliciti e di “non detto” (Mizzau, 1998), tingendosi di toni umoristici, è presente nel film franco-libanese Et maintenant, on va où? / E ora dove andiamo? (Nadine Labaki, 2011; Italia: 2012). Il film, in cui gli elementi della commedia si mescolano a quelli del film drammatico (cfr. Morandini, 2012), è ambientato un isolato paesino del Libano, dove cristiani e musulmani convivono in pacifica armonia. La situazione comincia a incrinarsi quando, grazie ad alcuni ragazzi del villaggio che hanno recuperato un'antenna parabolica, la televisione irrompe nella vita della comunità, informando, attraverso i suoi notiziari, dei sanguinosi scontri religiosi che stanno sconvolgendo il resto del paese. Poiché il malcontento inizia pian piano a contagiare anche gli uomini del villaggio, le donne si ingegnano per cercare di tenerli distratti e scongiurare così il conflitto. La loro prima mossa è quella di invitare nel paese un gruppo di attraenti ballerine ucraine, il cui arriva produce un grande scompiglio fra i componenti maschili della comunità.

In questa scena, la protagonista Amale (Nadine Labaki), cristiana, si reca con l'amica Afaf (Layla Hakim), musulmana, a casa di Rabih (Julian Farhat). fratello di quest'ultima, per chiedergli di dare ospitalità a Katia (Oxana Chihane), una delle ballerine ucraine appena arrivate in paese. Amale e Rabih si piacciono, ma nessuno dei due riesce a fare il primo passo e dichiararsi apertamente: entrambi sembrano nutrire remore, a causa probabilmente del diverso credo religioso che professano (lei è cristiana, lui è musulmano). In una precedente scena, ambientata nel bar di Amale, avevamo visto Rabih lanciarsi in un alterco con un esponente della comunità cristiana, alterco che dalle parole presto è passato alle mani. Per calmare gli animi Amale si era intromessa, invitando Rabih a picchiare anche lei, che è “una di loro [una cristiana]”. Nella scena in analisi, poiché Katia comunica con i suoi ospiti esclusivamente in inglese, ad Amale viene chiesto di fare da mediatrice. Come negli altri due casi esaminati in questa sezione, anche questa volta si tratta di una contro-traduzione: Amale mette in bocca alla ragazza ucraina parole non sue:

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Questo personaggio parla praticamente sempre in italiano in tutte le scene del film in cui appare. La convinzione di Jorgen che Giulia non capisca o capisca poco il danese è comprensibile. Gli spettatori del film sanno, invece, che non è così (cfr. le considerazioni fatte sopra nel testo).

sfrutta questo contesto comunicativo, solo “apparentemente” mediato, per dire a Rabih cose che non ha mai avuto il coraggio di dirgli esplicitamente. Di seguito la trascrizione105 della scena.

Personaggio Battuta dialogo doppiaggio italiano

[Sottotitolo italiano]

Rabih Katiusha? Come il lanciarazzi? E se mi esplode sotto il naso in piena notte? Afaf Ihhhh, che vai a pensare!? Perché dovrebbe esplodere, scusa?

Rabih Quanti anni ha?

Afaf (fuori campo, con Amale in primo piano) Dai, chiedile quanti anni ha! Amale How old tu?

Katia Twenty-eight. [Sottotiolo: 28]

Rabih Però! Sembra più giovane. (Con primi piani alternati di Rabih e Amale) Eh... è sposata?

Afaf (fuori campo, con Amale in primo piano) È sposata? Dai, chiediglielo!

Amale Married?

Katia No. I'm too young.

[Sottotiolo: No, sono troppo giovane.]

Afaf Che?

Amale Dice che è troppo giovane.

Afaf Alla sua età io avevo già svezzato due figli!

Katia I don't have time to married. I work too much and I'm too busy. [Sottotiolo: Non ho tempo di sposarmi, lavoro, sono molto impegnata.] Rabih Che dice?

Amale Che non ha trovato l'uomo perfetto, il principe azzurro. E che gli uomini come te sono rari. (sospira)

Rabih (sospira a sua volta)

Afaf (fuori campo, con Rabih in primo piano) Mio fratello è un'opera d'arte! Rabih (solleva le ciglia stupito) Ha detto questo? (con un sorriso compiaciuto) Afaf Che ragazza ben educata!

Rabih Avvertila che picchio le ragazze cristiane. (Con Amale in primo piano) E che se mi rompe, butto le sue cose per strada.

Afaf (fuori campo, con primi piani alternati di Rabih e Amale) Perché dici così? Vergogna!

Amale I said you are welcome.

[Sottotiolo: Dice che sei la benvenuta.] Katia (fuori campo, con Amale in primo piano)

Thank you very much. I'm sure he is a very good guy. [Sottotiolo: Grazie. È di certo un bravo ragazzo] Rabih Ora che ha detto?

Amale Ha detto che si scusa. E che è in imbarazzo. E che non... ti farà mai arrabbiare. (Con primi piani alternati di Rabih e Amale) Hm. Vivrà con te nella buona e nella cattiva sorte.

Afaf (fuori campo, con primi piani alternati di Rabih e Amale) Che meraviglia! Com'è educata!

