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3.2. Verso una resa più realistica di lingue e identità

3.2.1. La presenza parziale delle lingue secondarie

Nel momento in cui l'uso delle lingue secondarie in un film si fa più significativo, sia in termini quantitativi (cioè discorsivi) sia in termini qualitativi (ovvero narrativi), da un mero effetto cartolina si passa a una rappresentazione più articolata di lingue e identità diverse che si concretizza in una loro parziale presenza nel tessuto discorsivo (cfr. Bleichenbacher, 2008: 70-82). Seguendo la lezione di Sternberg (1981: 225) si tratterebbe di “selective reproduction”, vale a dire “[the] intermittent quotation of the original heterolingual discourse as uttered by the speaker(s)” (ibidem). A livello funzionale, questa riproduzione selettiva di lingue diverse agisce come una sorta di “mimetic synecdoche” (sineddoche mimetica), in cui una porzione di dialogo effettivamente prodotto in una delle lingue secondarie del film (ovvero, la parte) sta per il tutto, vale a dire la totalità dei dialoghi che avrebbero dovuto essere in quella lingua e che invece sono in parte sostituiti dalla lingua primaria del film.

La presenza di lingue diverse nel film risulta solo parziale proprio perché a livello discorsivo vige un regime che si può definire di “parziale sostituzione”, in base al quale la lingua del film tende ancora a rimpiazzare le diverse lingue della storia in molte occasioni, senza però azzerarle sempre o relegarle solo ai margini del film, come avviene nel caso dell'omogeneizzazione discussa fin qui. Questa è la situazione di un film come Senso (1950) di Luchino Visconti, un melodramma ambientato a Venezia sullo sfondo della terza guerra di indipendenza italiana (1866) che vede la contessa Livia Serpieri (Alida Valli) innamorarsi dell'ufficiale austriaco Franz Mahler (Farley Granger). Anche se le conversazioni fra i due protagonisti avvengono sempre in italiano, il tedesco è parzialmente presente nel film, lungo tutta la sua durata: quando resta sullo sfondo, accresce il senso di realismo della situazione storica (Venezia sotto la dominazione straniera); quando invece va più in primo piano (in situazioni corali) diventa un mezzo per sottolineare l'atmosfera tesa e carica di conflitto che si respira fra italiani e austriaci.

La parziale presenza delle lingue secondarie si ha anche in altri film drammatici che hanno come tema portante la seconda guerra mondiale e / o le sue conseguenze. L'esempio canonico in questo senso è rappresentato da Schindler's List (Steven Spielberg, 1993), film in cui l'omogeneizzazione linguistica sembra ancora prevalere, dal momento che tutti i personaggi principali del film parlano in inglese, a prescindere dal fatto che essi siano tedeschi o polacchi di origine ebraica. A volte il loro inglese è marcato da un'intonazione straniera per qualificarli come appartenenti a una delle due comunità linguistiche (cfr. O’Sullivan, 2007: 82). Il tedesco e, in minor misura, il polacco sono invece usati da personaggi secondari del film, in sequenze corali che mettono in scena situazioni di conflitto, come le rappresaglie tedesche ai danni degli abitanti del ghetto di Cracovia o nei campi di concentramento: si tratta di ordini impartiti dai soldati tedeschi o di insulti indirizzati agli ebrei, o ancora di lamentele da parte di quest'ultimi per le atroci sofferenze patite (cfr. Bleichenbacher, 2008: 70-72). Allo stesso modo, la presenza dell'ebraico riaffiora durante lo svolgimento di cerimonie religiose o nelle preghiere (cfr. Bleichenbacher, 2008: 72-73). I dialoghi nelle lingue secondarie del film non sono sottotitolati35: in questi casi si attiva, infatti, una traduzione contestuale che orienta gli spettatori nella comprensione.

Non dissimile è il quadro che emerge in Amen. (Costa-Gravs, 2002) ambientato nella Germania nazista. Il film è basato sull'opera teatrale Il vicario (titolo originale: Der

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Nella versione italiana del film (Schindler's List - La lista di Schindler) disponibile in VHS (CIC Video, 1994) le lingue secondarie non sono mai sottotitolate. Non così nella versione in DVD (Universal, 2004), dove invece tali lingue sono sottotitolate nelle scene in cui sono in primo piano.