Rabih Se è così... Che mangia a colazione?

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Per facilitare la lettura si trascrive solamente la versione in italiano della scena che rispecchia con esattezza quella della versione originale: i dialoghi che qui sono riportati in italiano sono in arabo nella versione originale, mentre le parti in inglese sono così anche nella versione originale (sulla strategia della

Afaf (fuori campo, con Amale in primo piano) Chi se ne frega di quello che mangia a colazione! Non è un problema. (In campo) Due uova, un bicchiere di latte ed è fatta!

Rabih No, no, Chiediglielo!

Afaf (fuori campo, con Amale in primo piano) E va beh! Chiediglielo! Amale What you eat in the morning?

Katia I don't eat breakfast, because I sleep too much and I wake up very late. [Sottotiolo: Non faccio colazione, perché dormo molto e mi alzo tardi.]

Amale Allora... dice che le bastano acqua fresca e amore. E ti preparerebbe la colazione con le sue mani.

Afaf (fuori campo, con Katia in primo piano) Lei sì che sa vivere!

Rabih (guardando in direzione di Katia) Se la prepara con quelle manine, accetto! (Poi rivolge subito lo sguardo verso Amale, che ritrae le mani, nascondendole sotto il tavolo) Ma sai una cosa? Ha l'aria troppo fiera, con la puzza sotto il naso. (Con Amale in primo piano) Non vado abbastanza bene per lei! Fareste meglio a portarla a casa di un cristiano.

Amale Hai ragione! E trova che sei un egoista che pensa solo a se stesso. E che hai bisogno di tagliarti i capelli. (Con Rabih in primo piano) Sembri una gallina spennata!

Afaf Come sarebbe? Ha detto questo? Davvero? Ma guarda che scostumata! Non le dare retta, anima mia! Mio fratello è perfetto! Perfetto!

Rabih Ormai possiamo contare solo sugli stranieri

Amale E lo stesso è per noi! Buonanotte! (Si alza e lascia la stanza) Afaf (fuori campo, con Rabih in primo piano) Boh? Che le è venuto?

Esempio 4.6. Da E ora dove andiamo?

Come Guido ne La vita è bella, anche Amale mette in scena una farsa, fornendo una traduzione fasulla delle risposte di Katia. Se inizialmente i turni conversazionali di Amale ricalcano la durata di quelli della ragazza ucraina, quando il contenuto di quello che sta traducendo si fa più personale, la durata delle sue battute si allunga decisamente, come avviene, per esempio, quando si scusa con Rabih per quanto accaduto quella stessa mattina nel bar. Diversamente da quanto non accada con Guido, però, prima ancora che il contenuto delle sue parole, sono i movimenti della macchina da presa e la sintassi filmica in genere (cioè il codice visivo) a smascherarla. Il continuo gioco di primi piani alternati fra Amale e Rabih, anche quando sono le altre due donne presenti a parlare, fa capire allo spettatore che quella non è una conversazione fra quattro persone né tantomeno un processo di mediazione linguistica, bensì un dialogo fra due persone innamorate che si stanno stuzzicando e corteggiando a furia di occhiate, di allusioni, di impliciti. A corroborare questa traduzione contestuale intervenie anche un dispositivo traduttivo in senso stretto: i sottotitoli per le battute in inglese, i quali non lasciano spazi a dubbi in merito a quello che sta accadendo sullo schermo. Tutti questi fattori insieme contribuiscono ad assegnare a questa scena di contro-traduzione un'impronta divertente e umoristica, strappando in più di una occasione un sorriso allo spettatore complice di questa interprete “che gioca sporco”.

Questa sezione si chiude prendendo in considerazione un caso in cui è esclusivamente la dimensione umoristica ad avere peso: quello che O’Sullivan (2011: 91-93) definisce “ludic function” dell'interpretazione diegetica. Si tratta della commedia Trouble in Paradise (1932) di Ernst Lubitsch, che rappresenta il primo film all'interno del campione di riferimento in cui si “sfruttano” le potenzialità dell'interpretazione diegetica in chiave comica. In una delle scene del film che sono ambientate a Venezia, Monsiuer Filiba (Edward Everett Horton) è stato appena derubato da Gaston Monescu (Herbert Marshall), il protagonista del film, un abile ladro di gioielli che alloggiano nel suo stesso albergo con una falsa identità. All'arrivo dell'ispettore di polizia incaricato del caso, accompagnato da altri quattro chiassosi colleghi, l'uomo gli racconta in dettaglio l'accaduto avvalendosi dell'aiuto del direttore dell'albergo (l'attore italo-americano Fred Malatesta) che funge da interprete da e verso l'italiano. Come messo in evidenza dall'analisi di O’Sullivan (2011: 91-93), questa scena non ha un grosso peso narrativo, ma mette in scena una situazione esilarante, in cui sono i gesti e le sonorità esagerate degli italiani a creare un effetto comico. Di seguito la trascrizione integrale della scena:

Personaggio Battuta dialogo (versione originale e italiana)

Poliziotto Mi dica un po',quanto danaro aveva questo signore?

Direttore Un minuto, un minuto, già glielo domando, signore! The representative of