Stellvertetrer) scritta dal drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth nel 1963. I due personaggi principali del film sono Kurt Gerstein (Ulrich Tukur), ufficiale delle SS, e padre Riccardo Fontana (Mathieu Kassovitz), un gesuita italiano con forti agganci in Vaticano. L'inglese diventa la lingua del film che sostituisce le lingue della storia (il tedesco e l'italiano) che sono comunque parzialmente presenti in scena grazie ad alcuni espedienti discorsivi: oltre all'accento degli attori (in genere non di madrelingua inglese), una serie di canti patriottici (e natalizi) in tedesco lungo tutta la durata del film, ordini impartiti in tedesco dai soldati, brevi frasi pronunciate da personaggi secondari e (nel caso dell'italiano) perfino il discorso di Natale di papa Pio XII trasmesso alla radio di cui Riccardo fornisce un'interpretazione simultnea a beneficio di Gerstein36.

Nella Germania dell'immediato dopoguerra si svolgono le vicende del film Judgement at Nuremberg / Vincitori e vinti (Stanley Kramer, 1961) che ricostruisce in forma romanzata il processo di Norimberga del 1948 contro i crimini di guerra nazisti. Nel film i personaggi americani si trovano a relazionarsi con i personaggi tedeschi: la lingua principale è l'inglese, mentre il tedesco è parzialmente presente. Il film si apre con una ricostruzione accurata di un processo internazionale: i personaggi tedeschi parlano tedesco, gli americani parlano inglese, e vengono perfino mostrati in primo piano degli interpreti professionisti intenti a svolgere il loro lavoro in cabina. Dopo pochi minuti durante la dichiarazione d'apertura dell'avvocato tedesco Hans Rolfe (Maximilian Schell), l'inglese si sostituisce letteralmente al tedesco37, auto-designandosi come l'unica lingua del discorso del film da quel momento in avanti (cfr. O’Sullivan, 2011: 59-62). Il tedesco verrà quindi lasciato praticamente sullo sfondo per tutto il prosieguo del film (per dare una maggiore resa realistica) e tutti i personaggi tedeschi paleranno in inglese, in genere con accento, leggero o forte a seconda dei casi. A ricordare allo spettatore che in realtà sta assistendo a una “istant translation” (O’Sullivan, 2011), una traduzione istantanea nella sua lingua, operazione che solo un dispositivo di illusioni come il cinema può rendere possibile, ci pensano le immagini del film (il codice visivo): per tutta la durata del processo, infatti, i personaggi tedeschi chiamati a deporre in tribunale, anche se parlano in

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Nella versione italiana del film la traduzione di questa scena rischia di produrre un effetto straniante che ricorda il doppiaggio del film Le mépris / Il disprezzo (1963) di Jan-Luc Godard: dal momento che il Papa sta parlando in italiano, ci si potrebbe chiedere per quale ragione Fontana dovrebbe tradurre il suo discorso a un personaggio (Gerstein) che parla e capisce l'italiano altrettanto bene. Per aggirare in parte l'ostacolo, più che far ripetere al prete italiano le stesse parole pronunciate dal pontefice, si preferisce fargli fare una parafrasi o un commento. Ciononostante, la sospensione dell'incredulità linguistica e narrativa sembra essere messa a dura prova.

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Questo procedimento di sostituzione omogeneizzante ricorda da vicino quello già descritto per il film Valkyrie (2008) di Bryan Singer (cfr. sezione 3.1.1), di cui questa scena del film di Kramer rappresenta

inglese, sono sempre muniti di auricolari per l'interpretazione simultanea, auricolari che sono sempre ben visibili e in primo piano. Inoltre, in certi casi il comportamento non verbale di alcuni di questi testimoni, in particolare l'espressione del volto o le pause nelle loro dichiarazioni, rivela palesemente la loro difficoltà nella comprensione linguistica, evidenziando il loro bisogno di affidarsi alla mediazione dell'interprete prima di poter rispondere alle domande rivolte loro.

La presenza parziale di lingue diverse dall'inglese (lingua primaria del film) caratterizza anche un film di guerra ad ambientazione internazionale come The Guns of Navarone / I cannoni di Navarone (J. Lee Thompson, 1961), tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore scozzese Alistair MacLean pubblicato nel 1957. Durante la seconda guerra mondiale un commando alleato, formato da quattro ufficiali inglesi (interpretati rispettivamente da Gregory Peck, David Niven, Stanley Baker e Anthony Quayle), ha l'incarico di distruggere i due potenti cannoni che i nazisti hanno installato strategicamente a Navarone, un'isoletta greca sull'Egeo che domina uno stretto. Con l'aiuto di un colonnello del disciolto esercito greco (Anthony Quinn), di un giovane temerario di origini greche (James Darren), e di due partigiane locali (interpretate da Irene Papas e Gia Scala), il commando porterà felicemente a termine la missione. Le lingue secondarie del film (tedesco e greco), oltre ad accrescere il senso di realismo del film, servono a evidenziare il conflitto fra identità: i tedeschi “cattivi” che si oppongo agli alleati, nella fattispecie agli inglesi appoggiati dai greci. In questo film, la conoscenza delle lingue straniere si fa elemento decisivo per la sopravvivenza dei protagonisti: il capitano Keith Mallory (Peck) parla tedesco e pertanto è in grado di capire quello che i nemici stanno tramando contro la sua squadra; a sua volta, il colonnello greco Andrea Stavrou (Quinn) è un bilingue quasi perfetto. La lingua diventa quindi non solo un fattore chiave nell'identificazione dell'Altro (del nemico), ma anche una risorsa per “simulare” un'altra identità e provare così a ingannare gli avversari38.

Un'impronta internazionale ha anche il film The Barefoot Contessa / La contessa scalza (Joseph L. Mankiewicz, 1954) che vede coinvolti nelle vicende personaggi americani, spagnoli e italiani. Si tratta di un “melodramma passionale a forti tinte” (Morandini, 2012) che racconta la vita di Maria Vargas (Ava Gardner), una ragazza spagnola che, scoperta dal regista americano Harry Dawes (Humphrey Bogart) mentre danza a piedi nudi in un locale di Madrid, diventa una famosa diva di Hollywood. Ma all'apice del successo la donna abbandona la sua carriera di attrice per sposare il conte italiano Vincenzo Torlato-

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Quando i protagonisti sbarcano sull’isola, il capitano Mallory risponde alla radio in tedesco ma vengono scoperti ugualmente.

Favrini (Rossano Brazzi), un uomo impotente e geloso che alla fine la ucciderà per essergli stata infedele. La lingua prevalente nei dialoghi del film resta l'inglese, ciononostante, le lingue secondarie compaiono in diversi momenti per tutta la durata del film: del resto lo spagnolo è la lingua madre della protagonista, mentre l'italiano quello del principale antagonista. Quando Maria lascia Madrid alla volta dell'America parla della Cenicienta (ʻCenerentolaʼ) e della calabaza (ʻzuccaʼ), due parole spagnole che ritorneranno molto spesso nel film come un vero e proprio tormentone, costituendo due marche dell'enunciazione che sembrano preannunciare il destino non esattamente felice che attende la giovane donna.

Una lingua secondaria che si alterna e si oppone alla lingua primaria del film (l'inglese) come elemento di conflitto contraddistingue anche due film i cui personaggi principali appartengano al mondo delle minoranze linguistiche che vivono negli Stati Uniti: la comunità degli italo-americani in The Rose Tattoo (Daniel Mann, 1955) e quella degli ispanici in West Side Story (Robert Wise, 1961). In questi due casi, la lingua secondaria del film costituisce anche una lingua minoritaria39 nel contesto sociale rappresentato sullo schermo: essa diventa non solo un importante mezzo di caratterizzazione (cfr. Wahl, 2005, 2008; Bleichenbacher, 2008; Sanz Ortega, 2011), ma anche una preziosa risorsa usata dai personaggi per rivendicare la propria identità culturale (e individuale) all'interno della società in cui si trovano inseriti.

La protagonista di The Rose Tattoo / La rosa tatuata40 è la siciliana Serafina Delle Rose (interpretata da Anna Magnani) che si è trasferita in un piccolo paese della Louisiana. Rimasta vedova, vive ossessionata dal ricordo del marito, situazione che rende difficile la convivenza non solo con i vicini, ma anche con la figlia Rosa (Marisa Pavan). Serafina è una donna scontrosa e collerica che, quando perde le staffe, insulta chi le capita a tiro in quel momento, e in genere lo fa in italiano. In simili circostanze, l'italiano entra in scena nel film come un importante elemento di definizione dell'identità del personaggio. Se, da un punto di vista narrativo questi passaggi del film possono apparire come “dialoghi vuoti” (cfr. Anderson, 2014), in termini di caratterizzazione essi invece acquistano

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“Lingua minoritaria” è intesa nell'accezione stabilita dalla Carta europea per le lingue regionali o minoritarie - ECRML, European Charter for Regional or Minority Languages (STE 148) che la definisce in questi termini: «Con “lingue regionali o minoritarie” si intendono le lingue usate tradizionalmente sul territorio di uno Stato dai cittadini di detto Stato che formano un gruppo numericamente inferiore al resto della popolazione dello Stato e diverse dalla lingua ufficiale di detto Stato.». Su traduzione e lingue minoritarie e regionali cfr. Armstrong & Federici (2006), Federici (2009) e soprattutto Federici (2011).

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Il film è tratto dall'omonima pièce teatrale che Tennessee Williams aveva scritto nel 1950 pensando espressamente ad Anna Magnani. L'attrice italiana, però, non se la sentì di recitarla a teatro. Il drammaturgo americano decise così di ricavarne la sceneggiatura per un film, esigendo dal produttore che fosse la

significato, mettendo in evidenza un'italianità per così dire stereotipata41, in cui alla presunta musicalità della lingua si accompagnano gesti, movimenti del corpo ed espressioni del volto volutamente caricati.

Il film West Side Story (Robert Wise, 1961), adattamento dell'omonimo musical42 del 1957, racconta della contrastata storia d'amore di due novelli Giulietta e Romeo che vivono nel West Side newyorkese negli anni Cinquanta: Maria (Natalie Wood), sorella del capo-banda dei portoricani Squali (in originale Sharks) e il polacco Tony (Richard Beymer), membro dissidente della rivale banda dei bianchi Jets. La lingua principale dei dialoghi è l'inglese. Tuttavia, lo spagnolo è presente per tutta la durata del film per dare un certo senso di realismo alla situazione linguistica rappresentata: una minoranza ispanofona in un paese dove la maggioranza è anglofona e dove la seconda generazione è in genere bilingue. Gli stessi personaggi portoricani, infatti, parlano fra di loro (oltre che cantare) prevalentemente in inglese con un'evidente intonazione straniera, che mette in risalto l'identità conflittuale e il senso di doppia appartenenza (al paese di origine, da un lato, e a quello in cui vivono, dall'altro) che solitamente contraddistingue la seconda generazione di immigrati. L'uso dello spagnolo nel film resta dunque contenuto riducendosi in genere a brevi frasi o a singole parole di immediata e facile comprensione dal contesto, come formule di saluto e appellativi allocutivi. Quando, invece, lo spagnolo irrompe in primo piano, esso vuole enfatizzare il conflitto fra i personaggi, opponendo l'identità dei portoricani (gli Hispanics) a quella dei bianchi (WASP)43.

Nella versione italiana del film lo spagnolo è stato tendenzialmente mantenuto: è stato sistematicamente reinciso dagli attori doppiatori italiani. Tuttavia, esso è stato parzialmente ridotto in alcune parti del film, in cui vengono pronunciate frasi più lunghe o di non immediata comprensione per uno spettatore italofono, come per esempio nella scena iniziale dell'inseguimento fra le due bande o in quella ambientata nel negozio dove lavorano le ragazze portoricane protagoniste del film. In merito agli altri film discussi in questa sezione si segnala che i corrispettivi doppiaggi in italiano hanno sempre conservato

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Fra i film americani ambientati in Italia e / o che vedono recitare attori italiani, in un universo discorsivo quasi interamente monolingue, non è però infrequente imbattersi in brevi passaggi del film in cui i personaggi italiani abbandonano l'inglese per passare all'italiano. Questo avviene, quando: 1) si arrabbiano: oltre che in The Rose Tattoo anche in The Battle of the Villa Fiorita / Accadde un’estate (Delmer Daves, 1965); 2) imprecano o insultano qualcuno: Beat the Devil / Il tesoro dell'Africa (John Huston, 1953); ancora in The Rose Tatto; 3) litigano fra di loro in modo sguaiato: It Started in Naples / La baia di Napoli (Melville Shavelson, 1960); Buona Sera, Mrs. Campbell / Buonasera signora Campbell (Melvin Frank, 1968).

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Il musical West Side Story fu scritto a quattro mani da Jerome Robbins (regia e coreografia), Arthur Laurents (libretto), Leonard Bernstein (musiche) e Stephen Sondheim (testi), su soggetto originale di Robbins.

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Sui concetti di Hispanics e WASP e sulla loro problematicità cfr. Zolberg (1997), Joppke (1999) e Piccone Stella (2003).

le lingue secondarie presenti nel film, mantenendo dunque il conflitto e l'opposizione con la lingua primaria o principlae del film. L'unica eccezione è il caso dell'italiano, presente in film come La rosa tatuata, La contessa scalza e Amen., lingua che è inevitabilmente confluita nel resto dei dialoghi doppiati in italiano. Se nella versione originale sono contenuti passaggi in cui i personaggi mostrano palesi problemi nella comprensione dell'italiano, in questi punti il doppiaggio italiano riscrive parzialmente i dialoghi, modificandoli rispetto all'originale in modo che essi suonino plausibili per lo spettatore italiano.

3.2.2. Rappresentazione realistica con lingua primaria del film sostituita